La Redazione Consiglia

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#2131
Politica Il capo del governo avrebbe confidato le sue intenzioni ai fedelissimi
Italia Oggi e il passo indietro del premier
«Alfano succederà al Cavaliere. Presto»
Secondo il quotidiano, il presidente del Consiglio è rimasto choccato dall'aggressione

Angelino Alfano (LaPresse)
MILANO - «Berlusconi è rimasto choccato dall'episodio dell'aggressione subita al Duomo ed ora ha davvero paura di poter essere ucciso». Per questo, «è pronto a farsi da parte, a cedere il testimone del governo a un giovane da lui designato». Lo scrive "Italia Oggi", secondo il quale il successore designato sarebbe il ministro della Giustizia, Angelino Alfano. :shock: :shock: :shock: :shock:

LA CONFESSIONE - «Nel tardo pomeriggio dello scorso venerdì - afferma il quotidiano - il leader del Pdl ha comunicato ai suoi cinque più stretti collaboratori che era pronto a farsi da parte». «Il premier - prosegue "Italia Oggi" nel pezzo di apertura - ha ripetuto per ben due volte di essere intenzionato ad andare avanti nella nuova direzione e di voler far concludere la legislatura in corso a un primo ministro da lui indicato a Napolitano».
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#2132
La giunta Formigoni sceglie da che parte stare: agli istituti pubblici restano le briciole

di Chiara Paolin

Le scuole private lombarde possono stare tranquille fino al 2015. Regnante Formigoni, non avranno problemi di bilancio: il giochino del "buono scuola" è promosso a pieni voti. La Costituzione vieta di finanziare direttamente gli istituti privati, ma a Milano e dintorni si possono distribuire a piene mani i preziosi ticket che consentono di mandare i ragazzi dalle elementari al liceo sui banchi privati coi soldi pubblici.
Per la precisione, nell’anno 2008/2009, il 9% degli scolari ha consumato l’80% delle risorse assegnate allo studio, ovvero 47 milioni di euro finiti a pagare le rette di collegi e pie istituzioni per 98.392 ragazzi a fronte dei 12 milioni destinati al restante milione di studenti lombardi.

Un meccanismo spiegato dal Rapporto 2009 sul finanziamento pubblico alla scuola privata in Lombardia elaborato dal Gruppo regionale di Rifondazione Comunista sulla base di un’analisi rigorosa del database dell’Assessorato all’Istruzione. Indagine annuale che stavolta ha richiesto particolare impegno visto che i dati sensibili sono stati affidati alla società di servizi Accor, quella dei ticket restaurant, scelta per rendere ancor più fluida l’attribuzione. Infatti il sistema funziona benissimo, specie grazie a qualche regoletta da dieci e lode. Lo status patrimoniale del richiedente, ad esempio.

Mentre i genitori degli studenti della scuola pubblica devono esibire il certificato Isee per accedere a un piccolo contributo, i richiedenti la "dote per la libertà di scelta" (questo il romantico nome scelto per il bonus) godono di uno scivolo speciale, ovvero l’indicatore reddituale, dove i limiti sono molto più tolleranti e, soprattutto, non si deve dichiarare la propria situazione patrimoniale, sia mobiliare sia immobiliare. Così succede che oltre 4 mila beneficiari del ticket dichiarino al fisco un reddito tra i 100 mila e 200 mila euro annui: non proprio dei bisognosi. Altri risultano residenti nelle zone più prestigiose di Milano, come la Galleria Vittorio Emanuele o via Manzoni, roba da 20 mila euro al metro quadro. Restando sui grandi numeri, soltanto il 25% dei beneficiari dichiara un reddito inferiore a 30 mila euro, mentre tutti gli altri, cioè il 75%, sta tra i 30 mila e i 198 mila euro.Non è un aiuto per poveri, insomma. Scrive Enrico De Alessandri, dirigente regionale, nel suo libro Comunione e liberazione, assalto al potere in Lombardia: "Cl è, notoriamente, l’unico movimento fondamentalista in Europa che ha costituito una situazione di potere monopolistico nell’ambito di una importante istituzione pubblica come la Regione Lombardia, attraverso un’occupazione militare dei suoi esponenti in tutti i posti chiave". Con relativi budget di spesa. Parole che sono costate al dipendente regionale un mese di sospensione dal ruolo con l’accusa di aver tradito "il rapporto di fiducia col proprio datore di lavoro". La Regione Lombardia. O Cl?
:shock: :shock: :shock:
"De Alessandri racconta la verità, finanziare la scuola cattolica è un punto d’onore per Cl – spiega il consigliere regionale Carlo Monguzzi, dei Verdi – Il meccanismo ormai è rodato. E il consenso popolare non manca. Una grossa parte dell’elettorato vive una situazione di stabilità ma teme qualsiasi cambiamento, quindi vota chi porta avanti lo status quo. Poi ci sono disoccupati, precari, sfiduciati dalla politica, quelli che non vanno neanche più al seggio. Oppure si rivolgono alla Lega, sperando di esprimere un dissenso forte. Inrealtà l’effetto è opposto: tutto quello che accade sotto il cielo di Lombardia è condiviso a pieno da Lega e Pdl. O da Lega e Cl, per meglio dire".

