Pagina 1 di 1

...RIFLESSIONI NOTTURNE... un po' lungo

Inviato: 17/12/07 21:25
da crlt
mi è arrivata questa mail e ve la giro... è un po' lunga ma fa riflettere molto...

Vi parlo del modo di affrontare la morte di Angese non per rattristarvi ma perche' dimostra che e' possibile morire dolcemente.
Carissime, carissimi,
in questi giorni sono stato vicino a un caro amico che sta morendo: Sergio Angeletti, in arte Angese.
Ve ne parlo non per rattristarvi ma per raccontarvi che e' possibile affrontare la morte in modo diverso.
Ve lo dico perche' credo che tutti abbiamo una paura fottuta del momento nel quale capisci che la tua vita sta per finire. E credo sia di conforto sapere che e' possibile affrontare questo momento serenamente.
Non che Sergio non avesse paura o non fosse dispiaciuto (se la tua morte non ti crea scompiglio sei un lobotomizzato emotivo oppure sei stupido). Ma e' riuscito a trovare un atteggiamento positivo anche di fronte a un evento cosi' sconvolgente.
La settimana scorsa ho scritto che era stato ricoverato per una "cazzata". Una peritonite agli intestini. Ma poi le complicazioni sono seguite alle complicazioni e si e' via via aggravato. Pareva che la peritonite fosse un effetto collaterale di una precedente operazione, invece ieri sono arrivate le analisi istologiche che insieme ai risultati della Tac hanno dato informazioni che non lasciano speranze. Ieri sera e' stato operato di nuovo d'urgenza anche se c'era poco da fare.
Ci siamo trovati intorno a lui che era ancora perfettamente lucido, desiderava avere intorno gli amici, almeno quelli che per ragioni geografiche potevano accorrere rapidamente.
Abbiamo parlato per ore con Paola, Irish, Rita, Angela ed Eleonora. Un po' scherzando, Sergio sparava battute esilaranti, un po' parlando del fatto che stava per morire. Era convinto di non risvegliarsi dall'anestesia. Ci ha dato istruzioni sulla sua sepoltura. E per la festa da fare al posto del funerale con i lamenti. Vuole essere cremato e seppellito ad Alcatraz sulla strada per la Torre, dove ci sono le pietre dipinte. Ha detto: "Seppellite li' i miei resti... Nel cimitero indiano." Vuole che ci mettiamo una pietra con sopra un cavallo dipinto, con il muso verso il ristorante, come se stesse tornando a casa dalla Torre. Poi ha voluto firmare la disposizione per essere cremato e una dichiarazione che richiedeva ai medici di evitare ogni accanimento terapeutico. E poi abbiamo parlato di cosa pensiamo succeda quando la vita finisce. Nessuno di noi e' credente ma non riusciamo neanche a immaginare che non continui a esistere nulla di nulla dei pensieri e dei ricordi. Non abbiamo le idee chiare, e in fondo non e' richiesto capirci qualche cosa di fronte al mistero della morte. Ma il semplice materialismo bruto (muori e basta) non ci sembra credibile. Forse non continua a esistere proprio la tua entita' cosciente ma solo qualche cosa di piu' labile... Ma proprio tutto tutto non puo' sparire. Quanto meno resta l'eco della tua vita. Come quando una boccia colpisce un'altra boccia mettendola in moto. Beh, non siamo arrivati a grandi conclusioni.
Comunque era surreale vederci li', intorno al suo letto a discutere della vita dopo la morte non in astratto ma come cosa imminente.
L'unica conclusione sicura a cui siamo giunti e' che una volta che Sergio sara' sepolto sotto la pietra con il cavallo dipinto, se qualcuno vorra' sapere come la pensa potra' andare li' e provare a parlargli.
Non ha garantito che rispondera' a tutti ma ci ha promesso che passando di li' sentiremo la sua amorevole presenza. Sono 30 anni che con Angese dividiamo le esperienze fondamentali della vita e so che se dice una cosa poi la fa. Se non esistesse niente dopo la vita, ma proprio niente, il nulla pressofuso degli atei duri, in ogni caso questa sarebbe solo una regola generale. E sicuramente Angese costituirebbe l'eccezione.
Il fatto che l'universo abbia sue leggi e' un suo problema non un nostro problema.
Si', perche' quando ti trovi a vedere una persona che affronta la morte, capendone la drammaticita' e la tristezza capisci anche che sta compiendo un gesto che trascende i limiti della condizione umana. In fondo Dio, se anche dovesse esistere, non ha grandi meriti: e' Dio, per lui e' l'unica condizione possibile. Non fa nessuna fatica. Invece l'essere umano, per riuscire a affrontare con relativa serenita' la fine della vita deve compiere un atto straordinario che camminare sull'acqua a confronto e' una sciocchezza.
Sergio Angese e' riuscito a dire a se stesso: ho vissuto alla grande, ho avuto una vita intensa, ho fatto esperienze grandiose, adesso e' finita, vaffanculo, mi va bene cosi'.
Grande Angese, lo abbiamo ringraziato tutti, dicendogli che ci stava facendo un regalo mostrandoci come si possa morire in modo degno, concludendo la vita con eleganza, riuscendo a stemperare l'angoscia.
L'ultima immagine di Sergio, che porto con me, per l'eternita': lui che viene sospinto via in barella per questi corridoi infiniti di questo ospedale fabbrica. Incredibilmente rimpicciolito - lui, che e' sempre stato possente - con la testolina sprofondata tra le lenzuola, guarda il muro del corridoio che scorre con un sorriso, sembra un sorriso incantato, che avresti guardando un capolavoro, un tramonto o tuo figlio che gioca.
Mi piace pensare che guardasse la vita, che persiste anche in uno squallido corridoio d'ospedale, con lo stupore che merita.
E auguro a tutti voi che mi leggete di saper affrontare la morte come Sergio.
E vi auguro anche di avere una vita intensa e di gustarla il piu' possibile. Secondo per secondo. E' l'unico valore che ti ritrovi quando finisce.
E vi auguro di amare molto molti amici. Avrete piu' occasioni per soffrire ma credo che sia bello avere intorno persone che ti amano quando la vita fisiologica termina. Soffrire per amore e' un prezzo accettabile da pagare per il lusso di amare e essere amati.
Credo che si possa accettare la fine solo se hai assaporato quello che hai vissuto e lo hai condiviso.

