Re: Eccellenza italiana nel mobile
#46Invece Marta hai ragione, e aggiungo anche che spesso i mobilieri non hanno neanche gran voglia di aiutare a districarcisi, in sta giungla
Moderatore: Steve1973
ale241 ha scritto:Sono veramente pochi quelli che comprano Cassina in Italia. Magiche vetrine, la collezione "I Maestri" li fa vivere di rendita, ma i loro pezzi sono spesso acquistati per ragioni di standing, esempio per arredare le hall degli alberghi o degli studi dentistici. Non voglio generalizzare, ne balnalizzare, ma spesso è così.
L'esempio di Cassina è illuminante su come la logica del lusso e del fashon stia tentando di entrare anche nel nostro mondo. Cassina appartiene al Gruppo Charme, targato Montezemolo e Della Valle. Il Gruppo di Private Equity è stato creato per acquisire società di arredamento di fascia altissima, quali altre aziende ci sono in questo gruppo?per fare gruppo e per arrivare alla quotazione borsistica ottenendo moltiplicatori price/earning tipici del lusso: un grande affare per chi l'ha quotato. Il Gruppo difende molto bene l'immagine del made in Italy in giro per il mondo perchè ha le dimensioni per portare avanti progetti ambiziosi e perchè ha le connection da sfruttare (Ferrari, Tod's, ecc.), sviluppa un fatturato di circa 200 milioni, prevalentemente sull'estero. Cassina in precedenza apparteneva ad un Gruppo Francese. Buona parte della produzione è esternalizzata.
Bravissimi nel gestire l'immagine, il marketing, quanto di più simile ad un'impresa del fashon.
Solaria, le aziende che tu definisci commerciali di cui si parla nel forum, sono quelle che hanno le dimensioni sufficienti per andare all'estero e che l'estero in genere ci invidia. Lema, Poliform, Scavolini, Snaidero, Molteni, quando arredano le case all'estero sono percepite come offerta di fascia altissima ed espressione massima dell'arredamento internazionale. Forse in Italia non sarà questo il comune sentire, anche perchè grazie a Dio l'offerta a cui siamo abituati è amplissima, ma ti assicuro ancora una volta che la qualità media a cui siamo abituati è decisamente alta
Non confondiamo il design , marketing, con la qualità intrinseca di un prodotto.Di alcuni marchi che hai citato non si parla molto bene nel forum.E' possibile che si vendano principalmente per il design e per l'abilità della comunicazione delle immagini dell'azienda
Vivendo anch'io al sud, non posso che confermare quello che dici. Qui, come tu scrivi, "per fare bella figura", son disposti a spendere cifre enormi, tirando la cinghia. E non solo per l'arredamento.Peppezi ha scritto:Beh su questo non ci piove, ma almeno qui al sud sai bene che il primo impianto è frutto di immensi sacrifici dei genitori (nella maggior parte dei casi) che spesso mette risparmi di una vita a disposizione dei figli che si sposano e qua al sud ci tengono in tanti a far bella figura nel giorno del ricevimento dei regali.
Peppezi ha scritto: Il problema principale è che nel moderno c'è un totale appiattimento di forme e materiali, soprattutto nei materiali. Ma è una cosa che ritengo normale, in pochi possono spendere quelle cifre per arredare casa, quando entrano le giovani coppie provo spesso invano a convincerli a comprare l'indispensabile ma fatto bene, ma non tutti hanno gusto e sensibilità per la casa e vengono letteralmente soffocati dalle riviste e dalle vetrine dei negozi medi. L'offerta di mobili di qualità c'è, manca sostanzialmente chi ha il coraggio di proporli e imporli alla propria clientela e soprattutto manca oggi la fiducia nel futuro per osare qualcosa di più.
Mi trovi totalmente d'accordo. En passant: sul tuo sito veramente bei mobiliPeppezi ha scritto:Beh il succo è che oggi l'italiano medio (il ricco continua a essere ricco, forse più di prima) non riesce più a mettere praticamente nulla da parte, va tutto via per le spese ordinarie, le tasse, la benzina, etc etc.
Una volta si vendevano molti secondi impianti (divani, cucine, etc etc), oggi quella fetta di mercato è andata a farsi benedire (parlando sempre di italiano medio). A questo si aggiunge che la gente è preoccupata di perdere il lavoro o di indebitarsi oltremodo e non osa magari l'acquisto.
