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#3301
(ANSA) - ROMA, 5 GIU - Condono edilizio per mini-abusi commessi per necessita': lo preparano senatori Pdl in vista dell'esame della manovra in commissione Bilancio.Il testo e' lo stesso presentato con altri provvedimenti, ma dovra' essere 'un po' aggiustato' per 'trovare una soluzione ad abusi commessi per necessita', tipo allargamento della casa di 50 metri per 'una stanza in piu' per i figli', ma 'non per chi fa abusi speculativi', precisano. Esclusi gli abusi in zone protette da vincoli ambientali o paesaggistici.

ehmbè, sai com'è...allarghi casa di 50mq perchè hai "necessità" di una stanza in più per i figli...eccerto! Noi poveri sciocchi che pensiamo che possano condividere una cameretta con un letto a castello, e che se proprio non ci stanno, pensiamo a cercarci una casa più grande...
:roll:

#3302
non so se sia da discussioni politiche o da sfoghi... ma quanto mi deprime leggere in fondo ad articoli di giornale la dicitura:
"Gran parte delle notizie contenute in questo articolo non sarebbe stato possibile pubblicarle qualora fosse già entrato in vigore il cosiddetto «disegno di legge Alfano sulle intercettazioni » che nell’attuale versione proibisce la diffusione del contenuto, anche per riassunto, di qualunque atto giudiziario prima dell’inizio del processo"

Esagero io a preoccuparmi per l'ennesimo potenziale bavaglio all'informazione, o esagerano i giornalisti? :roll:
Nell'Italia dei Borgia ci sono stati massacri, terrore, assassinii e hanno prodotto da Vinci, Michelangelo e il Rinascimento. In Svizzera hanno avuto 500 anni di pace e amore fraterno, e cos'hanno fatto? L'orologio a cucù.

#3304
Primo giorno di secessione
http://antefatto.ilcannocchiale.it/glam ... secessione
E soprattutto, potevano condizionarne il futuro, anche economico. Per esempio, il trattato politico-militare con la Libia, il più stringente e oneroso mai sottoscritto dall'Italia, impegna la Repubblica italiana, non la Padania, a versare venti milioni di dollari alla Libia ogni anno per cinque anni, in cambio del servizio che la Libia sta rendendo all'Italia, provocando l'indignazione del mondo: far sparire i migranti prima che riescano ad attraversare il mare. Nazioni Unite e organizzazioni umanitarie hanno rivolto all'Italia novantadue quesiti sul rispetto (meglio, sulla sistematica violazione) dei diritti umani nel nostro Paese. Il sottosegretario Scotti (Pdl) ha detto candidamente in Parlamento: “L'Italia è fiera del suo rispetto per i diritti umani. Ma non abbiamo risposto alle domande che avevano a che fare con il 'Pacchetto sicurezza' perché non siamo tenuti a giustificare le nostre leggi votate da un Parlamento sovrano”.

Sono le leggi volute dalla Lega, che danno la caccia agli immigrati, abbattono i campi Rom, negano diritti legali e sanitari nelle carceri speciali dette “Centri di immigrazione e di espulsione”, dove non ci sono regolamenti e garanzie. Sono le leggi imposte dalla Lega al Pdl e dal Pdl a Camera e Senato italiani. Creano il circolo vizioso del partito regionale del 10% che governa tramite ricatto – e senza rapporto con il voto – il Paese che la Lega vuole spaccare. Il ricatto riguarda la giustizia, ossessione snervante e distruttiva del premier. Il voto della Lega assicura alla maggioranza il successo nella lotta ai giudici. In cambio la Lega ottiene mano libera nella persecuzione di Rom e immigrati.
Due percorsi di civiltà. Questo sciagurato modo di governare purtroppo ha incontrato solo un’opposizione sporadica, un’opposizione che non ha mai voluto affrontare l’insieme del pessimo percorso di lavoro su cui è stato spinto il Parlamento. Ancora oggi, mentre la crisi economica attanaglia il Paese, i favori alle richieste ossessive e xenofobe della Lega si scambiano continuamente con il voto alla cieca per ogni nuova legge anti-processi e anti-giudici. Per il Paese, per i suoi giovani, i suoi precari, i suoi senza lavoro, i suoi senza assistenza, ma anche per la scuola, gli ospedali, i cittadini disabili, niente!

