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Far mettere a verbale il proprio NON voto...

#1
Premetto che non so se è vero o no...

Non so quali siano le vostre intenzioni per le prossime elezioni politiche del 13 aprile (e non voglio conoscerle sia chiaro!), però vi inoltro un'email che approfondisce un aspetto del voto di cui difficilmente sentirete parlare sui mass media.

Non ho mai dato troppo credito alle catene di s.antonio su internet però in questo caso penso sia di interesse comune e quindi

Buona lettura...

Pochi lo sanno, ma la legge prevede la possibilità di rifiutarsi di votare e metterlo a verbale.
Quando si va al seggio e dopo che le schede sono vidimate si dichiara che ci si rifiuta di votare e si vuole che sia messo a verbale.
Le schede di rifiuto sono CONTATE e sono VALIDE, contrariamente alle schede nulle o bianche o all'astensione dal voto.
Nessun mass-media ne parla, sembra che i giochi siano già fatti, e probabilmente molti andranno a votare il 'meno peggio'.
Nel caso le schede di rifiuto arrivassero a un numero molto elevato (cosa mai successa nelle elezioni italiane) ci sarebbe qualche problema nell'assegnare i seggi vuoti e i mass-media sarebbero obbligati a parlarne.
L'astensionismo passivo non fa percentuale di media votanti e riguardo alle elezioni legislative il nostro sistema di attribuzione non prevede nessun quorum di partecipazione.

Quindi, se per assurdo nella consultazione elettorale votassero tre persone, ciò che uscirebbe dalle urne sarebbe considerata valida espressione della volontà popolare e si procederebbe quindi all'attribuzione dei seggi in base allo scrutinio di tre schede.
Altresì le schede bianche e nulle, fanno sì percentuale votante, ma sono ripartite, dopo la verifica in sede di collegio di garanzia che
ne attesti le caratteristiche di bianche o nulle, in un unico cumulo da ripartire nel cosiddetto premio di maggioranza....(per assurdo sempre votando bianca o nulla se alle prossime elezioni vincesse Berlusconi le suddette schede andrebbero attribuite nel premio di
Forza Italia).
Esiste, però un METODO DI ASTENSIONE, che garantisce di essere percentuale votante (quindi non delegante) ma consente di non far
attribuire il proprio non-voto al partito di maggioranza.

E', infatti, facoltà dell'elettore recarsi al seggio e una volta fatto vidimare il certificato elettorale, AVVALERSI DEL DIRITTO DI RIFIUTARE LA SCHEDA, assicurandosi di far mettere a verbale tale opzione; è possibile inoltre ALLEGARE IN CALCE AL VERBALE, UNA BREVE DICHIARAZIONE IN CUI,SE VUOLE, L'ELETTORE HA IL DIRITTO DI ESPRIMERE LE MOTIVAZIONI DEL SUO
RIFIUTO (es. Nessuno degli schieramenti qui riportati mi rappresenta).


Fate girare questa mail il più possibile è l'unica maniera per fare sentire la voce di quelli che vogliono un 'sistema' nuovo.
CASA: QUI

#3
Per quanto ne so io il dpr 361/57 che disciplina l' elezione della camera dei deputati non prevede questa possibilità, soltanto nel caso di referendum plurimo un elettore può chiedere di votare per un solo quesito, ritirando quindi una sola scheda
Utente gemellata con Abigaille e Boo

#4
che voi sappiate, è vero che anche lasciando la scheda in bianco o annullandola, la scheda vale comunque 5 euro di "rimborso" ai partiti politici?

Se è così, l'unico modo per non fargli avere i miei soldi, oltre al mio voto, sarebbe quello di non andare a votare?
www.africanview.it
Tour Operator in Zambia e nell'Africa Australe

#5
x giadaroma: si è vero

x cyber: non sono sicurissimo al 100% ma mi pare di si.
L'amarezza della bassa qualità permane a lungo dopo aver dimenticato la dolcezza del basso prezzo.