Da Il Fatto Quotidiano del 22 dicembre
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#2133
Lode solo per cervelloni


La Gelmini cambia ancora le regole e d’ora in poi diplomarsi con l’eccellenza e portarsi a casa il bonus di 650 euro sarà quasi impossibile. Giusto? Dì la tua



di Redazione

Troppi super-bravi alla maturità nel 2008 e 2009. Troppi e troppo concentrati nel sud d'Italia i bonus da 650 euro elargiti dallo Stato a chi si diploma con la lode. Così il ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini con un decreto di due giorni fa, cambia a sorpresa le regole dopo aver riscontrato "la necessità di stabilire criteri uniformi per l'attribuzione della lode da parte delle commissioni esaminatrici" rendendo di fatto la possibilità di fregiarsi dell'ambito titolo un'impresa quasi impossibile, degna di pochissimi cervelloni.

La norma, che avrà un'applicazione graduale e sarà a regime dal 2012, prevede che dal giugno prossimo gli studenti interessati al diploma con l'eccellenza e al contributo dovranno non solo ottenere il massimo punteggio in tutte le prove scritte della maturità (75 punti in totale) e il massimo credito scolastico (i punti che si raccolgono nel corso degli ultimi tre anni in vista degli esami di Stato) che è di 25 punti ma senza il bonus di 5 punti a disposizione della commissione. Inoltre tutte le deliberazioni dovranno essere votate all'unanimità dei membri della commissione e gli studenti dovranno presentare un curriculum scolastico degno di un vero "secchione" e una pagella con la media del nove, senza andare al di sotto di otto decimi in tutte le discipline.

Un giro di vite davvero necessario, davvero corretto o una restrizione inutile, l'ennesimo provvedimento che rischia di rendere l'ambiente scolastico inutilmente precocemente competitivo?
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#2134
ANCHE IL NOSTRO PENDOLINO, NEL PAESE SCANDINAVO, NON PRESENTA ALCUN PROBLEMA
Finlandia: treni in ritardo per la neve?
Al massimo 5 minuti tre giorni all'anno
Convogli e carrozze nuove e un'adeguata manutenzione della rete permettono di viaggiare con ogni clima
Nonostante le forti nevicate (in inverno quasi quotidiane) una efficientissima rete di spazzaneve si mette in moto e ripulisce strade statali e vie cittadine in poco tempo.

http://www.corriere.it/esteri/09_dicemb ... aabc.shtml
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#2135
kimikalli ha scritto:La giunta Formigoni sceglie da che parte stare: agli istituti pubblici restano le briciole
...
Fffffffff.
Ho anche avuto uno scambio di opinioni con un ciellino sul perché si debbano ritenere giusti questi buoni sconto per chi sceglie la scuola privata.

La mia obiezione:
Da quando la libera scelta va sovvenzionata dallo stato? Il compito di uno stato sociale è garantire, tramite i pagamenti contributivi, un livello uguale per tutti di servizio. Ogni “libera scelta” sta a carico cell’utente.

