Il bluff dell'albero riciclato.
Inviato: 14/11/06 16:08
La maggior parte degli abeti veri non sopravvive alle feste.
Quest'anno 9 milioni di abeti entreranno nelle case degli italiani per essere addobbati come alberi di Natale. L'intenzione di ripiantumarli dopo le feste è però destinata a fallire: il 90% muore a causa delle condizioni ambientali inadatte e il restante 10% sopravvivendo potrebbe addirittura danneggiare l'ambiente.
Paradossalmente comprare abeti veri rischia di essere un comportamento consumistico e non eco-compatibile. Tra i soldi spesi ogni anno per l'albero (dai 6 agli 80 euro) e quelli per gli addobbi, alla lunga costa meno comprarne uno finto (dai 25 ai 250 euro) e decorarlo con frutti veri, nastri e dolci.
La stragrande maggioranza degli alberi proviene da vivai, solo una minima parte da sfolli e diradamenti: il business ha un volume d'affari di 170 milioni di euro e dà lavoro a 10mila addetti in un migliaio di aziende.
«L'aria secca dei termosifoni, le temperature elevate, i terricci spesso inadatti, le radici estirpate senza i giusti criteri e il peso degli addobbi infieriscono il colpo di grazia alla pianta» fa sapere il Corpo forestale. La Coldiretti ha preparato un vademecum con 10 consigli per l'acquisto e la cura dell'albero durante e dopo il periodo natalizio: si va dal criterio di scelta, al posizionamento in casa, quindi alla sistemazione definitiva sul balcone o in giardino (ricordando che un abete può arrivare fino ai 20 metri di altezza) o alla consegna nei centri di raccolta comunali, del Corpo forestale o in quelli indicati dai vivaisti.
«Consigli su come conservare un abete in casa si possono anche dare. Ma sono palliativi. All'Epifania, l'albero prelevato due mesi prima, sottoposto a sbalzi termici è un simulacro con pochissime capacità di poter essere ripiantato» assicura la Forestale, che aggiunge: «Considerato che è impensabile che un abete viva in città, che il suo habitat ideale è oltre i 1000 metri, chi porta mezzo milione di alberi (malconci) dalla città alla montagna?».
Poi c'è la questione della specie. Molti abeti, in particolare i più economici, arrivano dai Paesi del Nord e dell'Europa dell’Est: piantandoli si potrebbe danneggiare, nel lungo periodo le specie autoctone. Meglio puntare su tipologie più adatte al clima cittadino, come agrumi, lecci, corbezzoli e agrifogli.
Quest'anno 9 milioni di abeti entreranno nelle case degli italiani per essere addobbati come alberi di Natale. L'intenzione di ripiantumarli dopo le feste è però destinata a fallire: il 90% muore a causa delle condizioni ambientali inadatte e il restante 10% sopravvivendo potrebbe addirittura danneggiare l'ambiente.
Paradossalmente comprare abeti veri rischia di essere un comportamento consumistico e non eco-compatibile. Tra i soldi spesi ogni anno per l'albero (dai 6 agli 80 euro) e quelli per gli addobbi, alla lunga costa meno comprarne uno finto (dai 25 ai 250 euro) e decorarlo con frutti veri, nastri e dolci.
La stragrande maggioranza degli alberi proviene da vivai, solo una minima parte da sfolli e diradamenti: il business ha un volume d'affari di 170 milioni di euro e dà lavoro a 10mila addetti in un migliaio di aziende.
«L'aria secca dei termosifoni, le temperature elevate, i terricci spesso inadatti, le radici estirpate senza i giusti criteri e il peso degli addobbi infieriscono il colpo di grazia alla pianta» fa sapere il Corpo forestale. La Coldiretti ha preparato un vademecum con 10 consigli per l'acquisto e la cura dell'albero durante e dopo il periodo natalizio: si va dal criterio di scelta, al posizionamento in casa, quindi alla sistemazione definitiva sul balcone o in giardino (ricordando che un abete può arrivare fino ai 20 metri di altezza) o alla consegna nei centri di raccolta comunali, del Corpo forestale o in quelli indicati dai vivaisti.
«Consigli su come conservare un abete in casa si possono anche dare. Ma sono palliativi. All'Epifania, l'albero prelevato due mesi prima, sottoposto a sbalzi termici è un simulacro con pochissime capacità di poter essere ripiantato» assicura la Forestale, che aggiunge: «Considerato che è impensabile che un abete viva in città, che il suo habitat ideale è oltre i 1000 metri, chi porta mezzo milione di alberi (malconci) dalla città alla montagna?».
Poi c'è la questione della specie. Molti abeti, in particolare i più economici, arrivano dai Paesi del Nord e dell'Europa dell’Est: piantandoli si potrebbe danneggiare, nel lungo periodo le specie autoctone. Meglio puntare su tipologie più adatte al clima cittadino, come agrumi, lecci, corbezzoli e agrifogli.