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#421
IL CORRIERE
Incontri e candidatura
Ecco la mia verità»
Patrizia D’Addario in lista alle Comunali

Patrizia D’Addario
DAL NOSTRO INVIATO
BARI — Patrizia D’Addario è candidata nelle li­ste di «La Puglia prima di tutto», schieramento inse­rito nel Popolo della Libertà alle ultime elezioni co­munali a Bari. Ha partecipato alle prime settimane di campagna elettorale al fianco del ministro per i Rapporti con le Regioni Raffaele Fitto e degli altri politici in corsa per il Pdl. Ma adesso ha deciso di rinunciare perché vuole raccontare un’altra verità. La D’Addario ha cercato il Corriere e registriamo, con la massima cautela e il beneficio d’inventario, la sua versione, trattandosi di una candidata alle am­ministrative.

«Mi hanno messo in lista — afferma — perché ho partecipato a due feste a palazzo Grazioli. Ho le prove di quello che dico e voglio raccontare che co­sa è successo prima che decidessi di tirarmi indie­tro. Il mio nome è ancora lì, ma io non ci sono più».

Cominciamo dall’inizio. Quando sarebbe anda­ta a palazzo Grazioli?
«La prima volta è stato a metà dello scorso otto­bre ».

Chi l’ha invitata?
«Un mio amico di Bari mi ha detto che voleva far­mi parlare con una persona che conosceva, per par­tecipare a una cena che si sarebbe svolta a Roma. Io gli ho spiegato che per muovermi avrebbero dovu­to pagarmi e ci siamo accordati per 2.000 euro. Allo­ra mi ha presentato un certo Giampaolo».

Qual era la proposta?
«Avrei dovuto prendere un aereo per Roma e lì mi avrebbe aspettato un autista. Mi dissero subito che si trattava di una festa organizzata da Silvio Ber­lusconi ».

E lei non ha pensato a uno scherzo?
«Il mio amico è una persona di cui mi fido cieca­mente. Ho capito che era vero quando mi hanno consegnato il biglietto dell’aereo».

Quindi è partita?
«Sì. Sono arrivata a Roma e sono andata in taxi in un albergo di via Margutta, come concordato. Un au­tista è venuto a prendermi e mi ha portato all’Hotel de Russie da Giampaolo. Con lui e altre due ragazze siamo entrati a palazzo Grazioli in una macchina con i vetri oscurati. Mi avevano detto che il mio no­me era Alessia».

E poi?
«Siamo state portate in un grande salone e lì ab­biamo trovato altre ragazze. Saranno state una venti­na. Come antipasto c’erano pezzi di pizza e champa­gne. Dopo poco è arrivato Silvio Berlusconi».

Lei lo aveva mai incontrato prima?
«No, mai. Ha salutato tutte e poi si è fermato a parlare con me. Ho capito di averlo colpito perché mi ha chiesto che lavoro facessi e io gli ho parlato subito di un residence che voglio costruire su un terreno della mia famiglia. Ci ha mostrato i video del suo incontro con Bush, le foto delle sue ville, ha cantato e raccontato barzellette.

Lei è tornata subito a Bari?
«Era notte, quindi sono andata in albergo e Giam­paolo mi ha detto che mi avrebbe dato soltanto mil­le euro perché non ero rimasta».

C’è qualcuno che può confermare questa sto­ria?
«Io ho le prove».

Che vuole dire?
«Che quella non è stata l’unica volta. Sono torna­ta a palazzo Grazioli dopo un paio di settimane, esat­tamente la sera dell’elezione di Barack Obama».
Vuol dire che la notte delle presidenziali degli Stati Uniti lei era con Berlusconi?
«Sì. Nessuno potrà smentirmi. Ci sono i biglietti aerei. Anche quella volta sono stata in un albergo, il Valadier. Con me c’erano altre due ragazze. Una la conoscevo bene. È stato sempre Giampaolo a orga­nizzare tutto».

E che cosa è accaduto?
«Con l’autista ci ha portato nella residenza del presidente, ma quella sera non c’erano altre ospiti. Abbiamo trovato un buffet di dolci e il solito piani­sta. Quando mi ha visto, Berlusconi si è ricordato subito del progetto edilizio che volevo realizzare. Poi mi ha chiesto di rimanere».

Si rende conto che lei sostiene di aver trascor­so una notte a palazzo Grazioli?
«Ho le registrazioni dei due incontri».