Altrimenti, allargando la cosa, se liberamente scelgo di andare a fare una visita privata voglio un contributo statale. O se liberamente scelgo di prendere il taxi anziché la metro, be’, anche qui voglio un contributo statale.
Dopo un po' di dibattito, volto sul comprendere che cosa sia uno stato, che cosa debba controllare uno stato, e se questo controllo si può defnire stalismo, io comunque obiettai chedeve per forza esistere un'istruzione pubblica, laica e garantita dallo stato.
Non si pu ò lasciare ai privati il compito di educare le nostre nuove generazioni, perché i valori e i concetti chiave dello Stato devono essere appresi da tutti e condivisi da tutti.
Il resto, sono scelte private. E qui torniamo al concetto: uno stato deve garantire solo le scelte pubbliche, non incentivare le vie private che giustamente non ha il diritto di controllare.

#2136
boo ha scritto: ......
Non si pu ò lasciare ai privati il compito di educare le nostre nuove generazioni, perché i valori e i concetti chiave dello Stato devono essere appresi da tutti e condivisi da tutti.
Il resto, sono scelte private. E qui torniamo al concetto: uno stato deve garantire solo le scelte pubbliche, non incentivare le vie private che giustamente non ha il diritto di controllare.

Guarda caso, a sessant'anni di distanza è ancora attuale il Discorso di Pietro Calamandrei al III Congresso dell'Associazione a difesa della scuola nazionale, l'11 Febbraio 1950...

http://it.wikisource.org/wiki/Roma,_11_ ... _nazionale
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#2137
Art69 ha scritto:Guarda caso, a sessant'anni di distanza è ancora attuale il Discorso di Pietro Calamandrei al III Congresso dell'Associazione a difesa della scuola nazionale, l'11 Febbraio 1950...

http://it.wikisource.org/wiki/Roma,_11_ ... _nazionale
Quello che volevo dire io, detto molto meglio.
Pur essendo nata trent'anni dopo e non sapendo nulla di questo discorso (ahimé), sembra che alcune idee, alcuni ideali siano fatti per "permeare" una cultura anche se non ascoltati direttamente.
mentre la scuola pubblica è espressione di unità, di coesione, di uguaglianza civica, la scuola privata è espressione di varietà, che può voler dire eterogeneità di correnti decentratrici, che lo Stato deve impedire che divengano correnti disgregatrici

...

Ci siano pure scuole di partito o scuole di chiesa. Ma lo Stato le deve sorvegliare, le deve regolare; le deve tenere nei loro limiti e deve riuscire a far meglio di loro. La scuola di Stato, insomma, deve essere una garanzia, perché non si scivoli in quello che sarebbe la fine della scuola e forse la fine della democrazia e della libertà, cioè nella scuola di partito.

...

Facciamo l'ipotesi, così astrattamente, che ci sia un partito al potere, un partito dominante, il quale però formalmente vuole rispettare la Costituzione, non la vuole violare in sostanza. Non vuol fare la marcia su Roma e trasformare l'aula in alloggiamento per i manipoli; ma vuol istituire, senza parere, una larvata dittatura. Allora, che cosa fare per impadronirsi delle scuole e per trasformare le scuole di Stato in scuole di partito? Si accorge che le scuole di Stato hanno il difetto di essere imparziali. C'è una certa resistenza; in quelle scuole c'è sempre, perfino sotto il fascismo c'è stata. Allora, il partito dominante segue un'altra strada (è tutta un'ipotesi teorica, intendiamoci).

Comincia a trascurare le scuole pubbliche, a screditarle, ad impoverirle. Lascia che si anemizzino e comincia a favorire le scuole private. Non tutte le scuole private. Le scuole del suo partito, di quel partito. (URCOLINA!!!! UNA LARVATA DITTATURA!!!!!!!!!!)
Affascinata. E demoralizzata.

