La Redazione Consiglia

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#3166
Gazebo con tavoli sulla terrazza della Presidenza del Consiglio
L’avesse fatto un privato cittadino, di installare un enorme gazebo color crema, con tanto di tavoli e ombrelloni bianchi, paratoie di legno e lampioni, sopra una terrazza nel pieno centro storico di Roma, con affaccio su Piazza Colonna, in zona vincolata, probabilmente sarebbero arrivati i vigili urbani in un quarto d’ora a porre sotto sequestro la struttura. Invece, se il maltempo non avesse flagellato la Capitale nell’ultima settimana, il primo bar-bisteccheria en plein air della Presidenza del Consiglio dei ministri italiano, sarebbe già entrato in attività (la messa in esercizio dovrebbe slittare a questo venerdì).

Sul tetto della galleria Colonna, oggi intitolata ad Alberto Sordi, con ingresso al quinto piano del palazzo presidenziale di Largo Chigi 19, ben visibile anche da piazza Montecitorio, l’ultimo evidente spreco dei soldi dei contribuenti si affaccia in tutta la sua sfrontatezza.

L’accesso, dal quinto piano dello stabile governativo, avviene per adesso da una porticina che sembra essere l’ingresso di uno sgabuzzino cui è stata posta sopra la scritta "bar".

Tenendo conto della pianta dell’edificio, è giusto sopra uno degli ultimi sprechi della Presidenza, il nido aziendale Qui, Quo, Qua, costato diverse migliaia di euro e ospitante, al momento, 3-4 bimbi (impiegati e funzionari della presidenza hanno un’età media piuttosto elevata, e figli un po’ più grandicelli).
Il roof garden presidenziale si compone di un chiosco da spiaggia in legno chiaro e pedane di legno più scuro su cui sono poggiati tavoli, sedie e ombrelloni bianchi. La bizzarria del luogo, in stile nave da crociera con affaccio sul San Paolo in cima all’obelisco di Piazza Colonna (oltre che sulla facciata della Rinascente di Largo Chigi), si somma alla evidente inutilità dell’aver costruito con denaro pubblico una sorta di mensa vip che può essere fruibile esclusivamente nei mesi caldi dell’anno.

Appalti diretti e massima segretezza sugli esiti delle gare (che sempre più si traducono in affidamento diretto), fanno sì, inoltre, che il contribuente italiano non possa conoscere nè l’importo della spesa che ha dovuto sostenere, nè la fortunata ditta che ne ha beneficiato
http://antefatto.ilcannocchiale.it/glam ... _la_bistec
omnia munda mundis

#3167
Chi delinque signora Moratti?
I tg ci hanno fatto vedere e sentire Letizia Moratti, sindaco di Milano, mentre parlava all’Università cattolica, sostenendo che gli immigrati clandestini, per loro natura, delinquono. Dichiarazione accolta dagli studenti in sala con un mormorio, che in tv non si è sentito. Certo, bisogna compatire la signora Moratti, che, poveretta, essendo miliardaria, non può conoscere le difficoltà di quelli che vengono in Italia per fare i lavori più faticosi e mal pagati. Ma, essendo cristiana, la signora Moratti potrebbe sforzarsi di capire che almeno i loro bambini non sono mai clandestini e hanno gli stessi diritti di tutti gli altri bambini. Invece, il sindaco Moratti ha cercato in tutti i modi di cacciare dalle scuole comunali i figli degli immigrati, finché è stata fermata dalla legge. Una cosa molto brutta, che non depone a favore dei miliardari. Del resto, le cronache ci dicono che questi signori (in specie i palazzinari) rubano più dei rom e dei clandestini messi insieme.
11 maggio 2010
http://www.unita.it/rubriche/Oppo/98523
omnia munda mundis

