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#1936
Bonino: misteriosi i viaggi all'estero del premier«A me sembrano abbastanza misteriose tutte queste trasferte all'estero del nostro presidente del Consiglio. A parte i famosi tre giorni con Putin dei quali ancora non si sa molto e già questo non è normale, poi abbiamo avuto la visita in Arabia Saudita con il suo socio Tarak Ben Ammar, in seguito la visita in Turkmenistan e poi quella in Bielorussia». Lo dichiara la vicepresidente del Senato, Emma Bonino, a Radio Radicale.

«L'insieme non è chiarissimo - aggiunge Bonino - anche perchè la politica estera di cui si occupano gli altri Paesi vede al centro due dossier come l'Afghanistan e l'Iran. Noi invece, come nota giustamente Matteo Mecacci, abbiamo una linea di politica estera che oltre ad avere come minimo comune denominatore lo sdoganamento dei dittatori, è poco chiara. A meno che non si tratti di una politica estera-energetica -conclude - ma anche questo spiegherebbe solo parzialmente questi viaggi».
omnia munda mundis

#1937
dal sito del fatto quotidiano

La granata di Fini di carlo tecce


1 dicembre 2009
Grazie, presidente della Camera: “Io gliel'ho detto... confonde la leadership con la monarchia assoluta”. Gianfranco Fini ha timbrato con il sigillo della terza carica dello Stato un pensiero comune tra milioni di italiani. Quel che si nasconde dietro i taccuini, appare dinanzi ai microfoni accessi in un convegno del “Premio Borsellino” a Pescara. Fini parlava di Berlusconi, del pentito Spatuzza e delle inchieste giudiziarie con il procuratore Trifuoggi. Una leggera e cordiale chiacchierata - merito o colpa del video - diventa un manifesto politico che spiega le contraddizioni nel Pdl e le revisioni del comunista ex missino. Ecco l'esplosivo: “Il riscontro delle dichiarazioni di Spatuzza, speriamo che lo facciano con uno scrupolo tale da... perché è una bomba atomica”. Trifuoggi: “Assolutamente si... non ci si può permettere un errore neanche minimo”. F: “Si perché non sarebbe solo un errore giudiziario, è una tale bomba che... Lei lo saprà: Spatuzza parla apertamente di Mancino, che è stato ministro degli Interni, e di ... (ndr Berlusconi?). Uno è vice presidente del CSM e l'altro è il Presidente del Consiglio...". Ecco la miccia: “"No ma lui, l'uomo confonde il consenso popolare che ovviamente ha e che lo legittima a governare, con una sorta di immunità nei confronti di qualsiasi altra autorità di garanzia e di controllo: magistratura, corte dei Conti, Cassazione, capo dello Stato, Parlamento. Siccome è eletto dal popolo...”. A futura memoria: “Ma io gliel'ho detto... confonde la leadership con la monarchia assoluta.... poi in privato gli ho detto... ricordati che gli hanno tagliato la testa a... quindi statte quieto". Che i Bondi e i Capezzone diano fuoco alle fiamme. O alle ceneri.


:shock:
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Questo è il nostro segreto profondo: il tuo cuore lo porto con me, lo porto nel mio. <3

#1940
chiaretta ha scritto:
chojin ha scritto:Grazie Presidente:
non mi toccare Giorgino... :twisted:
Neanche con un bastone lungo un metro...