#2138
SENZA PAROLE DAVVERO :shock:


Se non vieni all'asilo dalle suore
non canti nel coro di Natale

I canti in chiesa solo a chi frequenta l'asilo privato gestito dalle suore. I genitori dei bambini esclusi, che frequentano la materna comunale, si sentono cattolici di serie B. La direttrice del coro è anche vicesindaco, leghista. "Chi va alla scuola comunale _ spiega Barbara Ruffoni _ fa una scelta ideologica". Ma l'esclusione sembra sia stata dettata dal fatto che l'asilo comunale è frequentato anche da bambini extracomunitari.
di Rossella Canadè

L'asilo delle suore di Ceresara
CERESARA. Non vogliono sentirsi cattolici di serie B, solo perché per i loro bambini hanno preferito l'asilo comunale a quello privato gestito dalle suore. Al coro che si esibirà in chiesa la sera del 23 dicembre potranno partecipare solo gli iscritti alla materna religiosa. L'esclusione è suonata come un ostracismo per molti genitori di Ceresara, che non mandano giù il fatto che i loro figli all'esibizione natalizia potranno assistere solo come spettatori.

Il no, che non si basa su una distinzione tra intonati e stonati, sta scuotendo la piccola comunità di Ceresara e non è questione di lana caprina perché qui, nel regno del sindaco del Carroccio Enzo Fozzato, la messa di Natale è il momento clou di tutto i credenti.

«Che non sono solo quelli che scelgono di andare a scuola dalle suore» insorge una mamma. L'esclusione, o come qualcuno più diplomatico preferisce definirlo, il mancato invito, suona tanto più strano perché la direttrice del coro parrocchiale, che ospiterà la canzone delle bimbe della materna religiosa Bettini-Morandi, Barbara Ruffoni, è anche vicesindaco.

«Nessuno ci ha informato - dicono - l'abbiamo saputo da un volantino dove si parla della partecipazione dei soli bambini dell'asilo privato ad un momento di abbraccio comune di solidarietà e amore verso il prossimo: alla faccia. Evidentemente però i bambini per qualcuno non sono tutti uguali».

Le spiegazioni stanno a zero, quindi, mentre lo sbotto di molti genitori, che ora devono spiegare ai bimbi perché gli altri cantano e loro no, è a mille. Anche perché, spiegano a chiare lettere per chi avesse ancora dei dubbi, «mandare i bambini ad una scuola pubblica per noi non significa certo non essere cattolici. I nostri bambini frequentano la parrocchia come gli altri». Precisa una mamma, che come le altre preferisce l'anonimato: «L'asilo comunale funziona bene, perché non dovremmo sceglierlo? Certo, non li fanno pregare tante volte al giorno come in quello delle suore, ma la religiosità non si misura da questo».


E, soprattutto, costa meno. Questione di un paio di decine di euro, ma di questi tempi fanno la differenza, «per noi e ancora di più per le famiglie straniere, che infatti mandano i loro figli all'asilo comunale».

E' questo il punto dolente, secondo i genitori: «All'asilo delle suore di stranieri non ce ne sono, mentre da noi più della metà dei bambini sono extracomunitari e, ovviamente, seguaci di altre religioni. Ma con i nostri bambini non hanno problemi, imparano il rispetto fin da piccoli. A loro importa poco che nome ognuno dà al suo Dio. Infatti sabato scorso hanno organizzato tutti insieme una fiaccolata per il paese».
(22 dicembre 2009)
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Questo è il nostro segreto profondo: il tuo cuore lo porto con me, lo porto nel mio. <3

#2139
boo ha scritto: .....
Quello che volevo dire io, detto molto meglio.
Pur essendo nata trent'anni dopo e non sapendo nulla di questo discorso (ahimé), sembra che alcune idee, alcuni ideali siano fatti per "permeare" una cultura anche se non ascoltati direttamente.
....
(a me lo segnalò a suo tempo mia sorella, insegnante, quando è cominciata l'opera di smantellamento da parte della Gelmini...., sebbene "di straforo" lo avessi già incrociato quando si preparava a diventare di ruolo con il concorso del 95 e io la interrogavo con i libri in mano per aiutarla a verificare se era preparata :D )
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#2140
Il male maggiore di Bruno Tinti, magistrato, da Il Fatto di oggi

Sono così confuso. Leggo frasi che mi aprono il cuore: “Se il Parlamento fosse invaso da leggi ad personam sarebbe obiettivamente difficile discutere. Questa è un’assunzione di responsabilità che governo e maggioranza devono prendersi, sapendo che noi siamo contro le leggi fatte per una persona sola”. Bersani, Corriere della Sera, 21/12). E: “Il paese ha bisogno di riforme in tanti campi. La maggioranza non è in grado di farle e l’opposizione ha il dovere di mettersi in gioco. Non siamo disponibili a fare leggine a favore di Berlusconi ma siamo pronti a lanciare la sfida del dialogo e delle riforme. Questa è la politica di cui ha bisogno il paese”. D’Alema, Repubblica, 21/12).

