La Redazione Consiglia

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#2161
http://www.repubblica.it/politica/2010/ ... i-1873842/
Dice il proverbio: non tutto il male viene per nuocere. Dopo tutto, occorrevano un paio di cicli d'intercettazioni, il Noemigate, il divorzio di Veronica, gli scatti di Zappadu e le registrazioni di Patrizia D'Addario per mortificare una buona volta il maschilismo della libertà; come pure ci sono volute le graziose frequentazioni dell'ex governatore nella periferia romana, quel suo trasporto così umanitario e disinteressato per le persone extracomunitarie per consigliare al Pd che alla Regione Lazio una radicale come la Bonino ha coscienza non pulita, ma limpida.

E' vero. La democrazia vive anche di questi scatti; e in momenti di crisi si potrebbe documentare come, dall'Anselmi alla Iotti fino alla Iervolino, la risorsa femminile, non necessariamente materna, abbia già costituito l'ultima spiaggia. Ma una competizione elettorale con due sole donne, che oltretutto si stimano, significa forse qualcosa di più, un sassolino nell'ingranaggio, un seme gettato nel campo delle soluzioni possibili, comunque il segno che si stanno forzando i tradizionali meccanismi di selezione della classe dirigente.
Può anche essere la classica rondine che non fa primavera. Può anche essere che il potere maschile si sia piegato come il giunco del proverbio, in attesa che passi la piena. Giorgio Galli, l'unico scienziato della politica che ha studiato la primordialità dei conflitti di genere, sostiene (grosso modo) che le donne sono più svelte e intelligenti nelle loro scoperte, tra cui la scienza e la democrazia, per dire, ma gli uomini sono molto bravi a copiarle e a diffonderle, riconquistando il potere. Si vedrà.
Ma intanto, sia pure per un attimo, vale la pena di segnalare che sul piano del potere i guai combinati dai maschi - e per giunta con altri maschi camuffati da super-donne! - hanno sortito un risultato molto concreto che fino a questo momento, a memoria di osservatore, non erano riuscite a ottenere né il "Branco rosa" né la "lista Emily", né le ricorrenti geremiadi di lobby o reti o pensieri della differenza, né le madri mediterranee o le scuole quadri per veline mega-laureate e poliglotte, senza contare le Carfagne, le Brambille e pure le Madie.
omnia munda mundis

#2162
Bersani dà un nuovo mandato esplorativo. A Piero Angela :wink:
Ancora aperta la partita delle regionali nel Lazio. Per scovare un candidato condiviso anche da Paola Binetti il Pd ha dato un nuovo mandato esplorativo a Piero Angela, che nella cripta di un'antica abbazia del viterbese ha trovato una candidata donna incline alle riforme condivise: Suor Fulgenzia, una carmelitana bipartisan che cucina un'ottima crostata. Suor Fulgenzia è apprezzata da Paola Binetti perché ha brevettato un'alternativa condivisa alla pillola del giorno dopo: la pillola del giorno prima, che ha un diametro di venti centimetri e contiene un dvd con le interviste di Gigi Marzullo da assumere prima di coricarsi. Falliti invece i tentativi di allearsi con l'Udc, che ieri ha deciso di sostenere la candidata della destra. Una decisione che ha sorpreso Bersani, che da mesi si domandava quale fosse il senso dei criptici manifesti che tappezzano il lungotevere: quelli con Casini che abbraccia la Polverini e lo slogan «In ginocchio da te». L'alleanza con il partito di Cesa è invece fattibile in Puglia, con grande disappunto del Pdl che critica la «politica dei due forni» dell'Udc, orientata ad appoggiare il candidato del Pd Francesco Boccia. Considerando però che Boccia è già sconfitto alle primarie del 2005 da Niki Vendola, più che per la politica dei due forni l'Udc e il Pd optano per la «Politica del Freezer»: quella che si fa scongelando gli avanzi. Emma Bonino non demorde e lancia un messaggio a Bersani: «Per ballare il tango bisogna essere almeno in due, se no si balla il twist, che va bene lo stesso, ma che è diverso» (anche la Bonino ha contratto il Virus IDV, diffuso da Antonio Di Pietro: si entra nelle metafore e non si riesce più a uscirne). Ma la Bonino è una candidatura gradita agli elettori del Pd? Come scoprirlo? Bersani ci sta pensando: «Potrei affidare un mandato esplorativo a... uhm, non a un singolo membro del Pd ma a tanti. Delle consultazioni allargate. Le potrei chiamare “Consultazioni primarie”. Per brevità, Primarie. Mi sembra una buona idea. Ne parlo con D'Alema».
08 gennaio 2010

Unita'
omnia munda mundis

#2163
http://antefatto.ilcannocchiale.it/glam ... le=2414230
Che dovrebbe fare, in questo quadro, l’opposizione?

