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#3241
http://www.corriere.it/politica/10_magg ... aabe.shtml
C’è una parola che riassume il clima che si respira nel variegato e decisamente orientato a sinistra mondo degli autori Einaudi: imbarazzo. Se il costituzionalista Gustavo Zagrebelsky ieri sul Fatto quotidiano diceva di aspettarsi chiarimenti dall’Einaudi, anche se non ha firmato l’appello sul sito dell’editore Laterza (al primo posto nell’elenco dei non editori figura però il nome di sua moglie, Cristina Trucco Zagrebelsky), e Marco Revelli accusava via Biancamano di aver perso un’occasione per manifestare la propria autonomia, lo storico Antonio Gibelli, che ha pubblicato con la casa che ha come simbolo lo Struzzo Il popolo bambino, parla senza perifrasi di «imbarazzo». La situazione, dice Gibelli, «è imbarazzante dal punto di vista oggettivo, perché l’Einaudi vive oggi una condizione antitetica alla propria tradizione. Il fatto che la casa editrice sia proprietà della famiglia Berlusconi qualche problema lo pone. In questa situazione di "democrazia autoritaria", come dice il sottotitolo del mio recente libro Berlusconi passato alla storia, che mi è sembrato opportuno pubblicare da Donzelli, una firma in più non avrebbe guastato, anche se condivido l’opinione sul fatto che in genere gli appelli servano a poco».
Intendiamoci, il direttore editoriale Einaudi e i dirigenti Mondadori non sono favorevoli al ddl Alfano, semplicemente si riconoscono nella posizione di condanna del disegno di legge espressa sia da giovedì dall’Aie in un comunicato che però non ha avuto eco sulla stampa. Franco ha definito l’appello lanciato sabato da Mauri e Laterza un’operazione di «marketing editoriale ». Una posizione da cui dissente profondamente Rosetta Loy, che ha pubblicato molti suoi romanzi con Einaudi: «Non ho visto alcuna operazione di marketing. La libertà di stampa è un bene supremo che non si difende appiattendosi sulle posizioni della casa madre, cioè della Mondadori»
omnia munda mundis

#3242
Sulle norme per le telefonate si procede a tappe forzate, l’iter del ddl sui corrotti ancora non parte
Bavagli e amnesie
Due velocità contro notizie e malaffare


Sarà interessante verificare se il Parlamento si farà animare da analoga verve notturna per rimpolpare di contenuti l’anemico disegno di legge governativo contro la corruzione che, annunciato a dicembre 2009 e presentato in marzo, deve ancora iniziare il proprio iter.


Bene: sono trascorsi due anni, ma in Italia l’autoriciclaggio dei soldi delle tangenti o dell’evasione fiscale continua a non essere reato, e nel ddl Alfano contro la corruzione non si trova traccia di questo intervento, benché proposto nel 2009 anche da un disegno di legge di iniziativa governativa (il ddl 733-bis).

Lo stesso vale per la «corruzione tra privati» e il «traffico di influenza »: traduzioni giuridiche di quel «sistema gelatinoso» nel quale le inchieste sulla «cricca» stanno sorprendendo imprenditori, politici, funzionari e magistrati non sempre in un classico scambio corruttivo (tangente in cambio di appalto), quanto piuttosto in una ragnatela di reciproche opacità che, quand’anche non sconfini nella bustarella, deruba comunque i contribuenti, fa lievitare costi e tare degli appalti, falsa la concorrenza tra imprese e sovverte i criteri di merito tra le persone. Eppure neanche il ddl Alfano introduce la «corruzione tra privati» e il «traffico di influenza», nonostante li raccomandi quella Convenzione del Consiglio d’Europa contro la corruzione che, firmata nel 1999, l’Italia continua a non ratificare.


