#93
da cyberjack
io credo che le persone dovranno cominciare seriamente ad adattarsi alle nuove condizioni che la società ci impone...
è da quando avevo 7 anni che sento in giro discorsi del tipo: "in futuro, quando i cinesi e gli indiani emergeranno dalla loro condizione di terzo mondo, grazie alla loro numerosità diventeranno i padroni dei mercati e noi diventeremo il nuovo terzo mondo".
parole parole parole parole a cui nessuno ha mai dato peso.
Ecco, adesso è il caso di cominciare a darci peso, va....
Io posso dire che "me lo aspettavo" che prima o poi sarebbe successo... come molti di voi, da ciò che ho letto, vengo da una famiglia che ha avuto parecchi problemi economici, e che nel tempo è riuscita a sollevarsi dalla propria condizione, e questo mi ha impartito una lezione di vita importante...
Credo che l'importante sia il "non lottare", l'assecondare gli eventi.
so che sembrerà un discorso assurdo, ma penso che la vera infelicità provenga principalmente nel non accettare ciò che si può, realisticamente, ottenere. In ogni campo, dal campo estetico, a quello lavorativo, a quello sentimentale...
La vera infelicità è quella delle persone che con 800 euro di stipendio comprano tutto a rate. Non perchè ci sia fondamentalmente qualcosa di sbagliato... è una scelta... che IO non farei, ma è comunque una scelta.
è il motivo che spinge a contrarre queste rate, che è l'origine e la causa dell'infelicità stessa... ossia il non accettare la propria condizione.
Quando io avevo 8 anni e andavi in giro con le tute verdi che mia madre acquistava al mercato non ero infelice in misura paragonabile all'infelicità dei ragazzini che oggi vanno in giro vestiti di firme, con i cellulari all'ultima moda e con l'i-pod nelle orecchie.
Perchè io (o meglio, la mia famiglia) aveva "accettato" la sua condizione: la condizione di una famiglia non benestante che cerca, con 1000 sacrifici di migliorare il proprio stato sociale.
I ragazzini/ragazzi/adulti che oggi hanno molto di più di ciò che io avevo all'epoca sono comunque infelici, perchè non accettano il "non posso" come condizione sociale.
Secondo loro, tutti devono avere accesso a tutto.
Mi dispiace infrangere i sogni di gloria, ma non è così. non è un discorso classista, è semplicemente una constatazione di fatto.
Se sei una parrucchiera con uno stipendio di 800 euro al mese non puoi avere tutto: non puoi avere gli occhiali da 800 euro, non puoi avere i jeans da 300 euro, non puoi fare 3 vacanze all'anno all'estero, non puoi andare in giro in mercedes. C'è gente che può. Ora, tu, non puoi, magari un domani sì, ma ora no. Accetalo e vivrai bene. Non accettalo e sarai condannata ad una vita di ansia, stress, insoddisfazione, sempre in perenne corsa dietro ad obiettivi che non potrai mai raggiungere. E per cercare di raggiungerli ti infilerai in casini tali che ti creeranno problemi tali che per risolverli ti procureranno casini tali che.....
Quindi, per tornare al succo del discorso, penso che il vero problema di questa crisi non sia tanto un problema economico, quanto una Crisi delle coscienze, dei valori, degli stili di vita. Una crisi dei modelli e dei riferimenti. Che si riflette sui consumi, ma che ha radici molto più profonde.
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