L'Italia governata da Lega e Pdl sostiene che è meglio e più urgente abbattere un campo nomadi con le ruspe, espellere (verso un Paese che non conosce) un artigiano che lavora da 20 anni in Italia (e la arricchisce); che è meglio bloccare la libera stampa, le intercettazioni telefoniche, evitare i processi a una sola persona, tutto ciò piuttosto che creare ricerca, ripresa, lavoro e un’immagine rispettabile del Paese. Tutto ciò un momento prima della secessione. La Lega, si capisce bene dal comportamento di Maroni, dalle spavalde battute di Calderoli, dal ritorno di Bossi alle parole “fucili” e “rivoluzione”, sente l’odore del sangue, nel senso di Italia spaccata.
La sfida è a tutto campo. Per esempio i leader leghisti, a cominciare da Cota, nuovo presidente del Piemonte che resta deputato a Roma, cumulano con sfacciataggine due o tre stipendi. In buon numero senatori e deputati leghisti sono sindaci, assessori, consiglieri, a diversi livelli locali. Uno come Salvini ti direbbe che prende in anticipo un risarcimento da Roma ladrona. Ma la vera domanda non è per loro, che almeno sono sinceri (vogliono spaccare il Paese, lo dicono e si danno da fare). La vera domanda è per tutti, destra, sinistra e istituzioni. Che cosa si sta facendo per salvare l’integrità di ciò che dai tempi del Petrarca si chiama Italia e che da 150 anni è un Paese unito? C’è poco tempo per rispondere.
Da il Fatto Quotidiano del 6 giugno
omnia munda mundis

#3305
Celentano e lo sciopero anti-tv
Anche Adriano Celentano, che un tempo votava per Berlusconi, ha scritto un appello contro la chiusura di programmi sgraditi al governo (come Annozero) e contro la legge che minaccia la libertà di stampa. È, la sua, una proposta ‘ecologica’ che fa tutt’uno con la lotta contro le centrali nucleari e le trivellazioni petrolifere nel ‘bel mare della Sicilia’. Infatti, per un artista (e anche per noi comuni mortali) l’ambiente è uno solo: quello che respiriamo e quello che pensiamo. Ora Celentano propone, in risposta all’oscuramento di Santoro, una giornata di sciopero della tv. Non attuato da parte di chi ci lavora, ma da parte di tutto il pubblico. E magari un’astensione di questo genere sarebbe una misura velleitaria, quanto a difesa dell’informazione, ma darebbe sicuramente un taglio alle entrate Mediaset. Costringendo finalmente Berlusconi a fare pure lui i sacrifici che la manovra Tremonti accolla solo a salariati e pensionati. Che tanto ci sono abituati.
07 giugno 2010
http://www.unita.it/rubriche/Oppo/99708
omnia munda mundis

#3306
Il premier ha incontrato il direttore generale della Rai la scorsa settimana due volte, lontano da occhi indiscreti: lunedì ad Arcore e giovedì mattina a palazzo Grazioli, quando il gallo aveva cantato da poco, di mattina presto. E gli ha sottoposto il dossier dello scontento. Non uno degli obiettivi per cui era stato mandato a governare la Rai è stato raggiunto, dal caso di Paolo Ruffini che rischia di essere reintegrato a quello di Michele Santoro. La prossima settimana andrà in onda l’ultima puntata di Annozero e ancora non si sa quale sarà il destino del programma: «Questo - ha detto il premier - è l’unico paese al mondo in cui i principali programmi di informazione sono contro il governo. È possibile che non si riesce a cambiare questa situazione?». Ma il disappunto del Cavaliere, che ha sbattuto sul tavolo la sua esperienza decennale di taycoon delle tv, si è manifestato pure sul ritardo nella formulazione dei palinsesti: «Come si fa a vendere dei palinsesti in cui alle singole voci c’è scritto “spazio informativo” e “intrattenimento”? Ai pubblicitari chiediamo un atto di fede?». La sensazione è che la prossima settimana sarà decisiva per le sorti di Masi. Tanto che il premier sta valutando anche un modo per favorirne l’uscita. Al dg piacerebbe la nomina alla presidenza delle Ferrovie, visto che è già scaduto il mandato di Innonenzo Cipolletta. Ma il Cavaliere non ha ancora deciso.
Qualcosa sta cambiando nelle stanze del potere berlusconiano. La prova plastica del declino della rete di Letta si è manifestata durante le cerimonie del 2 giugno. Quando sul palco delle autorità Letta ha abbracciato Guido Bertolaso, mentre il premier si è tenuto a distanza. Non solo. Il Cavaliere non ha detto una parola per difendere il capo della Protezione civile di fronte alle inchieste giudiziarie sui favori ricevuti dall’imprenditore Diego Anemone attraverso l’architetto Angelo Zampolini. E non ha detto una parola neanche a proposito dell’iniziativa della procura dell’Aquila sul «mancato allarme» da parte della commissione grandi rischi. Fonti di palazzo Chigi sostengono che le dimissioni dell’uomo della provvidenza sono state bloccate solo grazie all’insistenza di Letta e alle pressioni di quel «cotè di potere romano e papalino» a lui legato. Tuttavia il premier ha confidato che non farà più nulla per trattenere il capo della Protezione civile: «Questa storia delle dimissioni mi ha stufato», è sbottato coi suoi. Il che significa che a fine mese Bertolaso potrebbe mollare. Altro nome depennato dalla lista.
http://www.ilriformista.it/stories/Prim ... na/238364/
omnia munda mundis