Del resto, per chi voglia legiferare sulla corruzione, senza limitarsi a qualche aumento di pena massima (pura grida manzoniana se non si cambia la prescrizione accorciata nel 2005 dalla legge ex Cirielli) o all’annuncio di un nuovo «Piano nazionale anticorruzione» affidato all’ennesimo «Osservatorio», c’è poco da inventare. Basterebbe ripescare i 22 suggerimenti stilati dal «Comitato di saggi» presieduto da Sabino Cassese nel 1996 su nomina del presidente della Camera; i rimedi individuati dalla «Commissione di studio» istituita sempre nel 1996 dal ministero della Funzione pubblica e presieduta da Gustavo Minervini; o le 8 proposte di sintesi della «Commissione parlamentare » del 1998, compreso il testo sul quale confluirono persone molto diverse come Veltri (allora ulivista), Tremaglia (An) e Frattini (Fi, oggi ministro degli Esteri).
http://www.corriere.it/editoriali/10_ma ... aabe.shtml
omnia munda mundis

#3243
Una e trina: Lady Scajola
e il miracolo del congedo infinito

http://antefatto.ilcannocchiale.it/glam ... jolabre_il

a Imperia qualcuno racconta una storia che molti sussurravano a bassa voce: “Chissà che cosa ne direbbe il ministro Brunetta, fustigatore dei costumi degli statali”, esordiscono alcuni insegnanti imperiesi. Colleghi, perché la signora Verda è professoressa. Almeno sulla carta, perché, stando ai documenti dell’istituto dove lavora, risulta in congedo da undici anni. Già, perché la signora Scajola ha anche lei una carriera politica. Del resto la famiglia Scajola ha un rapporto di incarichi politici pro capite da Guinness dei primati: dopo Claudio – sindaco di Imperia e poi ministro – anche il fratello Alessandro è stato primo cittadino del capoluogo, dove adesso è vice-sindaco il nipote Marco (che è anche consigliere regionale).
Niente di illegale, la legge prevede il congedo per mandato elettorale. Ma gli insegnanti della scuola non l’hanno presa proprio bene: “Stiamo organizzando una protesta per i tagli al nostro istituto, si parla di ridurre di organici. Chissà che cosa ne sarà della dottoressa Verda”. E c’è chi punta il dito sui tanti impegni della signora: “E’ in congedo come professoressa delle scuole superiori, ma intanto ha ottenuto una cattedra universitaria”. Maria Teresa Verda e Maurizio Scajola (fratello di Claudio) tengono corsi universitari nell’ateneo ligure, in un momento di crisi nera, di riduzione degli organici. Verda tiene lezioni di “Cultura ed economia nel ponente ligure”. Ma bisogna pur dire che all’ateneo costano poco: 17 studenti su 26 del corso godono di borse di studio offerte da Promuovitalia e Invitalia, agenzie legate al ministero per lo Sviluppo economico.
omnia munda mundis

#3244
di FRANCO LARATTA*
Borse ancora a picco. Pronti i tagli da 28 miliardi. Via libera al federalismo fiscale. Aspre polemiche in Parlamento per la stretta sulle intercettazioni.
Mentre accade tutto questo Vespa cosa fa a Porta a porta?
Si occupa di: “In forma a passo di danza”!! Con collegamento dal salone nazionale del fitness.

Siamo ormai al ridicolo. Come si fa per la tv pubblica a non occuparsi dei grandi temi dell’attualità nazionale e internazionale? Come si fa a non approfondire temi quali la crisi e dell’euro e l’allarme lanciato da Angela Merkel? Come si può non anticipare i contenuti della manovra finanziaria che Tremonti in serata ha illustrato a Berlusconi? E dei due mesi di carcere con la sospensione dalla professione per i giornalisti che pubblicano stralci sulle intercettazioni?Niente. Siamo davvero alla fine dell’informazione pubblica. E dopo il profumatissimo addio del “Santoro dalle uova d’oro”, l’attacco a Rainews24, le minacce a Parla con me, rimane Vespa, maggiordomo di Stato, gran ciambellano di corte.Che si occupa di fitness e di danza mentre l’Europa va a picco. Che bello!
Ah dimenticavo: nello studio di Vespa c’erano il ministro Galan, Sandra Milo, l’onnipresente nutrizionista Giorgio Calabrese.
Quest’ultimo, sul finire della dotta trasmissione, si è occupato di “Quale dieta per la prova costume?” Con belle fanciulle che sfilavano in costume in “stile orientale”. E siamo quindi giunti alla dieta vegetariana «che compensa tutte le necessità»! Sì va bene. Ma come la mettiamo con la vitamina B12? E qui l’aitante Rossano Rubicondi ha cantato “Come ti amo”.
Davvero troppo. E a quel punto non ho retto più. E sono passato alla prova pigiama.
Buonanotte all’informazione, a Vespa, all’Italia quando è passata un’ora dalla mezzanotte.
FRANCO LARATTA*
http://www.ilpolitico.it/?p=31272
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#3245
Il (solo) miracolo italiano

Alla fine Berlusconi ha fatto il miracolo. In un’Italia rissosa e divisa, dal calcio alla politica alla stampa, dove i distinguo sembrano essere diventati esercizio obbligatorio, il disegno di legge sulle intercettazioni ha messo finalmente d’accordo tutti.

