La Redazione Consiglia

I migliori articoli su Arredamento.it

#3346
Rsf: disubbidite pubblicheremo noi i vostri articoli
di Jean-François Julliard


I senatori italiani sono oggi l’ultimo baluardo democratico contro il progetto di legge sul divieto di pubblicazione delle intercettazioni telefoniche o delle informazioni relative a indagini in corso. Il testo prevede sanzioni penali ed economiche, multe che possono raggiungere più di 450mila euro per gli editori di giornali o per media audiovisivi che dovessero diffondere documenti o registrazioni audio e video realizzati nel corso di una indagine giudiziaria.
Se il testo fosse ratificato oggi, i senatori impedirebbero de facto qualunque indagine giornalistica nel campo giudiziario. Prigioni o multe sproporzionate, le pene in cui possono incorrere i contravventori rappresentano in effetti una vera censura, un ostacolo economico e penale inammissibile alla libertà di informare su uno degli aspetti principali di una società democratica.

Nessuno mette in discussione il principio dell’indipendenza dei magistrati italiani, unici titolari del compito di pronunciarsi sui dossier giudiziari. Ma la storia ci ha dimostrato che la stampa ha spesso, e molto largamente, contribuito con le sue inchieste a far progredire dei casi, se non addirittura impedito che essi cadessero nell’oblio o nell’impunità. E se è vero ed evidente che l’Italia non può essere ridotta ai suoi problemi di corruzione o alle attività mafiose, è anche certo che questi temi non possono essere “legalmente” seppelliti da un testo che legittima il blackout mediatico. I giornalisti italiani possono sin da ora contare sulla solidarietà di Reporters sans frontières per pubblicare simbolicamente sul nostro sito i dati che dovessero cadere sotto il colpo di questa censura.
http://www.unita.it/news/italia/99812/r ... i_articoli
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#3348
Il governo alza l’età pensionabile delle donne. Bankitalia avverte: con la manovra meno crescita

È un circolo vizioso: il governo taglia la spesa pubblica per rispettare il rapporto deficit/pil, cioè cerca di ridurre il deficit. Ma così facendo finisce per ridurre i soldi in tasca ai consumatori, e quindi la crescita del pil. Dunque serviranno altri interventi per ridurre il deficit. Lo ha esplicitato ieri il responsabile dell’Ufficio studi della Banca d’Italia, Salvatore Rossi, in un’audizione al Senato sulla manovra finanziaria: “A parità di tutte le altre condizioni nel biennio 2011-2012 la manovra potrebbe cumulativamente ridurre la crescita del pil di poco più di mezzo punto percentuale attraverso una compressione dei consumi e degli investimenti”. La logica conseguenza, conclude Rossi, è che “potrebbero essere necessari ulteriori interventi qualora si presentasse uno scenario più sfavorevole”.
Il ministro Renato Brunetta è poi riuscito a far approvare al consiglio dei ministri il tetto a 311mila euro per gli stipendi di alcuni manager pubblici. Ma da due anni il governo annuncia questa misura che poi ha sempre finito per prevedere talmente tante eccezioni da risultare svuotata. Anche in questa versione i dirigenti coinvolti sarebbero meno di 300, nessuno dei quali di primo piano.
http://antefatto.ilcannocchiale.it/glam ... on_bastera
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#3350
Questa destra lacrime e gogna
di Stefano Cappellini
Ma che razza di destra è, questa destra presunta paladina del mercato e delle libertà personali che per bocca di un ministro chiede di tagliare gli stipendi dei calciatori, che pretende di inserire nei titoli di coda dei programmi Rai i compensi dei conduttori, che sui giornali di riferimento pubblica nome per nome gli stipendi di oscuri e meno oscuri funzionari pubblici spacciando questa maldestra gogna mediatica per un coraggioso atto di contropotere?

