La Redazione Consiglia

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#2941
Un successo di nome Carfagna
30 marzo 2010
tags: elezioni regionali, Il corriere della sera, Mara Carfagna
by antigonexxx

Dal sito del Corriere:
«Mara Carfagna è la più amata dai campani: è lei la più eletta in consiglio regionale con oltre 55 mila preferenze. Una performance che la fa diventare il consigliere regionale con più preferenze in Italia, da sempre. Con oltre 21 mila preferenze nella sola città di Napoli, Mara batte anche il record di Silvio Berlusconi che aveva toccato il tetto di 11 mila preferenze».
Credo che tutto ciò sia davvero significativo. I numeri parlano chiaro e mostrano una preferenza nei confronti del ministro delle pari opportunità che non si lascia spiegare facendo appello alla sola ignoranza/stupidità dei votanti. C’è evidentemente qualcosa di più. Possiamo dire che ora Mara Carfagna è una delle donne politiche più apprezzate. Il suo passato da show girl tutto tette e "censured" non ha minimamente scalfito la sua credibilità e anzi, probabilmente, l’ha aumentata. Che in un paese, apparentemente così bigotto, come l’Italia che una donna con i suoi precedenti possa raggiungere la vetta delle preferenze elettorali non è notizia da poco.
Mi sembra che la ragione di un successo così, ingiustificato anche di fronte al nulla della sua azione politica nel campo delle pari opportunità, sia da individuare proprio nella sua passata immagine. Ora lei rappresenta la donna di successo, e questo cosa significa per tutte noi? Che per essere reputate capaci dovremmo seguire il suo esempio, dovremmo essere capaci di utilizzare il nostro corpo così come ha fatto lei. Dovremmo cioè accettare passivamente il dominio di una politica maschilista così da poter averne l’accesso. Ed è questo quello che gli elettori vogliono. L’immagine di Mara Carfagna è per costoro un’immagine rassicurante. L’immagine di una donna che pur avendo raggiunto il vertice accetta, appoggiandolo, un potere politico fatto da soli uomini. Il ministro Carfagna non sottrae alcun voto agli uomini con cui si confronta ed è anzi necessaria proprio perché rappresenta la versione femminile di un potere che alle donne, quelle vere, non lascia alcuno spazio.
http://femminileplurale.wordpress.com/2 ... -carfagna/
omnia munda mundis

#2942
Laura Ravetto Horror-Show (Ballarò 06/04/2010)
Show truculento tenuto dalla pupilla bionda di Silvio, alias la blackberryata Laura Ravetto.
:lol: :lol:
http://www.youtube.com/view_play_list?p ... 91A196F013


già "famosa" nel 2009.....per questa chicca: :lol:
Unfit Blog --> Blackberry and BES --> Laura Ravetto e il blackberry (Ballarò 19/05/09)
Laura Ravetto e il blackberry (Ballarò 19/05/09)
Figuraccia d'antologia per la maleducatissima pidiellina Laura Ravetto, che, non solo si fa cogliere in flagrante mentre riceve suggerimenti sul suo "blackberry" da qualche talpa azzura (durante la trasmissione, i telefonini vanno spenti per evitare fastidiose interferenze, che puntualmente avvengono nel corso della puntata), ma al rimbrotto di Floris replica spocchiosamente: "NON E' UN TELEFONINO, MA UN BLACKBERRY".
omnia munda mundis

#2944
Dice la Ravetto di se stessa che è un talento!
Infatti lo ha dimostrato ieri sera.
Ha fatto talmente tanto la fenomena che ad un certo punto ha pure contestato le cifre ISTAT sulla pressione fiscale e questa volta il pubblico è scoppiato in una sonora e liberatoria risata.
Eh, ma lei, lo dice pure, ha altri dati!

