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#3151
http://espresso.repubblica.it/dettaglio ... 5&ref=hpsp
Il casino della libertà
di Marco Damilano
Scandali. Dimissioni. Scontri interni. Sospetti incrociati. Timori di nuove inchieste. Nel Pdl è partita la guerra per bande. Così Berlusconi e il suo esecutivo finiscono nella bufera
"Vedrete, il caso Scajola è prodromico", sentenzia l'ex ministro andreottiano Paolo Cirino Pomicino, esperto di manovre. È solo l'inizio, il meglio, o il peggio, deve ancora arrivare.

"Quello di Anemone era un sistema. E ora c'è il terrore", spiega un notabile azzurro. Nel Transatlantico alla deriva torna la paura dello tsunami. L'incubo che le dimissioni di Scajola siano il primo passo verso l'abisso. Circolano i nomi nel mirino dell'inchiesta della procura di Perugia, pescati tra i 240 conti correnti di Zampolini. Altri ministri in carica, almeno due e di primissimo piano, coinvolti nel metodo della compravendita delle case utilizzato da Scajola per acquistare l'appartamento con vista Colosseo. E numerosi parlamentari, deputati e senatori, di maggioranza e di opposizione.
I leghisti in attesa, che fanno sapere di essere interessati a rientrare nel rimpasto di governo se ci sarà. E i berlusconiani contro i finiani, senza più pudore. C'è Fini dietro i dossier, denunciano i falchi di palazzo Grazioli.
Ed è quello che pensano in molti: via Scajola cade la pietra angolare su cui si è retta la maggioranza in questi mesi. La presunzione di invincibilità, in assenza di una opposizione in grado di contendere al Pdl la guida del Paese. Spesso tramutata nella rivendicazione dell'impunità assoluta.
Con l'uscita di scena del ministro dello Sviluppo economico si è infranto il dogma numero uno del berlusconismo: mai dimettersi per un'inchiesta della magistratura. Resistere al proprio posto, negare l'evidenza, attaccare il circuito mediatico-giudiziario. Prendersela con le toghe politicizzate e con le campagne d'odio dei giornali, aspettando che passi la bufera. È la formula magica che ha salvato il sottosegretario all'Economia Nicola Cosentino, accusato di associazione camorristica da una decina di pentiti
: niente autorizzazione all'arresto, come richiesto alla Camera dai magistrati con tanto di conferma della Cassazione, e niente dimissioni dal governo e neppure dal coordinamento campano del Pdl. Imbullonato sulle sue poltrone con la benedizione del premier. In buona compagnia: non si è dimesso, ed è stato anzi quasi proposto alla beatificazione da Berlusconi, il sottosegretario alla Protezione civile Guido Bertolaso, indagato per corruzione nell'inchiesta sugli appalti del G8 della Maddalena. È rimasto senza tanti problemi alla guida del Pdl il toscano Verdini, grande rivale di Scajola nel partito, anche lui sotto inchiesta per gli appalti dei grandi eventi. Nel governo c'è un ministro rinviato a giudizio, Raffaele Fitto. E naturalmente non ha mai pensato di mollare il Gran Impunito: Berlusconi è sempre lì a palazzo Chigi, nonostante i processi e gli scandaliPer questo, fino all'ultimo, il premier ha provato a salvare anche Scajola, nonostante la freddezza tra i due. Prima la solidarietà del Consiglio dei ministri all'unanimità, anche se accompagnata dal silenzio di alcuni colleghi di peso, Tremonti in testa. Poi l'offerta di aiuto che il ras di Imperia non poteva rifiutare: "Claudio, ti mando Niccolò Ghedini, preparate insieme la tua difesa". Ma il ministro ha commesso passi falsi a dozzine. Interviste reticenti. Superficialità e improvvisazione mentre il caso stava montando. Fino alla resa, con il 'Giornale' di Vittorio Feltri in prima fila a chiedere la testa del ministro. Ancora una volta in sintonia con il Cavaliere, a questo punto furioso con il suo fedelissimo: "Ho messo la faccia per darti una mano e tu ti sei fatto sbranare".Ma le conseguenze di uno Scajola con le mani libere e assetato di vendetta potrebbero essere devastanti per il Pdl. L'ex