Credo che situazioni come quelle di Barletta e di tanto sud siano descritte bene da questo articolo del Fatto di oggi:
http://discutere.wordpress.com/2011/10/ ... a-del-sud/
anche se poi magari, cambiando i riferimenti al tipo di attività, vada bene un pò dappertutto, anche nell'(ex) ricco e prosperoso nord.
Le lavoranti che sono rimaste sotto il crollo sono comunque morte di lavoro. Anche se non è certo responsabilità del loro datore di lavoro, che nel crollo ha pure perso la figlia, essendo inquadrate al nero non avranno mai un risarcimento dall'Inail, solo, forse, da chi ha causato il crollo del fabbricato, dopo 20 anni di processi.... come si dice oltre la beffa il danno. (per quanto possa essere atroce la parola "beffa" per la morte di una persona).
Quelle donne sono morte per il destino, forse, ma anche perchè avevano bisogno di quei 4 euro l'ora per tirare avanti la famiglia, e pur di soddisfare i bisogni di tutti i giorni (bollette, spesa, figli e quant'altro) si sono accontentate di un lavoro al nero e a bassa paga.
Certo, non necessariamente deve essere crocifisso il titolare... sfruttatore se vogliamo di un bisogno di lavoro, ma non è che se fossero state regolarmente assunte non sarebbero morte... soltanto, da morte come da vive, avrebbero avute maggiori tutele. Anche se non è certo uguale al caso del muratore che cade da un'impalcatura e muore perchè privo di mezzi antinfortunistici. Anche perchè essendo, pare, un contoterzista, probabilmente avere quelle persone al nero era l'unico modo per mandare avanti quell'azienda e tante piccole aziende simili.... magari la colpa di quel "nero" andrebbe richiesta a chi paga 5 euro una maglia che nei negozi chic viene venduta a 100 euro.
Piuttosto, bisognerebbe capire perchè l'impresa che stava ristrutturando la palazzina accanto lavorasse, a quel che sembra, con tale cialtronaggine, e perchè, nonostante gli abitanti della zona si fossero lamentati degli scricchiolii, pare che nessuno sia andato a fondo. Chissà se c'è un responsabile, anche se scoprirlo non riporta in vita quelle cinque donne, magari la giustizia servirebbe.
Ad ogni modo, il caso di quell'aziendina è ben diverso da chi, potendo permettersi di inquadrare le persone con tutti i crismi, lo fa solo per lucrare e sfruttare il bisogno di lavoro delle persone.
Il paragone dell'Italia con gli altri paesi europei è impietoso. Un pò meno sicurezza, magari, per gli assunti a tempo indeterminato (ma soprattutto la possibilità di rimuovere chi è inamovibile, e di questo dobbiamo ringraziare il sindacato che, tra i tantissimi meriti che ha, ha però la colpa di essersi accontentato di livellare tutto verso il basso e di essersi spesso opposto al riconoscimento del merito), in cambio di maggior tutele per chi inizia ed è inquadrato a tempo determinato, assieme a migliori supporti e tutele per chi perde il posto di lavoro.
Perchè negli altri paesi esiste solo un inquadramento a tempo determinato ed uno solo a tempo indeterminato mentre da noi il tempo determinato si suddivide in una pletora di inquadramenti (cocopro, finte partite iva, contratti a chiamata, e chi più ne ha più ne metta) senza considerare la furberia di usare come tempo determinato ben tre (visto che uno non basta) tipi di contratto studiati per un'inserimento con formazione, ovvero l'apprendistato, lo stage e il contratto di formazione?
Si, sicuramente i rifondaroli si baloccherebbero in mille sofismi, ma questo centrodestra non si è adoperato per risolverla questa situazione ma peggiorarla, in un modo tale per cui perfino Confindustria fa accordi con i sindacati per cercare di non utilizzare il famigerato articolo 8 della manovra finanziaria di questa estate.