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#61
Arrivo per ultima?
Ho letto di corsa, ho mischiato i pareri, e se ci penso io sarei daccordo con metà si e metà no ..... Ho scritto una cavolata vero?
Comunque, ora ci ripenso ben bene e poi vi racconto la mia visione.
:lol:
.
"La vita è come una rosa, bisogna saperla afferrare per la parte più bella per non pungersi"

Ciao Aysia

#62
Aysia ha scritto:Arrivo per ultima?
Ho letto di corsa, ho mischiato i pareri, e se ci penso io sarei daccordo con metà si e metà no ..... Ho scritto una cavolata vero?
Comunque, ora ci ripenso ben bene e poi vi racconto la mia visione.
:lol:
Appunto! :lol: :lol: :lol:
attendiamo ansiosi! :wink:

#63
bertok ha scritto:
Aysia ha scritto:Arrivo per ultima?
Ho letto di corsa, ho mischiato i pareri, e se ci penso io sarei daccordo con metà si e metà no ..... Ho scritto una cavolata vero?
Comunque, ora ci ripenso ben bene e poi vi racconto la mia visione.
:lol:
Appunto! :lol: :lol: :lol:
attendiamo ansiosi! :wink:
Calma, ho detto che adesso ci penso, rifletto e posto la mia visione ....
Ma ti interessa???? Ehh .. :lol:
.
"La vita è come una rosa, bisogna saperla afferrare per la parte più bella per non pungersi"

Ciao Aysia

#64
Winky ha scritto:Io penso che si sia più felici quando ci si accontenta...

ma io non poso fare finta di accontentarmi per essere felice
penso che sarò in una situazione di disequilibrio perenne :wink:
Sei sicura?

io non userei il termine "accontentarsi"... Ma sarà che il mio concetto di felicità, ultimamente, è molto difficile da definire.
Innanzitutto, per capire quando si è felici sarebbe necessario comprendere cosa sia la felicità.

La felicità esiste come entità a se stante o esiste come contrapposizione alla sofferenza?
Se accettiamo la seconda alternativa, allora non si è felici quando "ci si accontenta" ma quando non si soffre.
Per molti, accontentarsi può significare soffrire, per altri la sofferenza è totalmente slegata da ciò che ci circonda e quindi non è condizionata dall'accontentarsi o meno di ciò che sia ha/è, per altri ancora "accontentarsi" può essere la soluzione più giusta.. ognuno di noi dovrebbe prima trovare questa sua personalissima risposta, prima di capire come fare ad essere felice...

Per come la vedo io, la felicità è uno stato puramente interiore assolutamente slegato dal contesto... come dice giustamente qualcuno, si può trovare uno stimolo alla felicità anche in mezzo alle situazioni più nere, mentre si può soffrire anche se si ha tutto...

Credo che la felicità nasca dall'espiazione della sofferenza, dallo sviscerare il proprio dolore fino a quando non diventa talmente "impersonale" che lo si può studiare al microscopio come se fosse una cosa che appartiene ad altri...
Credo che la felicità sia riuscire a vedere se stessi con ochi storicamente oggettivi ed obiettivi, tralasciando le sensazioni personali e concentrandosi sull'universalità delle situazioni...

questo non significa abbandonare il proprio stato emotivo, ma anzi saperlo riconoscere e adattare il pensiero al sentimento.
Solo che il pensiero, per essere giusto, ha bisogno che il sentimento sia giusto, ed il sentimento, per essere giusto, deve muoversi in un ventaglio di valori che il singolo individuo ritiene "giusti" in base alla propria formazione. Non può esistere nulla contro la propria etica.

Ad esempio: una cosa che ho imparato è che (nel mio Personalissimo caso) molta della sofferenza che provavo nasceva dall'aspettativa tradiva; quando mi sentivo "tradito" nelle aspettative e nei progetti in cui erano coinvolte altre persone, soffrivo moltissimo.
Già arrivare a questo risultato, per me, è stato un grosso sforzo. quando tutto te stesso pretende che la colpa della tua sofferenza sia da attribuire ad altri, non è semplice andare così a ritroso fino a trovare l'origine prima di quel dolore...