#1941
Figlio mio resta qui, non ho i soldi del biglietto
Figlio mio, hai finito l’università, sei stato bravo, per questo ti parlo con amarezza. Non andare all’estero. Resta in Italia, dove ci sono così tanti nuovi filoni d’inchiesta che Alfano ha dovuto rivedere le stime del Processo Breve: bloccherà il 9 per cento dei processi, perché l’uno per cento non era abbastanza per mettere al riparo Berlusconi. Resta qui dove la Lega vuole mettere la croce sul tricolore, tranne Bossi che preferisce mettere il tricolore sulla croce. Resta qui dove i tg omettono la notizia dei pentiti che inguaiano Berlusconi perché il Governo ha approvato il «Telegiornale Breve» (ora dura appena due conati di vomito). Resta in Italia dove per fare carriera devi vincere il concorso esterno in associazione mafiosa. Dove chi ci governa pensa solo a salvare Berlusconi dai processi (Bonaiuti non esce più la sera perché sta lavorando a una pozione per renderlo invisibile). Resta in Italia, dove Berlusconi affronta i problemi negandone l’esistenza: «La crisi? Non c’è! La Mafia? Non c’è! La spaccatura nella maggioranza? Non c’è!» e teme gli avvisi di garanzia: «Toc-toc! Ho un avviso di garanzia per il signor Berlusconi», e lui: «Berlusconi? Non c’è!». Resta qui, dove Berlusconi vuole strozzare chi ha scritto La Piovra perché non ci sono abbastanza ruoli femminili. Resta con Berlusconi, che per fondare Forza Italia ha chiesto aiuto agli imprenditori sotto forma di spot a Mediaset e a D’Alema sotto forma di opposizione. Resta qui, con Livia Turco che spiega che non andrà in piazza perché Berlusconi vuole trasformare tutto in un referendum contro di lui (furbo: conta sul fatto che con il Pd non si raggiunge mai il quorum). Resta qui con Rosi Bindi che dice che se non fosse presidente del Pd andrebbe al No-B-Day. Mi piace Rosi Bindi. Se non fosse presidente del Pd la voterei. Resta qui dove c’è una tale crisi che gli unici che hanno lavoro sono gli avvocati di Berlusconi. Figlio mio, so già che mi dirai: «Voglio andare all’estero», ma io ti dico resta: non ho i soldi del biglietto. :cry: :cry:
omnia munda mundis

#1942
Dallo “strozzerei quelli de La Piovra” al 41 bis e ai pentiti: le frasi di B. e Dell’Utri "tradotte" insieme a Claudio Fava

di Vincenzo Vasile (Il Fatto)

Dedicato a quelli che, quando Berlusconi dice che strozzerebbe Saviano, pensano che è una delle solite gaffe, un boomerang, una barzelletta.

A quelli che si illudono di racimolare consensi presentandosi con la faccia paciosa, evitando di nominare S. B, principale esponente dello schieramento avversario.
A quelli che invitano ad abbassare i toni e scendono in piazza, se scendono, a titolo personale.
A quelli che si sono scordati che due secoli di storia italiana sono ormai trascorsi con pezzi di politica e pezzi di mafia che si lanciavano segnali di fumo, alternando parole, ammiccamenti, trattative, minacce, delitti e stragi.
A loro dedichiamo un nostro tentativo di "traduzione interlineare" delle parole dette e non dette, delle allusioni sussurrate, dei cenni sibilati.

Un manualetto, redatto con la consulenza di Claudio Fava, (che è candidato nella lista di quelli da strozzare, se non altro come sceneggiatore di I cento passi e del Capo dei capi ed è orfano di Giuseppe, giornalista che fu ucciso, in mezzo a una fantasmagoria di analoghi segnali cifrati, di trattative e di proiettili, a Catania, Italia, 1984).
Una guida. Come quelle che si usavano a scuola per le versioni. Da tenere sotto il banco pronta per consultazione. Perché le cronache ci dicono che è vigilia di un’emergenza. Come nel giorno precedente tanti episodi feroci, che furono precorsi spesso da parole vaghe e segni similmente oscuri.

E dunque oggi occorre decifrare i segnali di fumo che – calcisticamente - il “tridente” di Berlusconi, Dell’Utri e Renato “Betulla” Farina sta lanciando in questi giorni con uno straordinario gioco di squadra.