È la stessa destra che esulta per l'approvazione del ddl sulle intercettazioni compiacendosi - così ieri il ministro Angelino Alfano - per il passo avanti «nel rispetto della privacy dei cittadini», col risultato di dimostrare una volta di più che, per questo governo, del diritto alla privacy si può fare il medesimo uso del garantismo: vessilli da sbandierare quando si tratta di difendere interessi personali o di consorteria, merce avariata se c'è da imbastire una bella campagna demagogica e diversiva. Lo dice un giornale che ha più volte preso posizione a favore di una legge che limiti uso e abuso delle intercettazioni, e non per mero «rispetto della privacy», ma per difendere le sacrosante garanzie di indagati e non indagati in uno Stato di diritto che sia degno di chiamarsi tale.

Il fine di questa nuova campagna mediatica e politica è chiaro: levare una cortina fumogena intorno alla manovra lacrime e sangue di Giulio Tremonti, spostare l'attenzione su questioni irrilevanti ma demagogiche, riaprire il tormentone sulla casta per impegnare altrove le teste degli italiani e disimpegnare il governo dall'ondata di impopolarità che rischia di abbatterglisi contro nel giro di pochi mesi.
È già sconfortante di suo costatare che un governo presieduto da un presidente del Consiglio che non smette mai di celebrare i propri successi e la propria popolarità, con un ministro di Tesoro che sarebbe capace di giustificare la soppressione della provincia di Fermo citando Schumpeter e parafrasando Marx, sostenuto da una forza come la Lega che si vanta di essere unica depositaria legittima della volontà popolare, senta il bisogno di ricorrere a questa guerriglia psicologica da due soldi anziché farsi forza del consenso e dei numeri in Parlamento per mettere mano a riforme strutturali, magari dolorose ma efficaci.
Ma è doppiamente sconfortante che la maggioranza di centrodestra cerchi di farlo senza il pudore di salvaguardare almeno all'apparenza i propri capisaldi politici e ideologici e cerchi di sfangarla sputtanando una manciata di pippibaudi nei titoli di coda dei programma di mamma Rai, un po' di cannavari in partenza per il mondiale sudafricano e un'infornata di signor Rossi, come ha fatto ieri il “Giornale” di Vittorio Feltri, sempre in fila quando si tratta di fare strame di diritti, informandoci con una dettagliatissima lista sui compensi al centesimo di tutti i dirigenti e consulenti della Regione Lombardia.

Viene da chiedersi se a questa destra di governo sia davvero tutto concesso, di fare insieme la casta e l'anti-casta, i corrotti e i paladini anti-corruzione, i martiri della libertà d'impresa e gli zdanoviani censori di buste paghe altrui, i difensori della privacy e i suoi più sbracati calpestatori. Anche sul merito della manovra: si tagliano le minuzie e si finge soltanto di tagliare i veri rami secchi: mentre il Consiglio dei ministri di ieri decurtava «di almeno il 20 per cento» gli stipendi dei collaboratori Rai - con Berlusconi, patron del principale concorrente della televisione pubblica, che ha fatto la mossa di uscire al momento dell'approvazione della norma - saltava grazie a un tempestivo emendamento la soppressione delle mini-province sotto i 200 mila abitanti. A presentarlo è stato il presidente della commissione Affari costituzionali della Camera e relatore della Carta della Autonomie, Donato Bruno, perché così Umberto Bossi era tornato a chiedere l'altra sera.

Di questo passo, sarebbe consigliabile quantomeno mettere da parte certe velleità culturali e accademiche accampate da ministri e capigruppo del Pdl in dotti libri e sottili intervistesse. Perché la cifra ideologica di questa destra che deve affrontare la più grave crisi finanziaria del dopoguerra non è il liberismo più o meno temperato, né il conservatorismo compassionevole e tantomeno l'economia sociale di mercato. È il gioco delle tre carte.http://www.ilriformista.it/stories/Prim ... na/239358/
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#3352
Berlusconi vola in Libia, parla con Gheddafi, fa liberare l'imprenditore svizzero lì detenuto e riesce in un paio d'ore a risolvere un problema che la diplomazia in due anni non ha saputo sistemare. Questo è il messaggio che arriva da buona parte dei tg e dei giornali: o almeno da quelli italiani.

