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#4216
Nel quadro delle leggi ad personam si propone come una riforma di sistema. In effetti sistema l’Università a modo suo.
Tagli indiscriminati alle dotazioni finanziarie: povertà per tutti ma soprattutto danno ai centri di ricerca più validi.
Filosofia aziendalistica: dominio del Consiglio di Amministrazione sul Senato Accademico. Primato assoluto dei baroni: solo ordinari nelle commissioni di concorso.
Nessun avvenire per i ricercatori: avviati all’esaurimento.
Invenzione di nuovi ricercatori precari, messi in concorrenza con i precedenti.
Bloccata la riproduzione del corpo docente e inceppato il reclutamento: sostituito solo un professore su cinque. E dunque annichiliti i centri di ricerca.
Chiacchiere sulla valutazione del merito ma nessun fondo per realizzarla.
Risultato finale: vanificato il diritto costituzionale allo studio. Università pubblica più piccola, più povera, con meno professori e meno studenti. Via libera alle università telematiche: crassa ignoranza e ingannevoli lauree a pagamento
http://temi.repubblica.it/micromega-onl ... a-gelmini/ :arrow: :arrow: :arrow: :arrow:
omnia munda mundis

#4217
premetto che lavoro in università e che ritengo che una riforma sia necessaria per evitare sprechi di denaro e soprattutto migliorare il livello della didattica.
io credo che questa riforma otterrà i risultati esattamente opposti a quello che promette:
1)una legge contro i baroni :roll: ->ma gli unici che ci rimettono sono i ricercatori.
2)x ridurre l'autarchia vuole aprire gli organi di governo ad esterni (da premettere che rappresentanti di enti locali e imprese già sono presenti):vuol dire infiltrazioni politiche ancora più pesanti
3) si dice di voler rendere l'università più competitiva perchè verrà valutata... peccato che sono 3 anni che continuano a sfornare leggi che appesantiscono ogni iter burocratico rendendo di fatto impossibile la maggior parte delle attività.
Perchè gli studenti si lamentano? oltre che per il discorso borse si lamentano perchè i loro corsi sono iniziati in ritardo perchè i ricercatori hanno deciso di fare solo il loro lavoro e non quello dei docenti che di fatto non lo fanno. Perchè sono consapevoli che i corsi di laurea oggi si tengono in piedi grazie ai ricercatori e ai docenti a contratto perche la maggior parte dei docenti ordinari (non tutti per carità) sono troppo impegnati a gestire le loro carriere extra universitarie che non a fare docenza o ricerca in ateneo

il problema dell'univrsità italiana è lo stesso di tutta la pubblica amministrazione italian, è diretta da persone che fanno i loro interessi personali e non badano all'intresse della cosa pubblica.e con questa ririforma le cose peggioreranno perchè verranno penalizzati solo i pochi che ancora ci mettono un po' dipassione
Copiare da uno è plagio, copiare da molti è ricerca

#4218
http://ilxincircolo.wordpress.com/2010/ ... a-gelmini/
Ovviamente Panebianco non indica quali sono le qualità di questa tanto esaltata riforma. Non spiega come è possibile migliorare l’università mortificando la ricerca, uccidendo la democrazia interna, lasciando mano libera ai rettori di portare chiunque voglia nei consigli di amministrazione. Non spiega come questa riforma, unita ai tagli di Tremonti, possa garantire la libertà e la qualità dell’università pubblica.

Ed è ovvio che Panebianco non spieghi tutto questo. Per il semplice motivo che non può essere spiegato. Qui nessuno difende l’esistente, ma anche un bambino di tre anni è in grado di capire che questa riforma è la pistola puntata al cuore dell’università pubblica. Oltre la demagogia (“Chi la rifiuta in blocco lo fa per faziosità ideologica“, “Molti, però, fra gli universitari, si rendono conto che il provvedimento è indispensabile”) l’editoriale non ci dice quindi niente. Anzi, esalta il “merito della Gelmini e del suo lavoro“, si schiera con ”quei rettori che avevano dato fiducia alla Gelmini“. E, ripeto, lo fa senza spiegare quali siano i meriti della Gelmini, senza dirci che cosa di questa riforma è tanto convincente.

