La Redazione Consiglia

I migliori articoli su Arredamento.it

I miei ultimi due anni

#1
Ovvero: come rivalutare sempre comunque il vostro lavoro (visto che non è il mio!).

Sarà lungo, ma vi assicuro che merita fino alla fine. Anche perché è un TALE riassunto che ci sono veramente SOLO i fatti salienti!

...
...
...
Creo un po' di attesa.
...
...
...

Ok. Sono pronta.




Arrivo qui a febbraio 2008, “indirizzata” (raccomandata) da un mio professore universitario.

Non conosco nessuno. Mi metto quindi in una posizione di osservatrice: ascolto i discorsi, percepisco le dinamiche.
Capisco subito che, anche se ci sono due entità lavorative diverse e separate (“grafica” e “eventi”) e molte persone di età differenti, non sono semplici colleghi-collaboratori.
Condividono esperienze anche fuori, partecipano agli stessi incontri, conoscono le stesse persone. Sono molti i discorsi in cui non so come intervenire (Hai visto A com’è dimagrito? Domenica poi c’eri anche tu a B? Ieri sono andato a casa di C. Sai che D è di nuovo incinta?), trovandomi in mezzo a 10 persone che parlano sempre di situazioni estranee all’ufficio ma condivise da tutti.

Siccome però si mangia sempre tutti insieme, per non continuare a tacere inizio a raccontare ogni tanto esperienze personali – in quel periodo stavo organizzando il matrimonio e comprando casa – ma noto che ogni mia uscita viene accolta con una certa freddezza. Ovvero: la normale risposta è mmmh (Abbiamo trovato il ristorante! Mmmmh. Abbiamo firmato il compromesso! Mmmm.).


Intanto il tempo passa.

Mi accorgo anche di un altro atteggiamento generalizzato: la mediocrità è universalmente esaltata. C’è un mio collega, un idiota fatto e finito purtroppo, quotidianamente salutato con “Eeeeh, eccolo!” “Ciao mitico!” e simili esaltazioni (reali, non da presa in giro.).
Quando la ragazza incinta racconta di dover fare tutto in casa perché il marito gioca sempre alla play-station, le rispote che ottiene sono uno scroscio di risate, un applauso per il marito, commenti tipo “È un grande!”. E anche lei ride.
Quando il fornitore racconta che, con il figlio di 3 mesi, non fa mai nulla perché vede tanto brava la moglie riceve pacche sulle spalle. Un attimo dopo dice che però la moglie un po’ si lamenta. Fagliene fare subito un altro! Gli rispondono.

Io: questo è il pane che mio marito mi ha fatto ieri sera. Reazione (scocciata): ma non ho capito, lavora di giorno tuo marito o cosa?
Io: ieri sono andata a vedere la mostra X / il film Y / a fare un giro in moto a Z. Reazione: mmmmh.


Il tempo passa ancora.

Mi propongono un contratto, progetto, 800 euro al mese, per me significano un po’ di sacrifici, però loro mi dicono: ti prego, capisci la situazione, non possiamo permetterci di più. Capisco la situazione. Accetto.


Il tempo passa ancora.

Io continuo a capire di non suscitare interesse con nulla di ciò che mi accade. Cambio allora atteggiamento: a tavola, ascolto e sorrido. Ma non so più cosa raccontare e taccio.
In realtà noto anche che non tutti coloro che vengono “da fuori” (perché nel frattempo mi sono divenuti chiari i motivi di tutta questa “unione”) sono così poco considerati. Se raccontano di serate alcoliche, locali, festini eccetera sono “dei grandi”, “belli tosti”.
Io continuo ad ascoltare sorridente e basta.

Arriva una nuova risorsa molto sponsorizzata, 22 anni, diploma universitario in grafica, inesperta, che lavora solo 4 giorni su 5.
Dopo 3 settimane scopre che io (laurea magistrale, 3 anni di esperienza, 5 giorni su 5) prendo 800 euro al mese. Allora informa i superiori che lei per meno di 1000 non lavora. Glieli danno.
A me cadono i denti.
Esprimo la mia tristezza per la mancanza di equità a due persone che credo amiche. Una non mi risponde. L’altra sta dalla mia parte, arrivando a confessarmi che, essendo ancora più sponsorizzato, nonostante non avesse mai fatto questo lavoro a lui hanno offerto 1400 euro.
A me cadono anche le sopracciglia.


Il tempo passa ancora.

Il tipo che sta dalla mia parte se ne va orripilato dalal pusillanimità di questa gente. Mi consiglia di fare come lui, ma io un altro lavoro non lo ho. E mi sento molto sola.


Il tempo passa ancora.

La giovane risorsa da 1000 euro per 4 giorni sa fare ben poco. Spesso vengo chiamata a risolvere i suoi problemi.
Quando mi chiedono come mai, per un lavoro che è passato a me, ci sto mettendo troppo tempo, rispondo onestamente che purtroppo il lavoro è stato fatto da una persona che sembra non conoscere il programma. Come regola generale dello studio, però, non si possono fare paragoni fra dipendenti. E vengo quindi ripresa per questa mia osservazione. Devi tenere conto che lei ha meno esperienza di te, mi rispondono piccati. Allora perché non vengo pagata come una che ha più esperienza? Ma NON POSSO chiedere.
In generale, non posso intervenire in idee altrui, proporre cose nuove ai capi, dire la mia. Devo essere obbediente.