Si, perché basta spostarsi di qualche chilometro a nord e leggere e ascoltare quello che dicono le tv e i quotidiani svizzeri per sentire una storia assai diversa, che parla di un Cavaliere ridotto al ruolo di comparsa (se non di marionetta) in un ben più complesso scontro internazionale tra Unione Europea e Libia. Ed ecco allora i titoli trionfali apparsi sulla stampa nostrana che diventano invisibili note, se non veri e propri rimproveri, negli articoli della stampa estera.

Per capire meglio la vicenda serve fare un passo indietro. Max Goeldi è un imprenditore svizzero che viene arrestato due anni fa in Libia, dove si trova per lavoro, con l'accusa di aver infranto le leggi sull'immigrazione. L'azione libica viene subito interpretata come un atto di ritorsione alla Svizzera, rea di aver arrestato uno dei figli di Gheddafi per violenza domestica. La tensione tra i due paesi cresce con azioni bilaterali: da una parte la Svizzera stila un elenco di indesiderati, dall'altra la Libia vieta l'ingresso dei cittadini del patto di Schengen nel paese.

Dopo due anni di trattative, si è quasi arrivati alla conclusione pacifica del caso: il rilascio di Goeldi in cambio dell'istituzione di un tribunale arbitrale a Berlino che dovrà giudicare sul caso di Gheddafi junior, le scuse ufficiali della Svizzera per la pubblicazione delle foto segnaletiche del figlio del Colonnello e un indennizzo (poi smentito) di un milione e mezzo di euro.

Manca solo un punto da definire: le modalità del rilascio. Gheddafi vuole infliggere l'ennesima umiliazione alla Svizzera e, dopo aver costretto alle scuse ufficiali lo stato elvetico, impedisce che Goeldi torni con un volo di stato in patria, perché significherebbe ammettere che si trattava di un prigioniero politico (e non di un criminale qualunque come sempre sostenuto da Tripoli). Ecco allora spuntare diverse ipotesi: un viaggio in auto fino in Tunisia, un volo di linea o, naturalmente, l'opzione Berlusconi. Per qualche ora si diffonde la notizia di un rilascio dell'ostaggio proprio nella mani del Cavaliere, ma alla fine Goeldi torna a casa in aereo dopo uno scalo a Tunisi, accompagnato nell'ultimo parte del viaggio dal ministro degli esteri svizzero e da quello spagnolo. Di italiani neppure l'ombra.

Poco importa, perché a Il Giornale questo basta per titolare "Libia, dopo il blitz Berlusconi fa liberare l'ostaggio svizzero" e scrivere nell'articolo "Berlusconi [...] riesce a chiudere dopo due anni quella che è stata una vera e propria guerra diplomatica tra l'Unione europea e la Libia, con Berna e Tripoli l'una contro l'altra armate. [...] E nonostante le diplomazie della Ue e della Svizzera fossero al lavoro da tempo, un ruolo determinante per risolvere la delicata querelle l'ha svolto Silvio Berlusconi". Un trionfo su tutta la linea che trova perfetta risposta nel servizio del Tg1 in cui il ruolo di Berlusconi è centrale, mentre quello degli altri diplomatici quasi nullo. Meno male che Silvio c'è insomma.
La vera opera d'arte della stampa italiana è però la scelta delle fonti da citare per confermare il ruolo chiave di Berlusconi. Tutti unanimi nel dare voce al ministro degli esteri libico che ha dichiarato "il ruolo del premier Silvio Berlusconi per risolvere il contenzioso tra Libia e la Svizzera è stato determinante". Di portavoce svizzeri, spagnoli o tedeschi (anche questi presenti al tavolo delle trattative) neppure l'ombra.