E come fa a dimostrare che siano reali?
«Si sente la sua voce e poi c’erano molti testimo­ni, persone che non potranno negare di avermi vi­sta ».

Scusi, ma lei va agli incontri con il registrato­re?
«In passato ho avuto problemi seri con un uomo e da allora quando vado a incontri importanti lo por­to sempre con me».

E lei vuol far credere che non è stata controlla­ta prima di entrare nella residenza romana del premier?
«È così, forse sono stata abile. Ma posso assicura­re che è così».

E può anche provarlo?
«Berlusconi mi ha telefonato la sera stessa, appe­na sono arrivata a Bari. E qualche giorno dopo Giam­paolo mi ha invitata a tornare. Ma io ho rifiutato».

A noi la sua versione sembra poco credibile...
«Lo dicono i fatti. Berlusconi mi aveva promesso che avrebbe mandato due persone di sua fiducia a Bari per sbloccare la mia pratica. Non ha mantenuto i patti ed è da quel momento che non sono più volu­ta andare a Roma, nonostante i ripetuti inviti da par­te di Giampaolo. Loro sapevano che avevo le prove dei miei due precedenti viaggi».
E non si rende conto che questo è un ricatto?
«Lei dice? Io posso dire che qualche giorno dopo Giampaolo ha voluto il mio curriculum perché mi disse che volevano candidarmi alle Europee».Però lei non era in quella lista?
«Quando sono cominciate le polemiche sulle veli­ne, il segretario di Giampaolo mi ha chiamata per dirmi che non era più possibile».

Quindi la candidatura alle Comunali è stata un ripiego?
«A fine marzo mi ha cercato Tato Greco, il nipote di Matarrese che conosco da tanto tempo. Mi ha chiesto un incontro e mi ha proposto la lista 'La Pu­glia prima di tutto' di cui era capolista lo zio. Io ho accettato subito, ma pochi giorni dopo ho capito che forse avevo commesso un errore».

Perché?
«La mia casa è stata completamente svaligiata. Mi hanno portato via cd, computer, vestiti, bianche­ria intima. È stato un furto molto strano».

Addirittura? Ma ha presentato denuncia?
«Certamente. Ma ho continuato la campagna elet­torale. È andato tutto bene fino al giorno in cui Ber­lusconi è arrivato a Bari per la presentazione dei can­didati del Pdl. Io lo aspettavo all’ingresso dell’Hotel Palace. Lui mi ha guardata, mi ha stretto la mano ed è entrato nella sala piena. Io ero in lista, quindi l’ho seguito. Ma all’ingresso della sala sono stata blocca­ta dagli uomini della sicurezza e del partito che mi hanno impedito di partecipare all’evento».

È il motivo che adesso la spinge a raccontare questa storia?
«No, avrei potuto continuare a fare campagna elettorale e trattare con loro nell’ombra. La racconto perché ho capito che mi hanno ingannata. Avevo chiesto soltanto un aiuto per un progetto al quale tengo molto e invece mi hanno usata».


Fiorenza Sarzanini
17 giugno 2009

#422
ECONOMIA La Rai vince sugli ascolti ma perde rispetto alle reti del Biscione
investimenti ridotti solo sui canali Rai e sulla carta stampata
Mediaset, affari d'oro con gli spot
la pubblicità va sulle tv del premier


:shock: :shock:

MILANO - L'effetto Palazzo Chigi regala per la seconda volta un paracadute anticrisi a Mediaset. Era già successo a fine 2001, nei primi mesi del governo Berlusconi bis, quando il Biscione aveva visto le sue entrate pubblicitarie rimanere stabili mentre quelle Rai (13,6%) erano andate a picco.

L'attrazione fatale dei grandi investitori per le tv del premier è andata in onda in fotocopia nel 2009: la recessione, come ovvio, ha falcidiato i conti del settore. Ma Publitalia (-10,53% nei primi quattro mesi dell'anno secondo Nielsen) ha retto molto meglio della Sipra, la concessionaria della tv pubblica, che ha archiviato il quadrimestre con un pesantissimo -20,4% rispetto a inizio 2008, quando primo ministro era ancora Romano Prodi. La forbice non si spiega con l'audience. Anzi. La Rai nel periodo si è cavata qualche soddisfazione in più di Mediaset. Non solo: dove il traino "politico" del Cavaliere non funziona, come in Spagna, le cose vanno peggio per Cologno: i ricavi pubblicitari di Telecinco sono calati nei primi tre mesi 2009 del 37%, a fronte del -28% delle tv iberiche.