Il tempo passa ancora.

Arriva ad “eventi” (EV d’ora in poi) una ragazza con cui lego.
EV è una realtà particolare, dove si lavora come degli ossessi per una capa particolarmente lunatica.
Questa ragazza è molto sensibile e spesso piange per il suo stato, sfogandosi con me. Io cerco di starle vicino senza esprimerle pareri personali.
Poi lei resta incinta, ha anche una serie di problemi di distaccamento di placenta. Impassibile e un po’ insensibile, EV continua a chiederle di scaricare scatoloni o di passare giornate intere in piedi.
Lei inizia a diradare le giornate in ufficio. EV si infastidisce, non sopporta queste assenze.
Lei finisce in ospedale con una emorragia, EV chiama in ospedale chiedendole quando esce perché c’è del lavoro da fare.
Lei torna 2 giorni dopo, dicendole che le hanno dato la gravidanza a rischio e che non può più lavorare. A quel punto le dico quello che penso, e cioè che si sono comportati in maniera indegna e che è meglio che stia a casa.
Si viene a sapere di questo mio discorso.
Seduta a tavola, mi ritrovo circondata di gente che mi urla i peggio insulti. sei una merxa, una stronxa, non ti sei mai integrata, non hai una vita tua, non sai farti i fatti tuoi, sei una seminazzizzania, ti bei del dolore altrui, stronxa, stronxa, stronxa.

Tre giorni così, e quando non sono lì con gli altri non si fanno scrupoli a parlare ad alta voce della cosa, continuando ad urlare tutti gli improperi che gli vengono in mente.

Finito il periodo di insulti (senza che io potessi mai replicare ovviamente) divento l’impiegata invisibile.
Sono ancora obbligata a mangiare con loro, e a restare a tavola fino alla fine del pranzo, ma non vengo considerata. Nessuno mi passa l’acqua o il pane. Se parlo, la gente fa finta di non sentire e non mi guarda in faccia. Fanno la lotta per non sedermisi a fianco. Questo, da febbraio 2009 fino ad oggi.
Giusto venerdì scorso, per dire. Si parla di Italia-All blacks.
Io: Vado alla partita!!! Reazione: mmmmh.
Collega: Sabato è dedicato al rugby. Reazione: VAIALLAPARTITA!!!!????!!!! Collega: No la guardo in tivvù. Reazione: Ah fico!


Tra un mese vado in maternità.

#2
Boo...capisco bene la sensazione di disagio. :x
Io di gente così sono ne ho parecchia intorno... tra colleghi e famigliari acquisiti... :roll:
L'eleganza è la sola bellezza che non sfiorisce mai.
(Coco Chanel)

#6
bubu ha scritto:Boo...capisco bene la sensazione di disagio. :x
Io di gente così sono ne ho parecchia intorno... tra colleghi e famigliari acquisiti... :roll:
Mi spiace!
Io sono di base aperta e onesta fin quasi alla imbecillità. E davanti ad atteggiamenti così meschini rimango proprio... Allibita! Dispiaciuta.

(Poi vabbè, c'è anche il fatto che sul lavoro non vengo trattata per le mie competenze e vengo ripresa per errori non miei eccetera... ma questo quasi ci sta secondo me!)

#7
boo tesoro... goditi la maternità :?
e appena puoi trova il modo di fuggire. Nel frattempo puoi consolarti pensando che sei meglio di loro... :roll:

#8
Boo, :oops: mi dispiace che vivi male anche questo periodo così particolare della tua vita.
Vorrei poterti essere d'aiuto, non sopporto che le donne incinte non siano trattate con il massimo rispetto! Ma penso che sia inutile che ti sforzi di capire perchè si è creata questa situazione. Ho parecchi anni di lavoro alle spalle e in passato ho vissuto qualcosa di analogo e vorrei ricordarti che tu non sei "la causa" ma purtroppo paghi le conseguenze del ritrovarti in un ambiente di lavoro dove contano più le conoscenze che la conoscenza, conta essere nel posto giusto, con l'abito giusto, con l'aperitivo giusto, essere probabilmente la figlia di....., l'amica di ..... e più cerchi di dimostrare che puoi dare un contributo, che sei in grado di portare a termine un lavoro più gli altri ti massacrano. Penso che anche una buona dose d'invidia non manchi.
Trovo però scandaloso che nessuna collega abbia la sensibilità, almeno ora che sei incinta, di aiutarti a vivere più serenamente le ore di ufficio, anche se a dire il vero nella mia esperienza le donne sono state le più velenose, invidiose, st.......
Però non dimenticare che sei giovane, colta, preparata e dopo la maternità troverai sicuramente qualcosa di migliore .... alla faccia loro (e "loro" lo sanno e questo li rende più rognosi!!).
un abbraccio
FEDE65