Il primo nega l’esistenza della mafia, e minaccia lo strangolamento – uno scherzo, maddai! – degli autori delle nove Piovre e dei libri di mafia "che ci fanno fare una bella figura". Per poi correggere che no, la mafia ci informano che forse esiste, e se esiste lui l’ha combattuta in maniera tosta.
L’ex giornalista, amico di Feltri, se ne va nelle stesse ore nel carcere di Opera a Milano e dichiara che i mafiosi dietro le sbarre al 41bis stanno peggio che a Guantanamo.
E il senatore di fiducia, promotore di Forza Italia agli albori, condannato per concorso in mafia, dice che bisogna togliere il concorso esterno - e "magari aboliamo anche quello interno?" - , abbandonare la strada dei pentiti, e torna a indicare lo stalliere Mangano (che non si pentì), come un eroe.

È arrivato dall’altra parte nei mesi scorsi qualche segnale di grave delusione, non bastano più le solite promesse. La trattativa è ripresa, la trattativa continua. Un lavoro di traduzione, decrittazione, contestualizzazione di queste frasi è, dunque, necessario.

Lo dedichiamo a quelli che si sono scordati della lezione di coloro che simili segnali di “trattativa” sapevano ben interpretarli. E per saperli leggere e volerli combattere hanno perso la vita: il comunista La Torre, il democristiano Mattarella, i carabinieri Basile, D’Aleo e Dalla Chiesa, i poliziotti Giuliano, Montana e Cassarà, i magistrati Costa Terranova Chinnici Falcone Borsellino, i giornalisti Fava Impastato e Rostagno.