#3168
Il premier spiazzato: dalla «grande riforma» a Gargani
Ci mancava solo la Cei a rendere evidente quello che ormai perfino i leghisti pensano, anche se non possono dirlo: che mancano i soldi per il federalismo fiscale nella versione voluta dal Carroccio. La congiuntura internazionale e l’annunciata manovra da venticinque miliardi la rendono una riforma impossibile. Si capisce dunque che anche chi, come Fini, non sia proprio vicino ai vescovi, in questo momento saluti con favore il loro intervento in materia. E, con lui, i suoi fedelissimi con una sicurezza che stride con lo status di “tollerati appena” nel Pdl. Chi, per conto di Fini, ha incontrato Berlusconi di recente ha potuto constatare come il presidente del Consiglio di questi giorni non sia nemmeno paragonabile a quello che dal palco della direzione del partito rimbrottava duramente il presidente della Camera. Insomma, il premier sembra essersi reso conto di aver ancora bisogno dei finiani. In vista di momenti politici complicati, come la crisi economico finanziaria, e delle nuove urgenze giudiziarie.
Non è piaciuto il modo in cui si è conclusa la vicenda Scajola, e rischia di funzionare in modo negativo sul piano mediatico anche l’eventuale sostituzione di Guido Bertolaso alla protezione civile dopo la lunghissima quanto inattesa conferenza stampa di autodifesa preventiva. Così come non piacciono le indiscrezioni di stampa che hanno costretto Sandro Bondi ad intervenire a difesa della propria immagine domenica scorsa. Un policentrismo che in qualche modo spiazza il premier, bravissimo nel difendere sé stesso, ma in difficoltà quando si tratta di chiamare la solidarietà della sua gente anche intorno ai suoi uomini. Per questo chi lo ha visto racconta di averlo trovato incerto, quasi spiazzato. E come dagli torto? Dopo le elezioni regionali aveva annunciato riforme epocali in materia di giustizia. Nemmeno due mesi dopo il governo è fermo. Al massimo si cerca un candidato alla vicepresidenza del Csm in scadenza a luglio. Una corsa, sembra, riservata a due concorrenti. Da un lato l’ex avvocato del premier Gaetano Pecorella, che però troverebbe la contrarietà della magistratura, anche ai livelli massimi. Dall’altro l’ex dc di sinistra e ora pdl Peppino Gargani, il quale vorrebbe però attendere la risposta al suo ricorso contro l’esclusione dal Parlamento europeo. Potendo scegliere...
11 maggio 2010
http://www.unita.it/rubriche/lorsignori/98525
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#3169
http://www.voglioscendere.ilcannocchiale.it/
Finalmente. Da tempo immemorabile auspicavamo un severo monito o un accorato appello del presidente della Repubblica contro gli scandali che quotidianamente si susseguono nella vita politica ed economica e finanziaria e istituzionale e religiosa italiana, e finalmente Giorgio Napolitano ha trovato le parole giuste per una dura reprimenda. A Francesco Totti.
:arrow: Crollano le Borse di tutta Europa.
:arrow: Il ministro dell’Economia, dopo aver detto per mesi che andava tutto benissimo, informa il Parlamento di una manovrina finanziaria da 25 miliardi davanti a 50 assonnatissimi deputati su 630.
:arrow: Il ministro dello Sviluppo Economico lascia il governo per dare la caccia al mascalzone che gli ha pagato la casa senza dirgli niente.
:arrow: Il coordinatore del maggiore partito di governo è due volte indagato per corruzione, ma non si dimette perché “le dimissioni non appartengono alla mia mentalità” (è la sua religione che gliele impedisce). :arrow: Il sottosegretario alla Protezione civile ovviamente indagato per corruzione convoca una conferenza stampa per rassicurare che lo scandalo della Protezione civile è tutto un equivoco
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#3170
Un'aula sorda e grigia
di Giampaolo Pansa
Vi ricordate che cosa disse Benito Mussolini, una ottantina di anni fa? Scrutando con occhi a biglia l’emiciclo di Montecitorio, ruggì: “Di quest’aula sorda e grigia farò il bivacco dei miei manipoli!”. Andò così. La Camera dei deputati smise di essere sorda e grigia per diventare un’assemblea in camicia nera. E con le orecchie ben aperte agli ordini dell’Uomo di Predappio.
La faccenda dell’aula sorda e grigia mi è ritornata in mente venerdì 7 maggio leggendo che cos’era accaduto a Montecitorio il pomeriggio precedente. Dal banco del governo, il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, spiegava ai deputati quanto fosse grave la crisi scatenata dal crack della Grecia. Roba pesante, che riguardava la sorte dell’euro, dell’Europa comunitaria e dei nostri risparmi. Era un chiarimento aspettato da milioni di cittadini. Alle prese con una domanda angosciata: che cosa ci accadrà?