#3307
Ora l'allarme è cresciuto ed è duplice: riguarda innanzitutto l'impatto che le nuove regole avranno sull'organizzazione dei palazzi di giustizia. Per questo Napolitano impone che ci sia comunque una lunga vacatio legis. Alfano e Ghedini gli concedono 30 giorni. Il Colle avrebbe voluto di più. Ma gli uomini del premier, che vogliono bloccare a tutti i costi l'eventuale uscita delle intercettazioni sugli appalti contenute a Perugia in sette faldoni, tengono duro. Vogliono la legge, e la vogliono subito. E s'inventano pure il raddoppio sugli editori con la super multa da 450 milioni se un giornalista pubblica una telefonata destinata dal pm alla distruzione (vedi le telefonate Berlusconi-Saccà). Il braccio di ferro va avanti per ore. Giocato sempre sulla contraddizione tra vecchi e nuovi processi che contiene in sé una palese violazione del principio di uguaglianza. Con palazzo Chigi che già si prefigura lo scenario: i finiani che fanno comunque saltare la legge alla Camera. O Napolitano che, in pieno agosto, non la firma.http://www.repubblica.it/politica/2010/ ... o-4656726/
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#3308
Tempo pieno alle elementari, è caos
"Non c'è posto per 150mila bambini"
La scure del ministro Tremonti chiuderà le porte a migliaia di famiglie. Tagli alle prime classi, rivolta dei genitori. Proteste in tutta Italia

Per comprenderlo basta confrontare due dati. Gli alunni della scuola materna (ora dell'Infanzia) che fruiscono del tempo lungo (Tempo normale) sono 90 su 100, ma quando si accede all'elementare la percentuale precipita al 27%. Il calcolo è abbastanza semplice e dice che circa 150 mila bambini ogni anno restano fuori dal tempo pieno. Ecco spiegate proteste e sorteggi
http://www.repubblica.it/scuola/2010/06 ... i-4657126/
omnia munda mundis

#3309
Molto più di un bavaglio
di Concita De Gregoriotutti

Quel che sta accadendo in Italia è qualcosa che riguarda il mondo intero. Si sta scrivendo una legge che impedisce il lavoro d'indagine, che favorisce le mafie, che imbavaglia la stampa. Confinarla ad una sacrosanta rivendicazione del diritto di cronaca ed accontentarsi di qualche modifica in favore di editori e giornalisti è un errore. Non si tratta solo di mantenere intatta la possibilità di raccontare crimini e malaffare: si tratta prima ancora di non impedire il lavoro di chi indaga. Lasciare la libertà di parola e limitare gli strumenti di lotta al crimine otterrebbe alla fine lo stesso risultato: silenzio. E' una legge che mette in pericolo il Paese che ci è stato consegnato da chi ci ha preceduto a prezzo di enormi sacrifici. Abbiamo il dovere di conservarlo per chi verrà dopo di noi, il dovere di disobbedire. Fate pure la vostra legge: noi non la rispetteremo.08 giugno 2010
omnia munda mundis

#3310
EXPO IN SALSA RAI (MILANO LADRONA) – TRA LITIGI PER LE POLTRONE E MANCANZA DI FONDI, LA PREMIATA DITTA MORATTI-STANCA NON SA PIÙ CHE PESCI PRENDERE – SPUNTA COSÌ L’IPOTESI DI FAR SORGERE UNA SAXA RUBRA MENEGHINA (TANTO PER FAR GODERE LA LEGA) PER SOSTITUIRE L’OBSOLETA SEDE DI CORSO SEMPIONE - TRA SORRISI E BLA-BLA, DIRANNO CHE RAI ED EXPO SI RAFFORZERANNO A VICENDA. PARTE INVECE IL SOLITO CARROZZONE...
http://www.dagospia.com/rubrica-3/polit ... 6259/1.htm
omnia munda mundis