Aggiungo due riflessioni.
Se e' vero che la vita e' una sola e' anche vero che la morte e' una sola.
Credo che morendo si compia un'azione attiva che ha uno scopo anche se non saprei dire quale.
Probabilmente scoprirlo e' lo scopo della vita. Non e' un gioco di parole.
Questo e' un pensiero bifronte.
Da una parte sostengo che la morte potrebbe essere un fenomeno attivo che libera nell'universo l'energia mentale accumulata in una vita. E ipotizzo che lo scopo della vita e' alimentare e far crescere l'universo, migliorandolo attraverso l'apporto di miliardi di cariche energetiche liberate dai decessi. La qualita' dei decessi determina la potenza del miglioramento cui danno vita. Morendo bene diamo maggiori possibilita' di essere felici a chi vivra' dopo di noi.
D'altra parte la vita forse non ha uno scopo reale e quanto ho detto e' privo di costrutto. Ma in quanto io lo affermo, questo pensiero esiste e se riesco a morire restandone convinto ho creato uno scopo nella vita.
D'altronde per provare questa affermazione posso solo esistere assaporando la vita, e cio' da una parte mi dara' piacere, dall'altra mi permettera' di provare a me stesso che la vita ha un senso positivo e vale la pena migliorarla in quanto gia' cosi' mi permette di soddisfare la prima condizione essenziale: stabilire che la vita ha valore e quindi senso.
Forse la vita e' priva di senso ma noi possiamo compiere il miracolo di vivere talmente intensamente da poter dire, alla fine, eccone il senso, l'ho inventato io, l'ho costruito io e ora nessuno puo' mettere in dubbio che esista veramente.
Trovare il proprio senso della vita e' un atto che travalica i semplici limiti che essa stessa ci impone.
E probabilmente io sono sotto shock, senno' non avrei il coraggio di fare questi discorsi.

La nostra cultura rimuove la morte e poi la impaccheta in mille telefilm e telegiornali.
Non vogliamo parlare della morte ma non riusciamo a non pensarci. Non la affrontiamo come compimento del nostro lavoro di vivere e poi siamo disposti a pagare per vedere piu' morti di quelli che ci passa gratuitamente la tv. Cosi' ci abboniamo a Sky o andiamo al cinema.
Quanto sarebbe educativo invece discutere della propria morte anche a scuola e fare gite scolastiche in ospedale?
La morte e' una grande maestra. E' lei che ci insegna che la vita ha un immenso valore. La vita in se', non i grandi successi. La vita: guardare, camminare, annusare, toccare, correre, baciare, giocare, godere, mangiare, accarezzare e dire stupidaggini.

