Saul1978 ha scritto:kimikalli non hai citato la fonte dalla quale hai copia/incollato il tuo ultimo intervento.
leggi con attenzione...
Atenei privati, soldi pubbliciRicevono 90 milioni dallo Stato. Usano professori spesso pagati dalla collettività. E chiedono rette salate agli studenti. Radiografia delle università non statali
http://espresso.repubblica.it/dettaglio ... ci/2134625
Ma non c'è dubbio che le università che sfuggono al controllo diretto del ministero,
nate il più delle volte per fare cassa o per coagulare consensi e vanità di potentati locali, sono un buco nero. Basti pensare che un no secco alle università on line, una quota piccola ma in crescita delle private ancora però in attesa di finanziamento pubblico, lo hanno detto sia l'ex ministro Fabio Mussi e sia Mariastella Gelmini che ha dichiarato di volerle bloccare; salvo poi andare con Berlusconi in visita all'E-campus.
Ma Polidori è una colonna di Forza Italia e non stupisce che sia stato uno dei primi ad accreditarsi presso il ministero allora retto da Letizia Moratti. Perché a volere le università on line fu, con un decreto del 2003, proprio la ministra insieme al collega Lucio Stanca. A dire il vero, un'esperienza pre-esistente e virtuosa c'era: il consorzio di università pubbliche Nettuno voluto molti anni prima dall'allora ministro Antonio Ruberti. Ma l'impresa non era decollata e gli atenei si erano sfilati uno a uno dall'on line. Fino al decreto Stanca-Moratti che ha aperto la strada alle università telematiche non statali e al proliferare di accreditamenti: nel 2006 erano già 11 le università riconosciute dal ministero. Un'enormità. Che ha spinto l'allora ministro Fabio Mussi a fermare la corsa e a chiedere al Comitato di valutazione una revisione. Il dato che salta agli occhi agli esperti, infatti, è il numero eccessivo di autorizzazioni: in paesi con una tradizione di e-learning molto più avanzata della nostra, per esempio la Gran Bretagna, le università telematiche si contano sulle dita di una mano. E hanno un bacino di studenti sostanzioso: la celebre Open University, in Gran Bretagna, per esempio, ha più di 180 mila iscritti.
In Italia, invece, 11 istituzioni si spartiscono, in questo anno accademico, 24.684 studenti