Tremonti parlava con la solita fredda perizia. Ma di fronte al deserto. Dei 630 deputati ne erano presenti meno del dieci per cento, ossia 60. Il gruppo più numeroso era quello democratico, una quarantina di parlamentari. Poi c’erano dieci dell’Udc. Due dell’Italia dei valori. Uno della Svp. La maggioranza era tutta assente, tranne cinque del Pdl e due della Lega.
Devo commentare? Assolutamente no. Se un ramo del Parlamento si sputtana da solo, che cosa può aggiungere il Bestiario? Può soltanto assistere, con grande melanconia, alla morte definitiva di una figura. Che per la mia generazione cresciuta nel primo dopoguerra era intoccabile e santa: l’Onorevole Deputato, il simbolo della democrazia repubblicana. Un’icona distrutta dagli stessi che oggi la incarnano. Gente che non ha vergogna di passare per fannullona e fancazzista.

http://www.ilriformista.it/stories/Prim ... na/222372/
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#3171
Pendenza VeronicaSupplica agli avvocati: avete pensato, nel divorzio, alla quota editoriale del Foglio?
Poiché di questa vicenda non oseremmo mai parlare in privato, abbiamo pensato che sia meno inelegante farlo in pubblico. Naturalmente non siamo per nulla preoccupati e non è questo il primo dei nostri affannosi pensieri (dobbiamo salvare la Grecia, le isole, la Spagna, far schizzare la Borsa, ridare vita all’euro, finire di tappare il buco nell’ozono), ma ci chiedevamo, per pura affettuosa curiosità e senza alcuna angoscia o drammatizzazione […]
Continua »
di Annalena Benini
http://www.ILFOGLIO.IT/
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#3172
Berlusconi: ‘Accordo su euro merito mio’ Ma nella crisi si dimentica dell’Italia (?) Dov’è il nuovo il ministro dello Sviluppo? Lerner: altro segno di autoreferenzialità

Il piano Ue prevede 600 miliardi di fondi anti-crisi, appunto, e come spesso accade il presidente del Consiglio rivendica di avere giocato un ruolo decisivo: «Ho sbloccato la situazione». E Napolitano: «L’Italia ha fatto bene la sua parte». Benissimo. E ci si obietterà che la questione era appunto europea e a quel livello andava affrontata. E questo vale sicuramente per l’euro e anche, in parte, per la tenuta dei Paesi. Ma le persone reali? Gli italiani? Il piano risolve (se lo fa) il problema dei bilanci, non quello dell’impatto della crisi sull’economia reale. In questo senso la responsabilità è (quasi) tutta dei governi nazionali. E nello specifico dei ministri deputati. Qual è da noi il ministero che ha questo compito? Il ministro per lo Sviluppo economico. Per il quale Berlusconi continua a mantenere l’interim, non avendo ancora previsto (e pare che la cosa possa andare avanti un altro po’) una sostituzione di Scajola. Tutto questo è evidentemente il segno del male di fondo della nostra politica che il giornale della politica italiana denuncia - argomentando, e lanciando proposte - ogni giorno, in questo caso ancora più grave perché non solo non offre una prospettiva al nostro Paese; non risolve i problemi contingenti, che richiederebbero invece interventi urgenti, dei cittadini di oggi. Per i quali, lo ricordiamo, c’è il dramma, o il rischio fortissimo, della caduta in povertà, per non parlare ovviamente di chi già ci si trovava (ma non è questo, ora, tanto, il punto). A fronte di questo il governo dovrebbe intervenire. E l’opposizione fare ogni giorno cagnarra fino ad ottenere risposte, o a provocare il doveroso (e necessario) calo di consenso (che invece non si verifica, o quasi) di chi non si assume la propria responsabilità. E invece Berlusconi che fa? Cura la propria immagine internazionale con riflessi intestini. Ma per le famiglie in difficoltà altro non è che un’offesa e la conferma che per un po’, probabilmente, non vedranno la luce. Di «tunnel esistenziale» ha parlato Concita De Gregorio e noi l’abbiamo spesso citata. E’ ora di ricordarcelo tutti. Ci dice di questo e dell’autoreferenzialità della nostra politica, il grande Gad che stasera va in onda con il suo Infedele (La7, 21.10).