Una scelta quantomeno curiosa, visto che basta andare a leggersi i quotidiani svizzeri (anche online) per trovarne tante di dichiarazioni ufficiali elvetiche e spagnole. Si scopre così che il ministro degli Esteri svizzero Micheline Calmy-Rey ha "ringraziato esplicitamente Spagna e Germania per la loro mediazione
scrive la Tribune de Geneve - In questo caso gli aiuti sono andati ben al di là di quanto possiamo aspettarci anche da Paesi amici". Non è stata da meno la famiglia Goeldi che, si legge sul quotidiano in lingua tedesca Neue Zurcher Zeitung, "Ha ringraziato il Consiglio federale e il ministro degli Esteri Micheline Calmy-Rey. Un ringraziamento speciale è stato rivolto alla famiglia dei dipendenti dell'ambasciata svizzera a Tripoli e [...] ai funzionari governativi e diplomatici dell'Unione europea, Amnesty International e il gruppo tecnologico ABB, il datore di lavoro di Max Goldi". Che fine ha fatto il ruolo dell'Italia e di Berlusconi nella vicenda? In molti articoli la presenza italiana non viene quasi nominata, mentre Le Temps, quotidiano in lingua francese, dedica alcune righe proprio a ridimensionare il ruolo di Berlusconi nella vicenda.

"Una conferenza stampa, annunciata alle ore 10 in un albergo, è stata posticipata senza alcuna giustificazione. Dietro le quinte il motivo è stato spiegato: Silvio Berlusconi. Il primo ministro italiano, celebre per il recente baciamano al colonnello Gheddafi, ha voluto incontrare il leader libico "in serata". [...] Ha comunque svolto finora un ruolo minore nella vicenda. I mediatori sono la Spagna, che mantiene ancora la presidenza dell'Unione europea, e la Germania". Le considerazioni più dure su Berlusconi arrivano però in lingua italiana dal telegiornale della Televisione Svizzera. Si parla di umiliazioni e bocconi amari per la Svizzera e della possibile (poi non avvenuta) consegna di Goeldi a Berlusconi come "una provocazione estrema". La corrispondente da Berna afferma addirittura che "nei corridoi di Palazzo Federale si percepisce che l'Italia la Svizzera, in questa storia, l'ha aiutata ben poco, per non dire nulla. Anzi le ha creato piuttosto dei problemi".http://espresso.repubblica.it/dettaglio ... 2128920//1
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#3353
Sull'Avvenire la centrale di Flamanville, in costruzione sulla Manica, viene definita "modello per l'Italia". E San Pietro si riempie di pubblicità Enel

