non ho letto tutto il topic perchè oggi non ho veramente un briciolo di tempo
tuttavia, sebbene la sensibilità sia una caratteristica encomiabile, penso che sia assolutamente necessario scindere la passione dalla compassione, e scindere ulteriormente quest'ultima dalla pietà e di riflesso dal senso di colpa.
Esistono troppe sfumature di pianto che ho imparato a conscere, per poterle accettare tutte indiscriminatamente.
come insegna il Buddha, la chiave del'illuminazione è l'assenza di desiderio, che si traduce in assenza di apssione personale, ma la presenza di compassione, ossia il condividere le "passioni" (nel senso di sfortune e casi della vita) degli altri individui..
se piango perchè la mia ragazza mi ha mollato, è un pianto di passione.
se piango perchè la ragazza ha mollato il mio migliore amico, è un pianto di compassione
se piango perchè alla televisione vedo i bambini Africani che muoiono di fame, è un pianto di pietà
Se piango perchè sto mangiando, mentre i vedo i bambini che muoiono di fame, è un pianto dettto dal senso di colpa
e così via...
quindi, secondo me, è essenziale scindere la "sensibilità" nei suoi elementi primari che la compongono, e solo allora si può valutare se ciò che ha scaturito l'attacco di pianto sia una sensazione "sana" o una "malsana", agendo positivamente per riuscire a convogliare l'"emozione" genericamente definita in un'azione propositiva
spero di essere stato chiaro, ma purtroppo adesso non ho il tempo per fermarmi a pensare a ciò che scrivo, ne a come lo scrivo
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