In una situazione economica a dir poco allarmante, da martedì scorso l’Italia si ritrova senza ministro dela Attività Produttive a seguito di uno scandalo che offende il senso di giustizia di tutti i cittadini. Subito è cominciato un imbarazzante parapiglia nella coalizione di governo per stabilire chi debba trarre vantaggio dalla disgrazia di Scajola. La poltrona
deve spettare a un uomo di fiducia del Cavaliere? A un leghista? A un esponente non finiano della ex Alleanza Nazionale? A un tecnico? Nel frattempo l’euro vive i suoi giorni più drammatici e la congiuntura economica si presenta sempre più preoccupante. Possibile che Berlusconi, più lesto a criticare la Dandini e Santoro che a corrispondere le necessità del mondo del lavoro, non abbia avuto la sensibilità di correre subito ai ripari? I nostri politici di centrodestra sono talmente obnubilati dalle loro lotte intestine da trascurare l’obbligatorietà di un ripristino immediato della vigilanza sulle difficoltà economiche?
E’ da segnali come questi che si trae la convinzione di una classe dirigente piccina, provinciale, allo sbando.

GAD LERNER
http://www.ilpolitico.it/?p=30818#more-30818
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#3173
http://espresso.repubblica.it/dettaglio ... 6&ref=hpsp
Scippo al Sud
di Primo di Nicola
Decine di miliardi destinati al Mezzogiorno usati per altri scopi. Dai trasporti sul lago di Garda ai debiti del Campidoglio. E persino per coprire il deficit causato dall'addio all'Ici
Un tesoro da oltre 50 miliardi di euro disponibile solo negli ultimi due anni. Che poteva servire per terminare eterne incompiute come l'autostrada Salerno-Reggio Calabria e che invece è andato a finanziare i trasporti del lago di Garda e i disavanzi delle Ferrovie dello Stato. Una montagna di denaro che avrebbe dovuto rilanciare l'economia del Sud e che è stata utilizzata per risanare gli sperperi e i buchi di bilancio dei comuni di Roma e Catania e per la copertura finanziaria dell'abolizione dell'Ici.


Ha ragione il senatore del Pd Giovanni Legnini: sui soldi del Sud sarebbe bene fare una indagine parlamentare. Per carità, non è che questi organismi servano poi a risolvere davvero i problemi. Il più delle volte anzi si rivelano del tutto inutili. Ma in questo caso, vista la nebbia assoluta che avvolge l’utilizzo di questi denari, una iniziativa parlamentare potrebbe essere benvenuta.
Uno dei pochi punti assodati è che Silvio Berlusconi e Giulio Tremonti hanno sottratto i soldi alle aree sottoutilizzate per coprire le spese delle misure economiche correnti: l’abolizione dell’Ici, per esempio; o per finanziare i costi delle privatizzazioni. Per non parlare dei soldi finiti al Nord spesso solo per ragioni localistiche. Leggere per credere: una nuova pagina nera della “questione meridionale”.Così come purtroppo è assodato che a questo governo del Sud importa poco o nulla. D’Altra parte, con una maggioranza governativa condizionata dalla Lega e sostanzialmente egemonizzata da Umberto Bossi chi può più meravigliarsi di questo andazzo?
http://dinicola.blogautore.espresso.rep ... meridione/
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#3174
Federalismo che bluff
di Massimo Cacciari
Con i governi leghisti nessun beneficio è venuto a Regioni e Comuni del Nord

