La Redazione Consiglia

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#3286
Non era meglio tagliare tutte le auto blu? Sarebbe stato troppo semplice. Il Governo, per trovare i fondi della nuova manovra finanziaria mette le mani nelle tasche degli automobilisti. Entro 45 giorni, recita il nuovo decreto legge, siano stabiliti criteri e modalità per l’applicazione del pedaggio su autostrade e raccordi autostradali gestiti direttamente dall’Anas.
In pratica con l’arrivo dell’estate e con il conseguente traffico sulle strade, ci troveremo a pagare uno o due euro di pedaggio in più sulle autostrade connesse con raccordi autostradali dell’Anas. Dal testo leggiamo che anche il GRA -Grande raccordo Anulare -potrebbe diventare in parte a pagamento come l’autostrada degli orrori A3 Salerno-Reggio Calabria.

Quali sono le autostrade che potrebbero diventare a pagamento? Ecco la lista evidenziata dal Decreto legge.
Autostrade A3 – Autostrada Salerno-Reggio Calabria; A18 – Diramazione di Catania; A19 – Autostrada Palermo-Catania; A19 – Diramazione per via Giafar; A29 – Autostrada Palermo-Mazara del Vallo; A29 – Autostrada Alcamo-Trapani; A29 – Diramazione per Birgi; A29 – Diramazione per Punta Raisi; A29 – Raccordo per via Belgio; A91 – Autostrada Roma-Aeroporto di Fiumicino; A90 – Autostrada Grande Raccordo Anulare.

Raccordi autostradali: Raccordo tangenziale Nord città di Bologna; Raccordo autostradale Salerno-Avellino; Raccordo autostradale Siena-Firenze; Raccordo autostradale di Reggio Calabria; Raccordo autostradale Scalo Sicignano-Potenza; Raccordo autostradale Bettolle-Perugia; Raccordo autostradale Pavia-Autostrada A7 Milano-Serravalle; Raccordo autostradale Ferrara-Porto Garibaldi; Raccordo autostradale di Benevento; Raccordo autostradale Torino-aeroporto di Caselle; Raccordo autostradale Ascoli-Porto d’Ascoli; Raccordo autostradale Chieti-Pescara.

Se sommiamo questi rincari al costo del carburante, quest’estate converrà lasciare l’automobile a casa e partire in treno o in aereo..
omnia munda mundis

#3287
La contro-manovra dell'Idv, presentata in una conferenza stampa alla Camera alla quale hanno partecipato il responsabile Economico del partito, Antonio Borghesi, il capogruppo al Senato, Felice Belisario e il portavoce del partito Andrea Orlando, prevede anche una serie di interventi di riduzione dei costi della politica, dalla cancellazione dei vitalizi per parlamentari e consiglieri regionali al blocco delle auto blu.

Una parte degli interventi è per incentivare la crescita. Dei 65 miliardi in 2 anni complessivi della contro-manovra 40 sono per il 2011 e 25 dal 2012 in poi. Il filone del risanamento pesa 33 miliardi e mezzo di cui 24 quest'anno e 9,4 dal 2012. Dalla lotta all'evasione fiscale si punta a ottenere 27,8 miliardi in due anni con quattro interventi: addizionale aggiuntiva (del 7,5%) sui capitali regolarizzati con lo scudo fiscale; ripristino di una serie di norme del governo Prodi; nuovo redditometro ma con riscossione immediata; aumento al 20% delle aliquote sulle plusvalenze speculative; reintroduzione dell'Ici sulle case di lusso e asta sulle frequenze libere del digitale terrestre.