#3311
IRENE TINAGLI

L’Unione Europea riporta alla ribalta la questione dell’aumento dell’età pensionabile delle donne. Questione che il governo pensava di aver risolto con un provvedimento «graduale» da realizzarsi da qui al 2018. Talmente graduale da sembrare non sufficiente all’Ue a risolvere la situazione iniqua e anomala dell'Italia, dove le donne possono andare in pensione ben 5 anni prima degli uomini (pur avendo, tra l'altro, un'aspettativa di vita superiore di 6 anni).

Può sembrare strano che il governo, che da quando è in carica si è mostrato così deciso su tagli assai più critici (da quelli all’istruzione, alla ricerca, fino a quelli ai Comuni e alle Regioni), sia stato e sia ancora così cauto nell’implementare una misura che in fondo allineerebbe l’Italia agli altri Paesi europei e che porterebbe peraltro grossi benefici economici.

Ma non è poi così strano se si pensa allo scontro quasi ideologico che per molto tempo ha caratterizzato questo argomento. E’ uno dei pochissimi temi su cui non solo sono d'accordo tutti i sindacati, ma persino significativi pezzi di maggioranza e opposizione.

Quando Brunetta, pochi mesi dopo il suo insediamento, affermò la necessità di alzare l’età pensionabile per le donne, si alzò un coro indignato di no, da Epifani a Bonanni alla Polverini, al quale si unì la contrarietà dell’allora segretario del Pd Franceschini e la perplessità di alcuni altri membri del governo. Calderoli e Bossi, per esempio, si sono dichiarati contrari ancora pochi mesi fa. Ed è questa reticenza diffusa che spiega la timidezza del governo su questo fronte. Perché l’Italia alla fine è un Paese di mogli, mamme e nonne. E di famiglie che si reggono su di loro. E spaventa terribilmente l’idea di mettersi contro il cuore pulsante della società, di rovesciare tutta un’impostazione culturale. Perché l’Italia è il Paese che magari tratta e presenta le donne come totalmente asservite ai bisogni dei mariti, dei figli, dei nipoti, degli amanti, ma che poi le celebra con canzoni, feste, e le premia consentendo loro di andare in pensione prima.Ed è per rompere questo tipo di cultura, più ancora per gli innegabili e indispensabili risparmi economici che il provvedimento porterà alle casse dello Stato, che le donne per prime dovrebbero accogliere a braccia aperte il monito della Ue. E dire ai propri mariti, ai Calderoli, ai Bossi, agli Epifani: grazie mille del pensiero ma da domani ai vecchi e ai nipoti ci pensate un po' anche voi. Chissà che non sia la volta buona che in Italia cominceremo a vedere un po’ di asili e case di assistenza e senza nemmeno far troppe battaglie. Perché proprio questo è stato il tipo di scambio che per anni i governi italiani hanno condotto implicitamente con le famiglie: noi facciamo pochi asili e poca assistenza sociale, però in cambio vi mandiamo le mamme e le nonne in pensione prima. Non è un caso se l’Italia, che tanto ama la famiglia, alla fine spende per le politiche per la famiglia e l'infanzia la metà pari pari della media Ocse (1,2% del Pil contro il 2,4%). Rompere questo «accordo» significherebbe, per questo governo, doversi poi trovare a fare i conti con una domanda crescente di servizi di assistenza all’infanzia e alla vecchiaia di cui finora si era preoccupato pochissimo.

Purtroppo anche le donne per troppi anni sono state complici di questo gioco. Da un lato rivendicavano, sì, il diritto di emanciparsi da un ruolo antico che non corrispondeva più alle loro aspirazioni, e di avere più asili e servizi, ma intanto continuavano ad assumersi tutta la responsabilità dei doveri familiari e si tenevano i piccoli privilegi che lo Stato gli riservava, per poter assolvere al meglio tali doveri così come la società si aspettava da loro.