E tutti gli altri, vittime della mafia, strozzati nella camera della morte, immersi in un grande lago di sangue. Morti che furono gettati come una posta sanguinosa sul tavolo della trattativa, tra un pizzino e una dichiarazione ai giornali. Si tratta di una galleria di “eroi” veri, da onorare. Anche e soprattutto nei giorni che il dolore e l’indignazione si sono dileguati, come negli acidi della mafia. E così rischiamo di assuefarci al chiacchiericcio delle parole approssimate, delle spiritosaggini. Che celano, sospettiamo, una fitta corrispondenza di bigliettini, minacce, strattonamenti, cedimenti, lusinghe, intese.
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#1943
FRANCO LARATTA*
Berlusconi e la lotta alla mafia. Se il Cavaliere dice di volerla combattere e di volere veramente rompere lo ’storico’ rapporto fra mafia e politica, faccia una cosa rapida, onesta, intelligente: inserisca in uno dei prossimi provvedimenti, una norma semplicissima e molto efficace che preveda l’immediata decadenza degli eletti (sindaci, consiglieri regionali, parlamentari) che risultino aver beneficiato dei voti delle associazioni malavitose. E che preveda anche il divieto di propaganda elettorale da parte di mafiosi, anche di quelli pregiusdicati, dei sorvegliati speciali ecc. Oggi, per un vuoto nell’ordinamento, un capoclan può tranquillamente fare campagna elettorale: non è vietato!
Si tratta, in buona sostanza, di anticipare le norme previste dalla cosiddetta proposta di legge ‘Lazzati’ (dal nome del Centro Studi che l’ha proposta molti anni fa, su idea del giudice della Corte di Cassazione, il calabrese Romano De Grazia) che giace da anni in parlamento (sono tra i deputati che l’ha sottoscritta nella precedente e nell’attuale legislatura) e che è in discussione alla Commissione Giustizia. Qui, però, rischia di impantanarsi come molti altri provvedimenti legislativi. Si potrebbe invece anticiparla e farla approvare dalle Camere, dimostrando così nei fatti che si vuole davvero interrompere quel dannato rapporto che da decenni stringe le mafie con una parte del mondo della politica e delle istituzioni.
Rapporti stretti sin dall’unità d’Italia, per poi essere confermati dall’intesa con gli Alleati che hanno liberato il Paese, fino ad alcuni drammatici fatti negli anni ‘60 e ‘70. E anche più recentemente negli affari che la mafia ha fatto con politici e imprenditori in molte regioni italiane, nei fatti di sangue, nelle stragi. La Mafia condiziona la politica e le istituzioni, fa eleggere uomini di fiducia, partecipa regolarmente alle campagne elettorali nei comuni e nelle regioni.
Se non fermiamo questo rapporto, rompendolo definitivamente, non si può parlare di vera lotta alla mafia!
C’è, dunque, un modo efficacissimo per rompere questo ’storico’ e drammatico rapporto di affari e di interessi reciproci: stabilire per legge che gli eletti grazie a voti mafiosi decadono immediamente. O meglio: vengono prima sospesi dagli incarichi, poi a processo ultimato decadono. Così, in maniera chiara e semplice. E che nessuno dica che si tratta di norme eccessive, troppo forti, forse incostituzionali… Non è così. Chi lo dice finge di non vedere e di non sapere che le organizzazioni criminali sono penetrate dappertutto, controllano buona parte dei territori centro-meridionali, avanzano rapidamente nel nord Italia. In moltissime istituzioni si trovano eletti che rispondono direttamente o indirettamente alle organizzazioni mafiose.FRANCO LARATTA*
*Deputato del Partito Democratico
http://www.ilpolitico.it/?p=21621
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#1944
di MARIO ADINOLFI
1. :arrow: Berlusconi va a rendere visita all’ultimo dittatore d’Europa, il dittatore bielorusso Lukashenko, che ha fatto tabula rasa delle opposizioni, cancellato di fatto la libertà di stampa, concentrato nelle proprie mani un’immensa quantità di potere in un sistema privo di qualsiasi contrappeso. Berlusconi ha avuto la faccia tosta di dire che è tutto normale, che le elezioni ci sono e si vede che il popolo bielorusso ama Lukashenko.
2. :arrow: E’ chiaro quanto Berlusconi invidiasse il collega bielorusso, che non si è preso neanche la briga di annullare le libere elezioni, anzi, si è preoccupato solo di abrogare l’aggettivo. Le elezioni ci sono, non sono libere e Lukashenko le vince regolarmente con un consenso che va dall’ottanta al novanta per cento dei voti, in modo che le opposizioni non possano avere neanche un rappresentante in Parlamento.
3. :arrow: Da Lukashenko, come è ovvio, negli ultimi quindici anni della sua dittatura non si è recato in visita nessun leader occidentale. Berlusconi, dopo le lodi a Putin e Gheddafi che si sono trasformati in accordi politico-economici, ora infila anche quest’altra colossale gaffe internazionale e si porta appresso la nomea del premier occidentale che coccola i dittatori. Irritando non poco gli Stati Uniti d’America.
4. :arrow: Chi non si irrita è il Partito democratico di Pierluigi Bersani, che manda avanti il vicesegretario Letta che fa una bella intervista aperturista nei confronti di Berlusconi, così, tanto per regalare un altro po’ del nostro elettorato ad Antonio Di Pietro. :wink:
5. Oggi Marco Travaglio ha intitolato “ScendiLetta” il suo articolo sull’intervista del vicesegretario del Pd, poi arriverà il noB-Day, ci saranno belle polemichette interne e noi saremo sempre più lontani come gruppo dirigente dal sentimento della base. Il tutto a tre mesi dalle decisive elezioni regionali di marzo che, se continuiamo così, perderemo fragorosamente. Ne governiamo dodici su quattordici che vanno al voto. Ce ne resteranno quattro. :twisted:
6. :arrow: Ma forse sono io ad essere pessimista, esacerbato perché abbiamo perso le primarie, incazzato perché il primo atto della linea inciucista dalemiana è stata la rimozione di quel grande dirigente televisivo che è stato Paolo Ruffini. In realtà magari tutto andrà benissimo e io sarò smentito. Magari. Resto molto affezionato al mio caro Partito democratico. Stasera parto, vado a cercarne le radici a piazza San Venceslao, a Praga, nel punto in cui si è dato fuoco Jan Palach: contro ogni dittatura, per la libertà, per l’onestà intellettuale contro la prepotenza e la doppiezza (im)morale del comunismo.