ministro controlla un nutrito drappello di parlamentari pronti a sostenerlo: almeno 40 tra Camera e Senato, il gruppo dei Consolini, come si chiama il ristorante romano alle pendici dell'Aventino dove si riuniscono. In gran parte sono arrivati alla terza legislatura, la ricandidatura alle prossime elezioni è un miraggio, non hanno nulla da perdere. Con il loro capocorrente desideroso di prendersi la rivincita con i nemici interni, potrebbero diventare un'altra spina nel fianco per il Cavaliere quando arriveranno alle Camere i provvedimenti più caldi. Specie se gli scajoliani dovessero andarsi a sommare al gruppo dei fedelissimi di Fini. Sempre più in rotta di collisione con il clan di Arcore, dopo la sfuriata pubblica alla direzione del Pdl, sempre più tentati dalle mani libere sulla giustizia e non solo.
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#3152
Coesione (sociale): ovvero la compattezza di una nazione, che si misura nella mancanza di attriti tra “classi”. L’Italia è un Paese, oggi, ad alto tasso di coesione; i motivi? Il primo che viene in mente è l’attenzione che per oltre cinquant’anni la nostra politica ha avuto nei confronti delle classi deboli, che, grazie a governi di buona sensibilità sociale, hanno ricevuto (spesso) la dovuta attenzione in un quadro di interventi a favore se non direttamente della redistribuzione, della stessa coesione, nei suoi fattori fondanti. Ciò non ha impedito di attraversare periodi di forte contestazione, sfociati in anni di grande violenza, in cui la coesione è stata solo un lontano ricordo; ma le motivazioni erano, probabilmente, più ideologiche che strettamente sociali e culturali; anche se naturalmente i fenomeni di quegli anni si alimentavano anche delle ragioni sociali che, anche in un Paese a forte coesione, in questa fase, in cui le differenze in tutto il mondo sono molto marcate, non possono che permanere. Il secondo motivo, che si aggiunge a questo, è forse la depoliticizzazione della nostra società, a sua volta, però, necessariamente dovuta anche al primo fattore: finiti i movimenti ideologici di cui abbiamo parlato, superate anche le ideologie politiche del secolo scorso, in una situazione, quella degli anni ‘80, di relativo benessere diffuso (è allora, semmai, che abbiamo cominciato a creare i problemi di oggi, agendo più da cicale che da formiche), sono venuti meno i fattori che determinavano l’alto tasso di politicizzazione del Paese, a sua volta diluito anche dalla rivoluzione (anti)culturale uno dei cui principali fautori è lo stesso presidente del Consiglio (di oggi). Ma ora, dopo cinquant’anni - appunto - di benessere, questi due motivi cominciano a venire meno: le differenze di condizione, come detto, aumentano, la crisi a sua volta le ha accentuate e le accentuerà fortemente; l’affermazione di una cultura strettamente liberista anche nel nostro Paese, grazie da ultimo - ma forse in primo luogo, almeno da noi; oltre a questo ci sono fattori universali - all’avvento al potere del nostro centrodestra, dal ‘94 in poi (ma anche al bisogno di legittimazione della nostra sinistra post-comunista, che l’ha progressivamente sbiadita, appiattendola, in parte, sui valori del centrodestra) ha potenziato fortemente questa divaricazione. E a questo punto della Storia, appare evidente come la questione sociale sia lì pronta a scoppiare. In questo quadro, gli scontri che si stanno verificando in Grecia possono rappresentare un modello che c’è il rischio potremmo - presto? Speriamo di no naturalmente. Ma il punto è evitare che ciò rischi di accadere mai - riprodurre anche da noi. E qui si inserisce il commento, che vi proponiamo, del conduttore de L’Infedele, che ci parla proprio di questo rischio: perché la «fine della coesione sociale - scrive Lerner - ha effetti devastanti, di cui si ricorda solo dopo».
http://www.ilpolitico.it/?p=30638#more-30638
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#3153
di LUIGI CRESPI