Ma in questo modo si sono autocondannate a non emanciparsi mai fino in fondo. E con loro il nostro Paese. Perché se una donna sa che lavorerà meno di un uomo per potersi dedicare a vecchi o nipoti, investirà di meno nella propria carriera sin dagli inizi. Perché in fondo saprà, prima ancora di cominciare a lavorare, che dovrà rallentare il passo non solo per il primo figlio, ma poi per il primo nipote e infine per il primo segnale d’Alzheimer del genitore o del suocero. E l’Italia continuerà ad avere un tasso di attività femminile più basso degli altri Paesi europei, una retribuzione media femminile più bassa degli uomini e così via.

E continuerà ad essere così non perché le donne siano incapaci o gli uomini siano cattivi, ma perché le une e gli altri vivono in un sistema che genera incentivi affinché le cose stiano così. Ma questo circolo vizioso si può spezzare, cominciando per esempio col rompere questo sciocco e inutile favoritismo nei confronti delle donne e reinvestendo i risparmi che ne deriverebbero alle casse dello Stato per potenziare servizi all’infanzia e alla famiglia.Per questo le donne dovrebbero essere le prime ad appoggiare questo provvedimento. E capire che non usciranno mai dalla loro vera o presunta inferiorità finché continueranno a voler usare tale inferiorità come scusa per avere trattamenti in qualche modo privilegiati, a mo’ di compensazione per l'ingiustizia che subiscono. Le ingiustizie si eliminano ex ante, non si compensano ex post.
http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplR ... =&sezione=
omnia munda mundis

#3312
8 giugno 2010
L’assegno per l’assistenza solo a chi raggiunge l’85% di invalidità. 38mila persone che soffrono di questa sindrome non avranno più i miseri 256 euro al mese.

Ma Barbieri scuote la testa: "Qui si mettono in gioco i diritti fondamentali dell’individuo. I falsi invalidi, secondo il ministro Tremonti, sarebbero le persone ai margini della società che - alla faccia del principio costituzionale della non discriminazione e del pieno sviluppo della personalità - vengono private dell’unica misura nazionale capace di incentivare la permanenza nel contesto familiare. Un aiuto che restituisce una seppur minima opportunità di inclusione sociale". Perché, a essere precisi, i 256 euro vanno solo a chi è iscritto alle liste di collocamento in quanto disoccupato e dichiara un reddito annuo non superiore ai 4.408 euro.

Insomma, truffare lo Stato sul punto è pressoché impossibile, ma la norma pare serenamente avviata a diventare legge. Il Coordown, coordinamento di 80 associazioni che promuovono i diritti delle persone down, ha inviato una lettera alle massime istituzioni perché si possa rivedere la decisione: “Dai dati in nostro possesso risulta che soltanto il 10% delle persone con sindrome di Down accede ad un lavoro retribuito, per cui moltissime rimarrebbero senza alcun reddito. Si chiede che il Governo possa rivedere quanto previsto nella manovra finanziaria poiché è fuori discussione che le persone con sindrome di Down, avendo un’alterazione di tipo cromosomico, hanno un’invalidità sulla quale non può essere posto alcun dubbio e la nostra società ha il dovere di tutelarle, mantenendo i riconoscimenti fino ad oggi acquisiti”.

Precisa Franca Bruzzo, segretaria del Coordown: “Chi ha un figlio o un fratello Down di solito sceglie un lavoro part-time, rinuncia a una parte della propria attività professionale per seguire una persona che oggettivamente ha bisogno di un aiuto in più. I famosi 256 euro al mese compensano quello sforzo, ma da oggi in poi tutto ricadrà per intero sulle spalle dei cittadini. Anche perché è chiaro che i tagli ai bilanci regionali andranno a finire sempre lì, sulle politiche di sostegno. Così chi ha un handicap in famiglia sarà stretto a tenaglia. Per risparmiare cosa poi? Cifre ridicole a fronte degli sprechi veri dello Stato. Meno male che non si doveva fare macelleria sociale con questa manovra”.

Letizia Pini lavora per una onlus milanese e spiega come si vivono queste giornate: “Al telefono, in ansia. Cerchiamo di capire cosa sta succedendo, evitando di affrontare il problema coi ragazzi almeno fino a quando non saremo certi su come vanno davvero le cose. Se il governo metterà la fiducia sul provvedimento non ci sarà niente da fare, e allora dovrò spiegare a mio figlio che lo Stato ha deciso di non aiutarci più”. L’Italia per l’invalidità civile spende meno della Polonia, dell’Ungheria, della Francia e della Germania. Meno di noi spendono solo la Grecia, l’Estonia, la Bulgaria, l’Irlanda. La nostra spesa media è inferiore a quella dell’Europa dei 15, e anche a quella dei 27.