Ma si sa, il 90% dell’informazione oggi non si preoccupa più di spiegare
omnia munda mundis

#4219
beyoncé ha scritto: va bene, ma non capisco dove questa riforma andrebbe ad aggiungere il concetto di merito nella logica delle borse di studio, visto che c'è già
Lo amplia, scorporandolo dal discorso reddito e legandolo comunque solo a future disponibilità che dovessero entrare.

Non vedo cosa ci sia di negativo da criticare in tutto ciò.
beyoncé ha scritto:...e chi l'ha detto??? ma guarda che il fuoricorso le tasse le paga e se le paga da sé, non gliele paga di certo lo stato!...la colpa, se di colpa si vuole parlare, semmai è nella mentalità di tante famiglie italiane per cui un figlio può rimanere a carico loro, iscritto fuoricorso all'università, invece che andare a lavorare....senza considerare i tanti fuoricorso che sono tali perché studiano e lavorano....(nella mia ditta ce ne sono diversi, laurea triennale, iscritti alla specialistica, per ovvi motivi danno esami non frequentemente )
Il fuoricorso fa numero, fa massa, sballa le statistiche di efficienza di professori (come numero di studenti ai corsi) e delle università (come numero di corsi).
Questo è un costo per lo Stato, e di certo non viene coperto con la quota annuale di tasse che vengono versate.

Non mi risulta comunque che questa specifica riforma vada a toccare questo aspetto. Ci sono tantissime cose migliorabili nel mondo universitario italiano, e di certo con l'immobilismo non si fa da nessuna parte.
Così come penso sia altrettanto chiaro che, avendo i soldi, si potrebbero fare riforme decisamente migliori, ma allo stato attuale delle cose le risorse sono molto limitate.

#4220
Oggi pomeriggio ho un po' di tempo e mi diverto...
Da domani basta, anche perchè sarò fuori ufficio tutto il giorno.

Mi fa un po' specie dialogare con degli articoli da giornale e non con delle persone, ma va beh... per oggi mi adeguo...