#6
Secondo Travaglio (che non avendo ricevuto alcuna denuncia per diffamazione evidentemente dice il vero) il rimborso che spetta ai partiti per ogni elezione è di 5 euro per ogni cittadino iscritto alle liste elettorali, indipendentemente da che vada a votare o no o che voti scheda bianca o nulla. Il rimborso è calcolato sulla base degli iscritti alla Camera (che sono di più di quelli del Senato) e moltiplicato per due (Camera e Senato).....

riporto l'articolo, senza ulteriori commenti

Mani sporche" di Travaglio, Gomez, Barbacetto
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Nel 1993, sull’onda dello scandalo di Tangentopoli, gli italiani chiamati al referendum aboliscono il finanziamento pubblico dei partiti con una maggioranza del 90,3 per cento. L’allora premier Giuliano Amato ne prende atto con realismo: «Cerchiamo di essere consapevoli: l’abolizione del finanziamento statale non è fine a se stessa, esprime qualcosa di più, il ripudio del partito parificato agli organi pubblici e collocato tra essi». La restaurazione berlusconiana e poi partitocratica trova però il modo di aggirare il referendum. Come? Con il trucco dei «rimborsi elettorali». Sulle prime, le cifre sembrano quasi sopportabili: 800 lire per ogni cittadino residente e per ognuna delle due Camere. In totale ogni italiano devolve alle campagne elettorali dei partiti 1600 lire (detratta l’inflazione, 1 euro e 10 centesimi di oggi). Sembra un’inezia, invece è già troppo: la Corte dei conti segnala che i partiti, per le elezioni, ricevono molto più di quel che dicono di spendere. Ma il 2 gennaio 1997 il Parlamento – a maggioranza Ulivo, ma con i voti del Polo – decide di cambiare di nuovo e approva la legge n. 2 che prevede un contributo volontario dei cittadini, i quali possono devolvere ai partiti il 4 per mille dell’lrpef (il denaro raccolto finisce in un fondo e ripartito poi in base al peso elettorale di ciascun partito). Massimo D’Alema osserva che i partiti si espongono così «a essere giudicati dai cittadini» a dispetto del «qualunquismo becero e antidemocratico contro il sistema dei partiti». E promette che, per recuperare la fiducia dei cittadini, «i partiti debbono rinnovarsi, essere trasparenti, sottoporsi a un controllo da parte dei cittadini». Parole imprudenti, visto che nulla verrà fatto per sottrarre i partiti alla sfera privatistica con una codificazione della loro responsabilità giuridica e con la conseguente, indispensabile certificazione dei bilanci. Risultato: il 4 per mille lo versano pochissimi italiani (il numero esatto non sarà mai comunicato).
Così, per evitare la bancarotta dei partiti, il ministro Visco è costretto ad anticipare loro, a spese dei contribuenti, 160 miliardi di lire per il 1997 e 110 per il 1998. Per una volta, l’opposizione di centrodestra – solitamente così agguerrita – non leva nemmeno un vagito di protesta. Tutti zitti, tutti d’accordo. Si torna così, alla chetichella, al finanziamento diretto dello Stato. Nel 1999 viene varata una nuova legge, che archivia l’esperimento del 4 per mille senza il minimo dibattito sulle ragioni del suo fallimento, e torna all’antico: cioè ai rimborsi elettorali (concessi ovviamente in anticipo) per le elezioni di rinnovo della Camera, del Senato, dei consigli regionali, del Parlamento europeo: 1 euro per ciascun cittadino iscritto alle liste elettorali. Viene pure abbassato il quorum per ottenere il rimborso: se la legge del ‘93 pretendeva almeno il 3 per cento dei voti, con la nuova legge basta l’1 per cento. Così le liste e i partiti avranno tutto l’interesse a moltiplicarsi a dismisura. Fra l’altro, i finanziamenti privati (almeno quelli dichiarati) sono bassissimi: nel 2005, «Il Sole 24 Ore» rileva che per Forza Italia, Ds, An e Pdci il finanziamento pubblico rappresenta l’80 per cento delle entrate; per Margherita, Nuovo Psi e Lista Pannella il 90; per l’Italia dei valori addirittura il 99,9. E tutti i partiti, al 31 dicembre 2005, risultano nei debiti fino al collo. I più indebitati sono proprio i due maggiori: i Ds con 179 milioni di euro e Forza Italia con 113.
I cosiddetti «rimborsi» vengono usati solo in minima parte per le campagne elettorali: per la gran parte servono a mantenere le strutture delle varie formazioni politiche anche negli anni in cui non si vota. Con un surplus di ipocrisia, i partiti promettono che, se gli anticipi supereranno le spese effettivamente sostenute per le elezioni, le somme «eventualmente ricevute in eccesso» verranno restituite entro cinque anni, a rate nella misura del 20 per cento all’ anno. Ma poi l’apposito decreto di conguaglio non viene mai varato, rendendo impossibile l’eventuale restituzione dei surplus. In pochi mesi i tesorieri dei partiti, quasi tutti d’accordo, ritoccano verso l’alto l’importo del «rimborso», che passa a 2 euro per ogni elettore e per ogni Camera, per le elezioni eutopee e per le regionali. Più un forfait, volta per volta, per le elezioni comunali e provinciali. Così, nel 2001, le forze politiche incassano 92.814.915 euro.
Nel 2002, mentre si scontrano in Parlamento e in piazza sulle «leggi-vergogna» del governo Berlusconi, destra e sinistra presentano insieme una leggina con firme multicolori (Deodato, Ballaman, Giovanni Bianchi, Biondi, Buontempo, Colucci, Alberta De Simone, Luciano Dussin, Fiori, Manzini, Mastella, Mazzocchi, Mussi, Pistone, Rotondi, Tarditi, Trupia, Valpiana) che alza i cosiddetti «rimborsi» addirittura a 5 euro per ogni avente diritto al voto, e sempre per ciascuna delle due Camere. Non basta: i rimborsi per il Senato vengono calcolati in base agli elettori della Camera, che sono oltre 4 milioni in più (e fruttano ai partiti 20.491.120 euro in più). Di aumento in aumento, di ritocco in ritocco, nel 2006 il totale dei rimborsi elettorali raggiunge la cifra record di 200.819.044 euro. Più del doppio dei 93 milioni incamerati nel 2001. Se nel 1993 ogni italiano versava ai partiti 1,1 euro, nel 2006 ne devolve 10. Come scrivono Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo nel libro La Casta, «ogni ciclo elettorale (politiche, regionali, europee, amministrative … ) ci costa ormai un miliardo di euro a lustro».
Utente gemellata con Abigaille e Boo