Governo e opposizione: Berlusconi è al 52,0%, ancora con un trend in passivo, mentre il Governo si attesta al 49,0% rimettendosi invece in trend positivo. Stabilmente sul basso i dati di Bersani al 25,0% e dell’opposizione nel suo complesso al 30,0%.

Le intenzioni di voto: le evidenze confermano la fase di difficoltà del Pdl che non rompe il trend negativo che lo attesta al 33,4%, dato più basso di questa legislatura. Specularmente anche il Pd non ha una buona performance e scende al 25,8%.

I due grandi partiti di maggioranza e opposizione hanno un’emorragia: il Pdl verso la Lega che raggiunge il risultato record del 14,6%, mentre il Pd cede consensi ancora all’Italia dei Valori che si attesta al 7,8%.

A competere con il Pd c’è anche Sinistra Ecologia e Libertà che conferma il suo 3,0% e i Comunisti che confermano il 2,5%.

MPA è all’1,1%, La Destra di Storace all’1,8%, i Verdi all’1,0% e l’UDC di Casini al 6,5%.

LUIGI CRESPI
http://www.ilpolitico.it/?p=30610
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#3154
La festa del giorno dopo


7 maggio 2010
Un anno fa lo chiamava "Papi", oggi brinda da sola. Signorini fa il pieno di vip, Noemi raduna Casoria

di Beatrice Borromeo e Antonella Mascali

Basta incontrare un anno dopo Noemi, la ragazza che la primavera scorsa chiamava "Papi" Berlusconi, per vedere che effetto può fare la frequentazione di un settantenne, per di più presidente del Consiglio, su un’adolescente. Dei bei tratti del viso e del sorriso spontaneo della ragazza di Portici, dopo che la madre l’ha mandata dal chirurgo plastico "di famiglia", non è rimasto molto. Alla festa per i suoi 19 anni, nella discoteca The Club di Milano, questa era la scena: un posto mezzo vuoto, appena una decina gli amici di Casoria, un fidanzato – Francesco, conosciuto dieci giorni fa – che sembrava in affitto (come già era accaduto l’estate scorsa per il finto servizio fotografico insieme con Domenico Cozzolino, organizzato da Alfonso Signorini), tanti i paparazzi, nessun volto noto. Gli habitué del locale scattavano foto con i cellulari e si lasciavano andare a battute poco galanti.

PIUME E SPERANZE. Una festa annunciata a mezzo stampa come a supplicare i giornalisti di esserci, i balli ammiccanti sul cubo, un mini tubino bianco e piumato che faceva pendant con la mise della madre (anche lei aveva piume rosse, ma in testa), hanno fatto scoprire le carte se mai ce ne fosse stato bisogno: riprendetemi, fotografatemi, parlate di me. In qualunque modo. Ora Noemi, divenuta clone di starlette alla Lecciso risponde al prototipo della donna come la vogliono Berlusconi e le sue televisioni. "Farò l’attrice o la showgirl o la parlamentare", diceva un anno fa quando, a scandalo appena scoppiato, parlava a ruota libera dei piani del premier per il suo futuro. Ora questi sono cambiati: "Voglio fare televisione o cinema". Ma al momento le porte sembrano chiuse, non è riuscita a fare neppure La pupa e il secchione. La ragazza che ha fatto vacillare l’immagine da pubblicità del premier non può ancora andare in prima serata.
LA MAMMA PER AGENTE. "E chi l’ha detto che Silvio ci snobba?", dice Anna Letizia, mamma di Noemi. Lei, che è la chiave di lettura migliore per capire la parabola della figlia, passa la serata a dimenarsi su un tavolino nel suo completo rosso fuoco, sempre e solo a favore di flash. Di passare per una famiglia ormai scomoda, addirittura imbarazzante per il capo del governo, che neanche viene più invitata alle feste del Milan, non ci sta: "Per ora è così, aspettate che si calmino un po’ le acque". Berlusconi, se stiamo alla versione anche di Noemi, effettivamente non sarebbe sparito dall’orbita dei Letizia: "È un amico di famiglia" dichiara. Ma a Villa Certosa, un Capodanno di due anni fa – quando aveva solo 17 anni – c’era andata da sola, non certo con i genitori. E sempre da sola avrebbe raggiunto il premier altre volte a Roma. Si spiega così l’atto di accusa di Veronica Berlusconi, che con una lettera pubblica denunciò suo marito: "Non posso stare con un uomo che frequenta le minorenni".

IL GRANDE ASSENTE. Il premier quest’anno alla sua festa non c’era. Però "mi ha telefonato per farmi gli auguri (il 27 aprile, giorno del compleanno, ndr), il gesto più bello che una persona possa fare. Vuol dire che mi ha pensata", dice Noemi. E aggiunge: "L’anno scorso era una cena con i parenti, questa è una festa in discoteca, non che lui sia vecchio per un locale del genere, ma non voglio mischiare", taglia corto. E il regalo? La festeggiata racconta che ne ha ricevuto uno anche per i suoi 19 anni ma non vuole svelare cosa sia: "Chi si fa i fatti suoi campa cent’anni, voi quanto volete vivere?". Ma il premier alle feste dei suoi prediletti continua a partecipare. Appena quattro giorni fa, alla vigilia delle dimissioni del ministro dello Sviluppo economico, Claudio Scajola, è volato a Milano per essere l’ospite d’onore del party di compleanno di Signorini. La "Papi girl" non era invitata ma le belle donne non sono mancate.

