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CHATEAU D'AX e lo sfruttamento dell’immigrazione clandestina

#1
Che delusione lo sfruttamento in nero per avere successo.

Ecco l'articolo de "Il Giornale" del 5 novembre 08

http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=303778


I divani made in Italy erano cuciti dai cinesi clandestini

Dietro la leggendaria convenienza dei mobili Chateau d'Ax c’è, secondo la Procura di Monza, un trucco inconfessabile: lo sfruttamento dell’immigrazione clandestina. A cucire i divani in pelle del colosso brianzolo sarebbero, accanto alle maestranze regolari, anche un numero imprecisato di immigrati senza nome e senza volto. Cinesi, soprattutto. Braccia da lavoro che non esistono né per lo Stato, né per la polizia, né per l'Inps ma che vengono ugualmente impiegati negli stabilimenti del gruppo. Con la piena consapevolezza, secondo l’accusa, dei vertici della società.
«Roba di uno o due mesi fa. Una faccenda inconsistente», dicono a Lentate sul Seveso, al quartier generale della Chateu d'Ax. In realtà sembra di capire che l'indagine gestita dalla Procura della Repubblica di Monza sia ancora in pieno corso. Nel registro degli indagati con l'accusa di favoreggiamento e sfruttamento dell'immigrazione clandestina sono finite cinque persone. In testa all'elenco, l’amministratore unico della Chateau d’Ax spa, Antonio Colombo, 62 anni: è l’uomo che siede alla testa di un impero presente in diciassette Paesi (America, Australia e Giappone compresi) con i suoi megashop all’insegna del Made in Italy più classico. Divani, letti, cucine con la firma di designer come Cini Boeri e Michele De Lucchi.
La Procura diretta da Antonio Pizzi è arrivata ad occuparsi di Chateu d’Ax sull’onda di una denuncia della Polizia provinciale. Nell’ambito di una serie di controlli sul rispetto delle norme ambientali nelle fabbriche del Milanese, gli uomini del generale Nazzareno Giovannelli hanno bussato anche alle porte di alcuni degli undici stabilimenti del gruppo di Lentate sul Seveso. Ed è in uno di questi che sarebbero stati sorpresi i clandestini cinesi. Tutti «in nero»: inevitabilmente, in quanto privi di permesso di soggiorno. A quel punto è scattata la denuncia in base all’articolo 12 della legge Bossi-Fini, che punisce chi agevola l’ingresso o la permanenza nel territorio nazionale di manodopera clandestina. Oltretutto le condizioni di lavoro in cui gli immigrati sono stati sorpresi sono apparse agli investigatori particolarmente pesanti. Tanto che gli inquirenti stanno verificando se applicare agli indagati anche l’aggravante che punisce i casi di «trattamento inumano e degradante».
«Senza entrare nel merito di una indagine ancora in corso - è il commento di Alberto Grancini, assessore provinciale alla Sicurezza - rilevo come questa attività sia il segno dell’attenzione che la Provincia di Milano dedica al rispetto di tutte le norme di legge sui luoghi di lavoro»


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#2
oh! quindi esisti veramente Anthea? :D :lol:
...sappiamo (o forse gli altri sanno cose che io non so) che un' Anthea figura come moderatrice del forum...ma ormai iniziavo a pensare che fosse un'amica immaginaria di Steve!


chiuso l'OT,
beh..ormai è abbastanza risaputo che molte grandi e meno grandi aziende producono in questo modo...purtroppo è sempre più comune a discapito della qualità da una parte, mentre dall'altra è causa dell'intensificarsi dello sfruttamento... :( ...e lo fanno molte grandi firme! quelle per cui tanta gente farebbe follie.

quindi il problema non è da circostanziare su questa azienda, è più generale...e son d'accordo con te che sia una cosa grave questo tipo di politica aziendale...ma addirittura questo sondaggio (hem...)...mi sa di "terrorismo ideologico"!
:shock: :?

#4
Credo sia un anno o più che non torno qui, ma, dopo aver visto l'articolo sul giornale, mi è tornato in mente il forum. Non sono la persona adatta a moderare forum, poco tempo e poca passione.....

Ho un negozio, accetto la concorrenza di tutti, ma se io pago tasse e contributi come posso competere con chi non lo fa?

Non credo che l'essere fatalisti aiuti. Non credo inoltre che le aziende grosse si comportino tutte in questo modo, che siano di mobili o altro.

...terrorismo mi dici..... veramente questo è un articolo del giornale di Milano tale e quale. No, è solo un forte disappunto (visto che eleganza?)

Comunque se dà fastidio lo cancello senza nessun problema.

#6
Penso che l'articolo possa dare fastidio solo ai diretti interessati, per il resto mi sembra che sia solo informazione.
Chi è molto vicino all'ambiente ne era già al corrente, come è al corrente di altre magagne di certi "grandi" marchi (e ripeto, marchi, non fabbriche). Grandi? Meglio dire famosi. :twisted: :wink:

#7
no ma che fastidio anthea, non volevo dir questo!
in linea generale sono d'accordo con te e con l'articolo, solo che purtroppo, oggi giorno quasi tutto viene prodotto così, in tutti i settori... qualche tempo fa era stato mandato in onda, Lucignolo, se non ricordo male, una inchiesta da cui scaturiva che le grandi firme, anche della moda, si comportano così, tra le più grandi, solo Gucci sembrava salvarsi... ma spesso anche gli oggetti del nostro quotidiano sono sempre più prodotti in Cina con le stesse condizioni. Questo per dire che per svariati motivi non sempre si riesce o si può una prendere una posizione netta, anche se la si vorrebbe sostenere... sai, ho un l'idea che di prodotti così su 10 ne eviti 1 e ne becchi altri 8...e magari l'unico che si salva è quello che proprio non puoi permetterti...ecco perchè secondo me il sondaggio così netto chiede una presa di posizione ideologica che non sempre corrisponde alle tasche del consumatore..e allora? Chi non può assicurarsi un “buon prodotto”, dove con buono intendo prodotto in maniera regolare e legale (che poi come fa il consumatore a sapere fino in fondo cosa compra?), chi non può sostenere nei fatti questi tipi di principi morali anche se li condivide, che deve fare? Usavo il termine terrorismo ideologico in questo senso. Ovviamente questo è il mio pensiero, non volevo certo offendere il tuo topic, tanto meno te (ah..su te scherzavo bonariamente, spero si sia capito)