I dati non sono una sorpresa. E non solo per il precedente di otto anni fa. La linea l'aveva dettata lo stesso premier lo scorso ottobre, quando in un incontro a Villa Madama con gli imprenditori - secondo i resoconti - aveva tuonato contro i programmi Rai, rei di diffondere "panico e sfiducia", domandandosi che senso avesse per un industriale comprare spot in queste trasmissioni. Le aziende hanno preso buona nota dei consigli per gli acquisti del premier-editore. E molte di loro, pur tagliando drasticamente i propri investimenti promozionali, hanno provveduto a premiare l'ottimismo delle reti Mediaset.

I grandi gruppi delle tlc, ad esempio, hanno sforbiciato di diversi milioni di euro le proprie spese promozionali. Ma la bolletta è andata tutta a carico della Rai (che ha visto i loro investimenti calare di 7 milioni in tre mesi) e della carta stampata (-2,5, malgrado i segni positivi di Wind e Fastweb) mentre Publitalia ha incassato dai re dei telefonini oltre 5 milioni in più. Stesso discorso per le case automobilistiche - attivissime in tv dopo gli incentivi alla rottamazione del governo - che hanno dirottato in maggioranza i loro budget verso le reti del Biscione, dando un bel colpo di forbice (altri 7 milioni in meno) agli stanziamenti per Viale Mazzini. Salvo Fiat che ha equamente distribuito un aumento di oltre 2 milioni tra pubblico e privato.

La Rai - in un paese dove i confini tra interessi privati e interessi pubblici sono molto labili - non può contare nemmeno sui parenti più stretti. Non solo il governo ha aumentato vertiginosamente gli spot "istituzionali" sui network controllati dal premier. Ma ci sono pure aziende pubbliche che hanno garantito a Cologno ritocchi dei propri investimenti pubblicitari superiori a quelli girati ai "cugini" della tv statale.
Tutte scelte aziendali perfettamente lecite, va da sé. Ma che lasciano la sgradevole impressione che nessuno voglia mettersi contro un premier che - come ha fatto quattro giorni fa dal palco dei giovani di Confindustria - brandisce gli spot come un'arma politica. Anche questa, volendo, non è una novità in assoluto. "Quando è stata fondata Forza Italia sono stato chiamato da Silvio Berlusconi ad Arcore e concordammo di utilizzare il canale della pubblicità per finanziare in maniera occulta il partito - ha detto durante gli interrogatori ai magistrati Calisto Tanzi dopo il fallimento della Parmalat - in sostanza trasferimmo quote di pubblicità da Rai a Publitalia". Forse i tempi non sono troppo cambiati.
(17 giugno 2009)

#423
e brava la brambilla... dopo aver capito che non può più contare solo sulle cosce, adesso cerca di amicarselo con il saluto nazista... brava, brava, brava.....
www.africanview.it
Tour Operator in Zambia e nell'Africa Australe

#424
.... eh si ... abbiamo un presidente del consiglio ... che in quanto "puttaniere" ... è persona "ricattabile" ... e questo non è bello.

#425
Roby:MI ha scritto:.... eh si ... abbiamo un presidente del consiglio ... che in quanto "puttaniere" ... è persona "ricattabile" ... e questo non è bello.
non ho capito, non è bello che sia ricattabile, o che sia puttaniere?

:lol: :lol: :lol:
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Casa Spozilli
Babyzillo

#426
chiaretta ha scritto:
Roby:MI ha scritto:.... eh si ... abbiamo un presidente del consiglio ... che in quanto "puttaniere" ... è persona "ricattabile" ... e questo non è bello.
non ho capito, non è bello che sia ricattabile, o che sia puttaniere?

:lol: :lol: :lol:
Quel volto stanco del premier
LUIGI LA SPINA
C’è una foto che documenta meglio di qualsiasi parola la situazione psicologica nella quale si trova il presidente del Consiglio. Non è una foto scandalistica, rubata in un momento di intimità, ma ritrae Berlusconi in una cerimonia ufficiale e la smorfia amara del suo volto svela, con straordinaria efficacia, la fatica e la difficoltà di dover governare in un clima politico così avvelenato e torbido. È comprensibile il tentativo del premier di sfuggire alle accuse e alle critiche che, con un crescendo impressionante, stanno piovendo su di lui da alcune settimane.