#7
alice7 ha scritto:Secondo Travaglio (che non avendo ricevuto alcuna denuncia per diffamazione evidentemente dice il vero) il rimborso che spetta ai partiti per ogni elezione è di 5 euro per ogni cittadino iscritto alle liste elettorali, indipendentemente da che vada a votare o no o che voti scheda bianca o nulla. Il rimborso è calcolato sulla base degli iscritti alla Camera (che sono di più di quelli del Senato) e moltiplicato per due (Camera e Senato).....

riporto l'articolo, senza ulteriori commenti
5 euro per elettore è il rimborso massimo stanziabile, credo, anche se dal testo di legge io leggo un euro. :roll: Non so bene che conto abbia fatto Travaglio.

Dopodiché i partiti che hanno superato l'1% dei voti si dividono il fondo proporzionalmente.
Però è un po' complicato il testo per quantificare esattamente il rimborso elettorale, forse i 5 euro per elettore indicati da Travaglio sono una stima.

In ogni caso, un rimborso delle spese elettorali è, a mio parere, necessario nel momento in cui si vuole garantire un accesso democratico alle istituzioni.

#8
Non ho parole: ora si ventila l'ipotesi di un rinvio delle elezioni per la questione della DC di Pizza. Ora io dico: ho già preso ferie, ho già prenotato il volo per tornare in Italia a votare...e questi mi rinviano le elezioni?? eh no eh!! Lo chiedo io il rimborso!!!!

:evil:
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Re: Far mettere a verbale il proprio NON voto...

#9
giadaroma ha scritto:Pochi lo sanno, ma la legge prevede la possibilità di rifiutarsi di votare e metterlo a verbale.
Quando si va al seggio e dopo che le schede sono vidimate si dichiara che ci si rifiuta di votare e si vuole che sia messo a verbale.
Le schede di rifiuto sono CONTATE e sono VALIDE, contrariamente alle schede nulle o bianche o all'astensione dal voto.
Nessun mass-media ne parla, sembra che i giochi siano già fatti, e probabilmente molti andranno a votare il 'meno peggio'.
Nel caso le schede di rifiuto arrivassero a un numero molto elevato (cosa mai successa nelle elezioni italiane) ci sarebbe qualche problema nell'assegnare i seggi vuoti e i mass-media sarebbero obbligati a parlarne.
L'astensionismo passivo non fa percentuale di media votanti e riguardo alle elezioni legislative il nostro sistema di attribuzione non prevede nessun quorum di partecipazione.

