Caro Gasparri, io tifo per le shampiste
Io tifo per le shampiste. Da quando Maurizio Gasparri le ha messe all'indice come una categoria agli antipodi della politica, vorrei che il parlamento si popolasse di shampiste. Non in omaggio all'antipolitica dilagante, ma alla categoria, che merita il massimo rispetto. La povera shampista è un po' come la casalinga di Voghera, la donna media per eccellenza, ma con una connotazione malevola, che la relega nel mondo dell'effimero, del superfluo. La signorina che ti sciacqua i capelli è ritenuta, a torto, una persona di scarso spessore, di modesta preparazione culturale, magari di bell'aspetto ma di scarsa cervice. E invece, a dispetto di Gasparri e di chi la pensa come lui, nella galassia delle shampiste ci sono ragazze preparate: nella loro piccola arte ma anche nell'interpretazione del mondo. Perché sotto la loro lente passano mille storie di vita, mille confidenze che non si affidano neppure al confessionale. E' così che fra uno shampo e l'altro accumulano una cultura dell'esistenza che riesce a renderle più compiute e felici di tante altre donne. Di questi tempi, poi, non è raro il caso di trovare anche qualche neolaureata tra le poltrone del parrucchiere. Insomma il popolo delle shampiste è grande e variegato, difficile da etichettare come ogni cosa di questo pazzo mondo. E se una di loro finisse in parlamento, non ci sarebbe da gridare allo scandalo. Chi candida bellone e veline (a destra come a sinistra), non può storcere il naso davanti a una shampista.
potresti essere al posto della santanchè 