Ha contestato la CGIL sulla disoccupazione, il precariato e la povertà in Italia. Cioè la CGIL non può parlare "perché non sa quello che il Governo sta realmente facendo per risolvere la crisi, cosa che nessun altro governo fino ad ora ha mai fatto".
Si è contrapposta alla sociologa collegata da Berlino che forniva dati sul nostro Paese: l'Italia paga poco i lavoratori, nell'Europa è agli ultimi posti, dopo Portogallo, Grecia e Spagna, su 49 Stati industrializzati siamo il 46°; abbiamo il sistema bancario più caro d'Europa, la pressione fiscale più pesante, a fronte di soldi prelevati dallo Stato per i servizi pubblici i nostri sono inadeguati per risposta e per costi all'utenza, gas ed elettricità ci costano quasi il doppio degli altri cittadini europei…
La Ravetto non è d'accordo neppure questa volta. Non può esserlo. Deve recitare la sua parte.
E lo fa fino in fondo.
Qualcuno da dietro la sua poltrona le passa dei fogli quando non viene inquadrata, sarà l'addetto ufficio stampa, lei dopo aver dato un'occhiata, li "nasconde" sotto gli altri fogli del copione che ha in grembo.
E' tutto un "non è vero", ridendo sarcasticamente, smorfiando la faccia con sdegno, scuotendo la testa, nervosa, compulsa, alterata, tutto dovrebbero tacere perché LEI deve dirci la Verità.
E la verità è sempre la stessa: il suo governo è "il migliore in assoluto, quello che mai c'è stato in Italia, sta facendo cose mai tentate, conduce concretamente il Paese fuori dalla crisi, aiuta in modo massivo i non garantiti… altro che Prodi che metteva le mani in tasca ai cittadini, le tasse sono diminuite, sta liberalizzando settori pubblici importanti [o privatizzato, on. Ravetto? Perché liberalizzare e privatizzare sono due cose diverse! NdA]…"
E via così… lo dice senza fermarsi, nessuna pausa, una mitraglia, Lupi annuisce sempre, la promuove lì sul posto, è una vera autentica rappresentante della prepotenza di Stato, quindi sarà di certo una figurante fissa di tutti i talk show politici, prenderà sicuramente il posto di Ghedini Mavalà.
Questa Ravetto, sempre ieri sera, ha pure deriso il presidente dell'Antitrust Catricalà, pure lui non sapeva le cose e le sapeva solo lei, anche Lupi, a dire il vero, le sapeva tutte. I due erano in empatia monotematica/coloristica: la nera.
Come al solito il rito ritrito, consumato e squallido del rappresentare solo sé stessi, come fossero sempre in campagna elettorale, ha avuto di nuovo luogo.
Il partito dell'amore che vince e impera e per farlo deve annichilire tutti gli altri.
E' vincente la tecnica. Agli italiani piace. Li votano.
Loro sanno che l'uomo forte, il duce, il condottiero, l'affabulatore di masse, l'urlo, la delega in bianco, il populismo sono geneticamente presenti nei tessuti neurali degli abitanti elettori del nostro Paese.
Lucio Galluzzi
http://luciogalluzzi.blogspot.com/2010/ ... -nero.html
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#2945
A un anno dal terremoto Berlusconi si è accontentato di un messaggio video. In 27 viaggi da Roma il premier aveva legato la sua immagine ai luoghi simbolo della tragedia. Forse non aveva più nulla da guadagnare da un ventottesimo viaggio. Le Monde, 7 aprile 2010
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#2946
di Mauro Evangeslisti
Il problema è che sul carro dei vincitori si sta sempre troppo stretti. Così, a dieci giorni dalle elezioni regionali del Lazio, Emma Bonino se ne sta tranquilla in vacanza. Renata Polverini invece non dorme sonni sereni perché nell’assalto ai sedici posti della giunta regionale c’è una folla scalmanata che neanche al Parlamento di Bangkok. Deve dare almeno cinque sedie a cinque donne; quattro a quelli delle province che se non era per loro altro che rimonta; deve assecondare tutti gli spicchi del Pdl, ma anche le correnti delle sottocorrenti perché si chiama Popolo della Libertà ma sotto sotto c’è ancora Forza Italia, c’è ancora An, ma mica una, c’è l’Alleanza nazionale di un colonnello, quella di un sottosegretario, quell’altra del sindaco.
Ah, i dannati del panino, quelli rimasti fuori dal consiglio regionale per la lista del Pdl mai presentata a Roma, in qualche modo andranno pure calmati, tanto più che ce n’è stato uno che ora ha perfino minacciato di rivolgersi alla procura per quello che è successo dal 27 febbraio, il giorno del panino maledetto (e non ce l’ha con i radicali).