Da il Fatto Quotidiano dell'8 giugno
http://antefatto.ilcannocchiale.it/glam ... lla_i_down
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#3313
IL COMMENTO
Un giorno di ordinaria eversione
di MASSIMO GIANNINI



È il colpo di coda del Caimano. In una mattinata di "ordinaria eversione", Silvio Berlusconi è tornato in guerra con il mondo. Nell'ufficio di presidenza del Pdl, trasformato per l'occorrenza nella "quarta camera parlamentare" (la terza essendo com'è noto il salotto televisivo di Bruno Vespa) il presidente del Consiglio ha dato fondo al suo peggior repertorio, sparando ad alzo zero contro tutto e contro tutti: istituzioni e mass-media, avversari dell'opposizione e alleati della maggioranza. Sulla legge-bavaglio per le intercettazioni ha lanciato il suo anatema: il testo che va all'esame del Senato, "ostacolato da toghe e giornalisti", è il punto di caduta finale per il centrodestra. Le modifiche apportate sono "definitive" (oltre che ancora una volta peggiorative), e alla Camera non saranno tollerati dissensi: dovrà approvarle così come sono. Strana visione non solo dei rapporti interni al suo partito (dove Fini pretende pari dignità e rispetto) ma anche del funzionamento del bicameralismo (dove il governo non può ipotecare ciò che farà ciascuno dei due rami del Parlamento sovrano).

Sul servizio pubblico radiotelevisivo ha lanciato la sua "fatwa azzurra": a una Rai "così faziosa contro la maggioranza" non andrebbe rinnovato il contratto di servizio. Detto da un presidente del Consiglio non è male. Poi ci si stupisce, con falsa indignazione, se tanti italiani evadono il canone. Sugli scandali della Protezione Civile ha lanciato un consiglio: i tecnici non vadano più all'Aquila, dopo la "criminalizzazione" cui sono stati esposti dalle inchieste giudiziarie rischiano che "qualche mente fragile gli spari in testa". Anche questa, in bocca a un capo di governo, non è male. Poi si contesta, con pelosa ipocrisia, chi usa le parole come pallottole. L'ultimo affondo del Cavaliere, in pieno delirio di autocratico-populista, riguarda come sempre le fondamenta della democrazia secondo la dottrina berlusconiana: in Italia (è il suo mantra) la sovranità non è del governo, non è del popolo, ma è "in mano a Magistratura democratica e alla Consulta". Che dire? Non c'è più limite, né politico né psicologico, alla natura tecnicamente totalitaria e costituzionalmente rivoluzionaria di questo "potere". Questo premier incarna ormai l'anti-Stato, non più lo Stato.
omnia munda mundis

#3314
L'emendamento 1707. Porta, tra gli altri, la firma di Maurizio Gasparri e di Gaetano Quagliariello, ed è da giorni al centro delle proteste di associazioni, politici e utenti del web. Che lo hanno già ribattezzato "Tutela Pedofili". Duri i commenti online: "Ecco l'ultima trovata di casa Pdl: niente obbligo di arresto per chi verrà sorpreso a compiere violenze sessuali 'di lieve entità' verso minori. Denunciamoli e diffondiamo la notizia: è ora di dire basta a questo scempio". Sulla stessa linea la denuncia delle donne di Italia dei Valori. Che scrivono: "Riteniamo che il concetto di 'violenza sessuale di lieve entità' non debba assolutamente entrare nella legislazione che riguarda i reati sessuali in danno di minori". Il rischio è "l'inevitabile riflesso negativo di questa norma sull'esito dei procedimenti giudiziari". Per il Pd, "questa norma è un macigno che impedirà l'arresto in flagranza e il processo per direttissima dei pedofili
http://www.repubblica.it/rubriche/la-le ... t-4644607/
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#3315
Il delirio del premier «La mia voce è sensuale»Lo spot per promuovere il turismo e' quasi pronto e ''avra' la mia voce'': lo annuncia Silvio Berlusconi all'Assemblea di Federalberghi.
Il premier ha deciso di fare il ''testimonial'' e nella prima versione aveva scelto di utilizzare sia la voce che il volto. Ma ''ieri sera - racconta - lo abbiamo visto con il ministro Brambilla e le ho ordinato di togliere il volto e lasciare la voce che e' inconfondibile e anche abbastanza sensuale''.
08 giugno 2010
http://www.unita.it/news/italia/99738/i ... e_sensuale
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