CHI PAGA? Lo stile di vita di Noemi resta comunque al di sopra di quello che ci si aspetterebbe: autisti, guardie del corpo, operazioni estetiche che costano una fortuna. Ora, per il secondo anno di fila, il privè di un locale esclusivo, con tanto di fiumi di champagne. "La festa l’ha offerta Carlo Fumo, il regista amico di mia figlia", sostiene Anna Letizia, "perché state sempre a pensare male?". Ma poi ammette: "Noemi per ora non guadagna niente". Considerando che lei stessa è casalinga e il padre messo comunale, è lecito chiedersi come possano supportare queste abitudini da diva. In più Carlo Fumo, che prima del Casoriagate girò con la ragazza il cortometraggio "Scaccomatto", non è in grado di spiegare con che fondi ha pagato l’affitto del locale (che però ha fatto un prezzo di favore, vista la pubblicità di ritorno). È proprio Fumo, all’arrivo della torta (quadrata, di panna e con la faccia di Noemi di profilo disegnata sopra) a prendere il microfono: "Smettetela con il falso moralismo, meritiamo rispetto. Il caos mediatico l’ha scossa, ma Noemi non è una meteora. È una giovane talentuosa, piena di sogni".

GLI AMICI. La difesa appassionata della ragazza la fa anche un neo amico di Casoria, Manlio Marano. Ha soli 21 anni ed è già consigliere del Pdl alla provincia di Napoli. Il secondo degli eletti con il 39,3% di preferenze. Nel suo sito ci sono le foto con Mara Carfagna e Bruno Vespa: "Noemi è una ragazza semplice, anche se all’apparenza si può immaginare altro. Di lei mi piacciono la sua spontaneità e la sua allegria". E di Berlusconi? "Tutto. Lui è un vero leader che ama i giovani come me". Neanche a farlo apposta proprio mentre Manlio parla del suo idolo, il vocalist incita: "Viva il presidente!", e poi: "Dai, Noemi, dacci lo scoop!". Lei, seduta sul divanetto a mandare sms dal cellulare, non si tira indietro: torna sul cubo, tira a sé un’amica, la bacia in bocca davanti ai paparazzi, si gira e commenta: "Così domani finiamo sui giornali".http://antefatto.ilcannocchiale.it/glam ... iorno_dopo

Da il Fatto Quotidiano del 7 maggio
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#3155
di Mario Ajello
Per la sinistra che come segretario del Pd cerca un Papa Laico, cioè una personalità esterna, il nome giusto c'è: Giuseppe Garibaldi.

E' più innovativo, moderno e mediaticamente capace e attraente, di qualsiasi dirigente democrat. E' più giovane di Renzi e di Zingaretti, di Civati e della Serracchiani. E il D'Alema incanutito e inviperito, visto l'altra sera a Ballarò mentre inveiva contro l'inviato di Berlusconi per la questione della casa (quella di Caprera il giovane Giuseppe se la pagò senza aiutini da parte di nessuno o canoni privilegiati) sembra il bisnonno di Garibaldi.