Tutto giusto; peccato non si dica una parola sulle Regioni a statuto speciale, sulla sede dove affrontare e decidere le necessarie misure di solidarietà (senza le quali federalismo diviene l'opposto di foedus, di accordo, di patto, e si trasforma in una competizione anarchica tra diversi territori), su come distribuire, a questo punto, lo stesso onere del debito nazionale. Peccato, poi, non si veda, insieme a quello fiscale, anche l'aspetto demaniale. È tollerabile il persistere d'immense manomorte demaniali, civili e militari, in ogni città e angolo del Paese? Patrimoni che nessuno valorizza, o usati per costruirci aeroporti militari, come a Vicenza? Per rispondere alle prime domande rimane necessaria una vera e propria riforma costituzionale (istituzione di una Camera delle Autonomie; revisione radicale degli articoli riguardanti le competenze tra Stato, Regione e Comune), ma per la seconda basterebbe quella volontà politica, che non esiste.
IL guasto di questa situazione non è economico, è sociale e culturale. Essa de-responsabilizza, premia quelle istituzioni 'specializzate' nel distribuire e non nel 'conquistare' risorse, massacra il principio fondamentale del nesso tra rappresentatività e tassazione. E così procedendo moltiplica localismi, egoismi, risentimenti, frustrazione. Essa è il frutto di una cultura politica mille leghe lontana da ogni autentica idea federalista. Alla faccia dei Trentin, degli Spinelli, ma anche degli Einaudi, degli Sturzo, ma anche dei Miglio. Nella Lega 'di lotta e di governo' la componente ideologico-identitaria è ormai prevalente su ogni forma di 'sindacato di territorio', e ciò spiega perché nessuna denuncia del fatto che anche durante i governi a partecipazione leghista nessun beneficio sia venuto per Regioni e Comuni del Nord non provochi alcuna crisi nel suo corpo elettorale. Il federalismo funziona da 'sol dell'avvenire' e intanto, nel suo triste presente, annaspa il fondamento stesso della vita e della cultura del Paese, come tutti i grandi storici hanno sempre riconosciuto: la città - la città italiana, città-regione, città-territorio, individualità universale.
omnia munda mundis

#3175
cyberjack ha scritto:Emilio Fede in tv contro Saviano:
«Non è un eroe, non se ne può più»
Il direttore del Tg4: «In Italia non abbiamo bisogno di lui».

«Ci sono state polemiche anche su Roberto Saviano. Sempre lui. Ma non è lui che ha scoperto la lotta alla camorra, non è lui il solo che l'ha denunciata, ci sono registi e giornalisti come lui... e che sono morti. Lui invece è ancora protetto, superprotetto».

Il direttore del Tg4 ha criticato Saviano inserendolo nel contesto della notizia del forfait del ministro Bondi alla presentazione del film Draquila della Guzzanti al festival del cinema di Cannes. «Però non se ne può più di sentire che lui è l’eroe. Qualcuno gli ha pure offerto la cittadinanza onoraria… di che cosa? Non si capisce. Ha scritto libri sulla camorra e l’ha fatto tanta altra gente, senza andare sulle prime pagine, senza fare tanto clamore. Senza rompere… Senza disturbare la riflessione della gente. Un Paese come il nostro è contro la mafia, non c’è bisogno che ci sia Roberto Saviano».