Chi potrebbe non essere d’accordo? La salute pubblica, il bene supremo che vede tutti concordi, enza preclusioni e senza egoismi. Nacque così la nostra Costituzione. Poi Vietti (il suo partito è all’op posizione, non è vero?) propone a versione definitiva del legittimo impedimento, un lodo Alfano mascherato, una nuova impunità per Berlusconi chiaramente incostituzionale; e dice che si tratta dell’uovo di colombo e che gli serve solo per dare al Parlamento il tempo di fabbricare un nuovo lodo Alfano costituzionalizzato; che evidentemente (questo è il messaggio) i propone di condividere e di votare. E D’Alema (anche il suo partito è all’opposizione, non è vero?) dice che “ciò che viene chiamato inciucio a volte invece è un compromesso che può essere utile per il paese”. E si riferisce ai processi di Berlusconi e alla sua pretesa di impunità; e si dichiara d’accordo. E ancora prima Letta e Bersani (anche loro all’opposizione, non è così?) dicono che è diritto di Berlusconi difendersi ai processi. E io non so più cosa pensare.

Non ho motivi di sospetto sulla vita privata degli uomini politici che ho citato; non so di loro malefatte, di condanne, di processi; penso siano uomini dabbene. E mi chiedo angosciato: perché o fanno? Non è che non mi aspetti la risposta: per il bene del paese ovviamente. Siamo in stallo: la maggioranza è avvitata nella difesa di Berlusconi dai suoi processi; non riesce a pensare e a fare nient’altro; e il paese soffre, ha bisogno di tante cose e nessuno vi pone mano.

Dobbiamo uscirne. Si va bene; ma come? anche Bersani, D’Alema, Vietti non possono non capire che un compromesso si fa con i propri pari, con gente pura di cuore, che ha obiettivi comuni anche se idee diverse su come raggiungerli. E che in realtà ogni accordo sugli obiettivi fa venir meno ogni compromesso; perché non si ha compromesso quando vi è confronto, condivisione, collaborazione e ognuno porta il suo mattone e tutti insieme costruiscono lo stesso muro. Ma che collaborazione può mai esservi con Berlusconi?

Come possono queste persone dimenticare i reati che Berlusconi ha commesso e per i quali è stato assolto per compiuta prescrizione, dunque giudicato colpevole? Come possono dimenticare il processo Mills e l’implicita indiscutibile responsabilità penale di Berlusconi accertata con la sentenza di condanna dell’avvocato inglese? Come possono dimenticare le tante leggi ad personam che hanno sconvolto l’assetto istituzionale della giustizia italiana e ne hanno aggravato gli scompensi endemici fino a provocarne l’attuale paralisi? Come possono non rendersi conto che la loro disponibilità al dialogo e alla collaborazione nasce da una pistola puntata alla testa dell’intera collettività: salvate me o vi distruggo ciò che resta del processo penale con il “processo breve”, con il “legittimo impedimento”, con l’abolizione delle intercettazioni, con la sottrazione al pubblico ministero della polizia giudiziaria?

Ecco io vorrei che questi uomini politici, ai quali in definitiva si rivolgono le speranze della parte migliore dei paese, quella che crede nei principi di solidarietà, di legalità, di moralità pubblica e privata tante volte enunciati dai loro partiti, si chiedessero se questo compromesso che oggi propongono agli elettori sembrerebbe loro ugualmente praticabile se l’interlocutore istituzionale (perché eletto dal popolo, certo) fosse tuttavia qualcuno assolto per prescrizione da reati di omicidio, rapina, traffico di droga, sequestro di persona.

Vorrei che mi spiegassero, che ci spiegassero, quale differenza sono in grado di scorgere tra chi ha commesso uno o più di questi reati e chi ha commesso corruzione, frode fiscale, falso in bilancio. Vorrei che mi spiegassero, che ci spiegassero, perché si rifiuterebbero (ne sono convinto) di collaborare con un rapinatore o un trafficante di droga e invece ritengono normale collaborare con Berlusconi.

