verissimo.cyberjack ha scritto:...preparati ad ottenere risposte che non vuoi sentire
come siamo braaaviii a mentirci!
Moderatore: Steve1973
Diciamo che il linguaggio con cui il nostro io parla con noi stessi è diverso, più subdolo e più intimo, di quello con cui parla al resto del mondo... Le persone che "riescono a leggerci come un libro" in realtà lo fanno perchè noi glielo permettiamo.boo ha scritto:verissimo.cyberjack ha scritto:...preparati ad ottenere risposte che non vuoi sentire
come siamo braaaviii a mentirci!
che ho scoperto su me stessa che... ci inganniamo.pola ha scritto:in che senso????boo ha scritto:verissimo.cyberjack ha scritto:...preparati ad ottenere risposte che non vuoi sentire
come siamo braaaviii a mentirci!
concordo col fatto che nessuno debba essere giudicato.boo ha scritto:perché devo essere giudicata per questa mia malattia?
Bello questo discorso, quoto tutto parola per parola!cyberjack ha scritto:Diciamo che il linguaggio con cui il nostro io parla con noi stessi è diverso, più subdolo e più intimo, di quello con cui parla al resto del mondo... Le persone che "riescono a leggerci come un libro" in realtà lo fanno perchè noi glielo permettiamo.boo ha scritto:verissimo.cyberjack ha scritto:...preparati ad ottenere risposte che non vuoi sentire
come siamo braaaviii a mentirci!
Difficilmente, invece, permettiamo a noi stessi di leggerci come un libro perchè la nostra mente si rifugia nell'ingannevole e subdolo linguaggio del nostro io subconscio, e si lascia volontariamente depistare al fine di non andarsi ad ingabbiare in un discorso più grande di se...
Per questo moltissime persone hanno una conoscenza molto superficiale di se stessi e si conoscono esattamente come conoscono gli altri... Mentre per giungere ad una conoscenza piuù approfondita del proprio io occorre innanzitutto comprendere quale lingua sta usando per parlare con noi, dopodichè sezionare ogni singola parola sotto un riflettore e analizzarla in tutte le luci possibili, in modo da evitare di venire fuorivati dai depistaggi e dai giochi di parole che usiamo inconsciamente per proteggerci.
solo a quel punto potremo dire di saper parlare con noi stessi, e solo a quel punto ci sarà da aver paura delle risposte
Ciao Pola,pola ha scritto:rimango immobile...ho una paura...del buoio...e dei fantasmi...temo mi possa appare qualcosa!...non sono del tutto normale...mi sa
Le fobie sono classificate come malattie, di qualunque tipo siano; non è una questione di punti di vista.EWOK ha scritto:concordo col fatto che nessuno debba essere giudicato.boo ha scritto:perché devo essere giudicata per questa mia malattia?
Però non credo sia corretto definire le fobie come delle malattie.
Sono d'accordo con chi ritiene che tutte le paure possano essere superate, (magari) non da soli e con un valido aiuto.
Quello che dici è vero, ma valeva soprattutto per il passato: ignoranza e superstizione rendevano le malattie pericolose come qualcosa da ghettizzare e segregare, per non essere a propria volta infettati né dai batteri né dall' "impurità morale" che ne conseguiva.cyberjack ha scritto:
ho un'altra idea.
Per esorcizzare le proprie mancanze e paure, l'uomo deve allontanarle o ridicolizzarle.
Per questo motivo, tutto ciò che non ci crea paura, ossia le malattie non "pericolose", o quelle che non hanno ripercussioni sociali evidenti non sono oggetto di rifiuto ne di ridicolizzazione... nessuno prenderebbe in giro o tenterebbe di escludere chi ha un tumore o l'ernia del disco o una gastrite, perchè si tratta di patologie non "pericolose" per le altre persone.
Mentre chi ha patologie dal forte impatto sociale viene "escluso", o fisicamente o psicologicamente.
Viene escluso chi ha la psoriasi perchè può essere fonte di imbarazzo in un'occasione sociale, ad esempio l'andare in piascina. Viene escluso chi ha una malformazione, perchè se inserito in un contesto sociale potrebbe "tramandarla" tramite discendenza, e viene ridicolizzato o escluso il malato neurologico perchè le rispercussioni di un suo attacco psicotico potrebbero avere un forte impatto sociale in termini di vite umane.
Questa è una cosa che inconsciamente facciamo tutti, e la facciamo fin dai tempi più antichi, quando esisteva il concetto di "impuro davanti al divino"... quindi se eri impuro (ferite sanguinanti aperte, malattie contagiose essudative, ciclo mestruale in corso, malattie psichiatriche o neurologiche ecc...) venivi escluso dalla vita sociale, non potevi partecipare alle cerimonie religiose (dove era più alta l possibilità di contagio), non potevi fare il bagno alle terme con tutti gli altri ecc...
EDITEWOK ha scritto:Mah! sicuramente molte di voi adesso s'indigneranno per quello che sto per dire ma a volte penso che spesso la nostra società sopravaluti la mente. Per ogni piccolo problema la gente tende sempre più ad andare dallo psicologo come se questo potesse essere la chiave di volta della loro vita. Le persone hanno sempre più fobie, ma se ci pensate sono fobie veramente assurde. Ma perchè? Una volta non c'era la psicoanalisi ma cerano i matti e le paure, le nevrosi erano veramente rare. Ora ci sono i depressi e fobici, non è che siamo noi stessi a volerci portare verso determinate condizioni? Non è che siamo noi che abbiamo sempre meno voglia di lottare di cercare di cambiare e ci affidiamo con fin troppa facilità alla scienza e alla chimica delle case farmaceutiche?
non so forse sono io che vedo le cose in modo troppo poco futurista ma a volte è meglio una bella passeggiata nel parco a tutto il resto.
La maggior parte delle malattie psichiatriche (ansia, depressione, fobie, attacchi di panico) ha un'origine biologica accertata, non si tratta di stati d'animo. Quando certi meccanismi biologici si sono inceppati, la voglia di lottare non serve a nulla e bisogna fare ricorso alla scienza ed alla chimica. Ad un depresso non serve una bella passeggiata al parco purtroppo, servono farmaci e cure di uno specialista adeguato, che non è lo psicologo (a meno che non sia uno psicologo medico, cioè laureato in medicina), ma lo psichiatra.EWOK ha scritto:Ora ci sono i depressi e fobici, non è che siamo noi stessi a volerci portare verso determinate condizioni? Non è che siamo noi che abbiamo sempre meno voglia di lottare di cercare di cambiare e ci affidiamo con fin troppa facilità alla scienza e alla chimica delle case farmaceutiche?
non so forse sono io che vedo le cose in modo troppo poco futurista ma a volte è meglio una bella passeggiata nel parco a tutto il resto.