Altri 24,7 miliardi arriverebbero dal taglio dei costi della politica con la soppressione delle province la cancellazione dei vitalizi di parlamentari e consiglieri e il blocco immediato delle auto blu. Risparmi per 13 miliardi con tagli ai consumi intermedi delle p.a.; soppressioni di enti inutili e del ponte sullo stretto di Messina, riduzione delle spese militari (nell'ottica di un esercito "europeo") e dei trasferimenti alle imprese. I ricavi andrebbero per 16 miliardi alle famiglie in aumento detrazioni, alleggerimento dell'Irpef per redditi medio bassi e ammortizzatori (anche per i lavoratori atipici) e per altri 16 alle piccole e medie imprese in forma di riduzione del costo del lavoro nell'imponibile Irap e pagamento dell'Iva nel momento in cui viene incassata. Tra le proposte c'è anche la cancellazione del Cnel.http://www.ilmessaggero.it/articolo_app ... &desc_sez=
omnia munda mundis

#3288
Le ultime due leggi ad personam
dell'era Berlusconi

La prima riguarda i 20 milioni elargiti alla banda larga. Una mancetta per non mettere a rischio il monopolio Mediaset. La seconda è la cosidetta salva-Mondadori
Dopo i primi due gradi di giudizio, vinti da Mondadori, la causa giace da dieci anni in Cassazione (il famoso processo breve) e a fine 2009, quando il presidente della sezione tributaria Enrico Altieri, temutissimo dagli evasori per il suo rigore, stava per decidere, se l’è vista scippare e trasferire alle sezioni unite. Così, in attesa della sentenza, è arrivata la leggina: se fosse condannata, la Mondadori pagherebbe 10 milioni anziché 200 (sempreché la Corte di Lussemburgo non accolga il ricorso per violazione della libera concorrenza annunciato in altre cause dal giudice Altieri). Il tutto per decreto firmato dal presidente della Repubblica e da quello del Consiglio, proprietario (peraltro abusivo) della Mondadori. Dal produttore al consumatore. Anzi, all’utilizzatore finale.
http://antefatto.ilcannocchiale.it/glam ... ad_persona
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#3289
Ddl intercettazioni destinato alla soffitta




di Mario Ajello
«Tanto discutere, tanto bucarsi, tanto agitarsi, / per risultati così scarsi?». Alberto Arbasino non ha scritto il suo motteggio, pensando alla legge sulle intercettazioni. Ma si deve a questa poesiola il riassunto migliore del pasticcio in cui sono finite le norme bavaglio.

Eccole parcheggiate, dopo tante polemiche e sanguinosi scontri, in una soporifera commissione del Senato, da cui rischiano di non uscire più all'aria aperta. Perché nessuno le vuole: troppo a rischio ammorbidimento per piacere davvero al Cavaliere (che le avrebbe volute toste e turgide come un vero scudo a sua protezione), antipatiche agli americani, oggetto di scontro frontale fra Fini e Schifani, non gradite al Quirinale, indigeribili non soltanto ai magistrati, ma anche ai poliziotti, capaci di portare altra baruffa dentro un Pdl in cui già volano stracci su tutto e fra tutti.

Quindi? Il bavaglio viene riposto in un box, probabilmente sarà dimenticato in quel suo garage, gli si sgonfieranno le gomme, si riempirà di polvere, verrà coperto di scritte «lavami» o «non dimenticarmi» (come si fa alle auto abbandonate). Finché qualcuno non deciderà di portarlo in apposito centro per la rottamazione del decisionismo governativo, l'unico luogo pubblico che sembra funzionare
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#3290
Evasione, la ricetta della Lega
"Colpire i venditori ambulanti"

Il capogruppo del Carroccio alla Camera: nel quadro della manovra rendere obbligatorio il "documento unico di regolarità contributiva" per chiunque eserciti il commercio
Il Carroccio presenterà una mozione alla Camera la prossima settimana, chiedendo l'obbligatorietà del "documento unico di regolarità contributiva". Nel mirino in particolare gli immigrati, dagli africani ai cinesi
http://www.repubblica.it/economia/2010/ ... i-4547869/