Ah, non dimentichiamo Udc e La Destra, anche loro hanno diritto a un posto sulla supercar del vincitore, perché senza di loro non si vinceva. Altro che carro del vincitore, per accontentare tutti servirebbe un pullman gran turismo. Renata Polverini però si può consolare: almeno nel centrodestra si sta sgomitando per qualcosa, dall’altra parte, nel Partito democratico, si sta litigando sul nulla
http://www.ilmessaggero.it/articolo.php ... TOLIDICODA
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#2947
8 aprile 2010
I conti di Bruno Vespa sanno di miracoloso. Quando il conduttore di Porta a Porta, bacchetta in mano, somma gli aquilani nelle caserme militari e negli alberghi sulla costa, in affitto nella provincia o negli appartamenti nuovi sulle colline: "Ecco, dei 60 mila sfollati, ben 52394 sono stati assistiti. Mai vista tanta efficienza e rapidità all’estero e in Italia". Peccato che le addizioni siano sbagliate: proiettate nello studio di Porta a Porta, le cifre di Vespa sfiorano 29 mila persone. Altre 23 mila restano fuori, chissà dove, chissà come. Sarà per l’errore matematico o per la puntata inscenata per celebrare il ‘miracolo’ che, in collegamento dalle macerie (quelle vere, non i reperti importati in Rai), donne e uomini dei comitati cittadini intervengono con sconforto: "Vedo due situazioni, una in studio e una qui – spiega Enzo Bianchi – tra chi si chiede che succede. Non ho mai incontrato politici. C’è una differenza tra quel che si pensa nelle stanze...".http://antefatto.ilcannocchiale.it/glam ... blog=96578
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#2948
La Corte Ue: “L’eterologa è un diritto” Pronti in Italia i ricorsi contro la Legge 40
È l'effetto della sentenza della Corte di Strasburgo: "Il divieto della fecondazione eterologa contrasta con la convenzione europea dei diritti dell'uomoÈ un colpo duro quello che il pronunciamento della Corte di Strasburgo infligge alla Legge 40 sulla "Procreazione medicalmente assistita" perché la sentenza entra in contrasto con le disposizioni contenute nell’articolo 4 della norma che stabilisce: “È vietato il ricorso a tecniche di procreazione medicalmente assistita di tipo eterologo”. Oggi nel nostro Paese non si può diventare genitori con l' ausilio del seme di un donatore o dell'ovocita di una donatrice.http://canali.kataweb.it/salute/2010/04 ... eterologa/
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#2949
Gli ometti ingordi della Lega
E poi dicono che alla Lega la Tv non serve. Eccoli lì i sindaci leghisti, che protestano contro il governo leghista. E Maroni che ogni giorno dichiara ai tg come se fosse convinto di essere davvero uno statista e non l’uomo che voleva prendere le impronte digitali ai bambini. E Calderoli, sempre filmato in movimento da un palazzo all’altro, coi suoi pantaloni rossi, in tinta con le gote rubizze. È lui l’uomo che ha sbandierato con orgoglio la porcata elettorale, utile a riempire il parlamento di un gregge di non eletti dal popolo, legati solo ai capi. E in particolare al capo supremo, che ormai è assolto dall’obbligo di rispondere alle leggi per l’illegittimo impedimento costituito dalla volontà di fare leggi su misura dei propri interessi. Mentre noi cittadini, non solo subiamo i rigori della crisi, ma anche la rabbia di vedere la Costituzione maneggiata da ometti ingordi e incolti che, appena hanno il potere di fare danni, cominciano sempre dalle donne.09 aprile 2010
http://www.unita.it/rubriche/Oppo/97173
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#2950
E nel Pdl torna il fuoco amico
L’altro ieri il Giornale di Feltri che sparava titolo ed editoriale contro l’Italia che dichiara 15mila euro l’anno e poi si mette in coda ai caselli. Come dire, le facciamo o no pagare le tasse?
Oggi Libero che apre titolando “Scherzi da Pdl, arriva la stangatine di mezza estate”, con tanto di commento del direttore Belpietro in cui si grida al “tradimento” degli elettori, che tanto generosi sono stati alle regionali.Dietro al gran cicaleccio sulle riforme, tra semipresidenzialismi e leggi elettorali, resta la politica economica il vero anello debole del governo. E’ lì, nei dossier su fisco e deficit che si nascondono divisioni, insoddisfazioni e ambizioni personali.
Stamattina, su Libero, c’è tanto di box sulla soffiata anti-Giulio, ministro ostinato nel “tener chiusi i rubinetti”. “La lista dei nemici nel Pdl è sterminata”, si legge nel retroscena. Resta da chiedersi se i giornali della destra siano anch’essi nemici, o amici fin troppo interessati.
http://bracconi.blogautore.repubblica.it/?ref=hpblog
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#2951
PERCHE’ E’ PREFERIBILE IL MODELLO FRANCESE
Presidenzialismi vari e sbagliati
