Veramente a cogne sappiamo benissimo chi incolpare, ma c'è chi crede più all'autodifesa senza posibilità di confronto fatta in televisione dalla colpevole piuttosto che nei tribunalipaprina ha scritto:purtroppo sta pora ragazza non avrà mai un colpevole............come per cogne
e alla fine, finirà come cogne: incolpiamo il ragazzo perchè non sappiamo chi caxxo incolpare
Cogne/ Ecco le motivazioni della sentenza: la Franzoni ha ucciso per "conflitto interiore"
Venerdí 19.10.2007 09:58
Annamaria Franzoni ha ucciso il figlio Samuele perchè aveva un "conflitto interiore" dovuto al troppo stress. Secondo i giudici che hanno depositato le motivazioni della sentenza con cui la Corte d'Assise d'Appello di Torino ha condannato la donna a 16 anni di carcere per il delitto di Cogne, sarebbe stata la "causa scatenante" del delitto. In particolare la causa è stata la "difficile gestione da parte sua dei due figli bambini, gestione caratterizzata - nei riflessi che aveva sul funzionamento psichico dell'imputata - da sopraffaticamento e da stress". E ancora: è stato un massacro, e Samuele ha tantato di difendersi.
LA REAZIONE - Annamaria, accoglie con "profonda delusione per una giustizia che non ha il coraggio di dire "forse sto sbagliando" le motivazioni della sentenza. "Continuerò per tutta la vita - dice ancora la Franzoni - a chiedermi perchè non ho il diritto di sapere chi ha ucciso il mio Samuele, nella speranza di trovare quanto prima un magistrato che mi ascolti". "Mi è stato tolto un figlio atrocemente - conclude la donna - e sono ormai sei anni che vivo con questo dolore, reso ancora più dilaniante da un'accusa ingiusta".
ECCO LE MOTIVAZIONI DELLA SENTENZA
IL CONFLITTO INTERIORE - "Una madre che aveva improvvisamente cambiato ruolo, una condotta efferata, un dolo intenzionale di omicidio, che ha superato in un breve momento ogni freno" la cui "causa scatenante risiede probabilmente in un conflitto interiore".
Secondo i giudici il conflitto interiore della Franzoni "è da ravvisarsi in quella stessa causa, che ha provocato l'insorgere delle sintomatologie ansiose di Annamaria Franzoni. Il conflitto aveva radici nell'ambito familiare dell'imputata e precisamente nella difficile gestione da parte sua dei due figli, bambini, caratterizzata da sovraffaticamento e da stress".
UN MASSACRO - Una condotta efferata "resa evidente da un proprio e vero massacro sulla testa del suo bambino (che pure tentò un debole atto di difesa restando ferito alla mano). Bambino privo di qualsiasi possibilità di scampo al cospetto della madre, che aveva improvvisamente cambiato ruolo".
ANOMALIE PSICHICHE - Nel dispositivo i giudici spiegano il perché della concessione delle attenuanti generiche, nonostante Annamaria Franzoni non abbia mai confessato il delitto. "La Corte non può non tenere conto del fatto che Annamaria Franzoni ha sofferto di un reale disturbo, che rientra nel novero delle patologie clinicamente riconosciute (degne anche di trattamento terapeutico), ma che, nel sistema giuridico-penale vigente, non costituisce, di per sé stesso, infermità che causa vizio di mente".
"La devianza da un parametro di 'normalità' di funzionamento - proseguono i giudici - sta nel disturbo della Franzoni diagnosticato dai periti 'un disturbo d'ansia che si colloca all'interno di una personalità con tratti patologici marcati, nel senso di un'organizzazione isterica, precisando, tuttavia, che tale disturbo e i profili di isterismo di base che connotano l'imputata, non configurano, di per sé, una fattispecie rilevante agli effetti dell'imputabilità, ma possono costituire la premessa per deduzioni sulla possibilità di 'slivellamenti' nel funzionamento psichico".
Spiegano più avanti i giudici: "La Franzoni, quando la crisi è in atto, dimostra di soffrire, nonostante che non sia consapevole del disturbo, e lo minimizzi 'a posteriori', per la sua attitudine alla negazione, come modalità di ricorso all'autodifesa dalle percezioni sgradevoli, e alla proiezione su altri su ciò che lei deve rimuovere, per sopravvivere in un'apparente regolarità di contesto familiare e di relazioni umane e sociali, facendo narcisisticamente di se' stessa un modello di 'madre brava'. E' evidente - concludono - che queste anomalie del suo essere psichico, non le possono essere 'rimproverate'.
