Kalimeroxxx ha scritto:che discorso difficile, l'aborto chiama in campo tutto il nostro essere, fede, ragione, etica, paure, rimpianti...
bha invidio tutti quelli che hanno idee chiare ...io non ne ho e come cattolica questo non mi fa onore...
capisco benissimo quello che dice steve, mio padre dice anche di peggio... sono due uomini cattolici e di forte moralità..
io propongo loro e a tutti quelli che si riconoscono in queste affermazioni o in simili solo i miei dubbi...
sono cattolica per cultura familiare ma mi considero agnostica nel senso scientifico del termine... neppure io ho le idee chiare perchè temo sia pericoloso essere "dogmatici" su un argomento così immenso e serio come solo la Vita può esserlo. Oltre a questo ho l'impressione che il senso del libero arbitrio e la scienza medica abbiano contribuito rendere la materia ancora più sdrucciolevole.
Kalimeroxxx ha scritto: umanamente non me la sentirei di dire ad una bambina di 13 anni di tenere il frutto di una violenza magari esercitata dal padre, molto probabilmente la gravidanza sarebbe ancor più devastante ...
non me la sentirei di dire ad una donna di tenere il frutto di una violenza di gruppo
Nemmeno io me la sentirei... ma vorrei soffermarmi sul concetto di "tenere", perchè esposto così implica che quella bambina o quella donna saranno madri in senso non esclusivamente biologico, ovvero che potrebbero
dare alla luce il figlio E crescerlo.
Se restiamo nel contesto italiano però, mi sembra di ricordare che la legge permetta alla madre di
partorire E NON riconoscere il figlio come suo, lasciandolo in adozione. E' il cosiddetto "parto anonimo" o "progetto Madre Segreta", versione dignitosa della ruota dei conventi,
Il progetto “Mamma segreta” si rivolge alle donne che, prima, durante e dopo il parto, non intendono riconoscere il bambino o che hanno difficoltà nella loro scelta.
"Mamma segreta" è rivolto a tutte le donne, senza limiti di età né vincoli di residenza e nazionalità (comprese quindi le donne migranti e che sono in Italia clandestinamente).
Una volta partorito, la madre potrà lasciare il neonato in ospedale e avrà 10 giorni di tempo per decidere di riconoscerlo; se ciò non avviene il neonato viene dichiarato adottabile.
Generalmente l'adozione avviene in tempi molto rapidi, tra le famiglie in attesa di adozione.
Questo per dire che esiste un'alternativa più umana e tutelata a ciò che qualcuno definirebbe "omicidio", e come donna mi sento rassicurata da questa opportunità in favore della vita anche quando non è esattamente "desiderata".
Io però che non ho nessuna idea dell'effetto che possa fare, psicologicamente parlando, accettare di separarsi da qualcosa che è cresciuto da te e dentro di te per mesi.
Portando il discorso molto all'estremo e molto sul cinico, qualcuno potrebbe chiedersi se ci si senta meglio a staccarsi da una cosa morta -meglio, che non potrebbe autonomamente vivere- o da una cosa viva
Tremendo vero?
Kalimeroxxx ha scritto: non so se sceglierei di morire per mettere al mondo un figlio quando magari a casa ne ho 2 che hanno bisogno di me...
Questo argomento fu di grande attualità in provincia di Bergamo 15 anni fa circa, nel 1993, quando il caso di Carla Levati Ardenghi riempì le pagine dei giornali. O meglio, del quotidiano per eccellenza distribuito in città e provincia "L'eco di Bergamo"
(cui azionista di maggioranza della sua Società Editrice è la diocesi di Bergamo... va da se che l'impronta editoriale è tutt'altro che laica).
Questa un'essenziale biografia della donna
http://digilander.libero.it/voceseriate ... o_nido.htm
in sintesi, scoperto un tumore, ha rinunciato ad abortire per portare a termine la gravidanza.
Lei è morta poco dopo il parto, il neonato è sopravvissuto 10 giorni, a casa sono rimasti un vedovo e un altro bimbo piccolo.
La storia di Carla Levati Ardenghi non è molto diversa da quella di Gianna Beretta Molla, medico e pediatra milanese, che negli anni '60 fece la stessa clamorosa scelta.
http://it.wikipedia.org/wiki/Santa_Gianna_Beretta_Molla
Papa Woytila l'ha proclamata
Santa nel 2004.
Certo questa donna ha patito sofferenze degne di una martire, ma non avranno patito altrettanto i suoi 3 bimbi rimasti senza la mamma?
E' su questo punto che la scienza medica, secondo me, ci sta ponendo un problema in più.
Solo agli inizi del secolo scorso, il '900, la natura non avrebbe dato scampo a queste donne malate e ai loro potenziali figli, sarebbero comunque mancate alle loro famiglie. Oggi la medicina potrebbe aiutarle, loro e le loro famiglie, ma scelgono ugualmente il sacrificio -inteso anche in senso religioso- che a quel punto non diventa più solo *loro* in quanto genitrici, ma della loro famiglia per intero.
Purtroppo non riesco a comprendere ne ad essere d'accordo con questo tipo di scelta.
Appoggio e rispetto chi è
contro la convinzione che sia moralmente lecito tutto quanto è autorizzato per legge, ma devo ammettere che ho molto più rispetto e stima di un personaggio politico come Emma Bonino, che da 30 anni si è battuta in prima persona e si è anche fatta mettere in galera (il procurato aborto una volta era un reato e lei si autodenunciò) per dare a tutte le donne italiane di oggi -auspicabilmente INSIEME ai loro compagni- il democratico e laico privilegio di poter liberamente
scegliere
e che oggi ci permettiamo il lusso di dare per scontato!!