Mentre la legge taglia-notizie fa il suo (acceleratissimo) corso in Parlamento, giornali, editori e gran parte dell’opinione pubblica stanno dicendo quel NO senza se e senza ma di cui si sentiva non solo la necessità, ma anche l’urgenza.

La parola bavaglio che da giorni fa il giro della rete, oggi compare nel duro editoriale di prima pagina del Corriere della Sera. Sempre oggi il frontespizio dell’Unità si fa nero, e si intitola significativamente Al buio. A leggerli bene, perfino i giornali della destra si guardano allo specchio, parecchio perplessi dalla mordacchia che, inevitabilmente, stringerà anche le loro rotative.

Dopo lo scandalo Scajola, si è letto che i cittadini “sulla casa non transigono”, e giù sondaggi in calo per premier e maggioranza. Ma forse e per fortuna c’è anche qualcos’altro su cui gli italiani e chi li informa ogni giorno non sono disposti a cedere pezzi di sovranità. Il desiderio, la voglia, il diritto di leggere, conoscere, partecipare.

E decidere loro, e non chi li governa male o bene che sia, cosa devono e vogliono sapere.

http://bracconi.blogautore.repubblica.it/?ref=HROBA-1
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#3246
Steve1973 ha scritto:
Kalimeroxxx ha scritto:
Dolores ha scritto:non so perchè ma ho la sensazione che gli articoli postati da kimi pèndano tutti dalla stessa parte... :roll: :roll:
ma vaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa? malfidentella :lol: :lol: :lol: :lol: :lol:
E' giovane... e probabilmente troppo indaffarata a cambiare pannolini e body negli ultimi mesi per aver guardato questo thread... :lol: :lol: :lol:
beccata.... :lol: :lol:
ammetto di seguire poco la politica e di essere entrata pochissime volte in questo topic che però, ad una prima occhiata m'è parso leggermente di parte... quindi preferisco cambiare pannolini! :lol:

io credo che tutto il potere mediatico che ha il cavaliere glielo ha dato chi gli rema contro... tirandolo sempre in ballo come se l'universo girasse intorno a lui.... l'Italia andrebbe bene o male (come è sempre stato) anche senza di lui!!! non serve infilare il suo nome in ogni frase
Foto Aurora Aurora cresce
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#3247
Dolores ha scritto:
Steve1973 ha scritto:
Kalimeroxxx ha scritto: ma vaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa? malfidentella :lol: :lol: :lol: :lol: :lol:
E' giovane... e probabilmente troppo indaffarata a cambiare pannolini e body negli ultimi mesi per aver guardato questo thread... :lol: :lol: :lol:
beccata.... :lol: :lol:
ammetto di seguire poco la politica e di essere entrata pochissime volte in questo topic che però, ad una prima occhiata m'è parso leggermente di parte... quindi preferisco cambiare pannolini! :lol:
oppure stampi...e ci fai pannolini! :mrgreen:
ma sempre, comunque...strega inside! 8)
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la vita è tutta una questione di cul@, o ce l'hai o te lo fanno...(Cit. Dammispazio)

#3249
http://www.corriere.it/politica/10_magg ... aabe.shtml
IL RETROSCENA
Dichiarazione doppia. Che non smentisce
Berlusconi e Vespa sul caso Verdini-Scajola.


Finora Silvio Berlusconi lo ha detto e ridetto nei suoi incontri privati. E lo ha confermato anche a Bruno Vespa, l’altroieri, che lo interrogava per il suo prossimo libro: «Si tratta di casi personali e isolati e dagli ultimi sondaggi risulta che per l'opinione pubblica è chiaro che questi casi non hanno nulla a che vedere né con l'attività di governo né con quella del partito», ha spiegato riferendosi a Verdini e Scajola.
Nero su bianco nel libro, però, diventa una conferma ufficiale che Berlusconi vorrebbe «scaricare» i suoi due collaboratori, una dichiarazione politica, una condanna
. E immediatamente il Cavaliere smentisce di aver fatto nomi. Vespa conferma di averli effettivamente fattti lui. Insomma una doppia precisazione che non smentisce granchè: a chi si sarebbe riferito altrimenti Berlusconi?
è un fatto che il Cavaliere non sia ancora riuscito a sostituire Scajola al ministero. Si era detto che non lo avesse perdonato, ma dopo l’intervista della moglie dell’ex ministro e un’affettuosa telefonata ha invitato Scajola a cena ad Arcore, quasi quattro ore di colloquio.
omnia munda mundis