Ma c’è dell’altro. Perché a tutti si deve una seconda opportunità. E Jean Valjean (I Miserabili, Victor Hugo) era un ladro e rubò l’argenteria al vescovo di Digne, Myriel, che lo aveva accolto e sfamato; ma poi si pentì e divenne un uomo buono. Così chiunque può riscattare il suo passato. Ma questi uomini politici che oggi si dichiarano disposti al compromesso con Berlusconi non possono, non debbono dirmi che si sono convinti della sua buona fede, del suo sincero desiderio di rinnegare il suo passato e di collaborare per il bene del paese.

Non debbono davvero: perché possiamo ancora stimarli come uomini, disapprovando le loro strategie politiche; ma non potremmo più farlo se ci mentissero in maniera così arrogante.
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#2141
22 dicembre 2009, in Marco Travaglio
I buoni maestri
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da Antefatto.it

Dopo tanti cattivi maestri, finalmente è scoccata l’ora di quelli buoni. I moderati della Lega Nord, quelli che sfilavano con una lapide per il procuratore di Verona Papalia, quelli dei fucili e dei kalashnikov, quelli che vietano agli islamici di pregare nelle loro moschee e poi si sposano con rito celtico davanti al druido, sciolgono inni all’Amore e intimano al Pd di liberarsi di quell’estremista di Di Pietro. Luciano Moggi, condannato dalla giustizia sportiva e imputato per associazione a delinquere finalizzata alla frode sportiva, l’uomo che ha trascinato la Juventus in serie B condannandola all’irrilevanza per anni, il braccio destro del dottor Giraudo appena condannato in primo grado a 3 anni, ecco, un personaggino di tal fatta pontifica sulla crisi della Juve iniziata grazie ai suoi maneggi: “Non cacciate Ferrara, ma la dirigenza”. Gli attuali dirigenti, infatti, hanno il grave torto di essere incensurati, di non ricorrere al doping e di non scegliersi gli arbitri à la carte. Dunque se ne devono andare (Ferrara invece no, perché è un fedelissimo suo e di Lippi, padre di cotanto figlio, vedi alla voce Gea). Anche Clemente Mastella, imputato a Napoli per varie concussioni, abusi e altre quisquilie insieme alla sua signora e a mezza Udeur,dunque rappresentante dell’Italia al Parlamento europeo, monta in cattedra: invece di andare a nascondersi per quel che è emerso sul suo conto, chiede 10 milioni di danni all’ex pm De Magistris, reo di averlo inquisito per i suoi rapporti con i vari Saladino e Bisignani. Sventola, a riprova della sua innocenza, il decreto di archiviazione di una gip di Catanzaro, dimenticando forse quel che ha scoperto la Procura di Salerno: la gip non aveva ricevuto tutte le carte dell’inchiesta Why Not necessarie per decidere su di lui; pare infatti che i pm calabresi ora indagati per aver fatto cacciare De Magistris e per aver insabbiato parte delle sue indagini non le avessero trasmesso l’intero fascicolo. Poi ci sono le lezioncine di Formigoni, al quale stanno arrestando assessori e amici al ritmo di uno alla settimana: lo Sgovernatore lombardo spiega che quello squisito esponente del Partito dell’Amore che è l’assessore Prosperini (“I gay? Garrotiamoli. Ma non con la garrota di Francisco Franco. Alla maniera degli Apache: cinghia bagnata legata stretta intorno al cranio. Il sole asciuga il laccio umido, il cuoio si ritira, il cervello scoppia”) è stato arrestato per sbaglio, “come Alberto Stasi”. Si attende la querela di Stasi per l’accostamento. Frattanto gli avvocati del premier si affannano a escogitare non una, ma tre leggi ad personam (superlodo Alfano con turboelica costituzionale, legittimo impedimento ovviamente illegittimo e processo breve anzi morto) con l’amorevole collaborazione del duo Violante & D’Alema. I quali, mentre ribadiscono di essere contrari alle leggi ad personam per evitare che gli elettori capiscano, lasciano chiaramente intendere una voglia matta di immunità-impunità. E seguitano a richiamarsi alla “Costituzione del 1948”. Si guardano bene dal dire che il vecchio articolo 68 non prevedeva alcuna immunità automatica, ma solo la possibilità che il Parlamento bloccasse eventuali inchieste viziate da fumus persecutionis, nei casi rarissimi, eccezionali di magistrati animati da intenti persecutori contro esponenti dell’opposizione per reati politici.