Mi sono sempre chiesto come mi trovero' io, come mi sentiro' quando capiro' che devo morire.
Ovviamente sommo privilegio sarebbe morire nel sonno. Ma se non mi e' dato...
Stare vicino ad Angese in queste ore mi ha insegnato un grande trucco.
Io sono il mio stato mentale di adesso. Ed e' ovvio che non possa pensare di dover affrontare la morte.
Ma quando ti trovi li', e sai che morirai presto, avviene una metamorfosi istantanea nella tua mente. Lo shock agisce in qualche modo come una droga miracolosa e, se riesci a guardare in faccia la situazione, entri in uno stato irreale dove puoi persino dare un senso alla morte. Beh, magari un senso no... Ma riesci almeno ad accettarla, a farla in qualche modo tua.
Lo stesso mi e' successo mentre andavo in ospedale la prima volta. Avevo paura di come avrei trovato Sergio dopo il primo intervento. Poi quando sei li' lo shock ti aiuta e ti trovi ad essere la persona che puo' affrontare quella prova. Pensare prima alle cose brutte non serve. Quando dovremo affrontarle, affiorera' dalla nostra mente piu' profonda un'identita' sconosciuta, un altro me stesso capace di affrontare quello stato perche' e' nato apposta per farlo. Averlo capito mi ha dato una grande tranquillita'.
Io non devo morire. Io sono quello che deve vivere perche' ora sto vivendo. Quando dovro' morire sara' un altro a doverlo fare. Uno specialista della propria morte.

Inviato: 17/12/07 22:02
da boo
è difficile parlare della morte, pensare alla morte.
a come dovrebbe essere la vita prima.

delle volte mi ci provo, a impormi un senso o chessoio, ma noto che mi sforzo di ESSERE qualcosa che non sono. e allora torno dal mio ragaazzo, dai miei gatti, dal mio lavoro.

ma più che alla mia morte, io ho paura apensare alla morte di coloro cui voglio bene. i miei cari, i miei gatti... com'è difficile pensare ad una separazione, ad una divisione...

Inviato: 17/12/07 22:16
da crlt
è vero quello che dici.. o almeno è vero per me..

mi sono trovata a vivere la morte di persone care e questo è avvenuto sempre in modo straziante quindi sono portata ad aver paura della morte di chi mi sta attorno...

ma la propria morte... è un pensiero che secondo me la maggior parte di noi rifugge e scaccia via

nessuno ci ha insegnato a "prenderla" diversamente. io sono cattolica ma ciò non toglie la paura...

Inviato: 17/12/07 22:42
da boo
è difficile viverla come un semplice passaggio, almeno per noi.
per la cultura shintoista ad esempio è tutto molto più cauto e scivoloso... le cose cambiano, i ciliegi fioriscono e poi perdono subito i loro petali, e loro in questo continuo mutamento ci vedono il divenire dell'essere...

noi occidentali no. noi viviamo la morte come la fine. stop. non sei più, non sei. adieu.
e la perdita non sappiamo affrontarla. né la nostra, né quella degli altri.
e ci adoperiamo al fine di evitare, non pensare, onorare la MORTE. la fine è onnipresente. il cambiamento non è contemplato. dobbiamo fare tutto adesso, adoperarci per vivere al meglio, vogliamo diventare qualcuno per DARE UN SENSO...

non so dove sto andando a parare. so che non vorrei aver paura di separarmi dai miei cari.

Inviato: 17/12/07 23:06
da crlt
lo so
anche io quando penso a queste cose mi perdo letteralmente e mi si confondono le idee
poi alla fine rimane quello che dici tu.. la paura per i miei cari

Inviato: 18/12/07 20:11
da tripsina
la mia prima esperienza di morte è stata purtroppo quando ho perso mio fratello(quando persi mia mamma ero troppo piccola per capire)...lui era già ammalato e tutti sapevamo che prima o poi sarebbe successo...e non dico che l'avevamo accettato ma sicuramente eravamo preparati(almento per quanto si possa esserlo)...la sua agonia è durata qualche giorno...giorni in cui alternava momenti di lucidità ad altri di quasi incoscienza...quello che più mi è rimasto dentro, a parte il suo ricordo sempre dolce, è la sua forza...era lui che sul punto di morire dava coraggio a tutti noi...lui ci rassicurava dicendoci di non aver paura ... lui ci ha preparati a lasciarlo andare...aveva uno sguardo sereno come mai visto...era consapevole di cosa gli stava accadendo e cercava e voleva la sua famiglia intorno...ci sorrideva...ci parlava sforzandosi...ci teneva la mano...ci accarezzava...i suoi occhi avevano una luce brillantissima e vi giuro a volte sembrava che stesse guardando o vedendo qualcuno..qualcosa di rassicurante...ancora oggi dopo 10 anni mi ricordo quei momenti con tanta lucidità...mi ricordo ancora il suo sguardo...ogni particolare ogni cosa. è la prima volta però che ne parlo almeno quì ...con voi...scusatemi ma mi sento un poco sciocca a raccontarvi questa cosa...difficilmente parlo dei miei sentimenti ... delle mie sensazioni..ma qst racconto mi ha fatto tanto ricordare quei momenti