kimikalli ha scritto:Nel quadro delle leggi ad personam si propone come una riforma di sistema. In effetti sistema l’Università a modo suo.
Questa è divertente. Come dovrebbe farle le leggi? A modo "vostro"??
Giusto o sbagliato, almeno è una riforma
kimikalli ha scritto:Tagli indiscriminati alle dotazioni finanziarie: povertà per tutti ma soprattutto danno ai centri di ricerca più validi.
Prima ca@@ata... non dimostrabile, e pura propaganda da strada.
Anzi, l'obiettivo è proprio il contrario...
kimikalli ha scritto:Filosofia aziendalistica: dominio del Consiglio di Amministrazione sul Senato Accademico. Primato assoluto dei baroni: solo ordinari nelle commissioni di concorso.
non vedo cosa ci sia di male nel principio di rendere la gestione delle università più simile a quella di un'azienda.
Dove sta scritto che un docente di filosofia sappia anche gestire risorse??
kimikalli ha scritto:Nessun avvenire per i ricercatori: avviati all’esaurimento.
Questo è vero. Il mestiere del ricercatore così come inteso oggi non ha alcun avvenire.
L'università dovrà essere in grado di procurarsi le risorse per continuare a sviluppare progetti di ricerca e assumere i ricercatori validi come professori ordinari alla fine degli otto anni.
Chi non riesce a diventare professore, se na va a fare un altro mestiere.
Qui almeno c'è chiarezza su quello che potrà o non potrà succedere, non come adesso che rimani ricercatore a vita.
kimikalli ha scritto:Invenzione di nuovi ricercatori precari, messi in concorrenza con i precedenti.
Ricercatore a tempo determinato, con un tempo massimo davanti a te per fare o meno il salto.
Più chiaro di così...
Le percentuali di assunzione di nuovi ricercatori ed esistenti sono ben chiare. La concorrenza può solo stimolare i meriti.
kimikalli ha scritto:Bloccata la riproduzione del corpo docente e inceppato il reclutamento: sostituito solo un professore su cinque. E dunque annichiliti i centri di ricerca.
Inceppato il reclutamento??? Cosa vuol dire??
Lo stipendio cresce solo per merito, non più in automatico sull'anzianità.
Meglio di così...
kimikalli ha scritto:Chiacchiere sulla valutazione del merito ma nessun fondo per realizzarla.
Questo è il grosso punto di domanda.
Di soldi ce ne sono pochi, ma almeno la strada per andare in quella direzione è stata tracciata. Ora non rimane altro che sperare che riprenda tutta l'economia e tornino a girare più fondi a disposizione.
kimikalli ha scritto:Risultato finale: vanificato il diritto costituzionale allo studio. Università pubblica più piccola, più povera, con meno professori e meno studenti.
Più piccola... menomale!!
Più povera... tutto da vedere. Io direi più efficiente e più responsabilizzata a trovare le risorse necessarie ed evitare gli sprechi
Meno professori... menomale!! Docenti che tenevano corsi di laurea da 2 persone all'anno sono ingestibili e intollerabili.
Meno studenti... menomale!! Forse finalmente passerà il messaggio che studiare all'università non è obbligatorio.
kimikalli ha scritto: Via libera alle università telematiche: crassa ignoranza e ingannevoli lauree a pagamento
:roll: :roll: :roll:
Non ho letto questo passaggio nella riforma, nè tantomeno condivido la correlazione diretta tra lo studiare online e l'essere ignorante o il pagare per ottenere una laurea... ma pazienza, si vede che l'autore dell'articolo aveva fretta e cercava la chiusura ad effetto...

#4221
a nota dolente? Chiaro, i tagli. E i mancati investimenti. Qualcosa è stato promesso, qualche toppa è stata cucita. Ma, e qui i ricercatori sui tetti delle università hanno ragione da vendere, che cosa ha un mente il governo adesso per il futuro della ricerca? Come competere con quei paesi europei, ma non solo, che sulla risorsa “immateriale” stanno investendo proprio in tempo di crisi? Per il momento questo resta un capitolo eluso. E che è sintomo di una difficoltà, che qualcuno chiama incapacità, dell’esecutivo di ragionare in termini di proposta, di “aggressione” della crisi con delle politiche di sviluppo.

A ben ascoltare (ma in questo momento di animi sovraeccitati dallo scontro politico è davvero difficile) è questa la richiesta vera del mondo della scuola e dell’università. Sì, la maggior parte di chi manifesta non ha “baronati” da difendere né privilegi da tutelare. Sono – li si è potuti vedere tutti in televisione - quasi tutti precari con tanto di curriculum prestigioso da mettere su piazza. Probabilmente molti sono di estrazione liberale, dato che la parola “mercato” gira spesso nei loro discorsi. Ed è questo che chiedono: possibilità, investimenti, progetti, sfide. Sì, concorrenza. Per questo anche in questo caso il premier Berlusconi poteva risparmiare la battuta che ha liquidato tutta la protesta come l’espressione di una sola parte del movimento studentesco perché «gli studenti veri sono a casa a studiare».
http://www.ffwebmagazine.it/ffw/page.as ... ate_Arti=7
omnia munda mundis

#4222
Steve...scrivi più spesso qui dentro! 8) 8) :lol: :lol:
ma sempre, comunque...strega inside! 8)
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la vita è tutta una questione di cul@, o ce l'hai o te lo fanno...(Cit. Dammispazio)