“Aò, co' tutti 'sti cartelloni pare de sta' all'Olimpico". L'impagabile sintesi è del taxista che vi scodella in Piazza San Pietro. Di tutto si occupa la Mab.q, agenzia di comunicazione con sedi a Roma, Milano e Parigi, super specializzata nel promuovere enti ed eventi religiosi. Il presidente Egidio Maggioni si presenta così: "Esistono molte possibilità di collaborazione tra il 'mondo Chiesa' e le aziende, che possono esplicarsi su diversi fronti di comunicazione, relativi all’apertura di nuove opportunità e canali commerciali proficui per entrambe le parti". Ecco quindi le gigantografie a San Pietro, gli spot su Radio Vaticana, l'organizzazione di simpatiche iniziative come la Clericus Cup, campionato di calcio per prelati. Poi naturalmente ci sono le operazioni speciali, su temi che la Chiesa ritiene particolarmente delicati per le anime dei fedeli. Come le centrali nucleari. Lo scorso 19 gennaio i lettori del quotidiano trentino l'Adige si sono trovati davanti uno strano annuncio a pagamento, firmato Mab.q: "La Chiesa e il nucleare". Il testo riportava le dichiarazioni del Cardinale Renato Martino, presidente emerito del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace: "L’energia nucleare non va guardata con gli occhi del pregiudizio ideologico, ma con quelli dell’intelligenza, della ragionevolezza umana e della scienza, accompagnate dall’esercizio sapiente della prudenza, nella prospettiva di realizzare uno sviluppo integrale e solidale dell’uomo e dei popoli". L'annuncio è uscito su altre testate locali in giro per l'Italia e migliaia di famiglie hanno potuto leggere le stesse parole ricevendo a casa un opuscolo altrettanto favorevole all'atomo, 47 pagine dal profetico titolo "L'energia per il futuro". All'interno, dieci domande e risposte per rassicurare i cattolici: il nucleare è cosa buona e giusta. Eppure le reazioni negative non sono mancate. Moltissimi fedeli hanno rivolto critiche feroci ai propri vescovi per l’insolita iniziativa. Anche perché alcune strane coincidenze inducono pericolosamente in tentazione. Chi è stato il primo sponsor a materializzarsi sulle onde di Radio Vaticana? Enel. Di chi sono i mega pannelli su San Pietro? Enel. Chi è cliente della Mab.q? Enel. Così, a pensar male, verrebbe da dire che gli interessi del Vaticano e quelli della società oggi impegnata nel rilancio del nucleare siano avviati da qualche tempo a vivere una solida armonia d’intenti. Ma il metodo va forse ammorbidito: basta opuscoli e inserzioni a pagamento, meglio affrontare il tema in modo più autorevole. Qualche giorno fa il quotidiano Avvenire ha deciso di lodare la centrale di Flamanville, in costruzione sulla Manica, indicandola come un “modello per l’Italia”. Il pezzo ha dimenticato qualche dettaglio, come i gravi problemi di costi, sicurezza e inquinamento che stanno rallentando di almeno un anno il termine dei lavori, con tanto di scioperi e proteste popolari . Ma l’impianto non è dell’Enel, è della francese Epr, quindi malfidato chi si mette a pensare alla pubblicità occulta. Solo chi è abituato a porgere l’altra guancia farebbe uno spot a un concorrente.

Da il Fatto Quotidiano del 13 giugno
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#3354
:lol: la politica estera per il "grande statista" è come la gita di terza media... :lol:
LA VISITA
Lo show di Silvio in Bulgaria
"Una fila di donne vuole sposarmi"

A Sofia per inaugurare una statua di Garibaldi: "Costretto a restare in politica, non ci sono altri leader. Affari, governo ma soprattutto battute nell'incontro con il collega Boiko Borisov


SOFIA - Con il premier bulgaro Boiko Borisov - anche se lo chiama più volte "amico Boris", storpiandone il nome - il Cavaliere si trova a suo agio. "Boris ha un solo difetto - dice Berlusconi parlando sotto un sole cocente nella piazza Garibaldi di Sofia - è che è troppo più grande di me e mi mette in soggezione". In effetti Borisov - una via di mezzo tra Guido Crosetto e Yul Brynner - a vederlo così incombente sul palco fa un po' impressione. E anche a scorrere il suo curriculum - campione di karatè ed ex guardia del corpo - non ci sarebbe da scherzarci troppo.


Volato fino a Sofia per inaugurare una statua equestre di Garibaldi (e parlare un po' di affari, come gli investimenti di Eni e Enel nel settore energia), il Cavaliere si tiene alla larga dai giornalisti ma non risparmia battute durante il pranzo blindatissimo al ristorante Ariana. E' il compleanno del 51enne "Boris-Boiko" e Berlusconi si presenta con un orologio di lusso come presente. Ma il regalo più grande glielo fa con la promessa di uno strepitoso allungamento della vita. "Caro Boris, sto finanziando in Italia una ricerca per aumentare l'età media. Ti annuncio che io e te vivremo fino a 120 anni, che ne dici?". Un tempo lungo, che Berlusconi intende passare il più possibile al governo. "Capisci Boris, sono costretto a restare in campo, perché in Italia altri leader non ne vedo. Nell'opposizione non sono deboli e divisi tra di loro. Io non ho alternative, né in casa né fuori. E sì che mi piacerebbe farmi da parte, visto che ho una villa splendida ad Antigua e una barca alle Bahamas e sono 8 anni che non me le posso godere".