L’evasione razziale

Sull’evasione fiscale la Lega mira al bersaglio grosso. E il capogruppo del Carroccio alla Camera annuncia una mozione per stringere le maglie sui venditori ambulanti. Marocchini, senegalesi, pakistani e cinesi. Quelli che nei mercati rionali sdraiano a terra lenzuola e ci appoggiano sopra le finte borse di Prada o di Gucci. O quegli altri che mettono su banchetti di spezie dai sapori orientali che profumano di burqa e di terrorismo.
Quelli lì, insomma. Gli evasori incalliti.
Negri che intascano milioni di euro svuotando le tasche dei poveri commercialisti. Musi gialli che a costi proibitivi smerciano germogli di soia agli onesti imprenditori. Musulmani e potenziali qaedisti che a suon di anellini affibbiati a pr e stiliste si fanno la villa abusiva in attesa del prossimo condono.
La soluzione finale potrebbe essere la tracciabilità a due euro. Accendini, statuette etniche e pashmine pro-jihad si paghino solo con Bancomat o con assegno. Invece i romeni con secchio e cazzuola, magari clandestini, si liquidino a settimana, in nero e sempre in contanti.
Nella cabina elettorale e al riparo nei cantieri Bossi ti vede, Tremonti no.
http://bracconi.blogautore.repubblica.it/
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#3291
SOLO PICCOLI TAGLI AI RIMBORSI MILIONARI
I partiti mai a dieta

http://www.corriere.it/editoriali/10_gi ... aabe.shtml
E’nero su bianco: il mondo della politica sempre più bulimico e obeso non ce la fa proprio a impegnarsi in una dieta radicale. Neanche in momenti come questo. Basta leggere il decreto pubblicato dalla Gazzetta ufficiale. Certo, molti paletti in più per arginare abusi e megalomanie, soprattutto nelle periferie, ci sono. E nel faticosissimo groviglio di commi e codicilli che ridicolizza i proclami sulla semplificazione, par di capire che finalmente (salvo ripescaggi durante l’iter parlamentare…) quella leggina che anno dopo anno versava ai partiti i rimborsi elettorali per l’intera legislatura anche se questa era defunta, sarà rimossa. Bene..
Spiegare ai cittadini, e in particolare ai dipendenti pubblici, che per colpa della crisi è obbligatorio intervenire immediatamente sulle buste paga loro mentre quel taglio alla politica scatterà solo dai prossimi rinnovi del Senato e della Camera (fra tre anni), dell’Europarlamento (fra quattro) e dei consigli regionali (fra cinque, per la maggior parte) non sarà però facile per il governo. Ma come: la situazione è così grave da imporre il blocco di salari coi quali le famiglie faticano a vivere ma non così grave da bloccare i doppi pagamenti a partiti per una legislatura che non c’è più?
Vale per quella leggina, vale per il taglio ai rimborsi. Che non solo scatterà anche in questo caso negli anni a venire, ma è stato ridotto al minimo del minimo. Sia chiaro: i partiti sono tra i pilastri della democrazia. Ed è interesse di tutti che vivano. Magari non è opportuno, se vogliamo buttarla sull’ironia, che si arrivi a registrarne ufficialmente 156. Ma guai a chi li tocca: ne andrebbe della libertà. Detto questo, i nostri si sono gonfiati e gonfiati fino ad allagare la società, le istituzioni, le municipalizzate, l’economia, il calcio, il teatro, le bocciofile, tutto. E a pesare come in nessun altro posto al mondo. Ricordiamolo: ogni francese contribuisce al mantenimento dei partiti con circa 1,25 euro, ogni tedesco con 1,61, ogni spagnolo con 2,58, ogni italiano con 3 euro e 38 centesimi negli anni «normali» come il 2006, addirittura 4 e 91 centesimi negli anni grassi di doppia razione grazie all’infernale meccanismo in fase di soppressione. Un confronto inaccettabile. Tanto più rispetto a paesi come gli Stati Uniti, dove il finanziamento pubblico alle forze politiche è limitato alla campagna presidenziale: 50 centesimi ad americano. Ogni quattro anni.Bene, se è vero che per curare uno Stato troppo ingordo occorre «affamare la bestia», anche i nostri partiti avrebbero bisogno di essere «affamati»: partiti diversi, politica diversa. Il progetto di Tremonti era ambizioso: un taglio del 50%. Poi è sceso al 30%, poi al 20%, poi al 10%... Una sforbiciata che, ammesso resista a nuovi aggiustamenti in Parlamento (ci proveranno, ci proveranno…) lascerà comunque agli italiani, in questo settore, il primato dei più «generosi ».
Ma un segnale almeno, se proprio il governo non può metter becco nei bilanci di organismi come Quirinale, Camera, Senato, poteva essere dato: l’abolizione di quell’indecente regoletta che consente a chi regala soldi a un partito di ottenere sgravi fiscali fino a 51 volte superiori a quelli che avrebbe donando il denaro a chi si occupa della ricerca sul cancro o della cura di bambini leucemici. Non era una questione di soldi: di principio. È rimasto tutto com’era.
Gian Antonio Stella
omnia munda mundis

