L’unico commento di Umberto Bossi alla penosa/pruriginosa vicenda Ruby è stato: “Berlusconi non doveva farla lui quella telefonata, ma chiamare me o Maroni”.
Sottinteso: “perché era meglio che la facessimo noi”.Ecco – dunque – chiarite le radici culturali del nostro personale politico di governo:
le maschere della Commedia dell’Arte, con una importante presenza bergamasca (che possiamo far risalire a prima del Ruzante). Infatti la riflessione bossiana riporta a nuovo l’antica tradizione orobica del “Gioppino, scarpe grosse e cervello fino”; il contadino gozzuto ma molto furbo e – guarda caso – vestito sempre di verde:
quasi un segno premonitore dell’avvento leghista. Personaggio, questo, che discende da quello ancora più remoto del Bertoldo, l’altrettanto astuto villico che pure lui si trascina appresso un figlio non proprio sveglio (che si chiama Bertoldino, non Trota).Una regressione verso il ridicolo che ormai è diventata la percezione dell’Italia nel mondo. I francesi hanno coniato il neologismo
Burlesquoni (e “burlesque” significa ridicolo, burlesco, ma anche spettacolo scollacciato). Anche se – però – il nostro premier ce la mette davvero tutta per aggiornare l’immagine, riportando a nuovo le tradizionali giullarate.
Come alla cena d’addio di George Bush jr. nello State Dinind Room di Washington. Quando Berlusca si lancia per abbracciare il presidente americano, nella foga travolge il podio, inciampa nel filo del microfono e stacca il leggio che precipita sul cranio di Rudolph Giuliano. Puro “slapstick” (i film di torte in faccia e cadute esilaranti alla Ridolini). Un’ottima pubblicità per la compagnia dei comici nostrani.http://www.ilfattoquotidiano.it/2010/11 ... ino/74800/