Intanto una procace ballerina ("una Gradisca", la descrive chi l'ha vista) allieta i commensali con danze locali e calamita l'attenzione del premier italiano: "Signorina non si deve preoccupare, sono di nuovo single". Del resto le bellezze bulgare sono di quelle che colpiscono. Anche in piazza, terminata la cerimonia, una graziosa ragazza gli si era avvicinata chiedendogli una fotografia. E il premier non aveva resistito, sussurrandole all'orecchio: "Sei una fata... peccato soltanto una foto". In certo "gallismo", con Borisov si trova perfettamente. "Da noi "censured" non ce ne sono - disse una volta il primo ministro bulgaro - e quelle poche che ci stanno lo sono perché non hanno conosciuto me". Il Cavaliere invece pensa al matrimonio, ma non subito. Prima si vuole godere un po' la ritrovata "libertà": "Sai Boris, ho la fila di donne che mi vogliono sposare e si capisce: ho la grana, non sono scemo e sono ancora giovane. Ma non mi arrendo!". Berlusconi cambia poi registro e indossa i panni dello statista. Lo preoccupa soprattutto l'acuirsi della crisi in Medio Oriente. "Con l'attacco alla nave dei pacifisti Israele è passata dalla parte del torto, è stato un eccesso di difesa. Adesso dobbiamo evitare un conflitto tra Iran e Israele".
Terminato il pranzo, Berlusconi si congeda dagli ospiti - erano presenti anche Vittorio Sgarbi e il vicesindaco di Roma Mauro Cutrufo - e vola a Tripoli. A piazza Garibaldi, gli operai smontano il palco. Se ne va anche la ragazza che issava un cartello contro il Cavaliere: "Garibaldi ha unito l'Italia, Berlusconi l'ha distrutta".
http://www.repubblica.it/politica/2010/ ... i-4819906/
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#3356
E le «procedure segrete» rispuntarono nella manovra
Ormai è quasi ufficiale: la manovra economica arriverà nell’aula della Camera prima delle intercettazioni e, quindi, dovrebbe arrivare al Senato al massimo entro la metà del mese di luglio. In questo modo il campo sarà libero per l’arrivo a Montecitorio della legge-bavaglio. Che, assenteisti permettendo, dovrebbe essere approvata entro i primi dieci giorni di agosto.
Questo il calendario. Poi ci sono le questioni di merito, come i problemi di legalità posti proprio da Gianfranco Fini. Quelli a proposito delle intercettazioni sono noti. Meno noto, invece, è che potrebbero essrcene anche con riferimento alla manovra.
Su un aspetto in particolare: la possibilità, offerta ai dirigenti generali dei ministeri, di derogare dalle modalità ordinarie adottate per gli appalti pubblici. Il comma 10 dell’articolo 8 prevede infatti che la possibilità di adottare provvedimenti motivati con cui dichiarare “segreti” le opere, i servizi e le forniture, oppure eseguibili con speciali misure di sicurezza, sia estesa ai dirigenti generali dei ministeri.
Un potere nuovo, che la riforma fatta nel 2001 dal centro sinistra non contemplava. In sostanza non sarà più la sola autorità di governo a decidere quali lavori vanno assegnati con procedure speciali, ma potranno farlo anche i tecnici all’interno dei ministeri. E questo proprio nel momento in cui le inchieste attorno al G8 hanno evidenziato che spesso tra autorità politica e tecnica la sola differenza sta nel fatto che i ministri cambiano mentre i superburocrati restano molto a lungo. E quando - basti pensare alle vicende della protezione civile - è emerso quali problemi possono nascere quando si opera attraverso procedure d’urgenza. La secretazione, ha sottolineato il senatore del Pd Luigi Zanda, ha come effetto la deroga alla pubblicità e alle procedure concorrenziali previste per gli appalti.
Ecco, tornando al tema della legalità, perché questa norma potrebbe suscitare più di un dubbio tra i il presidente della Camera e i suoi seguaci
. Che non a caso in Senato, guidati dal professor Mario Baldassarri, si apprestano a presentare non pochi emendamenti.
E l’esecutivo di Silvio Berlusconi, certamente, non li potrà ignorare.
15 giugno 2010