Quindi, se per assurdo nella consultazione elettorale votassero tre persone, ciò che uscirebbe dalle urne sarebbe considerata valida espressione della volontà popolare e si procederebbe quindi all'attribuzione dei seggi in base allo scrutinio di tre schede.
Altresì le schede bianche e nulle, fanno sì percentuale votante, ma sono ripartite, dopo la verifica in sede di collegio di garanzia che
ne attesti le caratteristiche di bianche o nulle, in un unico cumulo da ripartire nel cosiddetto premio di maggioranza....(per assurdo sempre votando bianca o nulla se alle prossime elezioni vincesse Berlusconi le suddette schede andrebbero attribuite nel premio di
Forza Italia).
Esiste, però un METODO DI ASTENSIONE, che garantisce di essere percentuale votante (quindi non delegante) ma consente di non far
attribuire il proprio non-voto al partito di maggioranza.
E', infatti, facoltà dell'elettore recarsi al seggio e una volta fatto vidimare il certificato elettorale, AVVALERSI DEL DIRITTO DI RIFIUTARE LA SCHEDA, assicurandosi di far mettere a verbale tale opzione; è possibile inoltre ALLEGARE IN CALCE AL VERBALE, UNA BREVE DICHIARAZIONE IN CUI,SE VUOLE, L'ELETTORE HA IL DIRITTO DI ESPRIMERE LE MOTIVAZIONI DEL SUO
RIFIUTO (es. Nessuno degli schieramenti qui riportati mi rappresenta).
Fate girare questa mail il più possibile è l'unica maniera per fare sentire la voce di quelli che vogliono un 'sistema' nuovo.

per quanto ne so mi pare proprio che nessuna norma regoli il principio del "rifiuto di voto" né esiste un esplicito "divieto di rifiuto di voto"...
Per questo motivo vi inserisco un link che vi porterà alla lettura di una contro-deduzione interessante...
http://lampidipensiero.wordpress.com/20 ... na-bufala/
Comunque questa frase che ho trovato giorni fa in giro per la rete secondo me esprime la vera, triste realtà:"Se le elezioni servissero a qualcosa le avrebbero già abolite"...
Buona lettura...

#10
vi confermo che è possibile mettere a verbale il 'non' voto ...
melo ha detto un collega che farà lo scrutatore e li hanno avisati 'preparati ' di questa eventualità...

ed è esattamente come hanno detto

le schede non votate non sono schede bianche ma il non voto significa non voler assegnare le poltrone vacanti...

del tipo vorrei assumere 'qualcuno' che mi rappresenti ma fra i candidati che si sono presentati non me ne piace uno allora lascio la 'posizione' libera :)))
Matrimonio:- http://www.alfemminile.com/album/matrimoniorobys
passwd: iroby
giardino http://www.alfemminile.com/album/giardino12

#11
Io invece, da Presidente di seggio, ribadisco che il dpr non prevede questa possibilità e che quindi è lasciato all'interpretazione del Presidente il mettere o no a verbale le motivazioni del rifiuto.
Utente gemellata con Abigaille e Boo

#12
alice7 ha scritto:Io invece, da Presidente di seggio, ribadisco che il dpr non prevede questa possibilità e che quindi è lasciato all'interpretazione del Presidente il mettere o no a verbale le motivazioni del rifiuto.
E se la rifiuto senza farlo mettere a verbale?
Posso o mando nel pallone il seggio? :?

#13
Il rifiuto della scheda in teoria è possibile, la scheda viene annullata e messa nella busta delle schede nulle. Comunque ho chiesto in comune se ci fossero delle direttive dal Ministero su come comportarsi e dovrebbero farmelo sapere. Se non c'è niente di nuovo io mi attengo alla legge, che, come ti ripeto non prevedendo il caso, lascia la libera interpretazione
Utente gemellata con Abigaille e Boo

#14
alice7 ha scritto:Il rifiuto della scheda in teoria è possibile, la scheda viene annullata e messa nella busta delle schede nulle. Comunque ho chiesto in comune se ci fossero delle direttive dal Ministero su come comportarsi e dovrebbero farmelo sapere. Se non c'è niente di nuovo io mi attengo alla legge, che, come ti ripeto non prevedendo il caso, lascia la libera interpretazione
Ho capito, grazie :D

#15
Ecco qua, se avete tempo leggete anche i commenti in fondo, riportano le istruzioni per i seggi e si vede come la legge parli solo di schede non votate dentro la cabina (che devono essere annullate) e che nel verbale si riportino solo proteste relative allo svolgimento delle operazioni elettorali (e non relative alla politica nazionale)
http://tasti.wordpress.com/2008/03/18/p ... erbalizzi/
Utente gemellata con Abigaille e Boo