Lanciando l’allarme su un presunto e misterioso complotto che mirerebbe a scalzarlo da una responsabilità che la maggioranza degli italiani hanno democraticamente deciso di affidargli. Ed è altrettanto comprensibile la tentazione dei suoi avversari che accanitamente cercano o di screditare in maniera irreparabile la sua figura morale o di trovare una prova di accusa che regga un processo penale fino a una condanna definitiva.

Né col vittimismo di Berlusconi che pretende un’immunità pregiudiziale, non ammissibile in chi ricopre una così alta carica dello Stato. Né con il moralismo ipocrita di chi finge di sorprendersi dei vizi privati del potere, in qualsiasi regime e in qualsiasi latitudine, e si scandalizza solo quando gli fa comodo. Né col giustizialismo di chi emana sentenze a furor di popolo, peraltro un furore tutto da dimostrare, si potrà spezzare la spirale di inquietante confusione che rischia di produrre il devastante effetto di una sostanziale paralisi del Paese in uno dei momenti più difficili della sua recente storia repubblicana. Paralisi di concentrazione della classe politica sulle vicende personali del premier, paralisi di attenzione dell’opinione pubblica, paralisi di funzionamento della giustizia in un crescente scontro tra poteri dello Stato. Un’impotenza decisionale collettiva che l’Italia, nel mezzo di una crisi economica le cui conseguenze sono tutt’altro che in via di superamento, non si può permettere.L’imbarazzo di doversi occupare di questioni francamente squallide, tra ricatti economico-politico-sessuali, indurrebbe a trovare una sicuramente efficace via d’uscita imboccando la strada di uno dei tre atteggiamenti descritti precedentemente. Soluzioni che, per i virtuosi della parola, possono contemplare anche l’incredibile, ma praticata, contaminazione fantasiosa di tutti e tre questi vizi della mente. Correndo l’azzardo di volerli evitare, bisogna riconoscere che, al fondo dell’intricata bufera mediatico-giudiziaria che si sta abbattendo su Berlusconi c’è, invece, una constatazione semplice, persino banale: il presidente del Consiglio è inseguito da uno «stile di vita» che ha voluto trasportare, in maniera identica, dall’epoca dei suoi primi successi di bravissimo tycoon televisivo a quella ben più gravosa di premier. Insomma, dal set di «Drive in» alle camere di Palazzo Grazioli e di Villa Certosa, trasformate, proprio da lui, non nelle sue residenze private, ma nelle stanze dove si conducono effettivamente gli affari di Stato.

È certamente vero che la commistione pubblico-privato non solo è stata tollerata da Berlusconi, ma è stata da lui perseguita costantemente, con l’intuito del grande uomo di marketing, come una delle chiavi del suo successo popolare e, quindi, politico. Ed è altrettanto vero che la sua esuberanza viriloide, se vogliamo chiamarla così, ha sempre suscitato la complicità, invidiosa ma ammirata, della maggioranza degli italiani e ha sempre sollevato ondate di simpatica seduzione nella maggioranza delle italiane. Ma l’impressione è che, ora, la benevola tolleranza per questo «stile di vita», di fronte alla particolare situazione economico-sociale in cui si trova il Paese, si stia trasformando in perplessità e distacco.

Il problema politico di Berlusconi, perciò, non sta nella rilevanza penale di certi comportamenti, non sta nel giudizio moralistico di una vita privata che non dovrebbe interessare
chi deve valutare solo le sue capacità di governo del Paese. Ma nella difficoltà di evitare che si pensi al varo della legge sulle intercettazioni non come a un freno a certi abusi, ma come a una disperata rincorsa a tappare le fonti dei suoi guai giudiziari. Che si possa sospettare che gli inviti agli imprenditori perché non facciano pubblicità sui giornali «ostili», cioè tutti quelli che non sono pregiudizialmente e sempre a suo favore, non siano innocenti sfoghi di una vittima di Franceschini. Che la sua amicizia con Putin e con Gheddafi non sia un simpatico corteggiamento a due «clienti» difficili e magari un po’ stravaganti, ma trascuri le tendenze antidemocratiche di certi leader mondiali, pur di vagheggiare linee di politiche internazionali alternative rispetto a quelle di Obama.
Ci saranno sempre i fedelissimi berlusconiani che, di fronte a qualsiasi critica nei suoi confronti, gridano all’attentato, al «golpe» antidemocratico contro colui che la maggioranza degli italiani ha eletto premier del Paese. E quelli per cui Berlusconi è un pericoloso dittatore e l’Italia è diventata un regime, come quello di Mussolini. Ma non si capisce perché, di costoro, l’Italia debba restare sempre prigioniera.