#3292
Analisi - B SPINELLI
30/5/2010 -
La grande disillusione
A prima vista, si direbbe che due siano ormai le visioni della crisi divampata nel 2007, e dei modi di sormontarla in Italia. Da una parte c’è il film proiettato dal presidente del Consiglio per anni: la crisi è un fulmine, che non turba il cielo sereno sopra le nostre teste. La chiamano crisi, ma non è tale. Sono i giornali, le istituzioni internazionali, ad angosciarci con le loro aritmetiche cupe. Dovrebbero tacere, lasciar fare i governi. Ben diversa la visione di Tremonti, che usa metafore tutt’altro che confortanti: «La situazione non è bella. Siamo alpinisti aggrappati a una parete verticale, non possiamo traccheggiare». Tremonti vede il disastro ma anch’egli proietta un suo film, quando paragona il marasma a un videogioco. Sullo schermo irrompe un mostro, dal nulla: o lo uccidi o perisci. Non c’è sguardo lungo. Abbatti l’orco, e passi al successivo. Non c’è tempo per traccheggiare ma neppure, molto, per pensare. Inoltre il videogame puoi spegnerlo.
Così muore il reality show che Berlusconi manda in onda sin da principio: un mondo finto, chiuso. Una sorta di quartiere sigillato, inaccessibile alle ambasce delle metropoli, simile a Milano-2 costruita negli Anni 70.

In America i quartieri sono chiamati gated community, comunità corazzate da grossi cancelli, che proteggono da incursioni esterne e spesso sono dotate di circuiti televisivi stile Mediaset o Tg1, dispensatori di distrazioni. Il reality non dice il reale; lo fa. La negazione della crisi, fino all’allarme di Tremonti, è stata un ingrediente base del film berlusconiano. Anche la negazione dei mostri nascosti (mafia, suoi patti con l’anti-Stato) è ingrediente di rilievo.
Per questo non è appropriato parlare, a proposito della manovra, di sacrifici. Quello che urge da noi non sono sacrifici, ma un’autentica disintossicazione, unita a non meno urgenti operazioni verità sulla democrazia minacciata. Si tratta di uscire dallo show, di entrare nella realtà, di vederla. Si tratta di rompere con gli usi e costumi vigenti dietro le comunità transennate: il vivere alla giornata, il non guardare lontano, il non voler sapere la verità sullo Stato e su se stessi. Il compito affidatoci è una gigantesca disillusione, più che una rinuncia ai beni che avevamo. Il disilluso possedeva vizi, oltre che beni: volontariamente scelse d’illudersi. Anche Manovra è parola sciapa, che implica un guidatore e masse di guidati. Meglio parlare di un comune, benefico risvegliarsi.
L’Italia economicamente sta meglio della Grecia (grazie al governo Prodi, essenzialmente), ma in molte cose i Paesi si somigliano. Atene è precipitata perché una classe di governanti, per anni, proiettò chimere: visse senza guardar lontano, fino a truccare - in casa, in Europa - le cifre del proprio bilancio. Lo fece per immunizzare caste, politici. Non pensò (qui è la somiglianza) che in custodia aveva tutto il popolo della politica, e in primis i poveri, le vittime, i contribuenti che pagano per gli evasori, i meno organizzati e garantiti. Epifani che annuncia scioperi anti-manovra ha comportamenti immodesti e suicidi: cos’ha dato il sindacato agli italiani, quando bocciò la vendita di Alitalia a Air France, se non più licenziati e fardelli più grevi sulle spalle dei contribuenti?
Degli aspetti tecnici della manovra si sa poco, ma ci sono elementi che fanno impressione: alcune misure sono spudoratamente copiate dal governo Prodi, abbattuto due anni fa. Restano memorabili gli insulti a Visco, stratega agguerrito dell’anti-evasione: fu dipinto come vampiro, nei videogame dell’attuale maggioranza. Ora le sue misure (tracciabilità dei redditi) sono riesumate, e Tremonti non può dar torto a quel che Visco scrive sul sito della Voce: «Se si ritiene che la riduzione dell’evasione sia utile, andrebbero reintrodotte integralmente le misure varate dal governo Prodi e subito abrogate dal governo Berlusconi».