http://www.unita.it/rubriche/lorsignori/100025
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#3357
Odio gli indifferenti. Credo che vivere voglia dire essere partigiani. Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano. L'indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti.
-- Antonio Gramsci


"Era giunta l'ora di resistere; era giunta l'ora di essere uomini: di morire da uomini per vivere da uomini. "

(Piero Calamandrei)

Oggi la nuova resistenza in che cosa consiste. Ecco l'appello ai giovani: di difendere queste posizioni che noi abbiamo conquistato; di difendere la Repubblica e la democrazia. E cioè, oggi ci vuole due qualità a mio avviso cari amici: l'onestà e il coraggio. L'onestà... l'onestà... l'onestà. [...] E quindi l'appello che io faccio ai giovani è questo: di cercare di essere onesti, prima di tutto: la politica deve essere fatta con le mani pulite. Se c'è qualche scandalo. Se c'è qualcuno che da' scandalo; se c'è qualche uomo politico che approfitta della politica per fare i suoi sporchi interessi, deve essere denunciato!"

(Sandro Pertini)
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#3358
L'ex ministro Lunardi (del quale, in uno dei disperati rigurgiti etici che ancora animano la politica, un paio di colleghi ieri chiedevano le dimissioni da parlamentare) si dice certo di poter spiegare tutto nei dettagli, carte alla mano, al magistrato di turno. Tiene a qualificarsi "persona corretta", a distinguere tra la sua vicenda e quella di chi ha commesso reati. Glielo auguriamo, né augurarglielo ci costa più di tanto: perché non è questo il punto. Il punto, per la pubblica opinione o per quanto ne rimane, non sono i reati: quella è la patologia del sistema, è il bisturi che arriva quando non esistono rimedi meno invasivi. Il punto è la fisiologia del sistema: quella certezza del privilegio, quel convincimento di impunità, di mani libere, di circuito chiuso, che la grandinata di Tangentopoli ha appena scalfito, quasi a dimostrare che nessuna società può illudersi di mondarsi, e tanto più riformarsi, per via giudiziaria: mentalità, costume, cultura, rapporti tra le classi, natura del patto sociale, da che mondo è mondo, cambiano radicalmente solo per via politica: le scorciatoie non sono date.
Alla luce degli ultimi atti e delle ultime parole spese attorno alla "cricca", si capisce soprattutto questo: ciò che per i cittadini normali è una tribolata corsa a ostacoli (i permessi, le code, la ricerca di una casa, e poi intronarsi di lavoro e di fatica per pagare ogni cosa, per saldare ogni debito, per dovere ma anche per dignità), per alcuni o parecchi degli uomini di governo e dei loro protetti è un tapis-roulant bene ammortizzato. Chi ci sale arriva prima e arriva meglio.
Il problema è capire quanto questa rete sia ramificata: e cioè fino a quali strati profondi della società arrivi. Il sospetto, increscioso ma ragionevole, è che grandi porzioni di società italiana siano già contaminati (ma anche: tradizionalmente contaminati) dalla cultura dei favori. Che scendendo giù giù dai palazzi romani fino agli studi da geometra di provincia, agli uffici pubblici meridionali, ai capannoni lombardi, siano milioni gli italiani che sperano di salire su quel carro o almeno di inseguirlo da presso. Che la politica come assemblaggio delle clientele, come selezione di protettori locali da spedire a Roma, sia una ingente, potente porzione della politica in toto. Un'intervista come quella di Lunardi non si concede, con così schietta eloquenza, se non si sa di vivere in un paese che ringhia al potere quando ne è escluso, ma lo asseconda con compiacimento quando può coglierne le occasioni e incassarne i dividendi.
http://www.repubblica.it/politica/2010/ ... ef=HREC1-2
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#3359
LUCA RICOLFI