L'Eroe dei Due Mondi, meglio di Prodi, potrebbe unire le due sinistre: quella riformista e quella radicale. Sa parlare al cuore del popolo e sa far scattare quella connessione sentimentale: cose in cui il Pd s'è rivelato negato o, peggio, disinteressato. E soprattutto: avendo già sconfitto i Borboni, riuscirebbe a battere Berlusconi, che ormai somiglia a Franceschiello.il messaggero
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#3156
http://www.unita.it/news/economia/98354 ... i_giovanni
Il governo scopre le cifre del suo immobilismo: deficit in aumento, Pil in discesa. Sono numeri pesanti, quelli della Relazione unificata sull’economia e la finanza (Ruef) diramata ieri dal Tesoro: per rispettare gli impegni presi con l’Europa l’Italia dovrà affrontare una manovra di 25 miliardi nei prossimi due anni (l’1,6% del Pil). Una stangata che potrebbe avere costi sociali pesantissimi in unasituazione di crisi come quella attuale. Lacrime e sangue, conunadisoccupazione prevista in crescita nel 2010 all'8,7%, rispetto al 7,8% di un anno fa. In serata arriva la conferma di Silvio Berlusconi. «La priorità assoluta è il rigore», dichiara il premier, solitamente abituato ad annunci di ben altro tenore.
Per questo serve una cura forte a un bilancio che in un paio d’anni ha polverizzato tutti i traguardi raggiunti prima (da un altro governo): avanzo primario diventato negativo, spesa corrente aumentata, spesa per investimenti diminuita, entrate ridotte più di quanto non giustifichi la crisi (il dato complessivo tiene solo grazie allo scudo fiscale). Giulio Tremonti sa bene che il momento è di quelli che fanno tremare i polsi. Intervenendo in Parlamento (dove parla in un’Aula in cui spiccano le assenze del centrodestra)
sulla crisi che ora sconquassa l’Europa dice chiaro e tondo che tutta l'area euro e a rischio, per questo serve una «reazione europea» che ha come obiettivo «la stabilità dell’euro
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#3157
Da Denis a Denise
Se Denis Verdini, 59 anni che sembrano 69, fosse una donna, quel viso molle, quei capelli bianchi, quegli occhi stanchi non potrebbe permetterseli. Non nel Pdl, dove il personale politico femminile è accuratamente selezionato: spesso grazioso, talvolta bello, sempre giovane o per fortuna anagrafica (contratto precario) o per vocazione al martirio chirurgico(a tempo indeterminato). Inoltre: a quel nome, Denis, che evoca spogliarelliste francesi non certo commercialisti siciliani, dovrebbe corrispondere qualcosa che può uscire in bikini da una torta, non un mezzo busto da scrivania. Comunque: tinta liftata e liposucchiata, la nostra Denise Verdini, potrebbe anche, al limite, coprire il ruolo di coordinatrice nazionale del Pdl. Non quello di Presidente del Credito Cooperativo. Conoscete una sola donna Presidente di una Banca? Peccato. Dal potere economico, non si farebbero indurre in tentazione...

http://www.unita.it/news/lidia_ravera/9 ... s_a_denise
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#3158
Soldi buttati: tutti gli sprechi del governo
di Laura Matteuccitutti

http://www.unita.it/news/italia/98353/s ... el_governo
I come incentivi, per una serie di prodotti che vanno dalle cucine ai motocicli agli elettrodomestici.È solo l’ultima voce del capitolo soldi buttati dal governo: un fondo di 300 milioni il cui accesso si è aperto e chiuso a metà aprile, nel giro di poche ore, data l’esiguità delle risorse (nel complesso e per consumatore).
L’elenco è lungo. Molti rivoli portano alla sanità e all’amministrazione pubblica dove, nonostante la propaganda del ministro Brunetta, è stato rimosso il limite del compenso per una serie di figure di vertice, e moltiplicate le consulenze. Solo la commissione per l’attuazione del decreto del 2009, per dire, ha 5 componenti e una dotazione di 4 milioni. E la spesa pubblica aumenta insieme all’indebitamento. Politiche scellerate o inutili: soldi sprecati, che avrebbero potuto trovare impieghi più virtuosi, dal lavoro alla scuola. «Per tenere sotto controllo il deficit ci sono vari modi - commenta Stefano Fassina, responsabile economico del Pd - Il governo ha scelto quello che penalizza i più deboli, invece di sostenere l’economia reale, i lavoratori, le imprese».
Evasione fiscale: la mancata lotta ci è costata 7 miliardi
:arrow: Quanto vale l’evasione fiscale in Italia? Qualcosa come 70 miliardi di euro come direbbero i tecnici del ministero delle Finanze, il 17% circa del Pil, ovvero 100 miliardi di euro di imposte evase, come risulta dalle statistiche ufficiali Istat? Impossibile dire con
precisione. Di sicuro, invece, c’è che l’attuale governo ha eliminato una serie di provvedimenti anti-evasione che il governo Prodi aveva messo a punto, dalla tracciabilità dei compensi ai conti correnti dedicati per i professionisti, mentre sono state ridotte le sanzioni e reintrodotti condoni, scudo fiscale compreso, che di certo noncontrastano comportamenti illegali. Morale: «Nonostante
il governo sbandieri la lotta all’evasione e le entrate derivate - dice Stefano Fassina, responsabile economico del Pd - abbiamo già perso l’equivalente di mezzo punto di pil, 7-8 miliardi. Solo l’Iva è crollata del 10%».

