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Il prosciutto è finitoBerlusconi no, è di un’altra pasta, sa bene come coltivare consenso e popolarità. Infatti, niente sacrifici nella legislatura 2001-2006, e in quella in corso finché ha potuto ha negato l’evidenza.
Governa – come disse Bersani, citando la nonna, in un comizio nel 2006 – come se avesse messo le mani su “un maiale fatto tutto di prosciutti”. Che naturalmente non esiste. Al suo posto c’è però la spesa pubblica. E infatti in quella legislatura piena di governo della destra, malgrado una congiuntura internazionale favorevole,
il tandem Berlusconi-Tremonti (non l’attuale, rigorista e rispettoso dell’Europa, ma il fratello gemello lassista e antieuropeo che occupava la stessa scrivania), fece sballare i conti pubblici annullando i progressi realizzati dai governi di sinistra nella legislatura precedente. Al punto che nella primavera del 2005 l’Unione europea avviò nei confronti dell’Italia la procedura di infrazione per deficit eccessivo, e il tandem delle meraviglie dovette sottoscrivere in sede europea l’impegno a riportare il deficit italiano stabilmente sotto il 3 per cento del Pil entro il 2007.
Al momento dell’insediamento si scoprì anche che il precedente governo della destra aveva lasciato Anas e Ferrovie completamente a secco, un buco di 6 miliardi, e che vari capitoli di spesa in settori cruciali erano sottofinanziati.
Per cui venne fatta la scelta, in buona misura obbligata, di una manovra correttiva a giugno e poi di una Finanziaria “monstre” che il governo dell’Unione pagò pesantemente in termini di consenso e di popolaritàMa che centrò alla grande tutti i suoi obiettivi, come certificò il Sole 24 Ore il 25 gennaio dopo che
Prodi e il suo governo erano stati mandati a casa (dalla sua stessa maggioranza). Il rapporto deficit-Pil era sceso al 2 per cento, l’avanzo primario era salito al 2,9 e il rapporto debito-Pil era sceso al 104 per cento.
Solo che chi ne trasse vantaggio fu Berlusconi, e non solo elettoralmente. Grazie a quei risultati, la procedura di infrazione per deficit eccessivo avviata contro il suo governo nel 2005 venne revocata dall’Ue proprio mentre tornava a Palazzo Chigi.
Infatti riprese a spendere subito, un po’ di miliardi per aiutare i “patrioti” a impadronirsi di
Alitalia, un po’ di miliardi per togliere anche agli abbienti l’
Ici sulla prima casa (per i proprietari meno abbienti ci aveva già pensato il governo Prodi). E grazie a quei risultati l’attuale governo ha potuto affrontare la crisi con basi di finanza pubblica meno precarie, riuscendo a contenere l’aumento del deficit e allontanando un po’ la partenza per la Grecia. Finché
la crisi, quella crisi inventata dalla stampa “antipatriottica”, a lungo negata e comunque data per già finita tanto che non c’era bisogno di alcuna manovra correttiva perché “stiamo meglio degli altri paesi”,
ha presentato il conto.
E per la prima volta da quando governa, ora è la destra a dover prendere misure impopolari, e non più la sinistra. Che nelle due volte in cui si è trovata a governare ha dovuto farsi carico prioritariamente del risanamento dei conti pubblici, pagando i prezzi politici che sappiamo, aggravati dalla stupidità di quella parte del suo ceto politico incapace di rivendicare il merito di aver salvato i conti dell’Azienda Italia mentre la destra se ne fotteva allegramente.
Perciò,
un attimo prima di piangere per i sacrifici in arrivo, concediamoci un sorriso, quando alla fine in qualche modo Berlusconi dovrà metterci la faccia e riconoscere che il maiale tutto prosciutti non esiste, che il suo surrogato si è dileguato e, implicitamente, che il “sadismo” non è appannaggio di una parte sola se non si vuole mandare all’aria definitivamente questo sfortunato paese.
Da il Fatto Quotidiano del 18 maggio