Dopo che il governo centrale ha annunciato tagli alle Regioni per 10 miliardi di euro, molti presidenti di Regione hanno dichiarato che l’entità della manovra è insostenibile: costringerà ad aumentare le tasse e a ridurre quantità e qualità dei servizi pubblici. Fra i governatori, alcuni hanno criticato soprattutto le dimensioni della manovra, sostenendo che pesa troppo sulle Regioni, e troppo poco sullo Stato centrale. Altri, in particolare Formigoni, hanno anche sottolineato la sua iniquità, ossia il fatto che colpisce indiscriminatamente Regioni virtuose (specie le grandi Regioni del Centro-Nord) e Regioni viziose. Vista da questa angolatura, la manovra sarebbe la pietra tombale del federalismo, almeno finché per federalismo intendiamo un meccanismo capace di ridurre gli squilibri, punire lo sperpero del denaro pubblico, premiare i territori virtuosi.
http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplR ... =&sezione=
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#3360
Ieri mattina una squadra della Guardia di Finanza scortava uno dei ventitrè dipinti di Caravaggio dalle Scuderie del Quirinale a piazza Santissimi Apostoli. Restituiva alla famiglia Odescalchi la Conversione di Saulo, l’unico dipinto su tavola di Michelangelo Merisi, dipinto tra il 1600 e il 1601, che la principessa Nicoletta aveva prestato per la mostra che s’è conclusa domenica notte con enorme successo di pubblico e di critica. Quanto tempo resterà in quella casa? È certa la notizia della trattativa in corso.

Una trattativa che vede protagonista Silvio Berlusconi per l’acquisto del dipinto (237x189 cm). Stimato tra i 50 e i 70 milioni di euro, il prezzo che il premier avrebbe proposto alla principessa è ben superiore: oltre i cento milioni. La trattativa è in corso da meno di sei mesi e al momento si trova nella fase in cui gli esperti del Cavaliere stanno valutando lo stato di salute del dipinto, se insomma si trova nelle condizioni ottimali. Eseguito su tavole di cipresso, quando alcuni anni fa fu tolto dalla cornice per un restauro, c’entrava a stento nel rettangolo per piazzarlo al muro.
E che cosa significa possedere privatamente un’opera di un autore altissimo, impagabile qual è Caravaggio? L’obbligo esclusivo della notifica, presso il ministero per i Beni Culturali, perché è un’opera di grande interesse culturale. C’è l’obbligo di legge di notificare le eventuali trattative in corso tra privati, affinché lo Stato possa esercitare il diritto di prelazione sull’acquisto. E, dopo avere perfezionato la vendita, se per caso chi ha acquistato l’opera di grande pregio vuole portarla in una sua residenza fuori dall’Italia, deve chiedere autorizzazione allo Stato per la licenza di fuoriuscita. Meno di centro metri separano piazza Santissimi Apostoli da via del Plebiscito, dove si trova la residenza romana di Berlusconi. Il trasporto sarebbe facile e indolore. E lo Stato dovrebbe chiedere al Cavaliere la Conversione di Saulo in prestito per una futura mostra
http://www.ilmessaggero.it/articolo.php ... SPETTACOLO
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