#4223
Sharilla ha scritto:io credo che questa riforma otterrà i risultati esattamente opposti a quello che promette:
1)una legge contro i baroni :roll: ->ma gli unici che ci rimettono sono i ricercatori.
Perchè gli studenti si lamentano? oltre che per il discorso borse si lamentano perchè i loro corsi sono iniziati in ritardo perchè i ricercatori hanno deciso di fare solo il loro lavoro e non quello dei docenti che di fatto non lo fanno. Perchè sono consapevoli che i corsi di laurea oggi si tengono in piedi grazie ai ricercatori e ai docenti a contratto perche la maggior parte dei docenti ordinari (non tutti per carità) sono troppo impegnati a gestire le loro carriere extra universitarie che non a fare docenza o ricerca in ateneo
quoto.
Anche io parlo solo di quello che conosco (ho collaborato per qualche anno in Uni), e l'attività consisteva in:
- preparare lezioni, seminari, esercitazioni ed esami (il tutto gratis e senza il prof titolare di cattedra, che se ne stava a fare l'avv. nel suo studio)
- ricevere studenti per chiarimenti post lezione o per tesi di laurea, che assegnavamo e correggevamo noi (sempre gratis e al posto del prof titolare di cattedra, del quale dovevamo dire o "non è ancora arrivato" o "guarda, è appena uscito, vuoi dire a me?")
- scrivere articoli, commenti, ecc. ecc. che poi, guarda caso, avrebbero riportato la firma del prof titolare di cattedra e non la tua (a te, se andava bene, sarebbero arrivate due lire in nero)
Non ho voluto fare un dottorato perchè 1) alla mia richiesta alla prof, 4 mesi prima dell'esame, mi fu detto che per quell'anno "erano già a posto", ma che poteva farmi entrare con il prossimo; 2) fare il ricercatore a tempo pieno è incompatibile col fare l'avvocato (mentre il prof titolare di cattedra non ha questa incompatibilità, quindi si ritrova uno stipendio lauto x non fare un caxxo in Uni, visto che ha chi ci va al posto suo, e più tempo x fare l'avv. e guadagnare davvero); 3) ormai, un dottorato non serve più a nulla, almeno per quello che ho studiato io.
Dico sempre che, potessi tornare indietro, avrei fatto l'idraulico o l'elettricista, e ora spero nei miei figli ;)
Steve1973 ha scritto: Così come penso sia altrettanto chiaro che, avendo i soldi, si potrebbero fare riforme decisamente migliori, ma allo stato attuale delle cose le risorse sono molto limitate.
I tagli al 90% delle borse di studio risultano previsti nella legge di stabilità 2011 (ex finanziaria), ha ragione steve a dire che la riforma gelmini su questo non c'entra. Certo, lei avrebbe potuto cercare di trattenere qualche risorsa in più (ho letto che gli studenti protestano perchè, a fronte dei tagli previsti per l'Università e la scuola pubblica, sono stati quasi raddoppiati i fondi destinati alle scuole private, per non parlare della gestione familistica dei fondi di Bondi in altro settore...). Non c'entra nulla e non tocca il merito della riforma, però il sospetto che abbiano gestito assai male le risorse che avevano a disposizione mi pare fondato... anche perchè nel resto d'europa cultura ed istruzione sono state salvaguardate molto più che non da noi (già fanalino di coda quanto a entità dei fondi stanziati)
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Casa Spozilli
Babyzillo

#4224
kimikalli ha scritto:Ma si sa, il 90% dell’informazione oggi non si preoccupa più di spiegare
:lol: :lol: :lol:

Menomale che esiste un sito dal nome ilxincircolo e un tal Diego Gavini, 25enne laureato in lettere, ad illuminarci la via.

Kimi... per pura curiosità... ma dove li scovi questi blog???
Non posso credere che tu abbia veramente il tempo di andare online a leggere blog e siti politici di migliaia di persone diverse...