Dico presidenzialismi (al plurale) perché ne esiste più di uno, ai quali si aggiungono poi presidenzialismi fasulli inventati dall'ignoranza dei politici e dal pressappochismo crescente dei giornalisti. Per esempio molti chiamano il regime berlusconiano un «presidenzialismo». No: non c'entra per niente. Altri ritengono che un sistema è presidenziale se e quando il capo dello Stato è eletto direttamente dal popolo. Ancora no: non è così. In Irlanda, Islanda e Austria, per esempio, il capo dello Stato è eletto direttamente ma i presidenti in questione sono «di facciata» (cito il politologo francese Maurice Duverger, che se ne intende).
Il sistema presidenziale fu inventato dai costituenti americani di Filadelfia perché a loro mancava il re, mancava il monarca (e nel Settecento tutti i grandi stati erano dinastici); e per quanto successivamente adottato in tutta l'America del Sud, lì il modello degli Stati Uniti ha funzionato, di regola, maluccio. Pertanto si potrebbe dire che i presidenzialismi del Nuovo Mondo sono due; e la differenza che forse più di ogni altra ha fatto la differenza è il rispettivo sistema elettorale: maggioritario negli Stati Uniti, quasi sempre proporzionale al Sud. Non lo dico per sostenere che al presidenzialismo occorra l'uninominale, ma solo per far presente che con il presidenzialismo (e probabilmente anche con tutte le democrazie che funzionano) il sistema elettorale è parte integrante e costitutiva dell’edificio.Se il presidenzialismo puro riesce a funzionare solo a Washington, se ne ricava che il semi-presidenzialismo di tipo francese è — nel contesto dei presidenzialismi — l'opzione di gran lunga preferibile. Se Fini ora appoggia davvero questa formula (finora era sempre restato nel vago), e se la Lega — che ha già il placet di Berlusconi — si è davvero convertita al semi- presidenzialismo (alla Bicamerale del 1997 lo votò non per convinzione ma per intralciare il gioco di D’Alema che allora puntava, immagino per sé, al premierato di tipo israeliano), questa soluzione è, ritengo, accettabile e difendibilissima. A condizione, beninteso, che non venga «ripastrocchiata» all’italiana (come si sta già cercando di fare).Altrimenti l’altra opzione diciamo in grande (perché esiste anche l’opzione di piccole riforme di governabilità nel contesto della Costituzione esistente) è il cancellierato di tipo tedesco. Il rifacimento costituzionale è in questo caso più modesto (visto che restiamo nell'ambito di un sistema parlamentare); ma il sistema elettorale è ugualmente decisivo e dovrebbe restare così come è in Germania: proporzionale con sbarramento al 5% non aggirabile mediante alleanze elettorali truffaldine.Anche a questo proposito sento da gran tempo ripetere che il «genio italico» non può imitare, non si deve degradare nel copiare. Stupidaggini. Il nostro Statuto Albertino del 1848 fu copiato dalla costituzione belga del 1831; e tutti i sistemi parlamentari europei dell’Ottocento furono ispirati dall’Inghilterra di allora. Se il modello tedesco ci convince, non obietto: ma deve essere tedesco, non rifatto all’amatriciana.
Al Giappone sconfitto venne imposto dagli americani un costituzionalismo di tipo parlamentare; e quando gli americani se ne sono andati, quel costituzionalismo i giapponesi se lo sono tenuto. Smettiamola di essere «geniali». Non solo non lo siamo, ma è inutile esserlo quando non occorre. Se l’ombrello è già stato inventato, occorre davvero reinventare l’ombrello all’italiana?Finora ho richiamato due presidenzialismi veri e propri, più un semi-presidenzialismo che è tutt’altra cosa (difatti potrebbe anche essere detto «semi-parlamentarismo»), più il premierato parlamentare di tipo tedesco, il cancellierato. Resta l’elezione diretta del capo del governo (non, sia chiaro, del capo dello Stato) inventata in Israele e ivi rapidamente ripudiata dopo le due elezioni mal riuscite del 1996 e del 2001. Dunque il modello israeliano è stato sconfessato dai suoi inventori, e non è stato preso in considerazione da nessun altro Paese. Salvo che in Italia, che lo ha coccolato non solo prima che fallisse ma che continua a coccolarlo a tutt’oggi. Questo coccolamento deriva dal fatto che il grosso dei nostri legislatori, e del personale mediatico che li pappagalleggia, non afferra la differenza tra l’elezione diretta di un presidente (sistema presidenziale) e l’elezione diretta del capo del governo (in un sistema che resta pur sempre di tipo parlamentare).
Ma purtroppo il grosso degli italiani non si interessa di queste astruserie, delle riforme costituzionali, nemmeno quando sono in cantiere. Peggio per loro. Finché sarà così si meriteranno il cattivo governo e il «malservizio» dei quali si lamentano.
Giovanni Sartori
09 aprile 2010