Ma le similitudini tra Grecia e Italia sono innanzitutto politiche. In ambedue i casi, il rigore riesce a due condizioni: se la tecnica è buona, e se la democrazia ha le virtù raccomandate dall’Ocse alla finanza: correttezza, integrità, trasparenza. Per imporre rigore, infatti, i governi devono avere la legittimità etica di chi non tratta il «popolo della politica» come mezzo, ma come fine.Sulla prima condizione si può sospendere il giudizio. Ma la seconda condizione di sicuro in Italia manca. Questo è un governo che ha passato più tempo a proteggere premier e politici dai processi, che a far politica per gli italiani. Questo è un governo cui l’ex presidente Ciampi chiede solennemente la verità sui pericoli corsi dalla democrazia nelle stragi inaugurate dall’eccidio di Falcone e Borsellino (Repubblica, 29 maggio). Questi sono giorni in cui il partito fondato da Berlusconi è sospettato di un patto con la mafia, che dopo Tangentopoli avrebbe convogliato su Forza Italia i voti di vaste aree del Sud in cambio di favori e promesse.
La crisi, come a Atene, disvela i trucchi ottimisti del film berlusconiano ma anche i suoi scantinati tenebrosi. L’evento fondamentale dei giorni scorsi è stato il discorso di Piero Grasso, mercoledì a Firenze nella commemorazione della strage dei Georgofili. Il procuratore nazionale antimafia non cita Berlusconi e Dell’Utri - non ha le prove - ma dice cose gravi: «Cosa nostra ebbe in subappalto una vera e propria strategia della tensione», e le stragi del ’92-93 volevano causare disordine per dare «la possibilità a un’entità esterna di proporsi come soluzione per poter riprendere in pugno l’intera situazione economica, politica, sociale che veniva dalle macerie di Tangentopoli. Certamente Cosa Nostra, attraverso questo programma di azioni criminali, che hanno cercato d’incidere gravemente e in profondità sull’ordine pubblico, ha inteso agevolare l’avvento di nuove realtà politiche che potessero poi esaudire le sue richieste». Grasso in genere è uomo prudente. Nel ’98, con altri magistrati, archiviò l’inchiesta su Berlusconi e Dell’Utri ritenuti mandanti occulti del terrore mafioso.

Il procuratore disse queste verità già allora. Per motivi non chiari, il verbale rimase però nascosto. Lo dissotterrano Lo Bianco e Sandra Rizza, in un libro che uscirà il 10 giugno per Chiarelettere («L’agenda nera»). Se Grasso torna a parlarne oggi è perché ha deciso di abbandonare le autocensure. In parte perché nuovi pentiti testimoniano. In parte perché, grazie alla crisi, il Truman Show berlusconiano si sfalda. Può darsi che la bolla sopravviva un po’, come nel film di Peter Weir. Ma il «popolo della politica» difficilmente si farà persuadere ancora da miraggi e occultamenti dell’incantatore di Palazzo Grazioli. Questo non è tempo di mostri che irrompono nel videogame. Ci sono mostri da stanare, non visibili perché non programmati per esserlo. È vero: «La situazione non è bella». Che diventi, almeno, vera. la stampa
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#3293
Salvate Briatore
Dello yacht di Flavio Briatore si è detto quasi tutto. Sappiamo quanto costa, quanto è lungo, di quanti nodi è capace e quanto – almeno a sentire Elisabetta Gregoraci – è importante per la stabilità emotiva ed alimentare della neonata figlia dei due.

