e' vero è una discussione fuori tema ma anche io voglio aggiungere qualcosa.
Che le università italiane siano in una situazione fallimentare lo confermano i risultati. Fare un concorso per uditori giudiziari e scrivere la Corte "dell'ayax", piuttosto che sbagliare le doppie ed altre cappellate del genere, le cronache ne sono piene. Il grido di allarme lo lanciò il rettore della Ca Foscari che in occasione di un concorso in cui non ci furono vincitori sufficienti dovette ammettere pubblicamente che i laureati italiani non sanno scrivere. Sarà un caso che in Italia il titolo universitario ha ancora valenza legale? Che poi alle università di prestigio possano iscriversi tutti questo è vero ma chi può permettersi di pagare le tasse alla Luiss o alla Bocconi? Non certo il figlio dell'operaio che nemmeno potrà andare alla normale di Pisa. Come farebbe a mantenersi? lì ci potranno andare i figli dei professionisti o dei ricchi proprietari terreni che dichiarano redditi da fame e potranno anche accedere a case dello studente (qualora ne avessero bisogno ma il più delle volte il paparino gli compra direttamente l’appartamentino) o altri privilegi del genere.
Che dire poi della possibilità per i figli degli operai di laurearsi. Grande conquista!. Dovrebbero ringraziare questi ingrati, chi glie l’ha concessa, invece di lagnarsi continuamente. Poi magari devono sperare di fare gli operai come i padri (ammesso che vi riescano di questi tempi) o vivere di espedienti. Mi si dirà che non sono bravi evidentemente. Già! Non sono altrettanto bravi come i figli degli avvocati e dei notai o dei giudici o di Balducci ecc. Si tratta di capire quale tipo di competenze sono richieste. Del resto in questo paese che le competenze contino lo confermano i criteri di selezione della classe politica. Se non sei un saltimbanco, una escort, un graziosa show girl, uno a servizio del capo, un amico degli “amici”, un guitto ecc. non puoi certo sperare di essere nominato. Pensare che una volta in questo paese la politica la facevano Gramsci, De Gasperi, Nenni, De Nicola, Croce, Pertini, Gentile, Berlinguer ecc... Ma poi è arrivato Craxi, i suoi discepoli, la democrazia mediatica, ed è andata a finire come sappiamo. Ma le avete presente le interviste delle iene? Un senatore che forse un giorno potrebbe trovarsi a discutere in aula dei problemi del darfur e che lo confonde con il fast-food. O il figlio del senatore calabrese (mi pare) dell’Udc che non sa il nome dell’attuale papa? Questa è la classe politica che ci rappresenta. Allora dovremmo forse scandalizzarci che un premio Nobel per la fisica, Rubbia, che tutto il mondo ci invidia, a cui una delle più prestigiose, se non la più prestigiosa università del mondo, quella di Princeton ha offerto la cattedra senza inutili formalità, non sia riuscito a superare un banale concorso a cattedra all’Università di Lecce? (pensare poi a chi vince quei concorsi “pubblici” nelle università di lecce o di Bari..)
Non mi iscrivo tra i filo americani ma con tutte le storture che quel sistema ha, dal punto di vista dei meccanismi sociali non c’è paragone. Lì le raccomandazioni sono fenomeni isolati e la laurea serve per accedere al posto di lavoro, ma dal giorno dopo quel che contano sono le performances. Sarà pur vero che vi è la pena di morte (che io “aborro”) o che bisogna avere molti soldi per sapersi ben difendere, ma perché in Italia è diverso? Beh in effetti qualche differenza la si può cogliere. Lì il Presidente, l’uomo più potente del mondo deve andare di fronte al Gran giurì se commette qualche reato (vedi caso Nixon, Clinton) in Italia si mandano i propri legali in Parlamento per studiare come modificare le leggi a proprio comodo senza che ciò susciti una indignazione di popolo
A proposito cambiamo titolo a questo topic?