MARIO ADINOLFI
http://www.ilpolitico.it/?p=21615
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#1945
:shock: :shock:
Dal Quotidiano Il Fatto Quotidiano
del 1 dicembre 2009


di Marco Travaglio
(Giornalista)




L’elettore del Pd, si sa, è nato per soffrire. Ma non è dato sapere quale peccato mortale, o addirittura originale, debba espiare per meritarsi questo martirio quotidiano. Martedì scorso è costretto a sorbirsi a Ballarò le elucubrazioni di Luciano Violante, responsabile Istituzioni del Pd: i processi a Berlusconi creano un conflitto insanabile fra “democrazia e legalità”, ergo bisogna regalargli uno scudo costituzionale in cambio del ritiro del “processo breve” (così il Cavaliere eviterà di andare a sbattere con l’ennesima legge incostituzionale e godrà di un’impunità a prova di bomba, prevista addirittura in Costituzione). I cinque giorni di silenzio di Bersani fanno ben sperare il povero elettore. Invece domenica, intervistato da Repubblica, Bersani sposa la linea Violante: “Il governo ritiri il provvedimento che cancella i processi e si apra un confronto parlamentare a partire dalla bozza Violante… In quel contesto si possono affrontare anche le questioni del rapporto sistemico tra esecutivo, Parlamento e magistratura. Il problema della magistratura c’è e non ha trovato un punto di equilibrio in tutti questi anni”. La legge è uguale per tutti, un bel guaio, occorre rimediare. Quanto al NoBDay di sabato, bontà sua, Bersani autorizza “militanti e dirigenti” a partecipare. Magari mascherati da Arlecchino, Brighella e Colombina. Intanto il premier accusa i magistrati di volere la “guerra civile” e Napolitano zittisce i magistrati. Violante, demolito da Barbara Spinelli sulla Stampa, risponde che, “mentre tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge”, qualcuno è più uguale degli altri: “Gli eletti alle massime cariche dello Stato possono essere esentati dalla responsabilità penale o, in modo assoluto, per determinati reati, o, a tempo, sino a quando rivestono una carica politica. E’ la prevalenza del principio democratico sul principio di legalità”. Siccome nessuno chiama l’ambulanza per portarlo via, l’elettore comincia a domandarsi che differenza passi fra Pdl e Pd, a parte la elle. La risposta la dà ieri il vicesegretario Pd Enrico Letta al Corriere della Sera. L’organo dell’inciucio, che spende un capitale per reclamizzare la propria indipendenza mentre pubblica editoriali degni del Giornale e del Predellino, chiede per la penna di Sergio Romano una nuova “forma di immunità” per Berlusconi. Le accuse di mafia sembrano (a Sergio e a Silvio) “poco plausibili” e tanto basta: chissenefrega se sono vere o false. Mettiamoci una pietra sopra e lasciamoci governare da un possibile amico della mafia visto che “ha una consistente maggioranza”. Anziché domandare a Romano se gli capiti mai di arrossire mentre scrive certe scempiaggini, il piccolo Letta dice che “il grido d’allarme di Romano è condivisibile” e che “mai le forze politiche sono state tanto vicine a un’intesa sul merito delle riforme” con il noto statista che accusa i giudici di “guerra civile”. Dopodiché il Lettino giura che il Pd si guarda bene dal “cercare scorciatoie per far cadere il governo e liberarsi di un Berlusconi che non è un ‘ingombro’”. Quella è roba da oppositori e lui, modestamente, non lo nacque. Poi spiega che, dopo un colloquio al Quirinale con Bersani e Napolitano, “il Pd non opporrà obiezioni al ricorso al legittimo impedimento”. Anzi, dice Enrico scavalcando lo zio Gianni, “consideriamo legittimo che, come ogni imputato, Berlusconi si difenda nel processo e dal processo”. Insomma “l’opposizione si attiene a quanto detto dal capo dello Stato”. Notiziona: il Pd delega a Napolitano la guida dell’opposizione e, dopo averlo incontrato, autorizza il premier a fuggire illegalmente dai processi “come ogni imputato” (è noto infatti che ogni imputato, tipo i marocchini imputati di spaccio di hashish, possono sottrarsi alle udienze, impegnati come sono a Dubai o al Consiglio dei ministri). A questo punto ben si comprende la riluttanza dei vertici Pd a partecipare al NoBDay. Gli elettori potrebbero riconoscerli
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#1946
:lol: :lol: Ballaro' 1 dicembre 2009

