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#2
su studenti.it non c'è?
Mamma di Alessia nata il 14.09.2008 e di Sara nata il 15.01.2011

Si può anche morire per certe carezze...
perché la vita è morire per certe cose non dette

#4
domovoy ha scritto:bho! vado a vedere! :D

tide grazie per avermi risposto, mi sentivo un po' trasparente :oops:

:lol: :lol: :lol: ho già gaurdato io nun c'è.......
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Si può anche morire per certe carezze...
perché la vita è morire per certe cose non dette

#8
credi di essersene andato a vivere da solo per impulso spontaneo…in realtà (afferma l’autore) ti hanno cacciato via dalla famiglia patriarcale, vecchio facocero perché eri diventato scorbutico



ho trovato questa frase tratta dal racconto ma anche così non porta a nulla...
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Si può anche morire per certe carezze...
perché la vita è morire per certe cose non dette

#10
tidelady ha scritto:credi di essersene andato a vivere da solo per impulso spontaneo…in realtà (afferma l’autore) ti hanno cacciato via dalla famiglia patriarcale, vecchio facocero perché eri diventato scorbutico



ho trovato questa frase tratta dal racconto ma anche così non porta a nulla...
Grazie, io ho trovato questo ma c'è solo un pezzo
Nel racconto Vecchio facocero, in cui viene narrata l’uccisione di un animale, gli ultimi attimi vissuti dalla creatura richiamano alla mente l’uomo alla fine dei suoi giorni, solo di fronte all’evento della morte.
Il racconto, come nel caso precedente, è una metafora della vita umana alla sua conclusione. L’animale abbandona il gruppo, la famiglia per andare a vivere solo, «credi di essersene andato a vivere da solo per impulso spontaneo…in realtà (afferma l’autore) ti hanno cacciato via dalla famiglia patriarcale, vecchio facocero perché eri diventato scorbutico…»
Il luogo prescelto da Buzzati per ambientare il racconto è ancora una volta reale e al tempo stesso simbolico: il deserto, che lo scrittore descrive come «piatto…dagli aridi termitai». Questo luogo arido, sterile, diviene l’emblema della solitudine, della mancanza d’amore, così come dell’incommensurabile dimensione dell’anima, poiché esso sembra non avere un inizio né una fine.
Il povero facocero che l’età «ha trasformato in un mostro corporeo di favola» deve in ogni caso avere «sotto il pelame scabro una specie di cuore». Un mostro metallico più grande arriva e lo uccide: si tratta di un’automobile sulla quale si trova un uomo che con uno sparo colpisce la zampa dell’animale. Di fronte alla morte prossima il facocero mette da parte l’orgoglio e va alla ricerca degli altri, del suo gruppo; li ha seguiti per giorni «curando di non farsi vedere» , quando la solitudine si era rivelata insopportabile; presuntuoso, aveva pensato di poter sopravvivere da solo e adesso in quel deserto “sterminato” loro, gli altri sembrano essere «l’unica speranza superstite» .. Proprio quando la morte lo sta’ cogliendo, la loro voce giunge forte a dargli un ultimo conforto.
Il facocero, noncurante della fine imminente, si comporta proprio come l’uomo che si chiude nel proprio orgoglio, e si ostina a restare solo ma quando arriva l’ultimo attimo, rivaluta tutto ciò che fino a quel momento non aveva avuto gran valore per lui. Il deserto sterminato si pone in contrasto con l’amore. Come all’uomo non gli è concesso «il privilegio di una seconda vita», in tal senso tutto ciò che si possiede, nell’unica esistenza che si ha, acquista un’importanza diversa.. Ma l’uomo si può considerare veramente solo giunto all’estremo confine della vita?



Mi sarebbe piaciuto trovarlo per leggerlo tutto e poi magari mandarlo ad una persona...forse. Ma fa niente! Non era destino
:wink:

#12
domovoy ha scritto:
tidelady ha scritto:credi di essersene andato a vivere da solo per impulso spontaneo…in realtà (afferma l’autore) ti hanno cacciato via dalla famiglia patriarcale, vecchio facocero perché eri diventato scorbutico



ho trovato questa frase tratta dal racconto ma anche così non porta a nulla...
Grazie, io ho trovato questo ma c'è solo un pezzo
Nel racconto Vecchio facocero, in cui viene narrata l’uccisione di un animale, gli ultimi attimi vissuti dalla creatura richiamano alla mente l’uomo alla fine dei suoi giorni, solo di fronte all’evento della morte.
Il racconto, come nel caso precedente, è una metafora della vita umana alla sua conclusione. L’animale abbandona il gruppo, la famiglia per andare a vivere solo, «credi di essersene andato a vivere da solo per impulso spontaneo…in realtà (afferma l’autore) ti hanno cacciato via dalla famiglia patriarcale, vecchio facocero perché eri diventato scorbutico…»
Il luogo prescelto da Buzzati per ambientare il racconto è ancora una volta reale e al tempo stesso simbolico: il deserto, che lo scrittore descrive come «piatto…dagli aridi termitai». Questo luogo arido, sterile, diviene l’emblema della solitudine, della mancanza d’amore, così come dell’incommensurabile dimensione dell’anima, poiché esso sembra non avere un inizio né una fine.
Il povero facocero che l’età «ha trasformato in un mostro corporeo di favola» deve in ogni caso avere «sotto il pelame scabro una specie di cuore». Un mostro metallico più grande arriva e lo uccide: si tratta di un’automobile sulla quale si trova un uomo che con uno sparo colpisce la zampa dell’animale. Di fronte alla morte prossima il facocero mette da parte l’orgoglio e va alla ricerca degli altri, del suo gruppo; li ha seguiti per giorni «curando di non farsi vedere» , quando la solitudine si era rivelata insopportabile; presuntuoso, aveva pensato di poter sopravvivere da solo e adesso in quel deserto “sterminato” loro, gli altri sembrano essere «l’unica speranza superstite» .. Proprio quando la morte lo sta’ cogliendo, la loro voce giunge forte a dargli un ultimo conforto.
Il facocero, noncurante della fine imminente, si comporta proprio come l’uomo che si chiude nel proprio orgoglio, e si ostina a restare solo ma quando arriva l’ultimo attimo, rivaluta tutto ciò che fino a quel momento non aveva avuto gran valore per lui. Il deserto sterminato si pone in contrasto con l’amore. Come all’uomo non gli è concesso «il privilegio di una seconda vita», in tal senso tutto ciò che si possiede, nell’unica esistenza che si ha, acquista un’importanza diversa.. Ma l’uomo si può considerare veramente solo giunto all’estremo confine della vita?



Mi sarebbe piaciuto trovarlo per leggerlo tutto e poi magari mandarlo ad una persona...forse. Ma fa niente! Non era destino
:wink:
Però così gli davi del facocero... :lol: :lol:


Bella...! ok ho trovato la prossima lettura..
ora però devo finire.. anzi.. iniziare Il signore degli anelli.. la vedo lunga...
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#13
Probabilmente alla fine non gliel'avrei mandato, comunque il facocero è un animale carino dai, mica era un'offesa.

Ah comunque se ti ho dato lo spunto per una lettura mi fa piacere, ma non eri tu la persona a cui l'avrei mandato :wink:

Il S.d.A una volta iniziato va giu come il vino :wink:

#14
domovoy ha scritto:Probabilmente alla fine non gliel'avrei mandato, comunque il facocero è un animale carino dai, mica era un'offesa.
Grrr.. Grrr... Grrr.. :wink:
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#15
Leggendo il titolo del thread, avevo pensato fosse il compleanno di qualche forumista :lol: :lol: :lol:
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