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Fly to Baku, MAXXI, Roma

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Segnalo l'ennesima felice iniziativa del MAXXI - gratuita - azzeccata, considerati i tempi, realizzata a basso costo ma mantenendo una qualità insospettatamente elevata. Si tratta dell'allestimento visibile fino al 26.03.2013 - in un nuovo spazio prospiciente l'edificio della Hadid altrettanto suggestivo - dedicato agli artisti della Repubblica dell'Azerbaigian, sconosciuti ai più.
Info:
http://www.fondazionemaxxi.it/2013/03/05/fly-to-baku/
http://www.flytobaku.com/#home
http://www.facebook.com/home.php#!/FlyToBaku
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Bello l'inizio, con l'opera che da il titolo alla mostra, Fly to Baku (2011) di Rashad Alakbarov, colorata e poetica, sia nelle intenzioni che nel risultato (sopra). Qui protagonisti sono dei semplici aeroplanini di plexiglass colorato, sospesi ed illuminati da uno spot.
Nel cuore della mostra appaiono numerose opere sia di pittura, scultura ed installazioni caratterizzate tutte dall'uso di prodotti di consumo esauriti, poveri, riciclati.
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Tra le installazioni interessante quella in bamboo, che ricorda gli spazi interni quotidiani ed intimisti, di Mammad Mustafayed Time of change (2011), ma che non dimentica e anzi cita i fondamenti della storia dell'arte contemporanea, Mondrian e De Stijl, con la presenza della lampada obliqua decorata con la tipica griglia blu/rosso/gialla.
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..e poi un richiamo a Calder ed ai suoi Stabiles, sapientemente illuminati, delle Figure in spaces (2011) di Altai Sadiqzadeh:
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..singolare la visione ne L’ultima cena (2005) di Eliyar Alimirzoyev, sotto, proposta con una composizione di 13 secchi rivestiti in foglia d’oro, nel cui interno sono riconoscibili delle mani. Una coppia di mani ogni secchio, a rappresentare i 12 Apostoli, e le caratteristiche universalmente umane, che comprendono anche le nostre: uno specchio nel fondo di un secchio ci ritrae al posto di Giuda, mentre nel secchio centrale il volto di Cristo appare quasi timidamente. Stesso schema anche per l'opera accanto Witness dove i secchi contengono espressioni di umanità, mentre al loro interno siamo costretti a focalizzarci su noi stessi.
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..e per finire, un'altra opera suggestiva. Chiodi, viti, legno grezzo, uno spot puntato contro un groviglio casuale solo all'apparenza, con un risultato quasi impossibile reso sullo schermo di fronte all'installazione: è la 'rosa' di Ornament (2011), ancora di Rashad Alakbarov, un miracolo per l'estrema povertà dei materiali usati ed il risultato raggiunto.
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