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Due clochard...

#1
sono morti di freddo, a Roma.
E' vergognoso che si possa morire di freddo o di fame...ma è così, e accade molto più spesso di quanto sappiamo, perchè non sempre una morte occupa spazio nei tg... i morti sotto le feste son più fortunati e riescono a guadagnarsi il momento di popolarità...sapete com'è, la notizia è ghiotta per l'ipocrita buonismo natalizio e insomma...ci sta bene appena prima del meteo...
Personalmente provo un grande dolore per queste persone, anche quando son vivi...ma avete notato come cambiano nome? Nel senso che quando si parla di loro in termini dispregiativi e negativi allora sono dei BARBONI, quando invece è clamoroso che son loro le povere vittime della nostra società è forse più comodo, più chic chiamarli CLOCHARD, il francesismo aiuta forse a pulirsi la coscienza, a ridurre le colpe di un paese ridotto così? Sì, c'è gente che questa vita l'ha scelta e voluta...ma tanta tanta altra gente così ci si ritrova per caso a 40 anni per aver perso un lavoro, perchè vive in un Paese che il lavoro non lo offre ai giovani, men che meno a chi tanto giovane non è più (40 anni!). Il passo da uomo con famiglia dignitosa a clochard può essere breve...molto breve. Ma questo i tg non lo dicono...
"Non sono complicato, ma contengo una dozzina di anime semplici insieme". (G. Bufalino)

#3
ka....comprendo lo sdegno e condivido l'umano dispiacere ma...mi fermo lì.
altrove non so...
ma so, per certo, che a milano chi muore di freddo lo fa per scelta, così come chi soffre la fame.
lo so per certo perchè io stessa e parecchie persone a me molto vicine, si occupano da anni, come volontari, in svariate organizzazioni benefiche che si preoccupano proprio di dare alloggio e assistenza ai vari barboni di milano (e non solo a loro).
il problema è che anche a queste persone è rishciesto un minimo di impegno per l'organizzazione...impegno che si traduce nel farsi "schedare" (come dai frati di viale piave), così da poter seguire più persone in modo adeguato e non poche persone che tornano periodicamente più volte a prendere aiuti che poi spesso rivendono o, se son fuori di testa, come spesso accade, aiuti che buttano via...
spessissimo la vita sulla strada è una scelta che richiede totale libertà da qualsiasi forma d'aiuto organizzata...
libertà totale, anche quella di morire di freddo nel 2008... :?

#4
Ricordo che ero piccola e mio padre sul sagrato di una chiesa avvicinò un barbone... dopo averci parlato insieme a mia madre (un uomo giovane e colto ricordo), quando gli offrirono (e con tatto, ero presente) del denaro (una discreta somma fra l'altro), si mise a gridare che lui non cercava denaro ma Dio. I miei restarono di stucco ma ammirati da tanta fede (capiscono sempre quello che gli fa comodo :twisted: ). Io invece ebbi il dubbio del disagio mentale, Dio non dice di mortificarci così. :oops:

Ricordo poi quando con un mio ex (avevo 16 anni) andammo a prendere una sera dei cornetti caldi al forno. Mentre mangiavo, notai dentro il cortile di una chiesa in centro un barbone... il cancello era chiuso. Lo chiamai, pensando felice, di condividere con lui il mio tesoro (di soldi in tasca ne avevo sempre pochi, anzi niente quasi). Invece il pover'uomo si mise ad urlare col dito puntato in alto :( Andate via. Mi sentii imbarazzata, mi chiesi se ero stata offensiva... eppure mi ero rivolta a lui con la semplicità ed il sorriso (non il ghigno di chi ti compatisce).
Seguì poi un battibecco con quell'ometto viziato dell'ex che mi diceva che volevo fare la paladina :roll: . Mi accorsi che non aveva accettato di essere scacciato in malo modo da un barbone, se ne vergognava. Quindi si sentiva superiore! :twisted: Scaricato la sera stessa, i presuntuosi sono la categoria di persone che per me vale meno.