Alitalia: Tre miliardi al vento, solo pro-elezioni
Il cambio di rotta di Berlusconi per il salvataggio di Alitalia, che in campagna elettorale affossò l’offerta di acquisto presentata da Air France- Klm in favore della cordata Passera-Colaninno, ha significato gettare al vento circa 3 miliardi di euro. È il costo che nel «piano Fenice» aveva la creazione della Bad Company, finito in capo allo Stato, ovvero ai contribuenti. Da aggiungere, i costi per i viaggiatori del trasporto aereo italiano dovuti alla diminuzione della concorrenza interna e alla mancata liberalizzazione dei voli intercontinentali. L’impegno degli investitori «italiani» della Cai si è fermato amenodella metà dei francesi. Air France avrebbe preso il totale controllo della compagnia, avrebbe assunto più personale riducendo il numero degli esuberi a quota 2200, si sarebbe fatta carico dell’intero indebitamento. La nuova Alitalia è nata con 13.100 dipendenti contro i 17.500 di Alitalia ed i 3mila di AirOne.

Ici, meno 2,5 miliardi non restituiti ai Comuni
Il governo Prodi con la Finanziaria 2008 aveva incrementato le detrazioni sull’abitazione principale, diminuendo quindi l’Ici per tutti, ed esentando circa il40%delle abitazioni, quelle più modeste (fino a circa 100 euro l’anno). Berlusconi ha abolito la tassa comunale tout-court per tutti i circa 31 milioni di unità immobiliari ad uso abitativo, mettendo in seria difficoltà i Comuni che hanno dovuto protestare a più riprese per richiederne la restituzione, che pure era stata promessa fin dall’inizio. Di fatto, mancano ancora all’appello dei bilanci comunali circa 300 milioni. La mossa del governo è costata almeno 2,5 miliardi di euro. Gli unici che continuano a pagare sono coloro che vivono nei castelli, nelle abitazioni signorili o ville, calcolate in 40mila. Ma, ovviamente, nonc’è stata alcuna revisione catastale, nè prima nè dopo la manovra.07 maggio 2010
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#3159
Ai finiani ci pensi Floris

Il tic totalitario è spesso involontario, e altrettanto spesso si nasconde tra le righe di una dichiarazione come tante.

Prendete Gaetano Quagliariello, un passato da radicale e un presente da berlusconiano di ferro.

Il senatore si preoccupa del Pdl diviso, e chiede – dal suo punto di vista legittimamente – che nei talk show il partito parli “con una voce sola”.

Questione politica seria e legittima, perché la mancata sintesi delle posizioni interne – ne sa qualcosa il Pd – può mettere tonnellate di piombo sulle ali di una forza politica.

Solo che per Quagliariello a risolvere il problema non devono essere Fini, Berlusconi, Cicchitto, Bocchino o chi per loro. Ma Garimberti, Masi e Confalonieri, e poi Floris, Annunziata o Santoro.

Secondo il senatore, insomma, “gli editori e i conduttori dei talk show devono invitare solo un esponente per partito”.

Come succede da 15 anni, il tic totalitario stabilisce che deve essere la politica a decidere cosa si vede in tv e – con un curioso rovesciamento – pretende che i media risolvano, con forme più o meno larvate di censura, i problemi della politica.
Tra la voce sola e la voce unica la distinzione è sottile, ma Quagliariello la conosce benissimo.
http://bracconi.blogautore.repubblica.it/?ref=hpblog
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#3160
Che fine farà, adesso, il mitico Fiumicino-Albenga, l’unico volo ad personam dell’Occidente sviluppato? L’”Aeroporto internazionale Clemente Panero”, di cui nessuno sospettava l’esistenza, balzò di colpo in primo piano nel 2001: quando divenne ministro dell’Interno Antonio Claudio Scajola, Claudio per farla breve, padrone politico della vicina Imperia. Come sempre in questi casi, il neo-potente fu sommerso di omaggi. Fiori, libri d’arte, stampe d’epoca, soldatini, sciarpe di cachemire. Come distinguersi tra la folla? L’Alitalia pensò di strafare, gli regalò il volo ufficio-casa. Decollo inaugurale il 17 maggio 2002. Da allora, quel collegamento è stato il barometro delle fortune, politiche e non solo, di Scajola. Fu soppresso all’indomani delle dimissioni dal Viminale per l’affaire Biagi, resuscitato dopo il suo rientro al governo; corredato per di più da quasi un milione di sovvenzioni pubbliche, come i voli per le isole. Cancellato di nuovo quando vinse le elezioni il centrosinistra, ripristinato dopo il trionfo elettorale del Pdl. Riuscirà ora il Roma-Albenga a sopravvivere all’ennesimo tonfo del First Passenger?http://www.ilmessaggero.it/articolo_app ... &desc_sez=
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#3161
Bondi a Cannes non ci sarà. Il ministro boicotta il festival in segno di protesta contro la libertà di espressione. Non è una boutade, o una trovata satirica, purtroppo, ma una notizia che ieri ha trovato conferma ufficiale. Se c’è una che può essere grata al ministro Bondi, dunque, è Sabina Guzzanti, che arriva Cannes con una inserzione pubblicitaria gratuita di portata internazionale regalata dal governo meno popolare d’Europa (perlomeno presso i cineasti). L’ultima del ministro della Cultura, infatti, è una novità assoluta: il boicottaggio selettivo del più prestigioso festival del cinema al grido: "Non vado perché ‘Draquila’, il film di Sabina Guzzanti, offende l’Italia". Spiega ancora Bondi, con una lettera aperta inviata agli organizzatori del festival, dopo aver preanunciato il suo gesto davanti alle telecamere dell’Ultima Parola venerdì sera: "Ho declinato l’invito con rincrescimento e sconcerto per la partecipazione di una pellicola di propaganda che offende la verità e l'intero popolo italiano". Il gesto, spiega l’ex ministro della cultura francese Jack Lang, "Dimostra una strana concezione della libertà". Parole che pesano due volte, perché Lang, dirigente storico del partito socialista, è oggi emissario di un presidente di centrodestra come Sarkozy.
Ovviamente insorge anche la sinistra italiana. E l’Italia dei valori, con il responsabile cultura Fabio Giambrone aggiunge: «Berlusconi e il suo governo mostrano sempre più insofferenza verso la satira e la libertà di espressione critica: è il tipico atteggiamento dei regimi totalitari».