Ne sappiamo talmente tanto, dello yacht di Briatore, che il caso non poteva non finire in Parlamento.

La firma dell’interrogazione ai ministri Tremonti e Brambilla è dell’onorevole Pietro Laffranco. Non è un deputato Pdl qualsiasi, ma il vicepresidente dei deputati del partito di Berlusconi. Che ha preso carta e penna per chiedere al governo se “non ritenga necessario assumere iniziative immediate per porre riparo alle conseguenze ingiustificatamente patite dai familiari del signor Briatore e per rimediare al danno di immagine arrecato al Paese”.
Ma l’ex An Pietro Laffranco, se omonimia non inganna, è lo stesso che dopo la sentenza sui pestaggi alla scuola Diaz ha attaccato a testa bassa la Corte d’Assise, colpevole di aver condannato gli agenti “che quotidianamente si trovano in prima linea nella difesa dello Stato”.

Per la proprietà transitiva, si desume che entrare in una scuola e menare alla cieca aiuta l’immagine dell’Italia, mentre frodare il fisco per fare benzina no.

Questione di opinioni.

Solo piacerebbe sapere cosa ne pensano alle Fiamme gialle, visto che la medesima proprietà transitiva ci dice che per Laffranco i poliziotti sono servitori dello Stato, e i finanzieri no.

http://bracconi.blogautore.repubblica.it/
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#3294
ALLA FESTA DELLA REPUBBLICA
http://www.corriere.it/politica/10_giug ... aabe.shtml
Diploma e dieci giorni di selezioni,
la crocerossina che ha «colpito» il premier
Scelta per il portamento «che esprime dignità, decoro
e senso di appartenenza». La donna ha 46 anni


Su di lei, riserbo assoluto da parte della Croce Rossa. Restano le immagini che fotografano il suo passaggio davanti al palco delle autorità e il visibile apprezzamento del premier, Silvio Berlusconi (guarda).
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#3296
kimikalli ha scritto:ALLA FESTA DELLA REPUBBLICA
http://www.corriere.it/politica/10_giug ... aabe.shtml
Diploma e dieci giorni di selezioni,
la crocerossina che ha «colpito» il premier
Scelta per il portamento «che esprime dignità, decoro
e senso di appartenenza». La donna ha 46 anni


