kasper1983 ha scritto:i dati resi noti dal ministero dell'interno xò dicono il contrario di quanto hai detto tu.già ne ho abbastanza dei delinquenti italiani,figuriamoci degli stranieri!
http://www.interno.it/mininterno/export ... 93313.html
Gli omicidi consumati e tentati presentano un andamento molto chiaro negli ultimi
quarant’anni. Con gradi e con velocità diverse, infatti, entrambi questi reati
crescono sensibilmente dalla fine degli anni sessanta all’inizio degli anni novanta.
Nel 1991 entrambi raggiungono infatti un picco che non sarà mai né superato né
raggiunto nel periodo successivo, e dopo il quale entrambi i reati registrano una
diminuzione, che sarà particolarmente sensibile nel caso degli omicidi consumati.
Consideriamo gli omicidi consumati, una categoria all’interno della quale ricomprendiamo
gli omicidi volontari consumati, gli omicidi preterintenzionali e gli
infanticidi. Dopo la forte crescita iniziata negli anni settanta, il tasso di omicidi ha
raggiunto un picco nel 1991. Da quell’anno il numero di omicidi commesso nel
nostro Paese ha iniziato a diminuire molto rapidamente. Secondo i dati delle Forze
di polizia, per esempio, per trovare un tasso di omicidi consumati pari a quello
odierno dovremmo tornare indietro fino all’inizio degli anni settanta, molto prima
dell’avvio del ciclo espansivo che portò in un ventennio gli omicidi a crescere in
proporzione più che tripla. Nel 2006, quindi, il tasso di omicidi è stato il più basso degli ultimi trent’anni.
Il Graf. I.2 mostra separatamente l’andamento di due diversi tipi di omicidio: gli
omicidi legati alla criminalità organizzata, e quelli legati alla criminalità comune.
È facile vedere che è stata la criminalità organizzata a dare il contributo maggiore
alla crescita degli omicidi in Italia nel periodo 1988-1992. A partire da quell’anno
le Forze di polizia hanno però ottenuto notevoli successi nella lotta alla criminalità
organizzata e quest’azione ha determinato un vero e proprio crollo dei relativi
omicidi che, dalla metà degli anni novanta, hanno registrato livelli addirittura
inferiori a quelli precedenti l’avvio del picco. Nel 1991, anno di picco, le statistiche
delle Forze di polizia attribuivano alla criminalità organizzata oltre 700 dei
1.918 omicidi avvenuti in quell’anno. Nel 2006 gliene attribuivano solo 109 dei
621 avvenuti quell’anno. A questo si aggiunge il declino anche degli omicidi della
criminalità comune riconducibili a scopi di furto o rapina, che dal 2004 si sono
ridotti tra le due e le tre decine, dopo aver raggiunto e superato il centinaio a cavallo
degli anni novanta.
Un altro reato violento che contribuisce in misura sensibile ad accrescere il senso
di insicurezza della popolazione, in particolare di quella femminile, sono le violenze
sessuali. L’analisi dei dati relativamente a questo reato va condotta con
grandi cautele. La stragrande maggioranza delle violenze sessuali resta infatti a
tutt’oggi ancora sommersa, ovvero non denunciata dalle vittime. In Italia
l’indagine ISTAT sulla violenza contro le donne del 2002 mostrava che lo stupro
è denunciato da meno del 15% delle donne che lo hanno subito se è consumato, e
da meno del 3% se tentato. Si tratta quindi di un reato in cui il numero delle denunce
riflette solo in minima parte le dimensioni del fenomeno. Fatta questa considerazione,
tuttavia, proprio la conferma che anche recentemente la quota di reati
denunciati per questo reato è così bassa fa pensare che l’andamento nel tempo
delle denunce rifletta, pur con dimensioni di gran lunga inferiori, l’andamento dei
reati.
Tanto i furti quanto le rapine, ormai è noto, hanno registrato una forte crescita nel
corso degli anni settanta, che ha raggiunto il culmine agli inizi degli anni novanta.
Nel 1991 il tasso di furti era di 5 o 6 volte superiore a quello registrato nel 1968,
mentre quello delle rapine era addirittura cresciuto tra le 14 e le 21 volte, a seconda
che si prendano in considerazione i dati delle Forze di polizia o quelli della
Magistratura. Le piccole differenze tra le due fonti non fanno altro che confermare
che i furti e le rapine sono cresciuti con grande rapidità nel corso del periodo
1970-1990. Dal 1991, però, entrambi i reati hanno visto invertire questa tendenza.
L’analisi degli scippi – la linea più vicina all’asse delle ascisse del Graf. I.8 –
conferma una tendenza in atto da tempo al declino di questo reato. Ma se nel 2003
il tasso di scippi era inferiore alla metà di quanto registrato nell’anno di picco
1991, nel 2006 tale tasso è meno di un quarto di quell’anno. Il tasso di scippi in
Italia è, quindi, il più basso dagli ultimi trent’anni.
Parzialmente diversa è la storia che racconta il tasso di furti in appartamento. Infatti
per questo reato l’inversione di tendenza successiva al picco del 1991 si è
arrestata, e il tetto del 1991 era stato di nuovo superato già nel 1995. Tuttavia
dalla fine degli anni novanta si è avuta una nuova inversione di tendenza, che ha
condotto a una decisa contrazione dei furti in abitazione. In conseguenza di questa
oggi il tasso di furti in abitazione è il più basso degli ultimi vent’anni.
Tutto sommato, i furti in appartamento
segnano una diminuzione tra il 1999 e il 2006 del 41%, mentre i borseggi calano
del 6% tra 2000 e 2006.
eccetera.