#4225
Sil70 ha scritto:Steve...scrivi più spesso qui dentro! 8) 8) :lol: :lol:
No, no, mi sono esaurito nel cercare di leggere più cose possibili prima di rispondere, compresi i blog copincollati... con oggi richiudo e torno a leggere e basta :wink:

#4226
chiaretta ha scritto:... per non parlare della gestione familistica dei fondi di Bondi in altro settore...).
Questo mi sembra un po' strano, visto che il primo ad essere finito sotto accusa per i tagli è stato proprio lui.
Sia per la questione Pompei che per le varie manifestazioni tra i cinema e i teatri italiani.

Io credo semplicemente che di soldi ce ne siano pochi e che la spesa pubblica sia enormemente fuori controllo.
E questo, ahimè, da tanti tanti anni

chiaretta ha scritto:anche perchè nel resto d'europa cultura ed istruzione sono state salvaguardate molto più che non da noi (già fanalino di coda quanto a entità dei fondi stanziati)
Le manifestazioni che ho visto in Francia e UK non erano proprio in linea con la tua opinione qui sopra...
Poi nello specifico non so quanto e come abbiano tagliato.
Mi sembra però di aver letto che le tasse di iscrizione universitarie in UK siano state triplicate dall'oggi al domani.
Questa è un'altra strada... o fai tagli, o aumenti gli introiti... qual è la migliore? Io sinceramente non lo so

#4227
Steve1973 ha scritto:
chiaretta ha scritto:... per non parlare della gestione familistica dei fondi di Bondi in altro settore...).
Questo mi sembra un po' strano, visto che il primo ad essere finito sotto accusa per i tagli è stato proprio lui.
Sia per la questione Pompei che per le varie manifestazioni tra i cinema e i teatri italiani.
è finito sotto accusa, almeno leggendo il Fatto Quotidiano, perchè ha fatto tagli indiscriminati "salvando" al contempo i fondi destinati all'orchestra e compagnia teatrale del comune dove vive la sua compagna (novi ligure), 25.000 euro di consulenza all'ex marito della compagna, e altrettanti al figlio della compagna (che non è ancora laureato, tra l'altro, studia architettura ma è stato assunto alla Direzione Generale di Mibac - per inciso, ignoro cosa sia, ma è parte del ministero di Bondi). Lui ha replicato dicendo che voleva "aiutare due casi umani", poverino.
Steve1973 ha scritto: Le manifestazioni che ho visto in Francia e UK non erano proprio in linea con la tua opinione qui sopra...
Poi nello specifico non so quanto e come abbiano tagliato.
Mi sembra però di aver letto che le tasse di iscrizione universitarie in UK siano state triplicate dall'oggi al domani.
Questa è un'altra strada... o fai tagli, o aumenti gli introiti... qual è la migliore? Io sinceramente non lo so
protestano anche loro, ma hanno tagliato meno. Vero che in UK hanno aumentato le tasse universitarie, ma non mi sembra che lì abbiano toccato il diritto allo studio (e un taglio del 90%, come han fatto da noi, non è poco...).
Secondo me, fare tagli a capocchia non è cmq una alternativa valida ;)
poi, ho letto corriere e repubblica che dicono che tutto sommato questa è una buona riforma, considerate le teste e i soldi di cui disponiamo, però...
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Casa Spozilli
Babyzillo

#4228
Steve1973 ha scritto: L'università dovrà essere in grado di procurarsi le risorse per continuare a sviluppare progetti di ricerca e assumere i ricercatori validi come professori ordinari alla fine degli otto anni.
Chi non riesce a diventare professore, se na va a fare un altro mestiere.
Qui almeno c'è chiarezza su quello che potrà o non potrà succedere, non come adesso che rimani ricercatore a vita.

[.