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la banca vuole garanzie che non può dare. Ecco, questa è la fotografia dell'Italia, meno soldi, rubinetti chiusi, sfiducia generale e poca gente in giro.
Eh, però dì al barista che mica un giovane può cominciare così, con queste premesse!Fabietty ha scritto:Te l'ho chiesto perché ho mostrato il render della cucina al barista vicino al mio studio il quale ha commentato: la volta che ti separi, ti spari sulle b@lle.
Giustissimo, presi nel vortice dell'innovazione non si pensa alla durata.Solaria ha scritto:Poi una cosa che manca e non so se solo in Italia è la possibilità di acquistare dei modelli che siano continuativi( magari meno di grido) ovvero che l'azienda ti possa garantire anche a distanza di 15 anni di acquistare ante, mobili e quant'altro dello stesso modello. Questo è fondamentale per i traslochi quando devi adattare una cucina o dei mobili a misura o in caso di rotture ecc.Questo si che sarebbe un servizio che le aziende grandi potrebbero garantire più facilmente, ma non lo fanno.
Anche questo è vero: la ricchezza tramutata in oggetti si può ostentare più facilmente e a lungo, la ricchezza spesa in "esperienze" no.Leelee ha scritto:Generalizzando, quindi, direi che loro sono più propensi ad acquistare "esperienze", mentre noi oggetti (la cucina, i vestiti griffati, l'i-phone e tutto ciò che fa....status).
Solaria, tra gli altri marchi del Gruppo Charme ti posso citare Cappellini e Alias.Solaria ha scritto:Ale scrive
"Credo che "piccolo e non sia sempre bello" e quindi prediligo aziende più strutturate "
Credo che ci siano i pro ed i contro. Le aziende più grandi dovrebbero garantirti un rapporto qualità/prezzo migliore, ma non sempre è così.Dall'altro lato le aziende piccole ti garantiscono spesso un maggiore controllo di qualità su ogni prodotto ed un maggiore controllo all'ordine. Abbiamo visto alcune cucine arrivate con dimensioni stranissime che non erano state controllate. Quando ho acquistato la cucina Binova la signora dell'azienda ha analizzato punto per punto l'ordine della cucina con il rivenditore ed il rivenditore mi ha ritelefonato per chiedermi se volevo certi optional consigliati dall'azienda nello specifico di quel progetto. Per me questa è accuratezza. Nessun pezzo è arrivato con difetti di fabbrica, ammaccato,rotto.Non mi va che il mio ordine venga messo nella massa di migliaia e migliaia di ordini senza che venga controllato scrupolosamente nei dettagli
Poi una cosa che manca e non so se solo in Italia è la possibilità di acquistare dei modelli che siano continuativi( magari meno di grido) ovvero che l'azienda ti possa garantire anche a distanza di 15 anni di acquistare ante, mobili e quant'altro dello stesso modello. Questo è fondamentale per i traslochi quando devi adattare una cucina o dei mobili a misura o in caso di rotture ecc.Questo si che sarebbe un servizio che le aziende grandi potrebbero garantire più facilmente, ma non lo fanno.Se non sbaglio la Alno questo servizio lo fa per alcuni modelli
Sono contento del fatto che ti sei trovata bene con Binova. Mi risulta però che l'azienda in difficoltà sia stata acquistata dalla Miton (ex proprietario dell'Aran), non so se anche agli altri esperti risulta qualcoa del genere. Una situazione complessa a dir poco.ale241 ha scritto: [/color]
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cio che dici è valido... ma presume che se una azienda cresce, una concorrenziale decresce. è una altalena continua. ha senso?ale241 ha scritto:Guai a pensare che si voglia buttare fango. Anzi sono contento che ci siano state queste acqusizioni, perchè finiscono per rendere più forte il made in Italy nel mondo. Decisamente però se un'azienda viene acquisita è perchè la gestione un po troppo artigianle precedente non aveva prodotto grandi risultati, anzi...
Sono convinto da sempre che servano industrie e strutture di certe dimensioni e conti economici per poter portare avanti progetti importanti. Dove si fa qualità, ma anche corretta gestione finanziaria e tanto demonizzato marketing.
Le visioni più romatiche sono suggestive, ma si scontrano poi con la realtà dei fatti.
E un'azienda che chiude oltre a non potere dare continuità, è sempre una sconfitta per il Paese.
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