http://www.corriere.it/editoriali/10_ap ... aabe.shtml
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#2952
Ha costretto Obama e Medvedev a firmare il trattato Start 2 sulle armi nucleari, altrimenti «non li avrei ricevuti al G8». Ha «frenato l'Europa» - e se ne vanta - sul clima, perché «non c'è l'incombenza del riscaldamento globale» visto che «quest'anno ho preso tre volte il raffreddore». Ma a sentire Silvio Berlusconi, che a Parma tasta il terreno con gli imprenditori a convegno, cercando di parare i colpi, il «governo del fare» reclamato da Emma Marcegaglia al momento può essere al massimo un governo del farei... Si prenda ad esempio il piano casa, «un'idea geniale» (il Cavaliere se lo dice da solo), ma «non è stata attuata in nessuna regione. Questa è l'Italia con cui noi abbiamo a che fare».
Ecco dunque che perché c'è bisogno di rafforzare l'esecutivo che - insiste il premier aspirante super-presidente, più che «semi» - «nella nostra costituzione non ha nessun poterehttp://www.ilmanifesto.it/il-manifesto/ ... zo/275873/
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#2953
La nuova parola che agita il Palazzo: «schizoide» C’è un passaggio, dell’editoriale scritto domenica da Eugenio Scalfari che ha colpito particolarmente gli ambienti vicini a Silvio Berlusconi. E’ quello in qui si riporta un parere del Presidente Napolitano sul premier, espresso durante una conversazione con Gianni Letta. Il Capo dello Stato avrebbe detto; «Se non si trattasse del presidente del Consiglio ma di una qualunque altra persona dovremmo dire che siamo in presenza di un bugiardo che dice una cosa al mattino e fa l’opposto la sera oppure d’una persona dissociata e afflitta da disturbi schizoidi».Parole accolte con imbarazzo, non solo politico, nel Pdl e che dimostrano quanto le frasi pronunciate a Parma dal Cavaliere abbiano azzerato il lavorio diplomatico svolto in questi mesi dai pontieri per riportare il sereno tra Palazzo Chigi e Quirinale. Se un giudizio così severo sull’affidabilità del premier è arrivato dal Colle, dove sono così attenti al parere delle cancellerie, significa che quasi tutto lo spazio di coabitazione è stato consumato.
Ne sono consapevoli per primi i presidenti delle Camere, che più volte hanno conosciuto la fermezza costituzionale di Napolitano. Tanto che al piano nobile di Montecitorio notano come la legislatura coincide sì con gli ultimi tre anni dell’attuale governo Berlusconi, «ma anche con quelli del mandato del Capo dello Stato» che dunque, ne sono certi, non assisterà passivamente ad altri strappi. Il sistema bipolare “malato”, come ripetono ormai da tempo i centristi dell’Udc, sta entrando nella sua fase più difficile e tesa. Il Cavaliere, complice il ricorso di costituzionalità sul legittimo impedimento chiesto dalla procura di Milano, ha cominciato ad accarezzare di nuovo l’idea delle elezioni anticipate. Una minaccia volta a convincere gli alleati riottosi al suo piano alla De Gaulle: riforma presidenziale a maggioranza e poi referendum confermativo trasformato in un plebiscito sulla sua persona. Ma proprio i deputati Pdl giunti all’ultima legislatura, che dovrebbero temere maggiormente il voto, si mostrano disincantati. «Il Cavaliere – spiega uno di loro - non può minacciare le urne perchè dovrebbe andarci senza Fini, e perderebbe». Insomma, un pericoloso bluff che nemmeno la Lega, interessata alle riforme, potrà tollerare a lungo.
13 aprile 2010
http://www.unita.it/rubriche/lorsignori/97331
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#2954
Il giorno dopo le regionali, un fremito di eccitazione percorse il centrodestra. L'ultimo scoglio, da qui alle politiche del 2013, era stato saltato. Nessun voto si frapponeva più tra il governo e la fine della legislatura. Dunque si apriva la finestra di opportunità ideale per fare le grandi riforme che potrebbero traghettare la Seconda Repubblica nella Terza.