L'ARMA DEL DELITTO - Poi le motivazioni si concentrano sull'arma del delitto. Forse "un oggetto domestico". Annamaria, si legge, ha percosso il bambino con "un pentolino, un mestolo o comunque, con buona verosimiglianza, uno strumento appartenente a un genere di cose di utilizzo domestico". poi ha fatto sparire l'arma. Probabilemente "volta in qualche modo" (e qui la sentenza si richiama alla scomparsa di un calzino dalla casa) e poi o lavata e rimessa a posto" o forse nascosta in uno zainetto. E proprio quest'ultima è l'ipotesi che la Corte privilegia citando il ritrovamento di "una traccia latente di sangue della vittima" sul perno della zip della borsa.
LE SCELTE MEDIATICHE DI ANNAMARIA- "La Corte - si legge ancora nelle motivazioni - non vuole affatto sminuire la portata del delitto che Annamaria Franzoni ha commesso. La Corte si astiene, però, da qualsiasi giudizio negativo nei confronti di Annamaria Franzoni per la sua decisione di ricorrere alla risonanza e al frastuono dei 'media', al fine di proiettare nello spazio più ampio possibile il 'lancio' e il raggio d'azione della propria difesa, creando nel pubblico un consenso (e, a volte, un entusiasmo) diffuso, pur dovendo scontare anche l'emergere di una vasta avversione".
"A parte il grave rischio della calunnia (versante che non spetta a questa Corte esplorare), - si dice ancora - anche tale smisurata espansione di un doloroso episodio di figlicidio, appartiene all'esercizio della difesa (dal cui confine la Franzoni ha intenzionalmente più volte travalicato, dichiarando, non solo in sede processuale, che i suoi giudici - magistrati e giudici popolari - avevano preconfezionato la sua condanna di madre innocente)".
NESSUN MOVENTE PER GLI ALTRI SOSPETTATI - "Nessuna delle persone indicate come sospette dalla Franzoni aveva un movente per compiere il gesto, nè disturbi psichici tali da comportare gesti violenti, mentre l'imputata versava in una situazione in cui era individuabile, con buon margine di verosimiglianza, una causale". Così si esprimono ancora i giudici sull'ipotesi che a uccidere possa essere stato un estraneo.
E aggiungono: "Un ipotetico aggressore esterno non avrebbe perso tempo a salire sul letto e, soprattutto, non avrebbe corso il rischio di lasciarvi impronte o tracce a lui riconducibili (capelli, saliva, ditate ), tracce, invece, assolutamente assenti - nè avrebbe perso tempo a comporre e coprire la vittima. Non era plausibile, anche per ragioni di tempo che un terzo aggressore avesse deciso sul momento, allo scopo di far ricadere i sospetti sulla madre della vittima, di indossare il pigiama trovato casualmente sul letto". "Un ipotetico terzo, - dicono ancora - con un ristrettissimo tempo a disposizione e che avesse agito d'impeto, non avrebbe avuto, nè tempo, nè ragione di cercare gli zoccoli, situati in posizione non visibile dal corridoio d'ingresso, di indossarli - sostituendoli alle proprie calzature- e, quindi, di riportali al piano superiore, riponendoli nel bagno ivi esistente".
(segue... le conclusioni: è stata la Franzoni senza alcun dubbio)
LE CONCLUSIONI - "La responsabilità dell'imputata va ritenuta provata al di là di ogni plausibile dubbio". Con questa formula i giudici concludono il capitolo delle motivazioni dedicato alla valutazione globale degli indizi a carico Annamaria. "Il salire sul letto - viene specificato a proposito della dinamica dell'omicidio - inginocchiarsi vicino ai piedi della vittima, in modo tale da incombere sulla medesima, è comportamento tipicamente riconducibile ad una madre che vuole imporre al figlio la propria autorita' e la propria forza punitiva".
E ancora, a proposito del pigiama e degli zoccoli: "L'indossamento, da parte dell'aggressore, dei pantaloni e della casacca del pigiama, nonchè degli zoccoli della Franzoni, costituisce un complesso di fatti oltre che certi, concordanti fra di loro e con i precedenti, che portano ad identificare nella Franzoni l'autrice dell'omicidio, non solo perchè il pigiama e gli zoccoli erano suoi, ma perchè è comprovato - sulla base delle attendibili dichiarazioni di Davide al P.M. - che, nel momento in cui quest'ultimo era uscito, la madre doveva ancora vestirsi".