Mai ai padri costituenti, quelli veri, era venuto in mente di proteggere i capi di governo da sacrosante inchieste per reati comuni. Ora c’è solo un piccolo ostacolo, sulla strada dell’inciucione: gli eventuali elettori del pd, animati da quella che D’Alema chiama “la cultura azionista che non ha mai fatto bene al paese”. Non ce l’ha, si capisce, con gli azionisti Mediaset o Telecom: quelli gli son sempre piaciuti un sacco. Ce l’ha con il Partito d’azione dei Parri, Luss, Rosselli, Galante Garrone, Bobbio, Mila, Casalegno, Sylos Labini. Cattivi maestri che parlavano di questione morale. Tutti pericolosamente incensurati. Gentaglia.
omnia munda mundis

#2142
Moderazione modello Carroccio
di Marco Travaglio


Da giorni assistiamo alla telesfilata di verginelle con fazzoletto o cravatta verde che denunciano pensose i "seminatori di odio" e i "mandanti morali" del folle attentatore di Milano, invitando la sinistra a "moderare i toni". Questi piromani leghisti possono travestirsi da estintori grazie alla generale smemoratezza sul loro recentissimo passato. Il loro enfant prodige, il sindaco di Verona Flavio Tosi, ha una condanna definitiva per istigazione all'odio razziale contro i rom. Il loro veterano, il prosindaco-prosecco di Treviso Giancarlo Gentilini, vanta una condanna in primo grado per lo stesso reato. E il loro ministro dell'Interno Bobo Maroni s'è buscato 4 mesi e 20 giorni di reclusione in Cassazione per aver menato e addirittura addentato agenti della Digos impegnati, nel 1996, in una perquisizione della Procura di Verona nella sede della Lega a Milano. L'intero stato maggiore del Carroccio è finora scampato, grazie a spericolate votazioni immunitarie del Parlamento, a un'altra inchiesta veronese per le bande paramilitari denominate 'Guardia Padana'.

Senza dimenticare le loro parole di affettuosa solidarietà agli sciagurati 'Serenissimi' che sequestrarono un traghetto a Venezia per occupare armi in pugno il campanile di San Marco. Come irenici nemici dell'odio e della violenza, non c'è male. Contro l'allora procuratore capo di Verona, Guido Papalia, che oltre alla tara della funzione giudiziaria ha pure l'origine meridionale, la Lega dell'Amore scaricò una gragnuola di minacce e insulti, culminati il 13 febbraio 2005 in un corteo di 10-15 mila fanatici capitanati dal ministro Roberto Calderoli, agghindato pagliaccescamente in toga. La squisita sfilata urlava "Papalia il tuo posto è in Turchia", "Papalia terrone il tuo posto è in Meridione", "Papalia il più terrone che ci sia". Il tutto condito dal dolce stil novo di Mario Borghezio: "Magistrati facce di merda". Gran finale con falò di immaginarie sentenze e una finta lapide dedicata al procuratore. Vivi applausi dal futuro ministro
Luca Zaia ("Papalia si crede Dio"), dal sindaco Tosi ("Chi dice la verità sugli zingari ladri di bambini diventa razzista") e da Bossi ("Gente così dovrebbe essere bandita dalla società civile e non fare più il magistrato"). Papalia fu poi promosso e trasferito a Brescia. Il nuovo procuratore, Mario Giulio Schinaia, fu quasi subito aggredito da una gang di giovani facinorosi, uno dei quali l'accoltellò alla schiena. L'aggressore, 17 anni, appena arrestato dichiarò di odiare il magistrato perché indagava sulle bande giovanili violente di estrema destra. Ora, per Natale, Schinaia ha allestito in Procura un presepe antirazzista, con la Sacra Famiglia di colore. Subito gli son saltati addosso il ministro Zaia ("inutile provocazione") e il prosindaco-prosecco Gentilini ("disprezza il presepe bianco, non è più al di sopra delle parti"). Sono fortunati a essere leghisti: fossero di sinistra, il centrodestra li avrebbe già additati come mandanti morali postumi dell'attentato al procuratore.
omnia munda mundis