Vediamo intanto che cosa dobbiamo fare noi con l’opposizione: smettere di chiamarla opposizione. Diciamo ‘quelli che non governano’. Gli daremo la patente di oppositori quando ci diranno chiaramente che cosa intendono fare per contrastare il regime e cominceranno seriamente a farlo. Se è vero che Luciano Violante segnala addirittura al governo le procure da far ispezionare, se Enrico Letta difende il diritto del premier a difendersi 'dai' processi, se altri del Pd presentano disegni di legge per regalare l’immunità-impunità a lui e ai suoi amici, chiamarli oppositori è un favore. Li aspetto al varco: voglio sapere chi sono e cosa fanno.
Ellekappa li chiama "diversamente concordi".
Appunto. Non si sono nemmeno accorti dello spartiacque segnato dall’attentato nella testa di Berlusconi, fra il prima e il dopo. Non hanno neppure colto la portata ricattatoria dell’ultimatum del premier perché le nuove leggi ad personam vengano approvate entro febbraio, altrimenti 'le conseguenze politiche non saranno indolori'. Nessuno ha nulla da dire contro questo linguaggio da mafioso ai vertici dello Stato? Perché nessuno fa dieci domande su quella frase agghiacciante? E’ il Partito dell’Amore che si esprime così?

Che dovrebbe fare l’opposizione per essere tale?
Rendersi graniticamente inaccessibile a qualsiasi compromesso sulle leggi ad personam. Evitare di reagire di volta in volta sui piccoli dettagli, ma alzare lo sguardo al panorama d’insieme e dire chiaro e forte che siamo di fronte a una nuova svolta, a un inasprimento del regime. E respingere pubblicamente, una volta per tutte, questo discorso osceno sull’amore-odio.
Tabucchi invita le opposizioni a coinvolgere l’Europa con una denuncia che chiami in causa le istituzioni comunitarie.

Sull’Europa non mi farei soverchie illusioni: basta ricordare i baci e abbracci a Berlusconi negli ultimi vertici del Ppe. Io comincerei a dire che con questo tipo di governo non ci si siede a nessun tavolo, non si partecipa ad alcuna ’convenzione’, non si dialoga e non si collabora a cambiare nemmeno una virgola della Costituzione. Oddio, se vogliono ridurre i deputati da 630 a 500 o ritoccare i regolamenti, facciano pure: ma non è questo che interessa a Berlusconi. Come si fa a negoziare sulla seconda parte della Costituzione con chi, vedi Brunetta, disprezza anche la prima, cioè i princìpi fondamentali della nostra democrazia? Anziché dialogare con Berlusconi, quelli del Pd farebbero meglio a guardare a Fini, provando a fare finalmente politica e lavorando sulle divisioni nella destra, invece di inseguire, prigionieri stregati e consenzienti, il pifferaio magico. Spesso in questi mesi Fini s’è mostrato molto più avanti del Pd, che l’ha lasciato solo e costretto ad arretrare.
Perché, con la maggioranza che ha, il Cavaliere cerca il dialogo col Pd?

Anzitutto per un’irrefrenabile pulsione totalitaria: lui vorrebbe parlare da solo a nome di tutto il popolo italiano, ecco perché l’opposizione dovrebbe dirgli chiaramente che più della metà degli italiani non ci sta. E poi c’è una necessità spicciola: senza i due terzi del Parlamento, le controriforme costituzionali dovrebbero passare dalle forche caudine del referendum confermativo: e l’impunità delle alte cariche o della casta, per non parlare del lodo ad vitam di cui parlano i giornali, non hanno alcuna speranza di passare. Dunque è proprio sulla difesa della Costituzione e sul no a qualunque immunità che il Pd dovrebbe parlar chiaro. Invece è proprio lì che sta cedendo.

L’ha soddisfatta il discorso di Napolitano a Capodanno?

Mi ha impressionato più per quel che non ha detto, che per quel che ha detto. Mi aspettavo che, onorando i servitori dello Stato che rischiano la vita, non citasse solo i soldati in missione, ma anche i magistrati che corrono gli stessi rischi anche a causa del clima, questo sì di odio, seminato dalla maggioranza. Invece s’è dimenticato dei magistrati persino quando ha elencato i poteri dello Stato, come se quello giudiziario non esistesse più.
Perché, secondo lei, tutte queste dimenticanze?

È una lunga storia...Chi è stato comunista a quei livelli non ha mai interiorizzato a sufficienza i valori della legalità, della giustizia, dei diritti umani. Quando poi i comunisti italiani, caduto il Muro, hanno cambiato nome, sono diventati socialisti, e all’italiana: cioè perlopiù craxiani. Mentre la cultura socialista europea ha sempre difeso la legalità e la giustizia, il socialismo italiano degli anni ’80 e ‘90 era quello che purtroppo conosciamo. E chi, da comunista, è diventato craxiano oggi non può avvertire fino in fondo la violenza di quanto sta facendo il regime.
Ora si apprestano a celebrare il decennale di Craxi.