#3250
Protesta a Firenze: «Cento sindaci al tappeto»Uno squillo di sirena e 100 sindaci sono andati 'al tappeto' in piazza della Signoria, in mezzo ad una folla di turisti assai stupiti. Si è appena svolto così il flash mob organizzato dagli amministratori locali dell'Italia centrale per protestare contro la rigidità del patto di stabilità e chiedere al Governo un allentamento dei vincoli di bilancio. I sindaci, tutti con addosso la fascia tricolore, si sono sdraiati all'unisono in terra sopra dei lenzuoli con sopra scritto "stanno mettendo il tuo comune al tappeto". Poco prima, una delegazione dei sindaci ha incontrato il prefetto di Firenze Andrea de Martino, quindi i manifestanti con striscioni e vessilli dei Comuni si sono diretti in Piazza della Signoria. Tra questi, Alessandro Cosimi presidente di Anci Toscana e il vicesindaco di Firenze Dario Nardella. La protesta è stata organizzata dalle Anci regionali di Toscana, Umbria, Emilia Romagna, Lazio, Marche e Abruzzo.

"In questi anni, i comuni sono stati gli unici enti pubblici a ridurre la spesa è l'ora di dire basta", ha detto il sindaco di Livorno e presidente dell'Anci Toscana Alessandro Cosimi, "siamo arrivati al punto di non essere più in grado di garantire i servizi e così si va ad incidere sulla carne viva dei diritti dei cittadini". Il vicesindaco di Firenze, Dario Nardella, ha sottolineato come occorra "dare una maggiore flessibilità ai comuni nella gestione dei loro budget", invitando il Governo "a non spalmare il debito pubblico solo in periferia". Tra i manifestanti anche un sindaco del Pdl Claudio Scarpetti primo cittadino di Firenzuola (Firenze) "i problemi dei sindaci e dei comuni - ha detto - sussistono a prescindere dal colore politico; siamo tutti i giorni in prima fila per i cittadini e abbiamo bisogno della massima attenzione e sostegno, soprattutto i piccoli comuni come il nostro".
20 maggio 2010
http://www.unita.it/news/italia/98942/p ... al_tappeto
omnia munda mundis

#3251
Tra gli uomini più vicini a Silvio Berlusconi, specialmente tra quelli che non simpatizzano particolarmente per il ministro Giulio Tremonti, c’è grande agitazione. Tutti suggeriscono al Cav. di lavorare per riequilibrare la bilancia del potere che troppo si sarebbe piegata verso l’asse Tremonti-Umberto Bossi. Raffaele Fitto, tra i più fedeli al premier e più preoccupati, ha raccontato ad alcuni amici che “almeno prima in Consiglio dei ministri qualcuno provava a contrastare Tremonti. Non che ci si riuscisse, ma era almeno un segnale di vitalità. Ormai invece stiamo tutti zitti anche quando lui ci spiega che ‘in questo governo non esistono ministri con il portafoglio e ministri senza, perché siete tutti privi di portafoglio’”.
I termini della questione pare siano chiari anche al premier, il quale non vive un contrasto personale con Tremonti, ma si è convinto dell’opportunità di recuperare Gianfranco Fini e contemporanemente di corteggiare Pier Ferdinando Casini. Per capirlo basterebbe fare due chiacchiere in questi giorni con Fabrizio Cicchitto o Gaetano Quagliariello (per non citare Gianni Letta). I due capigruppo della ex Forza Italia non fanno che lanciare cauti segnali di pace a Fini e gesti di cortesia all’Udc; appena ieri, alla Camera, tra Casini e Cicchitto si è assistito, per esempio, a uno scambio di amorosi sensi in Aula (seguito da una chiacchiarata serale in un corridioio laterale del Transatlantico).