IL PRECEDENTE - Già durante l'edizione del Tg4 del 9 settembre 2008 Emilio Fede aveva duramente commentato alcune dichiarazioni di Saviano rilasciate al Festival della letteratura di Mantova. «Anch’io vivo sotto scorta -diceva Fede -. E allora?». Il nuovo attacco allo scrittore arriva a meno di un mese dalle parole del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi: «La mafia italiana famosa per Gomorra. Sarebbe la sesta al mondo, ma fiction e letteratura sono un state un supporto promozionale».
di Mario Ajello
E' tornato il «culturame». Il berlusconismo avrebbe potuto prendere tante cose buone dalla tradizione della Dc, e invece ha adottato il suo aspetto meno esaltante: la polemica contro il «culturame» che fu lanciata da Mario Scelba. Che cos'è Roberto Saviano, agli occhi di Emilio Fede? «Non un eroe, ma un rompiscatole» appartenente, a quel ceto di intellettuali vanitosi e sinistresi che Brunetta, Bondi e compagnia mettono continuamente nel mirino della destra. Al punto che si preferisce un coiffeur per rifare gli Uffizi, o un ex dirigente della Mc Donald's, Mario Resca, per dirigere i Beni Culturali. E se Saviano, già attaccato da Berlusconi, è un «rompiscatole» un po' come la Guzzanti, un altro esponente del «culturame» - l'economista Marco Biagi, ucciso dalle Br - era un «rompicoglioni», secondo l'appena dimissionato Scajola. Lo Scelba che parlava di «culturame» era anche un politico serio, pure troppo, che intratteneva coversazioni e carteggi di alto livello con don Sturzo. I suoi epigoni si sono accontenati al massimo di qualche chiacchiera con il compianto don Gianni (Baget Bozzo) o di qualche sbirciata ai libri di Tremonti.
Il messaggero
omnia munda mundis

#3176
Il palazzetto di Bertolaso ai Parioli risistemato da Anemone e quel "boom immobiliare" tutto in famiglia

Alla prossima assemblea di condominio il sottosegretario Guido Bertolaso rischia una tirata di orecchie dagli altri inquilini del suo palazzo. Ma come? Uno compra casa in un villino liberty nella zona più chic di Roma, i Parioli, e poi si ritrova il suo palazzo rappresentato come una casa di periferia nei telegiornali italiani. "Tapparelle", il termine romanesco che fa venire in mente palazzi popolari con avvolgibili economici, suona come un’offesa per gli inquilini blasonati del condominio, come le figlie di Giovanni Malagò che hanno un appartamento sopra i Bertolaso mentre un altro è intestato alla Samofin del papà. "Tapparelle" è davvero un’onta per gli infissi nobili che tutti possono ammirare nella foto pubblicata sotto. Un’imprecisione semantica che sembra quasi un lapsus freudiano rivelatore dell’ansia del sottosegretario di minimizzare i lavori di Diego Anemone nella sua casa romana.
http://antefatto.ilcannocchiale.it/glam ... le=2486392
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#3177
Lega di governo
Ciò che ci spinge a tornare su Renzo Bossi non è un istinto persecutorio. Quel ragazzo è solo una lente di ingrandimento sul nepotismo dell leader del partito. Renzo, da oggi accomodato sugli scranni del Consiglio lombardo in cambio di diecimila euro al mese, ha 21 anni, e la sua eccellenza sta, qualcuno smentisca, nel suo cognome. E basta. Di qui e di là, i sindaci leghisti provvedono ad aumentare i loro appannaggi. A Roma, la Lega gioca pesante per garantire la legittimità dei doppi incarichi istituzionali, alla faccia di quell’«igiene» di comportamenti che consentirebbe a chi ha un ruolo elettivo all’interno di una istituzione di dedicarsi a quello senza «dividersi». La Lega vota a Roma per il nucleare ma dove governa a livello locale fa campagna contro l’insediamento delle centrali sui «suoi» territori. La Lega dice «Roma ladrona» ma a Roma consente che si strozzino le autonomie locali. Nessuno venga a raccontarci che la Lega è il nuovo oppure che è brava a governare. Balle, ne vedremo delle belle.12 maggio 2010
http://www.unita.it/news/toni_jop/98570/lega_di_governo
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#3178
Spagna e Portogallo stanno già annunciando misure straordinarie, tagli di spesa e aumenti delle tasse per riportare sotto controllo i conti pubblici. Cosa dovremmo fare noi?

