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da JoannePotter
Salve,
questo è uno sfogo, rivolto ad altre persone che si trovano nella mia situazione.
Mi sono laureata con lode 7 mesi fa in una facoltà umanistica. Ho 24 anni, quasi 25, e sono una donna sposata con figlia.
Da sette mesi mi sforzo di mandare almeno 5 curriculum al giorno, per qualsiasi tipo di lavoro, spesso per stage con rimborso che mi garantirebbero a mala pena le spese del viaggio. Vuol dire oltre 1000 curriculum, ad altrettante aziende, in un raggio di circa 100 km. Ho fatto km in macchina per consegnare i curriculum di persona, mi sono attaccata al telefono, sono iscritta a così tante agenzie di collocamento che le ricordo appena, e ogni giorno vaglio le nuove offerte di lavoro. Per campare mi arrabatto con lavoretti in nero, pulizie e ripetizioni, i cui ricavi non coprono nemmeno il costo mensile dell'affitto.
Eppure non è una questione di soldi: mio marito ha un lavoro a tempo indeterminato, cosa di cui ringrazio ogni giorno, e ha uno stipendio discreto, che ci permette di pagare affitto, bollette e spese senza arrivare con l'affanno a fine mese, anche se ci rimane poco per i cosidetti "svaghi". Lo stipendio di mio marito insomma non è abbastanza per vivere come pascià, ma è sufficiente perchè le banche ci garantiscano un mutuo (basso) di trent'anni senza fideiussioni. E ringrazio di nuovo.
Sono sempre stata abituata a fare qualcosa, e farlo bene: ho la sindrome da prima della classe. Ero la più brava al liceo, quella da borsa di studio, ed ero una delle prime studentesse all'università: la mia relatrice alla fine della sessione di laurea mi disse che era stata orgogliosa di avere me come studentessa.
E ora a cosa serve? nessuno a quanto pare vuole assumere una laureata umanistica, senza esperienze, e per di più a "rischio" maternità. Nemmeno le fabbriche cercano più, anche se mi sono offerta come operaia a tutte le aziende della mia provincia (e anche della provincia adiacente).
Ero abituata a correre: per anni sono stata una pendolare, prendevo uno dopo l'altro tram affollati e mi muovevo tra le trafficate strade di Torino. Ora sono ferma, vivo in un piccolo paesino e quando esco lo faccio a piedi, per andare a comprare il pane o a fare la spesa.
Mi sento inutile e inadeguata: inabile come lavoratrice e incapace come casalinga.
Il mese scorso la mia migliore amica, madrina di mia figlia e testimone di nozze ha aperto un negozio, mi aveva assicurato che mi avrebbe presa come apprendista: mi conosceva, sapeva che sono brava con le persone, si fidava di me per la cassa ecc ecc
Ho fatto infiniti voli pindarici.
E poi sono caduta a terra: per il negozio la mia migliore amica ha preferito assumere due ragazze di vent'anni con un anno di esperienza in un negozio. E' stata una bella botta: se nemmeno la persona che ti conosce di più e che ti vuole bene è disposta ad investire su di te, come si può pretendere che lo faccia un estraneo?
E' così eccomi qua, demotivata e, cosa peggiore, piena di rabbia: verso di me, che ho scelto un percorso di studi senza sbocchi e che ora ringhio ogni volta che vedo la mia bella pergamena appesa in salotto, verso gli altri, quelli che lavorano e si lamentano, verso questo paese, verso chi non mi ha avvertita a sufficienza, verso la mia migliore amica, che non riesco più a vedere, verso chi scrive sui miei documenti che sono una "casalinga" anche se io ho risposto disoccupata quando me lo hanno chiesto. Sono disoccupata non casalinga, questo concedimelo almeno no?
E non so più cosa fare.
Perdonate lo sfogo.