L'essere caritatevoli richiede un certo tatto, umiltà, ecco cosa ho imparato :oops: ma non bisogna mai stancarci per questo di esserlo:perchè sono persone che hanno bisogno. E che lottano sul marciapiede per sopravvivere al freddo e spesso anche al proprio doloroso passato. E ad una famiglia che li ha dimenticati, è così per la maggior parte.

#5
Sicuramente una parte di loro hanno anche scelto la vita libera, da strada e son persone felici anche di morire di freddo (mi riferisco al discorso di rananera) ma sono altrettanto convinta che molti altri ci son capitati per le varie vicessitudini della vita. Non accettano soldi, vestiti i cibo? Non si fanno aiutare? Non collaborano? Sì, spesso è vero...però c'è anche da capire che la vita in strada è dura e per poterci sopravvivere ci si deve fare una bella corazza, anche respingendo il mondo "normale", non escludo che dopo un pò di questa vita, scatti in testa tutto un processo mentale, che sfiora la follia, fino a chiudersi da una parte nel loro dolore e nel loro disagio, dall'altra nell'isolarsi dal resto, come un intento di annullarsi, che si esprime anche nel trascurare il proprio corpo, non preoccuparsi più di lavarsi, pettinarsi ecc... penso anche che molti loro atteggiamento scontrosi siano dovuti al modo in cui molte volte vengono trattati...pensate sia facile per una persona che era abituata a una vita normale ritrovarsi a essere nel nulla ( esentirsi una nullità, un incapace), essere deriso ed emerginato? E' necessario contrastare tutto questo, attaccando per non essere attaccati, rifiutare l'aiuto per non vedere, o credere di vedere, un atto di pietà... non faccio fatica a pensare che esista un amor proprio (che a torto o a ragione eh!) valga la propria stessa vita!

Per un periodo ho fatto volontariato all'interno di un servizio di assiestenza che una città del Sud offriva alla popolazione dei quartieri più disagiati, gente che campava a malapena in case fatiscenti, gente senzatetto..tutti allo sbando. Vi assicuro che il comportamento comune a tutti era quello che ho descritto. Il punto di assistenza si occupava di seguire queste persone attraverso un assistente sociale e una psicologa più un gruppo di volontari, nonchè di provvedere alle loro spese più urgenti e all'assistenza medica, sia dal punto di vista sanitario che amministrativo. Sentivo di quelle storie...e all'inizio c'era sempre il rifiuto e l'aggressività. Dopo un pò iniziavano a fidarsi e si scioglievano... La cosa di cui avevano più bisogno? Essere considerati essere umani, trovare gente disposta non solo a dare soldi (per quanto importanti, ci mancherebbe) ma a parlare con loro, stare ad ascoltarli, (tutti volevano racconatare la disgrazia che aveva dato inizio alla loro tragica storia, spessissimo situazioni economiche disastrose) ...per uscire dallo stato animalesco in cui erano confinati e sentirsi ancora uomini e donne. Poi accettavano tutti gli altri aiuti...
...e ricordo certi occhi, passare da uno sguardo assente, a una luce di gratitudine e speranza...
"Non sono complicato, ma contengo una dozzina di anime semplici insieme". (G. Bufalino)

#6
Ka ha scritto:Sicuramente una parte di loro hanno anche scelto la vita libera, da strada e son persone felici anche di morire di freddo (mi riferisco al discorso di rananera) ma sono altrettanto convinta che molti altri ci son capitati per le varie vicessitudini della vita. Non accettano soldi, vestiti i cibo? Non si fanno aiutare? Non collaborano? Sì, spesso è vero...però c'è anche da capire che la vita in strada è dura e per poterci sopravvivere ci si deve fare una bella corazza, anche respingendo il mondo "normale", non escludo che dopo un pò di questa vita, scatti in testa tutto un processo mentale, che sfiora la follia, fino a chiudersi da una parte nel loro dolore e nel loro disagio, dall'altra nell'isolarsi dal resto, come un intento di annullarsi, che si esprime anche nel trascurare il proprio corpo, non preoccuparsi più di lavarsi, pettinarsi ecc... penso anche che molti loro atteggiamento scontrosi siano dovuti al modo in cui molte volte vengono trattati...pensate sia facile per una persona che era abituata a una vita normale ritrovarsi a essere nel nulla ( esentirsi una nullità, un incapace), essere deriso ed emerginato? E' necessario contrastare tutto questo, attaccando per non essere attaccati, rifiutare l'aiuto per non vedere, o credere di vedere, un atto di pietà... non faccio fatica a pensare che esista un amor proprio (che a torto o a ragione eh!) valga la propria stessa vita!