Crozza ha fatto ridere più del solito. Nessuna critica gratuita, solo questione di gusti personali, ma il suo modo di fare satira (sarà anche il contesto un po’ ingessato in cui finisce per fare la parte del maestro che rimprovera la classe di scolari monelli) non è sempre efficace.

Ieri però ha piazzato più di una battuta decisamente notevole, raccogliendo le risate di tutti (o quasi) i politici ospiti. Dal suggerimento a Tabacci di “mettere il preservativo” ai congressi politici per evitare che partoriscano sempre nuovi partiti, all’idea di Tremonti di sposare Veronica Lario per sanare il bilancio dello stato con l’assegno mensile da 3.5 milioni di euro degli alimenti richiesti dall’ex signora Berlusconi (con il sorriso di Baldassarre), fino all’autentico colpo di genio per commentare le recenti visite del premier in paesi dell’Est come la Bielorussia di Lukashenko:

Ma perché Berlusconi va a Minsk? Si sentirà come Ulisse…Ulisse è andato via da Troia per tornare a casa, Berlusconi è andato via da casa per andare Minsk

Neanche a dirlo alla fine arriva il commento irritato del Ministro Sandro Bondi che interviene durante la presentazione:

Io penso che la satira è rispettabile quando è intelligente, quando non supera i limiti della decenza e che credo che questa sera abbiamo abbondantemente superato i limiti della decenza, soprattutto quando è inserita in un contesto generale che è teso ad accreditare certe idee prima ancora che inizi il dibattito.
:?: :?: :?:
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#1947
Siamo alla resa dei conti?

dopo il fuorionda di Fini.. Sb è incavolato nero.. :lol:
Quello che mi ha colpito in tutta sta storia è come sempre il tg1 che se la rigira a modo suo. chi ha visto solo quello non può aver capito una mazza di quello che è successo.. :?


Il presidente del Consiglio voleva una sanzione pubblica
Il ministro La Russa fa il pontiere tra il presidente della Camera e il premier
E il Cavaliere chiede una punizione
"Gianfranco dovrebbe dimettersi"
di FRANCESCO BEI

E il Cavaliere chiede una punizione "Gianfranco dovrebbe dimettersi"
ROMA - "Di fatto ormai è fuori dal Pdl, ci si è messo da solo". Silvio Berlusconi è arrivato alla conclusione, per la prima volta, che il rapporto con Gianfranco Fini non sia più recuperabile. A Milano per l'incontro con il nuovo presidente dell'Ue, Van Rompuy, in realtà il premier è stato per tutto il giorno con la testa a Roma, dove esplodeva il caso del "fuorionda" del presidente della Camera.

Parole e considerazioni, quelle di Fini con il procuratore Nicola Trifuoggi, che il Cavaliere considera "inaccettabili", soprattutto in vista del 4 dicembre, quando il pentito Spatuzza sarà chiamato a deporre contro Marcello Dell'Utri. Per questo ieri il premier era una furia, deciso una volta per tutta a mettere Fini con le spalle al muro. Anche se il presidente della Camera, attraverso la mediazione di alcuni pontieri come Ignazio La Russa, aveva fatto arrivare al leader del Pdl la sua precisazione su quelle frasi catturate dal microfono. In particolare ci teneva Fini a chiarire di non essere al corrente di alcuna "notizia riservata", magari frutto di un qualche scambio di informazioni con le procure che lavorano sui rapporti tra mafia e politica. Ma questo non è servito a placare l'ira del premier. Raccontano che abbia convocato a via dell'Umiltà tutti i maggiorenti del partito, dai tre coordinatori ai capigruppo Cicchitto, Gasparri e Quagliariello. Non Italo Bocchino però, l'unico "finiano" rimasto nella compagnia. E in viva voce, collegato da Milano, abbia sfogato tutta la sua indignazione, dicendosi "disgustato" dalle parole del "co-fondatore" del Pdl: "Se ha dubbi morali su di me, si accomodi pure alla porta".

