Noi nella mia famiglia lavoriamo tutti. Da generazioni. Mio nonno ha fatto il capannone piccolo, mio padre il capannone grande, io il capannone grandissimo. Mio figlio si droga.
Ha capito che non riuscirà mai a fare un capannone più grande del mio. Ho provato ad aiutarlo con delle sberle, qualche calcio, poi ho provato anche con le maniere forti: niente. Ogni tanto viene a trovarmi in capannone e mi guarda senza dire una parola e io per fargli coraggio gli dico da Perego a Perego: "Manuel! Se tieni duro un giorno sarai proprio qui, dentro questo capannone di Eternit, seduto sulla tua sedia di compensato, con la tua bella scrivania di truciolato, con davanti questo bel blocco di fatture, il tuo bel timbro, il calendarietto, la statuina-barometro, sarai al posto del tuo papà". Un quarto d'ora dopo era già a farsi una pera.
Il mio capannone è lungo dodici metri e largo quattro. Il mio capannone è fatto di Eternit, e con l'Eternit non si scherza: è pieno di amianto, produrlo e montarlo è un gioco da ragazzi. È smontarlo e distruggerlo che è impossibile: si rischia il cancro. L'Eternit non è un materiale, è un monito: nessuno distrugga ciò che l'uomo ha costruito. Il tuo bel capannone, una volta che l'hai piazzato lì con la tua bella gru, sai che nessuno verrà più a romperti i coglioni. Se il dio egizio, Tutankamen, si fosse fatto la sua bella piramide di Eternit, col "censured" che gli profanavano la tomba. Ma arriviamo al punto: sorridiamo. Dentro il mio capannone di Eternit, io fabbrico Eternit. Lo so, è vietato, ma ripeto, io fabbrico Eternit, che servirà a costruire altri capannoni. Non si può fermare l'economia, facciamo tutti Eternit in paese.
Così tanto per dire...
#1Prima di criticare una persona, fai un miglio nelle sue scarpe. Almeno, se la critichi, sarai un miglio lontano. E avrai le sue scarpe.