Fresno ha scritto:cyberjack ha scritto:
Bisogna imparare ad andare fieri del proprio rancore
ah, si? e per quanto tempo può durare?
o per quanto tempo, o fino a quando??
Vedi Fresno... sono convinto che il rancore sia un sentimento propositivo, e non distruttivo.
Piuttosto, penso che il perdono sia distruttivo ed autolesionista e nella grande maggioranza dei casi, nemmeno sincero.
si "perdona" perchè altrimenti non si vive più, perchè non si vuole continuare a star male, perchè si è disposti a subire una mancanza di rispetto pur di non rimetterci (una persona, un'amicizia, un rapporto, la propria sanità mentale, ecc...)
Ma questi non sono casi di "perdono", secondo me... sono negazioni del proprio diritto al rancore.
Sono frustrazioni che ci auto-imponiamo per poter andare avanti
Sono delle gabbie mentali in cui rinchiudiamo in nostro pensiero critico e la nostra stima in noi stessi.
Non c'entra nulla, il perdono.
Il perdono, quello sincero, può esistere solo e riesce a staccare la propria natura dalla natura umana. il perdono è di chi non ha passione, è di chi è incamminato sul sentiero della buddhità, è di chi riesce ad annullare le proprie pulsioni e a farsi acqua...
Le persone normali non sono così. Ritengo il "perdono" una mancanza di rispetto nei confronti di se stessi e del proprio dolore. Perchè dovrei tollerare che altri facciano a me ciò che io non farei mai a loro?
Questo, però, si basa su un concetto fondamentale dal quale è assolutamente impossibile prescindere: il soggetto deve essere una persona onesta e coerente a se stessa.
Se sono il primo a comportarmi male, non posso giudicare chi lo fa con me. se sono il primo a tradire, non posso giudicare chi mi tradisce, se sono il primo a ferire, non posso giudicare chi mi fersice.
Ma se vivo la mia vita con risptto, nei confronti degli altri e di me stesso, se vivo cercando di assecondare il flusso del mio karma, se vivo secondo gli ormai scaduti concetti dell'onore e della coerenza, allora non posso accettare chi non si comporta in pari modo con me.
Questo, ovviamente, si applica ai grandi problemi, non ai piccoli
E qui dipende dalla sensibilità del singolo individuo capire cosa sia grande e cosa sia piccolo secondo la sua personale scala di valutazione.
Certo è che MAI rinuncerei alla mia integrità ed al rispetto nei confronti del mio stesso dolore, se fossi veramente convinto di essere stato ingiustamente ferito.
Questo, ovviamente, non significa escludere a priori tutti quelli che si comportano diversamente da me, e non significa nemmeno vivere secondo le regole del ritiro sociale.
Significa avere un atteggiamento, ripeto, coerente a se stessi, consci che non si potrà mai avere tutto da tutti e consci che non si potrà mai vivere senza soffrire. Io ho adottato una linea di condotta, per la mia vita, che si basa sui valori che mi sono stati insegnati dai miei genitori.
Secondo tali valori conduco la mia esistemza.
Mancare di rispetto a tali valori, costituisce un'offesa alla mia vita, un'offesa al mio impegno costante di dare il meglio di me ed un'offesa all'insegnamento dei miei genitori.
E questo non lo posso perdonare con facilità...
tuttavia, posso fare in modo che la cosa non mi tanga, o quantomeno posso impostare le mie relazioni in modo da non provare sempre il massimo del biasimo...
Ma se una persona "entra in me" ed a quella persona dono me stesso, al meglio del mio karma, e tale persona tradisce me e la mia vita... per quella persona non esiste perdono, perche "perdonare" lei, significherebbe umiliare me stesso. E non mi merito che qualcuno sia così crudele con me. Tantomeno che io stesso mi trasfmormi nel mio stesso carnefice.
il tutto, ovviamente, detto senza avere la benchè nminima idea della tua situazione