LA STAMPA

#427
da IlCentro - Quotidiano.
cronaca abruzzese

Il presidente del Consiglio all’Aquila, per la quattordicesima volta. Sopraluogo aereo nei primi cantieri per la collocazione delle piattaforme antisismiche. Poi incotro con gli imprenditori che hanno vinto le gare d'appalto per la ricostruzione e con i vertici del Pdl abruzzese. Questa volta nessun bagno di folla per il premier che anzi sembra aver fatto di tutto per evitare di incontrare gli sfollati.allontanate le telecamere all'arrivo di berlusconi.
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Questo è il nostro segreto profondo: il tuo cuore lo porto con me, lo porto nel mio. <3

#428
Ultime dichiarazioni...che dire la classe non e' acqua :shock: :shock:
"Qualsiasi ricostruzione si possa ipotizzare, ancorché fossero vere le indicazioni di questa ragazza, il premier sarebbe l’utilizzatore finale e quindi mai penalmente punibile." Niccolò Ghedini, deputato Pdl e avvocato di Berlusconi, a proposito delle dichiarazioni di Patrizia D'addario..
http://www.youtube.com/watch?v=FVMDS3qeLb8

#429
Altro grande "statista" interviene in merito....«A Berlusconi gliene dicono di tutti i colori ma sono balle della sinistra». Parola di Umberto Bossi. A Schio nel corso di un comizio, il leader della Lega, a modo suo, prende le difese del presidente del consiglio: «Non credo riesca ad andare con tutte le donne che gli attribuiscono», osserva. Pausa. «Forse se fosse iscritto alla Lega... ce l'avrebbe duro», prosegue già abbondantemente oltre il confine del grottesco: «Non diciamoglielo altrimenti ci chiede la tessera», prosegue la sua presa in giro.
«Scherzi a parte - assicura Bossi - Berlusconi è un grande lavoratore e visto che la sinistra non ha strumenti in mano contro di lui costruisce delle frottole». :?: :?: :?: con prove audio video e testimonianze precise e concordanti??? i testimoni ci guadagnano di più a tacere...

#430
Lalli04 ha scritto:Ultime dichiarazioni...che dire la classe non e' acqua :shock: :shock:
"Qualsiasi ricostruzione si possa ipotizzare, ancorché fossero vere le indicazioni di questa ragazza, il premier sarebbe l’utilizzatore finale e quindi mai penalmente punibile." Niccolò Ghedini, deputato Pdl e avvocato di Berlusconi, a proposito delle dichiarazioni di Patrizia D'addario..
Anch'io quando l'ho letto ci sono rimasta. :shock: :shock:

#431
Il Foglio: «Caro Cav, un premier non si difende così»ROMA (18 giugno) - «Caro Cav., un premier non si difende così». È Giuliano Ferrara a firmare un editoriale in prima pagina del Foglio non certo tenero nei confronti di Silvio Berlusconi per le ultime vicende che lo vedono coinvolto. «Può essere che abbia ragione» Berlusconi a denunciare un «piano eversivo contro di lui», si legge, ma «il problema è che le armi affilate di questa campagna provengono tutte da Berlusconi in persona e dal suo entourage». Ferrara rimprovera «una licenziosità di comportamento difficile da classificare», «uno stile di vita esposto comunque ai noti meccanismi di condizionamento e di ricatto, vero o falso che sia il singolo racconto scandalistico, che sono l'eterna tentazione di coloro che frequentano in condizioni non perfettamente trasparenti gli uomini pubblici». E poi «un'autodifesa spesso risibile, esposta al ludibrio della stampa italiana e internazionale». Il Foglio fa l'esempio dell'«utilizzatore finale» evocato da Ghedini: «Una bestialità culturale e civile» che «riduce la storia in cui si cerca di invischiare il suo cliente, il che è veramente grave, a qualcosa di simile a quella che capitò all'onorevole Cosimo Mele». Per Ferrara, il premier «non può comportarsi come un deputato di provincia preso con le mani nel vasetto della marmellata». Il Foglio chiede uno scatto di reni al premier: «O accetta di naufragare in un lieto fine fatto di feste e belle ragazze oppure si mette in testa di ridare il senso e la dsignità di una grande avventura politica». Per il quotidiano, «tocca a lui tirarsi su da questa incredibile condizione di minorità civile in cui si è ficcato, e reagire con scrupolo, intelligenza e forza d'animo. La situazione si è fatta grave, e perfino seria».