Comunque, mi sono chiesto: "da cosa nasce l'aspettativa?" e mi sono reso conto che l'aspettativa non riguarda in nessun modo l'altro, ma solo me stesso. Sono IO che nutro aspettative NON basate sull'altra persona, ma sull'immagine che IO ho dell'altra persona, e in base a quell'immagine (che non è reale, ma solo una proiezione filtrata attraverso le MIE esperienze) faccio progetti da solo. L'altra persona non ha alcuna responsabilità della mia aspettativa (se, nel frattempo, è rimasta fedele alla propria etica). Non è colpa sua se la tradisce, semplicemente perchè non ne era coinvolta.
L'altra persona (o la situazione, non c'entra se uomo, donna o fatto inanimato) è in continuo cambiamento così come lo sono io.
IO, però, non vedo l'insieme del suo cambiamento come una cosa fluida, ma solo un frammento (ricordo o impressione) sul quale costruisco un progetto, un'aspettativa.
Se esso crolla è perchè la base non ha fondamenta, non perchè qualcuno l'ha fatto crollare.

Quindi, qual è la soluzione? Non avere aspettative. non fare progetti. Non cercare di arrivare ad un obiettivo, non perseguire un sogno (tantomeno se il sogno non è il mio, ma mi viene imposto da una società o dai genitori... "tu diventerai dottore!").

questo, guarda bene, non significa "accontentarsi" o "rinunciare" o "non voler costruire" o altro! Significa l'opposto! Significa concentrare tutto se stessi sul singolo attimo, sulla situazione che si sta vivendo, sulla persona che amiamo, sforzandosi di apprezzarla, di amarla, di esserle vicino, sforzandosi di rimanergli accanto MA senza voler imprigionare un futuro o determinare un cammino... assecondando il suo cambiamento, il mio cambiamento ed il cambiamento delle circostanze che ci vedono uniti e della società che ci ospita grazie ad un comportamento "armonioso".
Significa vedere le situazioni in modo oggettivo, universale: "Cambierà, perchè tutto l'universo muta, ma in questo istante è così", significa prendere piena coscenza dei propri limiti e vivere come se non ne avessi.

Non significa "rinunciare al futuro" ma vivere il presente.

Non credo di essermi spiegato bene.... non so, d'altronde, come fare a spiegarmi meglio! :P
queste riflessioni sono la frase conclusiva di un libro lungo anni, e quindi sono difficilissime da spiegare, se non spiegando tutto il ragionamento che ha portato a queste conclusioni (cosa che sono assolutamente certo che nessuno vuole! :lol:).
comunque questi pensieri mi hanno sempre portato conforto e sono molto felice che una mia passione, la filosofia orientale, mi abbia permesso di trovare la serenità che ho cercato molto :)

Ovviamente, per restare in tema al mio discorso, anche la mia serenità attuale è soggetta a cambiamento, quindi è meglio non abituarsi troppo ;) :lol:
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#67
Ing 76 ha scritto:riassumo: secondo Cyber (credo) la felicità è da ricercare dentro di noi.
secondo Cyber la felicità è amare il presente senza preoccuparsi cosa succederà in futuro. Amare (le persone, le situazioni, gli oggetti,, la vita in generale) senza aspettarsi nulla in cambio :P
E l'unico modo per essere felici e non soffrire :P

Stasera sono veramente cotto... è meglio se adesso torno a casa, va... :?
Ultima modifica di cyberjack il 09/02/06 22:38, modificato 1 volta in totale.
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#68
cyberjack ha scritto:
Ing 76 ha scritto:riassumo: secondo Cyber (credo) la felicità è da ricercare dentro di noi.
secondo Cyber la felicità è amare il presente senza preoccuparsi cosa succederà in futuro. Amare (le persone, le situazioni, gli oggetti,, la vita in generale) senza aspettarsi nulla in cambio :P

Stasera sono veramente cotto... è meglio se adesso torno a casa, va... :?
:roll: parlavi di felicità o di amore?
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#69
Ing 76 ha scritto:
cyberjack ha scritto:
Ing 76 ha scritto:riassumo: secondo Cyber (credo) la felicità è da ricercare dentro di noi.
secondo Cyber la felicità è amare il presente senza preoccuparsi cosa succederà in futuro. Amare (le persone, le situazioni, gli oggetti,, la vita in generale) senza aspettarsi nulla in cambio :P

