Kaila ha scritto:
Annabelita, quello che dici può essere anche giusto e nobile, ma è un'inutile utopia.
io provvengo da un continente con oltre 30 paesi (fra cui alcuni dei più potenti del pianeta: stati uniti, canada, messico, brasile...) che di questa "utopia" non solo ne hanno fatto realtà, ne hanno fatto anche orgoglio!
dire che il 50% degli immigrati commettono dei reati è pura demagogia. non è assolutamente vero.
e dire che chi lavora in nero in italia in europa lo fa per scelte, per evvadere le tasse è quanto meno arrogante. vi sfido a trovare un immigrato che non voglia trovare un lavoro regolare, che non voglia essere tutelato, che non voglia che i contributi necessari per il permesso di lavoro lo paghi il datore di lavoro, come da legge, e non l'impiegato, mettendoci quasi la totalità del proprio stipendio.. anzi, vi sfido a trovare un giovane italiano che abbia trovato facilmente un lavoro regolare e un padrone italiano che abbia, di buona e libera volontà, tutti i proprio impiegati in regola.
ma scherziamo? in italia si può *scegliere* (*liberamente*) di avere tutte le carte in regola? di pagare tutte le tasse? ma... mi pare che fossero due giorni fa che vi lamentavate degli artigiani, dei dentisti, dei commercianti.... o si trattava di immigrati?
purtroppo non avete idea di cosa uno si trova davanti quando si è immigrato e si cerca lavoro. esperienza personale? laureata in sociologia all'università di barcellona, master in cooperazione allo sviluppo a Sciences Po (la più prestigiosa scuola francese), totalmente bilingue inglese-spagnolo grazie ai genitori che mi hanno mandato a scuola americana (ho imparato a leggere e scrivere l'inglese prima dello spagnolo), grandi capacità in altre 2 lingue, buone capacità in un altra, e nozioni di una sesta.
per un lavoro.. praticamente da segretaria, metà giornata, all'interno di una cooperativa che si occupava di cooperazione allo sviluppo e che lavorava solo con finanziamenti esteridove il padrone voleva pagare €500 al mese, mi hanno proposto €350. "Sa.. lei è straniera..."
"ma quante italiane ha trovato con un profilo che sposi così bene le sue necessità?"
quindi, non entriamo in cose assurde. parliamo di carceri, non del mercato lavorativo al quale hanno a che fare gli immigrati (ben diverso da quello a cui hanno a che fare gli italiani... e già quello non è una bella storia da raccontare).
essere cittadino concede dei diritti maggiori, certo. non ci piove. ma sono diritti *civili*, in quanto cittadini. i diritti *umani*, in quanto persone, non cambiano. ciò comprende la vita degna. e comprende il diritto ad essere libera dalla sofforenza. e comprende il diritto a non essere discriminati in vertù di razza, sesso, appartenenza religiosa, luogo di nascita o circostanze socio-economiche.
se per lo stesso reato, un italiano riceve la carcere e/o lavori communitari, allora un'immigrato (e uno straniero con cittadinanza NON è immigrato, è nazionale) non può essere strappato dalla comunità. a meno che la legge smetta di essere uguale per tutti.
e poi, il solito, "il problema è l'immigrazione" non permette certo di analizzare seriamente il problema, cioè:
perchè lo stato italiano non si è saputo adattare alla nuova realtà?
perchè lo stato italiano impone pene di carcerazione per tutti, anziché proporre pene alternative?
perchè lo stato italiano non riesce a badare per bene al proprio sistema carcerario?
comemai si è arrivato a questo punto di urgenza senza che ci siano state delle mosse efficaci prima?
...perché è più facile poi dire che il problema è l'immigrazione, fonte di tutti i mali: incidenti stradali, evasione fiscale, piccola criminalità, orribili storie di cronaca, mancanza di posti di lavoro, mancanza di posti letto in carcere, sporcizia nelle strade....