#433
L'UNITA 17-06-2009

Un «campeggio» che durerà oltre otto mesi
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Si chiama Cronoprogramma ed è la bibbia per chi è alle prese non tanto con la ricostruzione dell’Aquila ma con la sfida di dare ad almeno quindicimila aquilani senza casa un tetto entro settembre. Fino ad allora, stanno in tenda. Un campeggio lungo otto mesi.

Il documento è stato redatto a maggio e porta il sigillo della Protezione Civile. Una piccola legenda per facilitarne lettura e comprensione.

Sul lato sinistro sono elencate le voci di intervento. Nella prima metà si tratta di questioni tecniche da svolgere soprattutto a tavolino, dalle individuazione delle aree al progetto prototipo passando per la progettazione delle infrastrutture e degli impianti.

La sostanza arriva dopo, dalla cantierizzazione ai collaudi passando per la realizzazione degli alloggi e le urbanizzazioni. Di fianco, sempre sulla sinistra della tabella, sono indicati i giorni necessari a completare ogni capitolo: 12 giorni per l’individuazione e l’occupazione delle aree; 39 giorni per gare e affidamento lavori.

In alto, in senso orizzontale, sono indicati i mesi da maggio a dicembre (segno che da sempre questa è la reale e definitiva data di consegna) e, nella riga sotto, i giorni necessari per la conclusione del progetto CASE, 250 giorni in tutto. Per la cantierizzazione sono necessari 35 giorni di lavoro e dovevano essere a metà giugno. Sono invece appena cominciati. A fine settembre è prevista la consegna di 200 alloggi. A fine dicembre tutti i cinquemila.
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#434
REPUBBLICA 18-06-2009

"IL COMMENTO
L'utilizzatore finale
di GIUSEPPE D'AVANZO

UNA vita disordinata spinge sempre di più e sempre più in basso la leadership di Silvio Berlusconi. In un tunnel da cui il premier non riesce a venir fuori con decoro. Nel caleidoscopio delle verità rovesciate le ugole obbedienti accennano al consueto e oggi inefficace gioco mimetico. Creano "in vitro" un nuovo "caso" nella speranza che possa oscurare la realtà. S'inventano così artificialmente un "affare D'Alema" per alzare il polverone che confonda la vista. Complice il telegiornale più visto della Rai che, con la nuova direzione di un dipendente di Berlusconi, ha sostituito alle pulsioni gregarie di sempre una funzione più schiettamente servile.

Dicono i corifei e il Tg1: è stato lui, D'Alema, a parlare di possibili "scosse" in arrivo per il governo, come sapeva dell'inchiesta di Bari? Il ragionamento di D'Alema era con tutta evidenza soltanto politico. Chiunque peraltro avrebbe potuto cogliere lo stato di incertezza e vulnerabilità in cui è precipitata la leadership di Berlusconi che vede diminuire la fiducia che lo circonda a petto del maggiore consenso che raccoglie non lui personalmente - come ci ha abituato da quindici anni a questa parte - ma l'offerta politica della destra.

Legittimo attendersi che quel nuovo equilibrio - inatteso fino a sette settimane fa, fino alla sua visita a Casoria - avrebbe prodotto ai vertici di quel campo un disordine, quindi un riassestamento. In una formula, sussulti, tensioni, una nuova stabilità che avrebbe ridimensionato il gusto del plebiscito, un cesarismo amorfo che, come è stato scritto qui, ha creduto di sostituire "lo Stato con un uomo, il governo con il comando, la politica con il potere assoluto e carismatico".

Era questa idea di politica, questa fenomenologia del potere che, suggeriva D'Alema, riceverà presto delle "scosse" e gli esiti potrebbero essere drammatici.