Berlusconi
Università online
, Dell’Utri e Sgarbi docenti all’E-Campus: inchiesta a Bari sulle nomine.
Il valore legale del titolo di studio fu garantito da un decreto firmato dall’allora ministro dell’Istruzione Letizia Moratti: e proprio sulla validità della laurea via Internet il premier ha rassicurato i presenti nel giorno della sua visita ai laureandi.http://www.blitzquotidiano.it/cronaca-i ... di-484766/
http://www.gennarocarotenuto.it/13377-e ... erlusconi/
Visto che in tutta Italia si stanno chiudendo (a volte giustamente) centinaia di corsi che non hanno il giusto rapporto tra corsi e docenti, come mai se non ha i requisiti minimi E-Campus non solo non viene chiusa ma riceve la visita del capo del governo? Passereste sul ponte progettato da un ingegnere civile laureato ad E-Campus? Vi affidereste ai servizi di uno psicoeconomista di E-Campus? E-Campus è il modello di Università che vogliono Berlusconi, Gelmini, Tremonti e con loro Polidori. Comprereste una laurea da questa gente?
La truffa delle università online: eredità della Moratti
.
Bello davvero questo articolo. Noi ci lamnetiamo della Gelmini, ma in tanti abbiamo scordato che i semi della distruzione erano stati gettati da Letizia Moratti. Eccone un esempio.

Tempi record, basta pagare 12 mila eur. Un business tutto privato da 100 milioni l'anno
Dodici mesi di studi in meno come sconto garantito, tesi compilate in fretta e prove senza rischi
http://skywalkerboh.blogspot.com/2010/0 ... nline.html
omnia munda mundis

#4229
Kimi... mi spiace, non ce la posso fare.
Ho provato anche a dialogare per un giorno intero, addirittura a replicare punto per punto a un articolo di giornale, ma davanti ai blog di un tal Carotenuto e di un fan di guerre stellari, ti lascio alle tue ricerche e ai tuoi giochini.
Tanto ormai la mia idea credo di averla piu' o meno raccontata.
Buona continuazione :wink:

#4230
Steve1973 ha scritto:
kimikalli ha scritto:Nel quadro delle leggi ad personam si propone come una riforma di sistema. In effetti sistema l’Università a modo suo.
kimikalli ha scritto:Filosofia aziendalistica: dominio del Consiglio di Amministrazione sul Senato Accademico. Primato assoluto dei baroni: solo ordinari nelle commissioni di concorso.
non vedo cosa ci sia di male nel principio di rendere la gestione delle università più simile a quella di un'azienda.
Dove sta scritto che un docente di filosofia sappia anche gestire risorse??

secolo XIX
Altri aspetti del disegno di legge presentato dal ministro Gelmini appaiono positivi, o comunque interessanti: la fusione degli Atenei più piccoli (la loro proliferazione era uno dei segni più ridicoli e allarmanti della licealizzazione delle istituzioni universitarie), la razionalizzazione delle Facoltà (per quanto il limite massimo di 12 per Ateneo appaia inopportuno nel caso di alcune sedi più grandi e prestigiose), la limitazione a otto anni nella durata dei mandati. Queste sono caratteristiche da tenere presenti per un eventuale nuovo progetto di riforma.