Liberi da condizionamenti elettorali, i grandi capi del centrodestra e del centrosinistra riformista avrebbero potuto dedicarsi insieme al riassetto di un sistema politico che, con tutta evidenza, non si regge più.

Era una tesi sbagliata perché si basava su un presupposto sbagliato. E cioè che l'assenza di elezioni favorisca la coesione nella maggioranza. A parte il fatto che l'anno prossimo si vota in città come Milano, Napoli, Torino e Bologna, la realtà è che il centrodestra non è cementato dalla mancanza di turni elettorali, ma piuttosto dal contrario. Quella che governa il paese non è una maggioranza solida e compatta sugli obiettivi da raggiungere che però smarrisce la sua coesione quando si tratta di prendere voti; è una coalizione divisa e litigiosa sulla direzione di marcia che solo l'emergenza elettorale riesce a ricompattare.

Dunque tre anni senza elezioni e senza il ricatto politico che Berlusconi può esercitare in occasione di elezioni, quando cioè dà il meglio di sè e dimostra a tutti che è ancora il più forte, saranno più probabilmente tre anni di guai. Tre anni in cui i leader potranno dedicarsi a tutte le manovre e i bracci di ferro che vogliono senza il rischio di essere chiamati a rispondere della loro divisione davanti agli elettori. E senza la possibilità che Berlusconi possa minacciare elezioni anticipate per fermarli (almeno finché dura il legittimo impedimento).

Il rischio di un potenziale Vietnam nel centrodestra, cui già assistemmo nella legislatura 2001-2006 e proprio dopo un voto amministrativo di mezzo termine, è acuito nel nostro caso dal fatto che Berlusconi ha messo sul piatto la madre di tutte le partite politiche: e cioè i suoi poteri di domani. I due alleati, Bossi e Fini, hanno su questo approcci completamente diversi. Mentre la Lega può convivere con un Berlusconi che si fa monarca costituzionale, trovando riparo e biada nel federalismo del nord, magari nella speranza che la svolta lasci libero il posto di premier per Tremonti, invece Fini vedrebbe morire ogni suo progetto politico in questa ipotesi. Per sè niente Quirinale e niente Palazzo Chigi. Dunque si può star certi che Fini combatterà all'arma bianca per evitare che Berlusconi dia la spallata definitiva alla Repubblica. Fino al punto di rompere, se sarà necessario, l'alleanza nel Pdl.