Stasera sono veramente cotto... è meglio se adesso torno a casa, va... :?
:roll: parlavi di felicità o di amore?
Di felicità ;) ma la felicità è essere in grado di abbandonarsi (e quindi di amare) incondizionatamente.
IMHO
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#72
cyberjack ha scritto:
Ing 76 ha scritto:hai scritto tanto, io sono un po' stanca, ma non credo che tu sia stato chiarissimo :oops: :D
Non lo sono stato affatto ;)
:D :D ora mi sento meglio :wink:
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#73
Oh cavoli, Cyber,
mi sono letta tutto d'un fiato i tuoi concetti, e tantissime cose che trovo giuste.
Ma giuste non per tutti, nel senso che non tutti abbiamo questo tipo di sensibilità che tu descivi molto bene e che ti ritrovi, e quindi spesso non sappiano riconoscerla.

La felicità può essere un'attimo, che è già passato, e che non abbiamo saputo goderne ed apprezzare fino in fondo il suo valore .

La felicità può essere anche l'attesa di qualcosa che si desidera intensamente, e magari ci può deludere quando la si raggiunge.

La felicità comunque la dobbiamo ricercare dentro di noi, e quando l'abbiamo trovata cercare di conservarla il più a lungo possibile.
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Ciao Aysia

#74
Credo che la felicità sia dovuta anche ad una predisposizione genetica.
Mi rendo conto di essere più felice di altre persone perchè, non so come dirlo, mi viene da dentro.. uno stato d'essere naturale :D
Anche mio padre trova sempre il modo per sentirsi sereno e felice, nonostante i suoi problemi di lavoro.
Ovviamente, a volte, ci sono delle condizioni esterne che possono impedirmi di essere completamente felice, ma in fondo lo sono sempre.
Una sera, dalla mia macchina, guardavo la luna piena che illuminava i campi a giorno e ricordo di aver provato un enorme felicità e mi sentivo previlegiata nel godere di quella vista :wink: ; un'altra persona non se ne sarebbe nemmeno accorta. :?
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#75
Trovo abbastanza agghiacciante il termine "normale", perchè pretende ti appiattire tutto e tutti in delle precise caselle.
Non è vero.
Sa di banale e conformista.
Ognuno di noi è unico e speciale, e non deve vergognarsi di esserlo.
Con il tempo si cresce e si matura, talvolta chi ci sta intorno non ha gli stessi ritmi... e quello che era una normalità -quotidianità?- condivisa diventa una crepa profonda che allontana anche a partire da radici comuni. Mi vengono in mente le amiche di Lorena.... e mi intristisce la loro vita. Ma se è stata una loro scelta consapevole, credo che loro ne siano felici.

Non ha tutti i torti Winky, nel senso che se guardiamo alcune persone intorno a noi sembrano più serene perchè si sono poste meno problemi. Una mia carissima amica spesso osserva "Se ci accontentassimo a quest'ora saremmo già sposate". Ma se una persona dentro di se sente uno stimolo, non può fare finta di non sentirlo. Non puoi far finta che non ti scappa la pipì se ti scappa, giusto?? :lol: Più semplicemente, alcune persone non sono nemmeno sfiorate da certi pensieri, non ci ragionano su, ma è il loro carattere "semplice" che le conduce verso quello stile di vita.

Qualche volta mi sono sentita dire "Tu non sei normale!" e francamente l'ho preso come un grande complimento. :D
Io sto bene con i miei spazi, cercherei di mantenerli sempre... non ho la stoffa per fare l'edera abbarbicata ad un mio ipotetico Lui.
Per me è "abituale" -più che "normale"- avere sempre mille cose da fare.
Ho la fortuna di essere una persona serena, sorrido spesso e rido volentieri. Il dolore e la sofferenza esistono, anche per me e sono tangibili e devastanti. Ma sono parte del creato. E se non ci fossero, forse non sapremmo apprezzare fino in fondo quanto di bello la vita può offrirci....
Nell'Italia dei Borgia ci sono stati massacri, terrore, assassinii e hanno prodotto da Vinci, Michelangelo e il Rinascimento. In Svizzera hanno avuto 500 anni di pace e amore fraterno, e cos'hanno fatto? L'orologio a cucù.