Inviato: 18/12/07 20:35
da rouge
tripsina ha scritto:la mia prima esperienza di morte è stata purtroppo quando ho perso mio fratello(quando persi mia mamma ero troppo piccola per capire)...lui era già ammalato e tutti sapevamo che prima o poi sarebbe successo...e non dico che l'avevamo accettato ma sicuramente eravamo preparati(almento per quanto si possa esserlo)...la sua agonia è durata qualche giorno...giorni in cui alternava momenti di lucidità ad altri di quasi incoscienza...quello che più mi è rimasto dentro, a parte il suo ricordo sempre dolce, è la sua forza...era lui che sul punto di morire dava coraggio a tutti noi...lui ci rassicurava dicendoci di non aver paura ... lui ci ha preparati a lasciarlo andare...aveva uno sguardo sereno come mai visto...era consapevole di cosa gli stava accadendo e cercava e voleva la sua famiglia intorno...ci sorrideva...ci parlava sforzandosi...ci teneva la mano...ci accarezzava...i suoi occhi avevano una luce brillantissima e vi giuro a volte sembrava che stesse guardando o vedendo qualcuno..qualcosa di rassicurante...ancora oggi dopo 10 anni mi ricordo quei momenti con tanta lucidità...mi ricordo ancora il suo sguardo...ogni particolare ogni cosa. è la prima volta però che ne parlo almeno quì ...con voi...scusatemi ma mi sento un poco sciocca a raccontarvi questa cosa...difficilmente parlo dei miei sentimenti ... delle mie sensazioni..ma qst racconto mi ha fatto tanto ricordare quei momenti
non sentirti sciocca, hai molto coraggio, è così difficile parlare dei propri sentimenti, non è da tutti!!!
ti abbraccio

Inviato: 19/12/07 0:02
da stefania_b
trispi un abbraccio forte

Inviato: 19/12/07 0:24
da crlt
si tripsina... un abbraccio e una spalla... :cry: :cry:
nella tragedia di una perdita così grande, hai avuto una "grande fortuna": un'esperienza come quella che hai vissuto durante gli ultimi momenti con tuo fratello sono la prova di un grande coraggio...o di qualcos'altro.. non lo so... hai provato sulla tua pelle che questo distacco così doloroso e così... finito potrebbe nascondere qualcos'altro..

i malati sono le persone che in quel momento soffrono di più: noi stiamo male perchè non ci saranno più con noi... ma è loro il dolore... penso che potrebbe essere una minima forma di consolazione il fatto di assistere un malato così forte e sereno...

e comunque non devi sentirti sciocca anzi... parlare di queste cose è molto difficile :(

Inviato: 19/12/07 21:19
da tripsina
crlt ha scritto:si tripsina... un abbraccio e una spalla... :cry: :cry:
nella tragedia di una perdita così grande, hai avuto una "grande fortuna": un'esperienza come quella che hai vissuto durante gli ultimi momenti con tuo fratello sono la prova di un grande coraggio...o di qualcos'altro.. non lo so... hai provato sulla tua pelle che questo distacco così doloroso e così... finito potrebbe nascondere qualcos'altro..

i malati sono le persone che in quel momento soffrono di più: noi stiamo male perchè non ci saranno più con noi... ma è loro il dolore... penso che potrebbe essere una minima forma di consolazione il fatto di assistere un malato così forte e sereno...

e comunque non devi sentirti sciocca anzi... parlare di queste cose è molto difficile :(
la consolazione è che in quella situazione mio fratello appunto era sereno e questo mi dava conforto. io non so se ci sia qualcosa e nemmeno cosa dopo...solo chi è sul punto di morire potrà saperlo e provarlo ma io sono convinta che non finisca tutto così...la sua serenità era immensa non so come spiegarlo, la pace che gli leggevo in faccia, negli occhi era veramente palese... la si percepiva...e non può essere solo una sensazione

Inviato: 19/12/07 21:20
da tripsina
grazie anche a stef e rouge...mi sento meglio ora :wink:

Inviato: 20/12/07 8:50
da crlt
... noi siamo qua!

Inviato: 20/12/07 8:51
da crlt
... noi siamo qua!