#9
boo ha scritto:
bubu ha scritto:Boo...capisco bene la sensazione di disagio. :x
Io di gente così sono ne ho parecchia intorno... tra colleghi e famigliari acquisiti... :roll:
Mi spiace!
Io sono di base aperta e onesta fin quasi alla imbecillità. E davanti ad atteggiamenti così meschini rimango proprio... Allibita! Dispiaciuta.
Uguale, uguale!! :wink:

e comunque....beata te che te ne vai in maternità! :D
io anche se dovessi andare in maternità, i parenti acquisiti restano sempre dove sono! :lol:
L'eleganza è la sola bellezza che non sfiorisce mai.
(Coco Chanel)

#10
[quote=”niumax”]:shock: :shock: :shock: :shock: :shock: :shock:

una cosa non ho capito..perchè sei obbligata a mangiare con loro..[/quote]

Perché è così che va...
Prendono da mangiare tutti insieme, lo portano qui e mangiano tutti insieme (con segno della croce prima). Se te ne vai, sei colui che se ne va. E ti chiedono perché, dove vai, con chi... Non è ammesso il mangiare non in comunità.


Il fatto è che poi a lungo sono entrata in crisi io stessa.
Mi chiedevo come mai non avessi nulla da raccontare, cosa c’era di così sbagliato o così noioso in me.
Mi chiedevo se davvero ero così poco abile nel rapporto con gli altri, se davvero non sapevo costruire niente, se davvero avevo una vita privata così orribile.

Non mi spiegavo perché gli amici continuassero ad invitarmi, perché riuscissi ancora a passare delle belle serate, visto che mi sentivo proprio una brutta persona.

Ci ho messo parecchio insomma ad analizzare così apertamente la situazione.

#11
boo ha scritto: Mi spiace!
Io sono di base aperta e onesta fin quasi alla imbecillità. E davanti ad atteggiamenti così meschini rimango proprio... Allibita! Dispiaciuta.
Più che meschini mi sembrano infantili e imbecilli loro!

Ma senti un po'. Come diavolo hai fatto a incastarti in un covo di c...ini? :roll:

#12
boo ha scritto:
”niumax” ha scritto::shock: :shock: :shock: :shock: :shock: :shock:

una cosa non ho capito..perchè sei obbligata a mangiare con loro..
Perché è così che va...
Prendono da mangiare tutti insieme, lo portano qui e mangiano tutti insieme (con segno della croce prima). Se te ne vai, sei colui che se ne va. E ti chiedono perché, dove vai, con chi... Non è ammesso il mangiare non in comunità.


Il fatto è che poi a lungo sono entrata in crisi io stessa.
Mi chiedevo come mai non avessi nulla da raccontare, cosa c’era di così sbagliato o così noioso in me.
Mi chiedevo se davvero ero così poco abile nel rapporto con gli altri, se davvero non sapevo costruire niente, se davvero avevo una vita privata così orribile.

Non mi spiegavo perché gli amici continuassero ad invitarmi, perché riuscissi ancora a passare delle belle serate, visto che mi sentivo proprio una brutta persona.

Ci ho messo parecchio insomma ad analizzare così apertamente la situazione.

mah..non so.. sono francamente allibita nel leggere un roba simile..davvero non capisco come si possa agire così nei confronti di una collega, ma neppure come si possa subire ...

#13
fede65 ha scritto:Trovo però scandaloso che nessuna collega abbia la sensibilità, almeno ora che sei incinta, di aiutarti a vivere più serenamente le ore di ufficio, anche se a dire il vero nella mia esperienza le donne sono state le più velenose, invidiose, st.......
Anche nel mio caso sono state proprio le colleghe donne a dirmi le peggio cose.
Anche quando in gravidanza sono stata poco bene per nausee, dolori (andai in ospedale, giusto per) o mancanza di forze, le reazioni sono state: Starai mica così male? Ma dai che secondo me basta solo muoversi un po’! Quando ho il ciclo io, lì sì che soffro!

Eccetera.

#14
scusa boo.. ma in tutto il discorso ho notato questa frase:

Prendono da mangiare tutti insieme, lo portano qui e mangiano tutti insieme (con segno della croce prima). Se te ne vai, sei colui che se ne va.


ma è una setta?

:shock:

con tutto il rispetto per i cattolici.. ma anche con gli amici che frequentano la chiesa e vanno a messa tutte le domeniche.. non si sono mai messi in preghiera davanti a me prima di mangiare..
eppoi tutti?? tutti??? :shock:
Immagine

Immagine


Questo è il nostro segreto profondo: il tuo cuore lo porto con me, lo porto nel mio. <3

#15
hai tutta la mia comprensione...

il primo lavoro che ho avuto (e anche io ci sono rimasta diversi anni), era un'ambiente pessimo, i capi litigavano tra loro e cercavano di metterci uno contro l'altro...tra colleghi la situazione non era pessima come la tua, ma comunque la tensione era molto alta...

certi giorni avevo il magone dalla mattina alla sera...

la domenica sera non riuscivo a dormire pensando che l'indomani sarei tornata al lavoro...però i soldi dervono e un altro lavoro non cade dal cielo....
Simona