Ma una delle voci più critiche, ancora una volta, è quella dei finiani del Pdl, che parlano, con parole durissime, per bocca di Fabio Granata, capogruppo Pdl in commissione cultura e vice presidente della commissione antimafia: "La decisione del ministro Bondi di disertare il Festival di Cannes lascia molto perplessi sia per le motivazioni addotte sia per la rilevanza dell'evento culturale dove una grande nazione come l'Italia non può non essere rappresentata ai massimi livelli". Aggiunge Granata: "Rappresentare l'Italia è un dovere del Ministro aldilà di polemiche su questa o quella opera.
http://antefatto.ilcannocchiale.it/glam ... _la_follia
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#3162
Piano casa
Nella prima conferenza stampa preventiva (un evidente corollario del sistema di prevenzione di cui la Protezione civile, come si sa, è maestra) Guido Bertolaso, nella cornice solenne di palazzo Chigi, ha spiegato agli italiani che alcune tapparelle, un tavolo e certi armadi di casa sua siano stati riparati dal noto falegname romano Diego Anemone - ha detto così, letteralmente: «Anemone ha una delle migliori falegnamerie di Roma» - per il costo di 20 mila euro.
In circostanze ordinarie un alto funzionario dello Stato che convoca una conferenza stampa in sede istituzionale per informare la nazione dei lavori di falegnameria a casa sua sarebbe da accompagnare all'uscita con la delicatezza che si usa con chi si teme possa dare in escandescenze. La situazione, tuttavia, è più complessa. Il coming out preventivo di Bertolaso circa gli armadi e gli infissi della casa (tutto a posto con lo sciacquone del bagno? Possiamo stare tranquilli con gli scarichi di cucina?) si iscrive in un bizzarro fenomeno che non ha precedenti al mondo e che andiamo per quanto possibile a descrivere: il falegname Anemone, un benefattore dell'umanità in difficoltà domestiche, era solito non solo risolvere il problema dello sciacquone del figlio di Balducci, inviare custodi rumeni nella villa del padre, riparare le tapparelle di Bertolaso, procurare generi di conforto fuori orario (tipo massaggi in locale chiuso al pubblico) e compagnia a pagamento agli amici ma - sembra - la sua generosità si estendeva all'acquisto di case all'insaputa dei proprietari. Incredulo, lo ha sostenuto lo stesso Scajola al momento delle dimissioni: non so chi abbia pagato casa mia (né chi l'abbia ristrutturata, del resto, subito dopo. Una sorpresa anche quella). Sono cose che capitano. A chi di noi, del resto, non è successo almeno una volta nella vita di vedersi estinguere il mutuo all'improvviso, di ritrovarsi titolare di una villetta, di avere in dono un appartamentino vista Fori senza sapere chi ringraziare? Adesso lo sapete: è stato il falegname degli appalti al Foro italico e al G8, l'idraulico e all'occasione l'antennista di fiducia del Viminale che lavorava - essendo il migliore di Roma - coi Servizi segreti dunque per evidenti motivi di riservatezza senza gare d'appalto e con la libertà di impiegare familiari, cognati suoi e d'altri in prima fila. Non abbiate esitazioni anzi a chiedere piccoli lavoretti, un vetro rotto, un rubinetto che perde, inviate pure una mail a questo giornale la gireremo al falegname per il tramite di palazzo Chigi. La lista di coloro che hanno avuto casa o lavori in dono - stando all'inchiesta in corso - è piuttosto lunga: ci sono politici e giornalisti tv, gente di spettacolo e di governo. Dev'essere questo, il famoso Piano Casa.
Tuttavia la principale preoccupazione del capo del governo resta un'altra: cosa va in tv. Troppa libertà, non trovate? Difatti guardate la notte il programma di Serena Dandini. Con quello Zagrebesky che si ostina a parlare di democrazia delle regole, con Celestini che cita il monologo dei Cento Passi e Peppino Impastato ammazzato dalla mafia. Vi sembra satira? Di questo si parla in Consiglio dei Ministri. In effetti: fra fare i ciarlatani ed esserlo c'è differenza. Quando il confine svanisce si invertono le parti: la satira fa piangere, la politica fa ridere.