Vediamo come questa storia trasmuta nella propaganda che manipola e distrae, ora che salta fuori come a Palazzo Grazioli, dove garrisce al vento il tricolore degli edifici di Stato, siano invitate per le cene e le feste di Berlusconi donne a pagamento, prostitute. Le maschere salmodiano la solita litania: l'opposizione, e il suo leader, più le immarcescibili toghe rosse di Magistratura democratica aggrediscono ancora il presidente del Consiglio. Ma è così?

I fatti fluttuano soltanto se la memoria deperisce. Se si ha a mente che è stato il ministro Raffaele Fitto, per primo, a suggerire che Berlusconi poteva essere coinvolto a Bari in un'inchiesta giudiziaria, si può concludere che non D'Alema, ma il governo sapeva del pericolo che incombeva sul premier e oggi lo rovescia in arma contro l'opposizione e, quel che conta di più, in nebbia per abbuiare quel che tutti hanno dinanzi agli occhi: Berlusconi è pericolosamente - per il Paese, per il governo, per le istituzioni, per i nostri alleati - vulnerabile. Le sue abitudini di vita e ossessioni personali (qual è il suo stato di salute?) lo espongono a pressioni e tensioni. A ricatti che il capo del governo è ormai palesemente incapace di prevedere e controllare, come ha fatto sempre in passato immaginando per se stesso un'eterna impunità.

È soltanto malinconico il tentativo del presidente del Consiglio e degli obbedienti corifei di liquidare questo affare come "spazzatura", come violazione della privacy presidenziale. Se il presidente riceve prostitute nelle sue residenze private diventate sedi del governo (è così per Villa Certosa e Palazzo Grazioli), la faccenda è pubblica, il "caso" è politico. Non lo si può più nascondere sotto il tappeto come fosse trascurabile polvere fino a quando ci sarà un giornalismo in grado di informare con decenza il Paese. Di raccontare che la vulnerabilità di Berlusconi è ormai una questione che interpella la credibilità delle istituzioni e minaccia la sicurezza nazionale.

Quante sono le ragazze che possono umiliare pubblicamente il capo del governo? Dove finiscono o dove possono finire le informazioni - e magari le registrazioni e le immagini - in loro possesso?

Da sette settimane (e a tre dal G8 ) non accade altro che un lento e progressivo disvelamento della vita disordinata del premier e della sua fragilità privata che si fa debolezza e indegnità della sfera pubblica. La festa di Casoria; le rivelazioni degli incontri con Noemi allora minorenne che lo costringono a mentire in tv; i book fotografici che gli vengono consegnati per scegliere i "volti angelici"; la cerchia di prosseneti che gli riempie palazzi e ville di donne a pagamento; migliaia di foto che lo ritraggono, solo, circondato da decine di ragazze di volta in volta diverse; i ricordi imbarazzati e imbarazzanti di capi di Stato che gli hanno fatto visita.

E ora, svelata dal Corriere della Sera, anche la confessione di una donna che è stata pagata per una cena e per una notte con in più la promessa di una candidatura alle Europee e poi in consiglio comunale. La storia può essere liquidata, come fa l'avvocato Ghedini, dicendo Berlusconi comunque non colpevole e in ogni caso soltanto "utilizzatore finale" come se una donna fosse sempre e soltanto un corpo e mai una persona?

Che cosa deve ancora accadere perché la politica, a cominciare da chi ha sempre sostenuto la leadership di Berlusconi, prenda atto che il capo del governo è vittima soltanto di se stesso? Che il suo silenzio non potrà durare in eterno? Che presto il capo del governo, trasformatosi in una sola notte da cigno in anatra zoppa, non è più la soluzione della crisi italiana, ma un problema in più per il Paese. Forse, il dilemma più grave e più drammatico se non si riuscirà a evitare che la crisi personale di una leadership divenga la tragedia di una nazione.
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#435
chiaretta ha scritto:non riesco + a seguire questo topic come vorrei, purtroppo.
Si è deciso di fare un topic a parte per il referendum, o si posta tutto qui?

io vorrei creare un topic dove linkare informazioni, senza commenti... solo x chiarirsi le idee in previsione del voto di domenica e lunedì...

per ora ho trovato solo questo, di articolo utile:

http://www.lavoce.info/articoli/pagina1001158.html
Ripeto quel che ho già detto nei giorni scorsi, anche per me sarebbe opportuno fare un topic per il referendum.

Sono ancora indeciso su cosa votare ai primi due quesiti... :roll:
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