Per un periodo ho fatto volontariato all'interno di un servizio di assiestenza che una città del Sud offriva alla popolazione dei quartieri più disagiati, gente che campava a malapena in case fatiscenti, gente senzatetto..tutti allo sbando. Vi assicuro che il comportamento comune a tutti era quello che ho descritto. Il punto di assistenza si occupava di seguire queste persone attraverso un assistente sociale e una psicologa più un gruppo di volontari, nonchè di provvedere alle loro spese più urgenti e all'assistenza medica, sia dal punto di vista sanitario che amministrativo. Sentivo di quelle storie...e all'inizio c'era sempre il rifiuto e l'aggressività. Dopo un pò iniziavano a fidarsi e si scioglievano... La cosa di cui avevano più bisogno? Essere considerati essere umani, trovare gente disposta non solo a dare soldi (per quanto importanti, ci mancherebbe) ma a parlare con loro, stare ad ascoltarli, (tutti volevano racconatare la disgrazia che aveva dato inizio alla loro tragica storia, spessissimo situazioni economiche disastrose) ...per uscire dallo stato animalesco in cui erano confinati e sentirsi ancora uomini e donne. Poi accettavano tutti gli altri aiuti...
...e ricordo certi occhi, passare da uno sguardo assente, a una luce di gratitudine e speranza...
Quoto e condivido integralmente questa riflessione non immediata e meno che mai scontata di Ka, che come tutti i messaggi forti "rischia" di scuotere le nostre serene festività e ricorrenze, ricordandoci che la Vita - nonostante tutti i nostri sforzi di domarla, aggiustarla e confinarla in convenzioni, stereotipi e borghese perbenismo - può essere violenta e spietata.
Non è facile fare concretamente qualcosa per chi, per un motivo o per un altro, a un certo punto della sua esitenza ha avvertito un tale senso di impotenza e di vuoto da decidere appunto di esistere e non più vivere, isolandosi in un nulla a suo modo di vedere più decoroso e dignitoso.
Ad onor di cronaca occorre dire che tra loro probabilmente c'è anche chi è sfuggito a suoi doveri e/o responsabilità non riuscendone o non volendone sopportare il peso; anche per queste persone, comunque, esprimere un giudizio è impossibile, in quanto credo che solo lontanamente (ma molto lontanamente) NOI sappiamo davvero di cosa stiamo parlando. Memore di una canzone di qualche anno fa, "Gli altri siamo noi", tuttavia, sento e so che il passo che ci separa dal vivere e dall'esistere è davvero risibile e impercettibile e alla fine, probabilmente, l'augurio che possiamo fare a tuti questi "Uomini persi" e a tutti noi è quello di riuscire a credere fermamente che in ogni caso o situazione "il cielo è blu sopra le nuvole" e trovare un amico, un affetto, che ce lo ricordi quando l'urlo "Vivo!" rimane afono e impotente strozzato nella nostra gola.
Proviamo a guardarli come umani questi barboni (e magari troviamogli un altro nome senza ricorrere a lingue straniere..."persone disagiate o dissociate??"), offriamoli un sostegno pratico ma anche un sorriso, uno sguardo di empatia più che di pietà e chissà... forse anche oggi i miracoli possono accadere... :)

Beh, per una volta ho partecipato ad un vostro topic invece di proporre un sondaggio: non ho mire sociologiche o pedagociche, ma mi interessano a titolo personale i fenomeni di community che mezzi come un forum o una chat stanno offrendo al XXI secolo.

Buona anno a tutti :D

#7
Beh, per una volta ho partecipato ad un vostro topic invece di proporre un sondaggio:
dai dai dai che hai appena fatto il primo passo...
verso il baratroooooooooooo :twisted: :D :D :D