Nello sfogo il premier è arrivato a chiedere ai presenti di mettere politicamente in mora il "reo", fino a costringerlo alle dimissioni. Oltretutto quel magistrato con cui Fini appariva in buoni rapporti, tanto da lasciarsi andare a confidenze sulle inchieste in corso, è una vecchia conoscenza per Berlusconi. Si tratta di quello stesso Trifuoggi che 25 anni fa, insieme ad altri due pretori, cercò senza successo di interrompere le trasmissioni delle reti Fininvest.

Berlusconi stavolta è deciso ad andare fino in fondo. E non poco hanno dovuto faticare ieri i suoi per trattenerlo sulla soglia della rottura esplicita. Spiegandogli che "adesso non è il momento", che Fini potrebbe diventare un problema ancora più grande "fuori" dal Pdl che "dentro". Perché è dalle forche caudine di Montecitorio che dovrà in ogni caso passare qualunque legge o leggina-ponte per mettere Berlusconi al riparo dai processi milanesi. E ieri sera anche i finiani di stretta osservanza non escludevano più nulla, comprese rivalse parlamentari sui provvedimenti più delicati sulla giustizia. Insomma, il comunicato che alla fine è stato partorito a via dell'Umiltà e che porta la firma di Daniele Capezzone, in realtà sarebbe potuto essere ancora più duro contro Fini. Stando alle voci che filtrano dal Pdl, ci sarebbe stato un fitto scambio di telefonate tra il quartier generale berlusconiano e gli uomini di Fini, con questi ultimi impegnati ad ammorbidire la posizione ufficiale del partito. Una versione che non trova conferme a Montecitorio. Anzi, ieri Fini appariva tranquillo, convinto della sua buona fede. Dopo aver incontrato Luca di Montezemolo alla cerimonia per Telethon alla Camera, lasciando la sala della Regina, Fini ha sussurrato: "Non vedo tutto questo scandalo. Non capisco. Quelle sono le cose che dico sempre in pubblico e le ho ripetute anche in privato a Berlusconi".

Il Cavaliere tuttavia è convinto del contrario. Ha trovato "sconvolgente" ascoltare Fini mentre "parlava in modo così disinvolto del presidente del Consiglio con un magistrato conosciuto il giorno stesso". E quindi, nell'ottica del premier, ora Fini dovrà andare a Canossa. Compiere un atto pubblico di redenzione.
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Questo è il nostro segreto profondo: il tuo cuore lo porto con me, lo porto nel mio. <3

#1948
:shock: :shock: :shock: :shock: :shock:
2/12/2009 (7:19) - INTERVISTA
Gasparri: "Certe cose non si
devono neanche pensare"


