Vi consiglio a Montesanto gli ottimi fritti in una friggitoria (Fiorenzano) proprio di fronte alla stazione Cumana.
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Le Friggitorie napoletane
Il popolo napoletano è stato sempre pieno di inventiva e ovviamente i primi sintomi della loro vivacità si sono riversati nel cibo. Uno dei piatti più semplici e poveri è la pizza che costituisce un pranzo e che ha avuto una grandissima diffusione nel mondo.
La tradizionale marinara ha il solo costo di ingredienti semplici come farina, lievito, olio, aglio, origano e pomodoro, mentre un po’ più costosa ( ma non per i pescatori che l’avevano inventata) era la marinara do’ pescatore con le alicelle o cicenielli. Più antica e tradizionale resta ancora in qualche pizzeria la pizza fritta, la sua minore diffusione è dovuta al fatto che non tutti hanno la grande padella piena di litri di olio sempre bollente dove viene immersa e cotta questa originale pizza girata di continuo con due lunghi forchettoni e poi messa a colare sul colapizza
Anche questa pizza veniva elaborata, come ancora oggi, dal pizzaiolo che stendeva due palline di pasta mettendoci sopra una ricotta, ciccioli di maiale, pepe sale, e salsa di pomodoro per poi chiuderla sovrapponendo l’altra pallina di pasta stessa e pressata sul bordo del ripieno. Nelle pizzerie, anche napoletane, oggi come molti anni, fa si trova anche una piccola vetrinetta di servizio caldo di fritture di vario formato , dalla piccola alla grande pezzatura di croquette di patate (panzarotti), paste cresciute semplici (pastacrisciute o zeppulelle) o con ciuffetti di borragine ( alghe marine) intinti nella pastetta (vurraccie) , arancine di riso (palle ‘e riso) bianche o rosse con sugo, melanzane (mulugnan) , fiorilli (sciurill), fiori di zucca con la pastetta e triangolino di polenta (scagliuozz o tittoli).
Una volta però attraevano con il loro profumo di bontà e squisitezze le Friggitorie, negozi dove di continuo funzionavano tre o quattro caldaie d’olio bollente nel quale venivano immerse le prelibatezze realizzate dalle mani abili del friggitorie che, da una grande zuppiera di ceramica o di alluminio, prelevava una piccola quantità di prodotto formando quello che poi era un ottimo arancino o crocchè di patate o altro. Oggi di friggitorie ne restano poche e in compenso i loro tradizionali prodotti, in formati piuttosto grandi, sono diffusi in bar, rosticcerie e tavole calde.
Attualmente nel napoletano , per feste nuziali in prestigiosi locali, si vedono apparire friggitori con gigantesche padelle che offrono quegli “sfizi fritti” , rigorosamente di pezzatura piccola, nel famoso “coppo”, un cono di carta spessa che mantiene calde le prelibatezze padellate e ne assorbe l’olio: sono proprio questi gli angoli che attirano di più, nonostante vi sia sempre un ricco buffet.
Fra le storiche friggitorie di Napoli ricordiamo quelle ancora in attività. In Via Portamendina alla Pignasecca, nella zona più centrale e popolare di Napoli,
dalla fine dell’800 esiste la “Friggitoria Fiorenzano”,che continua ad offrire un prodotto di alta qualità. Nella zona di Capodichino c’è ancora una buona pizzeria-friggitoria che conserva ancora le tradizioni di questo misto fritto (robba ammiscata). E non potrebbe non farlo visto che è intitolata a “Donn’Amalia ‘a Speranzella” alla quale il grande poeta napoletano Salvatore di Giacomo dedicò i suoi versi.
Ancora famosa è la friggitoria
‘E Figliole”, nelle vicinanze del vecchio Tribunale e delle ferrovie, altra zona centrale e popolare a Napoli, dove anticamente, all’esterno, due belle giovani friggevano di continuo attirando i passanti e con il grido
“ Venite, venite, pagate oggi ‘a otto” cioè, il conto veniva saldato dopo otto giorni perché i lavoratori napoletani erano soliti percepire il compenso per il lavoro svolto ogni sette giorni, a fine settimana. Spostandoci nella Napoli bene, troviamo la “
Friggitoria Vomero “ ,
in piazza Fuga, angolo Via Cimarosa, anch’essa storica con i tradizionali prodotti e pentoloni per frittura