La Redazione Consiglia

I migliori articoli su Arredamento.it

Classici del design: Panton chair

#1
Immagine
Immagine
Una storia travagliata quella della sedia scandinava, iniziata alla fine degli anni '50 e proseguita sino ad oggi (la ricorrenza del mezzo secolo dal progetto 1959-2009 è festeggiata oggi con una mostra realizzata nello showroom milanese di Molteni, in Corso Europa), colorata icona dell'immaginario mediatico e pop;
il suo nome deriva da quello del suo autore, il geniale Verner Panton (1926-1998).
Immagine
Immagine
In realtà, questa sedia che è quasi una poltrona, per l'elevato confort, ha un aspetto ingannevolmente semplice e pur accogliendo le ricerche del design organico sfrutta l'adattabilità e la facilità di lavorazione della plastica alle forme del corpo umano in modo rivoluzionario per l'epoca.
La sedia infatti è stata tra le prime ad essere realizzate in unico blocco, ed il disegno delle linee curvilinee dello schienale che confluiscono nella seduta sino a terminare nella base in un continuo fluire armonioso, cela la sua fondamentale complessità strutturale.
Se oggi la Panton è diventata un grande classico del design è sicuramente grazie alla tenacia del suo progettista ed agli sforzi di Willi Fehlbaum. Se non fosse stato per loro, oggi probabilmente non sarebbe neanche esistita perché all'epoca realizzare con un unico stampo una sedia a sbalzo sembrava quasi impossibile. Inoltre, per rapporto all'immaginario convenzionale e consueto delle forme dell'epoca di casa, spaventava quella forma insolita che osava sfidare le leggi di gravità, quasi fosse un fantasma. E non è un caso che molti, all'epoca, sbagliando, la chiamavano 'Phantom' chair. Tra i ricordi che legano il designer scandinavo alla sedia, c’è l’immagine descritta dalla moglie Marianne - tutt'ora vivente, che spesso compariva accanto ai prodotti del danese - e Verner, stretti in macchina in giro per l’Europa. I bagagli sono ridotti al minimo, lo spazio è poco: con loro c’è il prototipo di quella che diventerà una delle sedie più celebri della storia del design. La loro missione, in quel momento, è trovare il modo di produrla, e, per le tecniche ed i materiali del tempo, l’impresa sembra impossibile. La lavorazione è considerata talmente difficile e costosa che nessuno è disposto ad assumersi il rischio. Fino all’incontro col patron della Vitra, Willi Fehlbaum, il solo a credere nella realizzazione e ad investire sul progetto. Solo nel 1963 Panton eseguì una decina di prototipi in vetroresina lavorata a mano ma ci vorranno quasi dieci anni per arrivare ad un prodotto completo e che riesce a resistere al peso ed all'usura. I primi 150 pezzi, realizzati nel 1967, sono in poliestere rinforzato con fibroresina, seguiti dal poliuretano espanso e dal Luran S stampato a iniezione. Dal suo debutto la produzione della sedia ha subito interruzioni e modifiche, sopratutto per risolvere i problemi di cedimento strutturale che si verificavano nella zona della base, sino a quando la Vitra non adottò la tecnica più economica dello stampaggio termoplastico ad iniezione con ABS, completamente riciclabile, che rese la seduta più compatta e resistente oltre a ridurre tempi e costi di produzione.
Immagine
Immagine
Immagine
Immagine
Numerosi i progetti di Verner Panton che riguardano sedie e poltrone. Il viaggio verso elaborazioni più complesse parte dalla rimeditazione dei maestri del modernismo, in particolare dalla storica Zig zag chair di Rietveld (1934), che diviene un modello di riferimento imprescindibile; passa per una collaborazione nello studio dell'affermato Arne Jacobsen ideando a 4 mani la Ant chair (1952), per poi realizzare da solo la sedia Tivoli e la poltroncina Bachelor (entrambi del 1955) per la Hansen. Nel 1958 è la volta della Cone chair, in tondino ed imbottito, realizzata appositamente per gli interni del ristorante di proprietà dei suoi genitori; questa sedia ottiene un grande successo internazionale, mentre continua l'approfondimento sul tema della Zig zag con la splendida S chair per Thonet nel 1965, in compensato, seguita dalla Quittenbaum del 1973 in tessuto, e dalla 270F del 1977. Infine, una curiosità che forse non tutti conoscono: tra 1993 e '94 l'Ikea ha rieditato la sedia Vilbert in compensato colorato (ultima in basso), ennesimo omaggio dello scandinavo alla sedia di Rietveld.
Immagine
Immagine
Immagine
Immagine
Immagine
Immagine
Immagine
Immagine
Immagine
Immagine
Immagine
Immagine