Il governo dovrebbe dare un annuncio chiaro e forte che vista la congiuntura si è deciso di rinviare il federalismo fiscale, visto che rischia di aver effetti pesanti sui conti pubblici. Non è un caso che il governo continui a non dare cifre sul suo impatto. Per rassicurare gli investitori ed evitare di pagare interessi più alti sul debito pubblico per molti anni, sarebbe bene chiarire che il federalismo fiscale è rinviato, magari affidando l'annuncio allo stesso Umberto Bossi, per renderlo più credibile. Non significa cancellare il federalismo ma rinviarlo a tempi migliori. Il secondo intervento dovrebbe riguardare l'economia sommersa: contrastando il lavoro sommerso possiamo migliorare i conti pubblici e aumentare la base imponibile senza alzare le tasse, ma serve un segnale di discontinuità rispetto a quanto fatto fin qui. Lo ha ammesso anche il ministro Saccconi, nella sua audizione in aprile, che le ispezioni sui posti di lavoro si sono ridotte del 7 per cento. E nel 2009 c’è stato lo scudo fiscale.
Torniamo alla crescita. E’ credibile, come dice il governo, che il Pil dell’Italia cresca dell’1,5 per cento nel 2011 e del 2 per cento nel 2012?

Le stime del governo continuano a essere molto più ottimistiche di quelle di tutte le istituzioni internazionali. Ma non ci sono segnali di un cambio di passo. Stiamo risalendo la china molto, molto lentamente. Ieri alcuni giornali online titolavano con toni enfatici sui dati della produzione industriale di marzo come se segnalassero una crescita del 6,4 per cento sul mese precedente e non invece sul punto più basso della crisi. Ma siamo al 21 per cento in meno della produzione industriale pre-crisi.

Quindi, per rispettare gli impegni presi con l’Europa, Tremonti dovrà fare una manovra anche superiore ai 25 miliardi annunciati pochi giorni fa?

Tremonti, nella Relazione unificata economia e finanza pubblica di giovedì, ha confermato gli obiettivi sul debito pubblico previsti nella nota di aggiornamento sul piano di stabilità, pur avendo ridotto leggermente le stime di crescita e questo ha fatto sì che dovesse aumentare l’entità della manovra 2011-2012. Ed è quindi probabile che sarà necessario fare di più anche perché, visto quello che sta succedendo, l’Italia deve ridurre il debito pubblico non limitarsi a stabilizzarlo, come prevedono questi documenti, ai livelli del record storico del 1992.
http://antefatto.ilcannocchiale.it/glam ... vono_piu_s
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#3179
http://www.ilriformista.it/stories/Prim ... na/223075/
Eppure il Cavaliere pensa che non è finita. Che quella che ha definito coi suoi «un’entità esterna al governo» abbia in mano le carte per azzoppare altri ministri. Almeno due, stando alle indiscrezioni di palazzo. E per prevenire l’impatto devastante dell’«effetto domino» nella cerchia ristretta in molti hanno consigliato al premier di giocare d’anticipo: «Cambiamo i ministri subito, prima che ce li cambino i pm e che Napolitano chieda un passaggio formale come l’apertura della crisi di governo.
È questo incubo finale del premier: il rimpasto. Perché un conto è l’interim su un ministero - come nel caso di Scajola - un conto è mezzo governo coinvolto negli scandali. A quel punto la crisi di governo sarebbe inevitabile. Una prospettiva che il premier vorrebbe evitare a tutti i costi poiché pensa che per molti è il presupposto di un nuovo scenario. Questo il ragionamento: «In un quadro in cui lo scioglimento anticipato è impossibile a causa della situazione economica, se si apre la crisi quelli che ci vogliono logorare hanno ampio margine. Fini avrebbe gioco a chiedere la testa degli ex An attualmente nel governo, e avrebbe pure l’occasione per alzare l’asticella sul nuovo programma, a partire dal federalismo. A quel punto Bossi non ci starebbe. E per molti sarebbe inevitabile un governo di transizione per far fronte alla crisi economica». Ovvero Tremonti
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#3180
La decisione del ministro Bondi di non andare a Cannes rivela il disprezzo del governo italiano per ogni critica. Anche Vittorio Mussolini, figlio del Duce, uscì furioso dalla proiezione di «Ossessione» di Visconti dicendo: «Questa non è l'Italia». Era il 1943. Le Monde
http://www.unita.it/
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