Un piano c’è. Bisognerà, ovviamente, concedere qualcosa a Fini e mettere a proprio agio Casini. Al leader dell’Udc non è necessariamente chiesto di entrare al governo benché lui abbia manifestato la disponibilità a farlo, con Berlusconi premier, ma in cambio, sostanzialmente, di un rimpasto. Il punto di svolta è la manovra economica. Si lavora a ottenere il voto favorevole del partito centrista. Qualora arrivasse, qualcuno potrebbe anche cominciare a dire che “esiste di fatto una nuova maggioranza”. A ruota seguirebbe il “sì” al lodo Alfano costituzionale e persino – chi lo sa? – al federalismo fiscale (sino a ieri bocciato dai centristi). Contemporaneamente il Cav. pensa di riprendere in mano l’agenda di governo, sparigliare un po’, prendere l’iniziativa politica (cappa giudiziaria permettendo). Chissà che non lo faccia davvero cominciando il 27 maggio prossimo all’assemblea annuale di Confindustria. Non pochi in Parlamento tifano perché il premier trattenga ancora l’interim allo Sviluppo economico.

E Fini? Ieri Letta lo ha brevemente incontrato all’aeroporto di Ciampino. I due hanno parlato, amichevolmente, come sempre. La strategia è quella descritta ai suoi interlocutori dal gran tessitore Andrea Augello: “Prima bisogna far decantare le polemiche. Poi scende in campo la diplomazia e infine, quando è chiaro su quali punti c’è accordo, i due leader si incontrano. Se non si fa così c’è il rischio di un altro permale, come alla direzione nazionale del Pdl”. Le polemiche si sono fermate da diversi giorni e la diplomazia è tornata in campo benché anche sulla pace tra Fini e Berlusconi gravi l’attesa intorno alle inchieste giudiziarie.
FOGLIO QUOTIDIANO
di Salvatore Merlo
omnia munda mundis

#3252
http://www.repubblica.it/politica/2010/ ... a-4231708/

IL COMMENTO
La prova del sistema
di MASSIMO GIANNINI

Al culmine dello scandalo che colpisce il governo, nel turbine di appalti truccati e case regalate, tasse evase e favori sessuali che coinvolge ministri e grand commis, Berlusconi prova a uscire dall'angolo con una mossa che ricorda il Craxi della prima Tangentopoli. Come il Mario Chiesa del '92, "mariuolo" indipendente e solitario, anche gli Scajola e i Verdini di oggi sarebbero dunque "casi personali e isolati, che nulla hanno a che vedere con l'attività del governo e del partito". La "dottrina Berlusconi", affidata ancora una volta alle premurose cure di un Bruno Vespa ormai unico "biografo" accreditato dal Palazzo, non sta in piedi da nessun punto di vista. Né etico, né politico.
Al di là delle retromarce e delle precisazioni successive, la tesi del Cavaliere è "tecnicamente" risibile.

L'intenzione è chiara: il premier, nell'illusione di mettere in sicurezza l'esecutivo e il Pdl, non nega gli addebiti al vaglio della magistratura, ma li scarica sui singoli espungendoli dagli organismi collettivi. Ma la spiegazione non regge: qui non stiamo parlando dell'oscuro assessore di un comune dell'hinterland milanese. Finora nelle inchieste delle Procure di mezza Italia sono coinvolti, nell'ordine: un ex ministro (Lunardi), un ministro dimesso (Scajola), un ministro in carica (Matteoli), un sottosegretario con delega alla Protezione Civile e ai Grandi Eventi (Bertolaso), un nutrito drappello di servitori dello Stato (dal direttore generale dei Lavori Pubblici Balducci al capostruttura del ministero delle Infrastrutture Incalza), uno dei tre coordinatori del partito di maggioranza (Verdini). Di fronte a questo "apparato", fatto di uomini e di incarichi, è difficile parlare di "casi isolati". Ed è impossibile non vedere l'elemento "di sistema" che, nella zona grigia in cui si mischiano politica ed economia, può trasformare un episodio in un metodo, e un gruppo di persone in un comitato d'affari.