Quello attuale, però, dev’essere respinto per due ragioni: una immediata, a carattere politico, istituzionale e gestionale; una pregiudiziale, a carattere etico.
Procedo per ordine, cominciando però dall’illustrare brevemente la seconda ragione. Anzitutto, l’insufficienza delle risorse assegnate: prova che l’attuale governo non attribuisce per nulla alla riforma universitaria e all’Università il peso ch’esso dovrebbe a mio avviso avere nella vita del paese. L’alibi avanzato – i tagli sarebbero giustificati dagli sprechi passati – è al riguardo ridicolo. Gli sprechi si rimediano migliorando gli strumenti di governo e i metodi di controllo, non azzerando i fondi a disposizione. I tagli indiscriminati sono offensivi, il fatto che in Italia le spese per l’istruzione riguardino meno dell1% del PIL è una vergogna. Gli altri paesi d’Europa stanno fra il 3 e il 4%; Germania e Inghilterra stanno attuando pesanti manovre di austerity, ma aumentano il bilancio della cultura.
Investire in cultura significa investire in futuro: solo da noi si arriva a non indignarsi, anzi a sorridere, davanti alle battute miopi e volgari di un ministro che sostiene che la cultura non si mangia.
Sul piano degli organi di governo, la prospettiva ministeriale stabilisce la dittatura negli Atenei di un rettore-manager accompagnato e sorvegliato da un carrozzone nuovo (L’ANVUR, Associazione Nazionale per la valutazione dell’Università e della ricerca) costituito in parte da non-universitari (cioè da imprenditori, manager ecc.) e dal Ministero dell’Economia, che potranno magari abolire interi corsi di laurea e cancellare linee di ricerca sulla base di un ragionamento di tipo “aziendale”.

Siamo davanti all’illusione di un’efficienza e di un produzionismo che poco e nulla hanno a che fare con la ricerca scientifica, l’insegnamento e l’apprendimento: a un’Università pubblica ormai ridotta a un’ombra e minacciata da Atenei e Masters privati all’economia e alla politica. E’ l’affossamento definitivo di quella classe insegnante che del resto negli ultimi anni è stata selezionata attraverso concorsi troppo spesso addomesticati e ha perduto quasi del tutto senso dello stato e della dignità. Ecco perché le valutazioni concorsuali e quelle “meritocratiche” di modalità di accesso, premi e borse di studio appaiono viziate in partenza: a parte l’insopportabile demagogia “di destra” della democrazia, odiosa come lo era la demagogia “di sinistra” del voto politico e dell’abolizione forzata delle gerarchie di merito che hanno condotto alla svalutazione dei titoli di studio e alla diffusa onocrazia imperante nel paese (per i non ellenofoni, “onocrazia” significa “governo dei somari”: che oggi spadroneggia, dalle aule parlamentari alla TV alla scuola stessa). L’ingresso di estranei all’Università nei Consigli di Amministrazione (tre esterni in quelli con almeno undici membri, due in quelli più ristretti) ne snaturerà il carattere e i fini, posporrà le esigenze dello studio, della didattica e della ricerca a quelle della produzione e del profitto, trasformerà le Università in qualcosa di simile alle attuali ASL.
Quanto alla valutazione del lavoro dei docenti e alle varie forme d’incentivazione, insomma a tutto quel che concerne la “politica premiale”, debbono essere chiari i criteri sulla base dei quali si stabiliranno gerarchie e graduatorie: altrimenti, tutto rischia di cader di nuovo nell’arbitrio e negli accordi sottobanco. Infine, c’è il grande problema dei ricercatori: si prevede d’inquadrare i nuovi nell’arco di sei anni; e i precedenti, dovremo rottamarli tutti? O si tratta di fornire a ciascuno qualche opportunità, sempre basata sul “merito”? Ma come sarà misurato, tale “merito”, e da chi? Una delega al governo “in materia d’interventi per la qualità e l’efficienza del sistema universitario” non può che destare legittime apprensioni. Lo stesso per il “Fondo per la Premialità” dei professori e dei ricercatori e per il “Collegio di Disciplina” che dovrebbe sanzionarli: come assicurane un funzionamento equo, corretto, scevro da abusi e da personalismi? E se l’autonomia delle sedi universitarie si deve mantenere al costo, nella migliore delle ipotesi, di una loro “aziendalizzazione”, non vale forse la pena di chiedersi se è giusto pagare un tale costo, che finisce con il tradirne la funzione pubblic
Ultima modifica di kimikalli il 02/12/10 10:16, modificato 1 volta in totale.
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