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Come funziona l'arte ed il mercato contemporaneo..

Inviato: 05/05/09 15:09
da lot
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Segnalo e riporto 'di peso', a firma di Roberto Bertinetti, l'interessante articolo sul Messagero di oggi, relativo ad un libro di Dan Thompson incentrato sul noto artista Damien Hirst e su una sua opera, la cui vendita nel 2004, ha reso Hirst l'artista vivente più 'caro' dopo le U.S. Flags del popist Jasper Johns..

«Nell’arte contemporanea i soldi complicano e influenzano tutto e tutti». Non ha dubbi in proposito l’economista britannico Don Thompson, autore di un ampio e documentatissimo volume (Lo squalo da dodici milioni di dollari, Mondadori, 370 pagine, 18 euro) sui meccanismi che hanno consentito ad alcune opere messe in vendita dalle gallerie o dalle case d’asta di raggiungere quotazioni da capogiro.

Lo squalo al quale allude il titolo è, naturalmente, quello imbalsamato ed immerso in una teca nella formaldeide, una “scultura” a firma dell’inglese Damien Hirst ceduta a New York nel gennaio 2005 per l’astronomica cifra di dodici milioni di dollari. Ad acquistarlo fu Steve Cohen, magnate americano che gestisce un fondo di investimento, guadagna oltre 500 milioni di dollari l’anno, espone i suoi trofei in una casa di oltre tremila metri quadri a Greenwich, nel Connecticut, in un appartamento di cinquecento metri quadri a Manhattan e in una villa di millesettecento metri quadri in Florida.

Per inquadrare questo cartellino da dodici milioni di dollari nella giusta prospettiva, dice Thompson, occorre compiere un lungo viaggio nel mondo dell’arte contemporanea in compagnia dei suoi protagonisti: artisti, collezionisti, proprietari di gallerie, case d’asta e artisti. Il segreto, per tutti, è riuscire a diventare un marchio ben riconoscibile, o come scrive l’economista, a “brandizzarsi”.

Scrive in proposito. «Il concetto di branding è di solito associato a prodotti di consumo e consente di acquisire affidabilità. Una Mercedes offre la rassicurazione del prestigio, Prada quella dell’eleganza. Anche l’arte brandizzata funziona così. Può capitare che gli amici sgranino gli occhi se dite loro: "Ho pagato quella statua di ceramica 5,6 milioni di dollari". Ma nessuno obietterà nulla se dite "L’ho presa da Sotheby’s", oppure "E’il mio nuovo Jeff Koons". Il branding di successo ha avuto una influenza notevole nel far salire le quotazioni delle opere e continuerà a esercitarla ancora a lungo».

Il valore artistico delle opere, secondo l’economista, conta ben poco, il giudizio estetico e l’opinione della critica non hanno assolutamente peso nella nascita di una star dell’arte. Ciò che importa davvero è chi propone le opere e ne stabilisce il valore. A dimostrarlo ci sono le storie di Charles Saatchi, collezionista britannico, e di Larry Gagosian, gallerista americano che di recente ha aperto una sede anche a Roma. E’ a Saatchi, infatti, che si deve il lancio della Young British Art, del gruppo d’avanguardia londinese che ha avuto tra i suoi protagonisti Damien Hirst e Tracy Emin e da oltre vent’anni influenza il mercato su entrambe le sponde dell’Atlantico andando alla ricerca di giovani che proprio grazie all’ingresso nella “scuderia Saatchi” acquisiscono notorietà e valore e le cui opere vengono poi offerte alle aste con ottimi guadagni per lo stesso Saatchi. Fu proprio lui, del resto, a commissionare a Damien Hirst lo squalo venduto nel 2005 per dodici milioni di dollari: era il 1991 e Saatchi acquistò la “scultura” da Hirst per cinquantamila sterline.

A giudizio di Thompson tra i galleristi il mago del “brand” è Larry Gagosian, che riesce a collocare gran parte delle opere ancor prima dell’apertura di una mostra e ai prezzi che lui stesso decide. Scrive Thompson: «Le mostre di Gagosian vanno esaurite perché un paio di giorni prima dell’inaugurazione un impiegato della galleria chiama i clienti abituali e dice loro: "Larry dice che hai bisogno di questo per la tua collezione". Un collaboratore sostiene che circa in un quarto dei casi i clienti rispondono "Lo prendo" senza neppure chiedersi di che opera si tratta o quanto costa. Vendere in questo modo è una delle più importanti caratteristiche di un gallerista superstar. E Gagosian lo è».

Quando un artista viene “brandizzato”, precisa l’economista, il mercato accoglie ogni sua opera purché riconoscibile. Un esempio è fornito dal successo del giapponese On Kawara, presunto “genio del concettuale”, la cui serie “Today” consiste nel dipingere una data sulla tela. Non esiste il fattore rarità visto che Kawara produce questi dipinti dal 1966 e la serie è attualmente composta da circa duemila pezzi che valgono trecentomila sterline ciascuno, definiti in un catalogo di Christie’s «una testimonianza esistenziale, un catalogo della vita».

Il commento di Thompson è tagliente: «Kawara è un brand anche se il valore artistico del suo lavoro è discutibile e il suo branding funziona come un faro. Un gallerista una volta mi ha detto che sino a quando i collezionisti pagheranno prezzi così alti per i quadri giornalieri di Kawara ci sarà speranza per tutti».

Le quotazioni degli artisti contemporanei più noti continueranno a salire? In qualità di esperto di economia Thompson fornisce una risposta positiva basata sull’analisi dei dati. I prezzi dell’arte, afferma, sono alimentati da quello che in termini economici si definisce “effetto di irreversibilità”: funziona come una ruota dentata che gira solo in un senso e si blocca nella posizione raggiunta. I “prezzi irreversibili” non scendono ma progrediscono verso l’alto.

Certo, una modesta correzione di rotta, anche a causa della crisi, è possibile, ma in futuro non ci sarà alcun crollo. Perché, conclude, il numero dei collezionisti è in continua crescita (il totale è di venti volte superiore a quello del 1990), come in crescita è il numero dei miliardari. E saranno loro, in futuro, a far salire ulteriormente le quotazioni di Hirst, di Koons, di Emin e di molti altri, alimentando un mercato che tiene in scarso conto l’autentico valore artistico e si regge invece sullo status sociale che le opere sono in grado di garantire.


Sopra, di Hirst, uno dei suoi animali sotto formaldeide: The Physical Impossibility of Death in the Mind of Someone Living, a 14-foot (4.3 m) tiger shark; sotto di On Kawara, i Today series..
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Inviato: 04/06/09 8:06
da elhana
Sono completamente daccordo. Purtroppo un opera d'arte non viene venduta perchè "è bella" ma perchè il gallerista, ormai un commerciante come gli altri, ha saputo vendere bene un artista... ossia ha saputo "infinocchiare" bene il cliente. E posso ben dirlo avendo toccato la cosa con mano avendo lavorato per 5 anni in una prestigiosa casa d'aste e galleria d'arte moderna! :(