Per questo la tesi del Cavaliere è anche politicamente inaccettabile. La giustizia deve fare il suo corso. Le responsabilità penali, personali, dovranno essere accertate. Ma le responsabilità politiche, collegiali, sono già sotto gli occhi di tutti. Si può far finta di non vederle. Si può, manzonianamente, continuare a troncare e a sopire, ripetendo come un esorcismo che "questa non è una nuova Tangentopoli". Ma sapere che oggi si ruba per se stessi e non per il partito (ammesso che sia vero) non può e non deve consolare nessuno. Questi scandali producono comunque una profonda alterazione alle regole del gioco democratico e del libero mercato. E di questo Berlusconi, che si fregia tuttora di aver portato in politica "una nuova visione morale", non può non rispondere.
m.giannini@repubblica.it
omnia munda mundis

#3253
È normale, in questi tempi di vacche magre, che la Camera continui a costare un miliardo? Che il Senato abbia 11 palazzi più magazzini per un totale di 9 ettari e abbia assunto 35 nuovi commessi per rimpiazzare colleghi andati in pensione poco più che cinquantenni 15 anni dopo la riforma Dini? Che un presidente regionale guadagni fino a 175 mila euro netti contro una media dei governatori Usa di 88.523 lordi? Che i partiti ricevano fino a 300 milioni di rimborsi elettorali l’anno anche negli anni senza elezioni? Che si rastrellino voti distribuendo posti e consulenze e appalti messi in carico alla collettività? Che i costi dei voli blu siano segreti oggi inespugnabili? Per questo, mentre Cameron a Londra insiste per rinunciare perfino alla scorta, la trasparenza «vera » dei bilanci, che spesso sembrano studiati per nascondere invece che spiegare ai cittadini come vengono spesi i soldi, sarebbe il segnale giusto... Ricorda ironico Tito Boeri che nel film «La classe dirigente» Peter O’Toole solleva un tavolo con la sola forza del pensiero e «non ci aspettiamo certo miracoli del genere». La trasparenza sì, però, ce l’aspettiamo. La trasparenza sì.Gian Antonio Stella
21 maggio 2010
http://www.corriere.it/editoriali/10_ma ... aabe.shtml
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#3255
Un apologo dissacrante sul nostro Paese: l'Unità d'Italia, le veline, i calendari, il sonno della ragione che, come sempre, genera mostri

di Alessandro Bergonzoni

Concetti come memoria, eroi, sbarchi, conquista, principi, sacro, esempio, diritti e doveri, Patria, istituzione, libertà, come fanno ad atterrare in noi se per alcuni non stanno nè in cielo né in terra? Come fanno ad atterrare se l’aeroporto di certe intelligenze e di certe coscienze (e non si sa se certe) è corto o imballato di eroi del calcio che sfregiano la parola credere, di pubblico che applaude soprattutto ai funerali di Stato di un presentatore, di tre starlette che dello sbarcare conoscono solo il lunario e le rispettive isole famose, di intrattenitori che fanno miti della mitezza, di politici e imprenditori che confondono il sacro col propano.

Combustibile per fare aumentare soprattutto il prodotto interno lordo e il produrre lorde interiorità, trasmissioni che confondono prìncipi con principi, autori e allenatori che usano la parola conquista abbinata alla parola classifica, paparazzi che fanno agguati al senso e all’intelletto, direttori di rotocalchi che pensano che esistere significhi esserci e accoltellano la bellezza a suon di corpi e di paralizzati dalle tempie in su.

Pensanti che ci studiate, l’unità d’Italia non vuole che vi adeguiate, vuole che pensiate, che vi risvegliate, che non deleghiate, la più bella commemorazione della nostra unità comincia dalla nostra anima culturale, dal nostro oltre, dobbiamo essere l’esempio non cercarne, dobbiamo essere il ritrovato non sperarlo… la speranza è l’ultima a morire ma quello che mi interessa è chi è il primo a rinascere! Nel calendario oltre due finte nude troveremo altre date, altre conquiste, altri giorni, altri quiz, altre cronache, altre storie, altri appuntamenti con la coscienza e le verità, altri morti.

La differenza tra i morti di fama e i morti di fame, tra famosi e amati, la differenza tra noti e stimati, tra fermi di mente e infermi di mente, tra fuga di cervelli e corpi che purtroppo restano, la differenza tra essere avvenenti e saper avvenire, tra vivo e vivente, tra stato e stato confusionale, tra morte apparente e vita apparente, tra nazione e nazionale, c’è differenza, tra giusto e aggiustato, tra connivenza pubblica e ricerca interiore, tra unità e impunità, tra animali e anime. Allora, pensanti: smettiamola di piangere sul latte versato, cambiamo mucche! W l’italia, se desta, se assopita e sedata un po’ meno...

Da il Fatto Quotidiano del 21 maggio
http://antefatto.ilcannocchiale.it/glam ... si_sveglia
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