#2143
http://espresso.repubblica.it/dettaglio ... 2118006/18
Infine, il veleno più sottile della sovraesposizione mediatica è la disinibizione assoluta. A forza di calcare le scene e di non avere mai dei freni, i politici si abbandonano ad ogni esternazione da bar, con l'idea di essere così più a contatto con il popolo, immaginandolo rozzo e volgare come loro.

Nemmeno un conduttore della qualità di Lamberto Sposini ha potuto arginare uno scatenato Ignazio La Russa che, in 'La vita in diretta' del 4 novembre 2009, arriva a gridare, lui ministro della Difesa, "possono morire, ma il crocefisso non lo toglieremo dalle scuole"; aggiungendo, elegantemente, "sono incazzatissimo".
La perdita dei freni inibitori e l'abbassamento del linguaggio facilita l'insulto, le urla, la denigrazione, e conduce ad una rissa continua. I guasti della invasione mediatica dei politici incidono a più livelli: favoriscono la disaffezione dei cittadini infastiditi per la loro onnipresenza e accentuano il distacco dalla politica e dal sistema; innescano un processo di maggiore radicalizzazione del conflitto politico; degradano il linguaggio e lo spirito pubblico fornendo pessimi modelli di comportamento. La rimozione massiccia dei politici dalla tv e il loro confinamento in precise riserve jacobelliane è la condizione sine-qua-non per ri-civilizzare la politica italiana.
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#2144
Nucleare, ecco i criteri
Prima pietra nel 2013

Bersani: scelta inutile

di Bianca Di Giovanni
Il governo non scopre le carte sui possibili siti per il nucleare: non lo farà prima delle regionali. Intanto promette risarcimenti a pioggia per gli enti locali che accetteranno i reattori. Ma i sindaci non si «vendono».
http://www.unita.it/
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#2145
HTTP://WWW.CORRIERE.IT/SPETTACOLI/09_DI ... AABC.SHTML
RIFORMA URBANI APPLICATA ALLA COMMEDIA CON DE SICA. RISCHI PER I PICCOLI CINEMA
«Natale a Beverly Hills» è film d'essaiO almeno così lo riconosce la legge
Le nuove norme e le scelte del ministero. Il riconoscimento anche a «Winx Club 2»


Christian De Sica, Sabrina Ferilli e Michelle Hunzicker: sono nel cast di «Vacanze a Beverly Hills» (Ansa)
MILANO — Nemmeno nei suoi sogni più azzardati Christian De Sica aveva osato tanto: il cinepanettone dichiarato ufficialmente «film d’essai». E non per un qualche colpo di mano dei fan del supertrash o una resa incondizionata del fronte unito Critici & Castigamatti, ma per «merito» della legge italiana sul cinema.
Perché diventare film d’essai vuol dire permettere al cinema che ti programma di ottenere quegli aiuti (fiscali e monetari) che sostengono gli esercenti più attenti e coraggiosi, quelli cioè che dovrebbero dare spazio ai film più difficili, controversi, stimolanti e culturalmente validi. Non certo a quelle megastrutture che magari riempiono tutte le sale con tre o quattro blockbuster e non si preoccupano di far quadrare le logiche del botteghino con quella della qualità. Invece «trasformando» in cinema d’essai anche i multiplex che proiettano opere come «Natale a Beverly Hills» (nella stessa riunione ha già ottenuto lo stesso riconoscimento «Winx Club 2») si finisce solo per sottrarre ulteriori finanziamenti a quei piccoli esercenti che, con un pubblico più attento alla qualità dei film che del pop corn, sono l’ultimo baluardo per la difesa di un cinema degno di questo nome. Altrimenti rischiano di diventare pura demagogia tutte le richieste di maggior efficienza e moralizzazione che la Politica rivolge a questo settore: se non si cambia al più presto questa legge, le occasioni per essere orgogliosi della nostra cinematografia diventeranno ogni giorno più esigue. Con o senza il marchio d’essai.
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