Una volta ha mandato un professore dal preside perche terrorizzava la classe. Certo ha potuto farlo perchè con i voti nessuno ha da eccepire!
Star...grazie!
mi ricorda qualcuno
Moderatore: Steve1973
Tu domo?'domovoy ha scritto:
Una volta ha mandato un professore dal preside perche terrorizzava la classe. Certo ha potuto farlo perchè con i voti nessuno ha da eccepire!
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mi ricorda qualcuno
gia'bertok ha scritto:Tu domo?'domovoy ha scritto:
Una volta ha mandato un professore dal preside perche terrorizzava la classe. Certo ha potuto farlo perchè con i voti nessuno ha da eccepire!
Star...grazie!
mi ricorda qualcuno
fra un pò ti faccio leggere la lettera che ha fatto di regalo a sua sorella...cosi capisci il tipo!
Ma come faccio??? sono più storto di lui!domovoy ha scritto:gia'bertok ha scritto:Tu domo?'domovoy ha scritto:
mi ricorda qualcuno
fra un pò ti faccio leggere la lettera che ha fatto di regalo a sua sorella...cosi capisci il tipo!
Pero' io l'ho fatto proprio cacciare da scuola con tanto di firme dei bidelli. Ma avevo le mie ragioni!
Diciamo che da adolescente avevo un carattere simile a suo.... ma sei ancora in tempo per riprenderlo e portarlo sulla diritta via!!!
Ottimo.bertok ha scritto:cco il libro che ho preso per lei!
e la recensione
Jerry Spinelli, Stargirl
Casa Editrice Mondadori, 2001
pp. 166
Stargirl: già il nome la rende diversa; se l’è scelto da sola, un giorno, perché aveva voglia di chiamarsi così, in fondo, sostiene, “noi non siamo il nostro nome”.
Stargirl arriva misteriosamente a Mica, una minuscola città dell’Arizona, e sconvolge la vita dei suoi abitanti, specialmente quella degli alunni della “high school” locale e in particolare di uno di loro, Leo Bertok, che la rimpiangerà per tutta la vita.
Entra a scuola indossando vestiti colorati, teatrali, fiabeschi, sulla spalla tiene un topolino e si aggira sorridendo, danzando, cantando e suonando l’ukulele sotto gli occhi attoniti e incuriositi degli altri ragazzi che a Mica una così non l’hanno mai vista.
Ogni giorno Stargirl ha un pensiero gentile per gli altri: canta ad ognuno gli auguri di buon compleanno, fa trovare dolci e pupazzetti sui banchi dei suoi compagni di classe senza fare distinzioni e senza preoccuparsi di ciò che gli altri possano dire o pensare di lei, perché i suoi sono gesti istintivi, disinteressati e sinceri.
Il suo motto sembra essere “la vita è bella” e cerca in mille modi di far sì che lo sia per tutti. E’ un’osservatrice attenta che dà valore alle piccole cose, ai gesti sottili, ai sentimenti puri: lascia monetine per la strada, immaginando la felicità di un bambino nel trovarle, dei giornali legge i tappabuchi, notizie insignificanti, messe lì per colmare uno spazio, che diventano invece un modo per entrare nella vita della gente, con dolcezza e candore.
Stargirl è in contatto con la dimensione istintiva e primordiale del mondo e dell’anima, incontaminata e vitale, impercettibile dalla maggioranza delle persone. L’iniziale stupore e divertita simpatia si trasformano in breve tempo in giudizi malevoli e aggressivi, in odio, in esclusione. Catalizzatrici di questo cambiamento sono le partite di basket, poiché Stargirl, con assoluta naturalezza, fa il tifo anche per le altre squadre; secondo lei ognuno ha il diritto di divertirsi e vincere, ma i ragazzi della sua scuola non la pensano affatto così: la foga per la vittoria, l’accanimento contro gli avversari mettono Stargirl nella posizione di una traditrice, che con le sue azioni ferisce il loro orgoglio.
Il suo modo di fare (e di essere) e le sue gentilezze vengono ferocemente intese come egocentrismo, la sua bontà come tradimento, il suo altruismo come un ficcare il naso in affari che non la riguardano, la sua naturalezza e spontaneità come arroganza. Stargirl viene esclusa, circondata da un’indifferenza forzata e crudele, diviene invisibile. Ma inizialmente non ci fa caso, continua a regalare dolcetti e a cantare canzoni di compleanno, non le interessa cosa pensano tutti, quel “tutti” da cui ogni altro è invece ossessionato, le basta che poche persone le stiano vicino, coloro che la apprezzano per quella che è, la sua famiglia, un paleontologo in pensione, la sua unica amica e il ragazzo di cui si è innamorata: Leo Bertok. E sarà proprio lui a farle sentire per la prima volta il peso del giudizio, a renderla cosciente di ciò che significa essere come gli altri o non esserlo, a farla soffrire per se stessa e non più solo per il dolore altrui. Leo la ama, ma ama anche la popolarità, il gruppo, non riesce a rinunciare al fatto, in definitiva insignificante, di essere salutato e considerato da tutti, amici e non, in giro per le strade e i per i corridoi della scuola. Ha paura dell’indifferenza, dell’esclusione, di essere invisibile e sarà Stargirl, tra le tante cose che gli insegnerà e di cui si renderà conto solo molti anni dopo, a fargli notare come abbia terribilmente bisogno degli altri per confermare la sua esistenza.
Innamorato, ma confuso e spaventato, Leo le chiede di diventare “normale”; Stargirl lo accontenta riprendendo il suo nome di battesimo, Susan, vestendosi come tutte le altre e andando contro la sua natura. Ma neanche questo funziona: Stargirl ormai è un’esclusa, bersaglio della cattiveria della gente e soffre perché non capisce cosa c’è che non va in lei, problemi che fino a quel momento non si era mai posta.
Un giorno improvvisamente ritorna Stargirl, ma più consapevole e convinta di prima, e dopo un sorriso dolce e comprensivo a Leo e una comparsa strabiliante al ballo di fine anno, se ne va, lasciando una traccia indelebile nell’animo di tutti.
Essere “normali”, omologati e conformi a degli stereotipi predefiniti, rende forti e sicuri, ma tristemente banali e piatti, ciechi di fronte alla natura multiforme della vita. Questa è la condizione predominante nella provincia americana, come ci mostrano questo libro, numerosi film sui teenager e notizie di cronaca.
L’originalità, la “diversità” vengono punite, con ferocia, perché se ne ha paura, perché smontano la fragile struttura di convinzioni preconcette su cui si basa l’esistenza della maggioranza.
Normale e diverso: sono parole, ma in fondo cosa significano?
che dite??