Kalimeroxxx ha scritto:immagino dipenda da chi hai come genitore ma è così difficile accettarie le realtà altrui senza ergersi a giudici?VIRGINIA- ha scritto:Per me è proprio la "convivenza" con i genitori sotto lo stesso tetto una delle cose più incomprensibili. Come fate a resistere?paprina ha scritto: a yung famme capì: virginia può vivere lontano da casa ma con l'affitto pagato da mamma e papà e io non posso vive con mamma e papà??
ma dov'è la differenza apparte la lontananza.
Kalimeroxxx ha scritto:mi ricordo che quando ho fatto io il colloquio di assunzione quando siamo arrivati al vile denaro 400 euro ( con 1 laurea ed 1 master) ho detto ok inizio domani
quoto apposta "spigolando" da vari topic per puntare l'attenzione verso i genitori.casimira ha scritto:con mio padre avevo fatto un patto... mi avrebbe mantenuto fino a un anno fuori corso, poi azzi miei. ce l'ho fatta e so che sono stati molto fieri. il patto era perchè voleva vedermi laureata il prima possibile e se avessi dovuto lavorare per pagarmi gli studi i tempi si sarebbero allungati.
io credo che il punto non sia strettamente il tetto sotto cui vivi, ma l'uso che fai di quegli anni.
La mia famiglia poteva permettermi di farmi studiare, ma riteneva del tutto ridicolo dovermi anche mantenere fuori casa pagando un affitto solo per il gusto di darmi un'indipendenza fittizia. L'indipendenza di giudizio e la capacità di cavarsela da soli è una cosa che non va sempre a braccetto con l'indipendenza economica, anche altri l'hanno scritto.
Il patto sullo studio in casa mia era più o meno quello di Casimira, col dettaglio che ad un certo punto non sono più stata in grado di studiare... quindi per mia scelta sono andata a lavorare, e successivamente ho cercato una migliore opportunità di lavoro all'estero. Non è che i miei fossero tanto contenti (una famiglia è anche comiunione di affetti, non solo soldi e mattoni... giusto? quindi concediamo ad una mamma e ad un papà una *ragionevole* dose di nostalgia) ma hanno apprezzato la coerenza.
Quando sono poi rimpatriata o accettavo -all'italiana- un lavoro non commisurato alla mia esperienza o mi laureavo. Ho provato a lavorare e studiare e garantisco che è stato un inferno. Mio padre mi ha proposto di tornare al vecchio accordo ed ho accettato. Ma mi son fatta il qulo quadro per finire non in tempi accademici ma nella META' di quelli previsti.
Ovviamente NIENTE vacanze, pizze con gli amici o scarpe nuove. Concentrata al 100% sul mio obiettivo.
Sono del tutto favorevole al genitore che da una mano al figlio mentre studia, se studia con profitto, e dimostra di aver voglia di darsi da fare preparandosi seriamente un avvenire fuori dal nido... come una kalì che con la giusta umiltà ha iniziato prendendo solo un rimborso spese simbolico per il suo lavoro (l'esperienza fatta lì, scommetto, valeva molto di più dell'assegno... ed è questo ciò che poi conta).
Non sono favorevole al genitore "assistenzialista" ad oltranza.
Fossi io genitore di un somaro che campa dando un esame all'anno una bella sveglia gliela darei... non certo minestra e camicie stirate tutti i giorni... fuori di casa ce lo mando io a pedate nel sedere!!!!!!! e poi mi domanderei dove ho sbagliato io nell'educarlo