UGO MAGRI (LA STAMPA)
ROMA
La politica italiana, senatore Gasparri, è piena di frasi dal sen fuggite...
«Qualche volta è capitato anche a me».
Allora come mai su Fini intervengono addirittura i vertici del Pdl?
«Per la delicatezza dei temi e per la rilevanza delle persone coinvolte nel fuorionda: presidente della Camera, presidente del Consiglio, vice-presidente del Csm...».
Fini ha subito telefonato a Mancino per spiegarsi.
«Sì, perché tra l’altro ha commesso un errore fattuale, di Mancino non è stato Spatuzza a parlare. Ciò dimostra che Fini nemmeno aveva letto bene i giornali».
Via, Gasparri, era solo un parlottio con un magistrato...
«Un magistrato che Fini tra l’altro conosceva poco, si davano del lei...».
Doveva evitare di sbilanciarsi?
«Certe cose bisognerebbe evitare non solo di dirle, ma perfino di pensarle».
:wink: Non è importante la verità sulle stragi di mafia?
«Ma questa verità noi già l’abbiamo! C’è stato un processo con delle condanne. Ora non è che arriva Spatuzza, un assassino che ha sciolto dei bambini nell’acido, e si rifà tutto daccapo. Oltretutto con un bersaglio politico ben chiaro...».
Ecco, appunto: Berlusconi.
«Noi pensiamo che sia vittima di una persecuzione. Se Fini la pensa diversamente, lo dica. Chiarisca bene cosa intende quando sostiene che le tesi del pentito vanno verificate a fondo». Forse che non vanno prese come oro colato. «Può darsi. Però uno come Di Pietro ci si è subito riconosciuto, per non dire di personaggi come Grillo. E questo dovrebbe essere motivo di riflessione, i nostri elettori hanno il diritto di sapere Fini da che parte sta».
omnia munda mundis

#1949
:lol: :lol:
http://www.repubblica.it/2009/12/sezion ... obday.html
Esce "Caro Papi Natale", raccolta di quesiti nata sul blog Rassegna Stanca
Dalle origini del patrimonio, alla giustizia, a Noemi e alle veline
"Rasini, Putin, Vespa, Noemi
Cavaliere, per favore, ci risponda"
In occasione del No-B Day sul web un instant-book
con 101 domande a Berlusconi. Fatte dalla Rete


Alcuni quesiti sono ironici. Del tipo: "Ha iniziato vendendo scope elettriche porta a porta ha finito vendendo bufale a Porta a Porta: può dire di aver fatto carriera?". Altre molto serie: "Lei e Dell'Utri, anche recentemente, avete definito il pluriomicida Vittorio Mangano un eroe. Può essere definito eroe chi ha fatto parte della stessa organizzazione criminale che ha ucciso Falcone e Borsellino?"
Tra i tanti quesiti, spiccano, invece, le parole (senza punto interrogativo) che Bossi, tra il 1994 e il 1999, pronunciò sul Cavaliere: "E' un portaborse di Craxi...è l'uomo della mafia, un palermitano che parla meneghino mandato apposta per fregare il Nord. La Fininvest è nata da Cosa Nostra. Da dove vengono i suoi soldi?..Stava nella P2 e guadagna soldi con l'eroina e la cocaina...Ha fatto ciò che ha voluto con le televisioni...Se va a Palazzo Chigi vince il Tecnocrate..Alla fine avrà un posto all'Inferno, perché quello lì non se lo prendono nemmeno in Purgatorio". Sono passati dieci anni e adesso Bossi dice di essere "il miglior alleato di Berlusconi". Forse anche questa giravolta meriterebbe una domanda: "Come mai, Senatur, ha cambiato idea?".
omnia munda mundis

#1950
IRRESISTIBILI, da ww.spinoza.it


Gasparri negativo al test antidroga: cade anche l'ultima possibile attenuante.

La Gelmini è incinta. Finalmente un po' di nausea anche a lei.

(L'importante è che non partorisca un'altra riforma)

Certo Berlusconi ha fatto molto contro la mafia. Ad esempio, scalzarla dal primo posto delle cose per cui ci sfottono all'estero.

Dell'Utri ribadisce: "Mangano è un eroe". Vivere tutto quel tempo con Berlusconi non dev'essere facile.

(Berlusconi e Dell'Utri concordi nel definire Mangano "un eroe". L'eroe dei due immondi)

(Il 20% di Mediaset in mano alla mafia. Del resto le scalate azionarie richiedono tempo)

Pronta la replica dell'azienda: "Il 20% di Mediaset non esiste".
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Casa Spozilli
Babyzillo