http://concita.blog.unita.it//Piano_casa_1224.shtml
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#3163
Emilio Fede in tv contro Saviano:
«Non è un eroe, non se ne può più»
Il direttore del Tg4: «In Italia non abbiamo bisogno di lui».

«Ci sono state polemiche anche su Roberto Saviano. Sempre lui. Ma non è lui che ha scoperto la lotta alla camorra, non è lui il solo che l'ha denunciata, ci sono registi e giornalisti come lui... e che sono morti. Lui invece è ancora protetto, superprotetto».

Il direttore del Tg4 ha criticato Saviano inserendolo nel contesto della notizia del forfait del ministro Bondi alla presentazione del film Draquila della Guzzanti al festival del cinema di Cannes. «Però non se ne può più di sentire che lui è l’eroe. Qualcuno gli ha pure offerto la cittadinanza onoraria… di che cosa? Non si capisce. Ha scritto libri sulla camorra e l’ha fatto tanta altra gente, senza andare sulle prime pagine, senza fare tanto clamore. Senza rompere… Senza disturbare la riflessione della gente. Un Paese come il nostro è contro la mafia, non c’è bisogno che ci sia Roberto Saviano».

IL PRECEDENTE - Già durante l'edizione del Tg4 del 9 settembre 2008 Emilio Fede aveva duramente commentato alcune dichiarazioni di Saviano rilasciate al Festival della letteratura di Mantova. «Anch’io vivo sotto scorta -diceva Fede -. E allora?». Il nuovo attacco allo scrittore arriva a meno di un mese dalle parole del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi: «La mafia italiana famosa per Gomorra. Sarebbe la sesta al mondo, ma fiction e letteratura sono un state un supporto promozionale».
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#3165
cyberjack ha scritto:Emilio Fede in tv contro Saviano:
«Non è un eroe, non se ne può più»
Il direttore del Tg4: «In Italia non abbiamo bisogno di lui».

«Ci sono state polemiche anche su Roberto Saviano. Sempre lui. Ma non è lui che ha scoperto la lotta alla camorra, non è lui il solo che l'ha denunciata, ci sono registi e giornalisti come lui... e che sono morti. Lui invece è ancora protetto, superprotetto».

Il direttore del Tg4 ha criticato Saviano inserendolo nel contesto della notizia del forfait del ministro Bondi alla presentazione del film Draquila della Guzzanti al festival del cinema di Cannes. «Però non se ne può più di sentire che lui è l’eroe. Qualcuno gli ha pure offerto la cittadinanza onoraria… di che cosa? Non si capisce. Ha scritto libri sulla camorra e l’ha fatto tanta altra gente, senza andare sulle prime pagine, senza fare tanto clamore. Senza rompere… Senza disturbare la riflessione della gente. Un Paese come il nostro è contro la mafia, non c’è bisogno che ci sia Roberto Saviano».

IL PRECEDENTE - Già durante l'edizione del Tg4 del 9 settembre 2008 Emilio Fede aveva duramente commentato alcune dichiarazioni di Saviano rilasciate al Festival della letteratura di Mantova. «Anch’io vivo sotto scorta -diceva Fede -. E allora?». Il nuovo attacco allo scrittore arriva a meno di un mese dalle parole del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi: «La mafia italiana famosa per Gomorra. Sarebbe la sesta al mondo, ma fiction e letteratura sono un state un supporto promozionale».
che shhchifo