E se Fini lo farà, lo farà in nome della salvezza della Repubblica. Un vasto fronte, che parte del Capo dello Stato, ritiene irresponsabile e pericoloso il modo in cui Berlusconi ha impostato il dibattito sulla riforma presidenzialista. Fini avrà la possibilità di capeggiare quel fronte. E Berlusconi farebbe un errore a sottovalutare la portata di una battaglia del genere. Per essere credibile, l'ipotesi di una Santa Alleanza in difesa della democrazia dalle mire di Berlusconi ha sempre avuto bisogno di un pezzo consistente e robusto di destra italiana. Fini potrebbe darle ciò che finora le è mancato.
http://www.ilriformista.it/stories/Prim ... na/206017/
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#2955
kimikalli ha scritto:PERCHE’ E’ PREFERIBILE IL MODELLO FRANCESE
Presidenzialismi vari e sbagliati
Dico presidenzialismi (al plurale) perché ne esiste più di uno, ai quali si aggiungono poi presidenzialismi fasulli inventati dall'ignoranza dei politici e dal pressappochismo crescente dei giornalisti. Per esempio molti chiamano il regime berlusconiano un «presidenzialismo». No: non c'entra per niente. Altri ritengono che un sistema è presidenziale se e quando il capo dello Stato è eletto direttamente dal popolo. Ancora no: non è così. In Irlanda, Islanda e Austria, per esempio, il capo dello Stato è eletto direttamente ma i presidenti in questione sono «di facciata» (cito il politologo francese Maurice Duverger, che se ne intende).
Il sistema presidenziale fu inventato dai costituenti americani di Filadelfia perché a loro mancava il re, mancava il monarca (e nel Settecento tutti i grandi stati erano dinastici); e per quanto successivamente adottato in tutta l'America del Sud, lì il modello degli Stati Uniti ha funzionato, di regola, maluccio. Pertanto si potrebbe dire che i presidenzialismi del Nuovo Mondo sono due; e la differenza che forse più di ogni altra ha fatto la differenza è il rispettivo sistema elettorale: maggioritario negli Stati Uniti, quasi sempre proporzionale al Sud. Non lo dico per sostenere che al presidenzialismo occorra l'uninominale, ma solo per far presente che con il presidenzialismo (e probabilmente anche con tutte le democrazie che funzionano) il sistema elettorale è parte integrante e costitutiva dell’edificio.Se il presidenzialismo puro riesce a funzionare solo a Washington, se ne ricava che il semi-presidenzialismo di tipo francese è — nel contesto dei presidenzialismi — l'opzione di gran lunga preferibile. Se Fini ora appoggia davvero questa formula (finora era sempre restato nel vago), e se la Lega — che ha già il placet di Berlusconi — si è davvero convertita al semi- presidenzialismo (alla Bicamerale del 1997 lo votò non per convinzione ma per intralciare il gioco di D’Alema che allora puntava, immagino per sé, al premierato di tipo israeliano), questa soluzione è, ritengo, accettabile e difendibilissima. A condizione, beninteso, che non venga «ripastrocchiata» all’italiana (come si sta già cercando di fare).Altrimenti l’altra opzione diciamo in grande (perché esiste anche l’opzione di piccole riforme di governabilità nel contesto della Costituzione esistente) è il cancellierato di tipo tedesco. Il rifacimento costituzionale è in questo caso più modesto (visto che restiamo nell'ambito di un sistema parlamentare); ma il sistema elettorale è ugualmente decisivo e dovrebbe restare così come è in Germania: proporzionale con sbarramento al 5% non aggirabile mediante alleanze elettorali truffaldine.Anche a questo proposito sento da gran tempo ripetere che il «genio italico» non può imitare, non si deve degradare nel copiare. Stupidaggini. Il nostro Statuto Albertino del 1848 fu copiato dalla costituzione belga del 1831; e tutti i sistemi parlamentari europei dell’Ottocento furono ispirati dall’Inghilterra di allora. Se il modello tedesco ci convince, non obietto: ma deve essere tedesco, non rifatto all’amatriciana.
Al Giappone sconfitto venne imposto dagli americani un costituzionalismo di tipo parlamentare; e quando gli americani se ne sono andati, quel costituzionalismo i giapponesi se lo sono tenuto. Smettiamola di essere «geniali». Non solo non lo siamo, ma è inutile esserlo quando non occorre. Se l’ombrello è già stato inventato, occorre davvero reinventare l’ombrello all’italiana?Finora ho richiamato due presidenzialismi veri e propri, più un semi-presidenzialismo che è tutt’altra cosa (difatti potrebbe anche essere detto «semi-parlamentarismo»), più il premierato parlamentare di tipo tedesco, il cancellierato. Resta l’elezione diretta del capo del governo (non, sia chiaro, del capo dello Stato) inventata in Israele e ivi rapidamente ripudiata dopo le due elezioni mal riuscite del 1996 e del 2001. Dunque il modello israeliano è stato sconfessato dai suoi inventori, e non è stato preso in considerazione da nessun altro Paese. Salvo che in Italia, che lo ha coccolato non solo prima che fallisse ma che continua a coccolarlo a tutt’oggi. Questo coccolamento deriva dal fatto che il grosso dei nostri legislatori, e del personale mediatico che li pappagalleggia, non afferra la differenza tra l’elezione diretta di un presidente (sistema presidenziale) e l’elezione diretta del capo del governo (in un sistema che resta pur sempre di tipo parlamentare).
Ma purtroppo il grosso degli italiani non si interessa di queste astruserie, delle riforme costituzionali, nemmeno quando sono in cantiere. Peggio per loro. Finché sarà così si meriteranno il cattivo governo e il «malservizio» dei quali si lamentano.
Giovanni Sartori
09 aprile 2010

http://www.corriere.it/editoriali/10_ap ... aabe.shtml
in effetti non ho visto nessuno ai gazebo per il referendum elettorale, anzi no scusate oltre ai referendari gli unici militanti di un partito erano quelli di AN. :roll:
gli unici limiti che avrai saranno quelli che ti costruirai da solo