Su di lei, riserbo assoluto da parte della Croce Rossa. Restano le immagini che fotografano il suo passaggio davanti al palco delle autorità e il visibile apprezzamento del premier, Silvio Berlusconi (guarda).
:shock: :shock: a chi somiglia???
http://www.repubblica.it/politica/2010/ ... 4563028/1/
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#3297
http://damilano.blogautore.espresso.rep ... er-minuto/
Il primo gol lo segna l’arbitro: Michele Santoro. Fa rivedere uno spezzone di puntata di “Annozero” di un mese e mezzo fa: «Mi spiace deluderla, ma non c’è nessuna manovra aggiuntiva a giugno», giura il Tremonti di repertorio. Il Tremonti in studio nega, deve trattarsi di un sosia: «Il caso Grecia è esploso all’improvviso. Tutto è precipitato». Poi il campo resta tutto per loro due, Giulio e Pier Luigi, Tremonti e Bersani. Quante volte si sono confrontati in tv? Decine di volte, centinaia, forse, come documentò Mattia Feltri mesi fa. Eppure questo match era molto atteso. Nel pomeriggio capitava di incontrare deputati Pd agitati come tifosi in finale: Bersani doveva comunicare la posizione del partito sulla manovra, dopo giorni di assenza e di confusione. Ma anche Tremonti doveva cancellare l’impressione di volersi sostituire al premier, dopo l’irruzione telefonica di Berlusconi a “Ballarò”, furibondo con il suo ministro che non lo stava rappresentando adeguatamente. Ci sono i destini di due politici ambiziosi che si giocano su questa manovra: un tornante della storia, ma anche della loro carriera politica. Risultato: il ministro e il segretario del Pd si combattono per due ore e mezzo. E la partita finisce in pareggio. Con Tremonti chiuso sulla difensiva, con qualche azione maligna sulla fascia. E Bersani all’attacco un po’ scomposto, gioco confuso e pali a ripetizione: un gol sfiorato che però non arriva mai. Come la parola “evasione” che il segretario del Pd si decide a pronunciare alle 22.42, dopo un’ora e 37 minuti di trasmissione.
Ecco la cronaca dell’incontro.
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#3300
Manovrando
Così le case illegali saranno legalizzate e questo renderà 390 milioni in 3 anni. Abolire le Province avrebbe reso un po’ più di 10 miliardi di euro (in un anno, conti Eurispes). Le due cose messe insieme inducono a qualche riflessione. Le Province: è un caso classico di interesse privato in atti d’ufficio. Sono enti inutili, lo dicono tutti da decenni; e ciò nondimeno non sono aboliti. Il fatto è che le Province una loro utilità ce l’hanno. Assicurano posti politici (Presidenze, Giunte, Consigli etc.) e assumono clienti di politici; in tutti e due i casi distribuiscono soldi; il che genera fedeltà e consensi equamente distribuiti su tutti i partiti. Da ciò deriva che la decisione di non abolirle costituisce un atto istituzionale che non fa l’interesse dello Stato e fa invece l’interesse dei politici che questo atto deliberano. Come dicevo, un caso classico di interesse privato in atti d’ufficio. Il condono edilizio.Sembra che le case illegali siano state identificate con moderna tecnologia; si sa quante sono e dove sono. Bisogna solo applicare la legge e procedere ai sequestri; poi si decide se abbatterle (perché sono uno scempio territoriale) oppure se acquisirle al patrimonio comunale per scopi istituzionali (case a riscatto, scuole, uffici pubblici etc). Non solo ma, una volta accertato chi le occupa (basta una disposizione inviata alle competenti compagnie della GdF o anche alle stazioni dei Cc) bisogna solo andarli a prendere e ficcargli le sanzioni penali e soprattutto pecuniarie che si meritano. In questo modo non solo si fanno soldi (certo più dei 390 milioni previsti), ma si scoraggia la gente da questa pratica illegale che deturpa il territorio italiano ed è monumento vivo e perenne (come si scrive sulle lapidi mortuarie) all’incapacità dello Stato di assicurare il rispetto della legalità.

E invece? Ennesima pubblica dimostrazione che il delitto paga: le case resteranno a chi le ha costruite in violazione di legge, che pagherà somme molto inferiori a quelle che avrebbe dovuto pagare se le costruzioni fossero state regolari e comunque molto inferiori alle sanzioni penali e amministrative previste; e, soprattutto, tutti i futuri delinquenti edilizi, dal piccolo operaio alla grande società che fa scempio di parchi nazionali, si metteranno alacremente all’opera per costruire nuove case illegali, nella nemmeno tanto trepidante attesa della prossima necessità di cassa del governo. Ma cosa dovrebbero fare questi poveri politici? Una manovra finanziaria razionale. Nel campo fiscale, lotta all’evasione mediante il ripristino del delitto di falso in bilancio, la riforma della legge penale tributaria e la semplificazione dei controlli fiscali; adeguata tassazione della rendita finanziaria; totale deducibilità delle spese per ogni cittadino e conseguenti controlli incrociati informatizzati.

Nel campo dei risparmi di spesa: abolizione delle Province, riduzione al 50 % del finanziamento ai partiti, riduzione con aliquote progressive di tutti gli stipendi e di tutte le pensioni, nel settore pubblico e in quello privato. Nel campo delle riforme istituzionali: riforma della Giustizia che consenta certezza nei rapporti civili e adeguata repressione dei reati; e pare superfluo dire che non una delle leggi emanate o progettate da governi di ogni colore ha mai avuto nulla a che fare con questi obiettivi. Naturalmente fare questo fa perdere consenso; quindi alle prossime elezioni tutti a casa. Ma, nel frattempo, i soldi comincerebbero ad arrivare. E questa classe politica potrebbe giustificare finalmente la propria esistenza.
Da il Fatto Quotidiano del 4 giugno
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