Mi auguro che il presidente della Repubblica non si abbandoni a festeggiamenti eccessivi. E non ceda alla tentazione di associarsi a questa deriva generale di revisionismo e di obnubilazione della realtà storica sulla figura di Craxi. Anche perché la riabilitazione di Craxi non è fine a se stessa: serve a svuotare politicamente e mediaticamente i processi a Berlusconi e a tutti i pezzi di classe dirigente compromessi con il malaffare. Riabilitano un defunto per riabilitare i vivi. Cioè se stessi.
omnia munda mundis

#2164
Il dramma dei precari in diretta Rai: siamo una generazione di sfigati
di Alessandro Giuliani

Testimonianza ad “Annozero” di un’aspirante docente siciliana davanti a milioni di spettatori: il precariato è diventato un dato ontologico, lo Stato ci ha regalato tagli, classi come pollai e dei contratti di disponibilità che non danno futuro. Per il Governo ha risposto il viceministro Castelli: capaci solo a lamentarsi.
Dopo mesi di richieste di visibilità sullo schermo più amato dagli italiani, la tv di Stato, i precari della scuola riescono a ritagliarsi un piccolo spazio per parlare – in diretta davanti a milioni di spettatori - del dramma che sta minando la propria esistenza professionale e personale. Dopo aver chiesto, senza alcun risultato, in corrispondenza dell’inizio del nuovo anno scolastico di partecipare alla trasmissione "Porta a porta" ed a novembre organizzato una serie di sit-in davanti alle sedi regionali della Rai, il 7 gennaio una docente rappresentante dei precari ha avuto la possibilità di denunciare lo stato in cui versano decine di migliaia di aspiranti docenti e Ata durante il programma di Rai2 “Annozero”, condotto dal giornalista Michele Santoro.
La donna, Barbara Evola, 36enne siciliana con due figli ed un marito precario come lei, ma in un altro settore, ha riassunto in pochi minuti tutto il suo stato di sfiducia: “siamo una generazione di sfigati – ha detto Evola – che non ha nulla in cui sperare, perché non ci sono dati gli strumenti per pensare al futuro: non siamo più giovani, ma spesso nei momenti di difficoltà economica riusciamo a tirare avanti solo grazie ai nostri genitori”.
Evola, iscritta ai Cobas scuola ed all’associazione "Precari della scuola in lotta" di Palermo, ha ricordato che la situazione, già dopo la prima tornata di tagli agli organici previsti dalla Legge 133/08, si è trasformata in un vero e proprio dramma sociale: dal 1° settembre 2009 solo in Sicilia i docenti e Ata supplenti, che lo scorso anno lavoravano ed oggirimasti senza occupazione sarebbero ben 7.200.
A fronte di questi dati, per la docente siciliana l’unica certezza che oggi si ha è che “il precariato è diventato un dato ontologico. E lo Stato dove è? La verità – ha continuato l’aspirante prof - è che ci ha regalato tagli, classi come pollai e dei contratti di disponibilità che non danno futuro: tanto è vero che l’anno prossimo saremo di nuovo in mezzo alla strada. Ciò che servirebbe al più presto nel campo dell’istruzione è piuttosto un investimento serio, ad iniziare dal sostegno ai quartieri disagiati, come lo Zen di Palermo; perché la mafia non si combatte solo con i militari e le armi”.La rabbia della precaria si è riversata anche contro le famiglie degli studenti: “perché non vanno – ha chiesto Evola – a vedere come sono assiepati i figli all’interno della classi?”.
Roberto Castelli (Lega nord), viceministro del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, tra gli ospiti della serata, ha però interrotto la precaria della scuola accusandola, a differenza di molti siciliani, di essere “capace solo a lamentarsi” e non, in sostanza, di tenere duro nei momenti di difficoltà: “io in classe – ha sottolineato Castelli – stavo assieme all’attuale governatore della Lombardia Formigoni ed eravamo ben 44, senza che nessuno si sia mai risentito”. Pronta la replica di Evola: “queste affermazioni – ha ribattuto la precaria - sono la conferma del clima esasperato in cui viviamo e che i problemi della scuola non si vogliono risolvere. E’ questa la politica che il Governo intende adottare per favorire la scuola?”.http://www2.tecnicadellascuola.it/index ... ction=view
omnia munda mundis

#2165
"È la riaffermazione della signoria della ’Ndrangheta". Così, secco. Pochi fronzoli o giri di parole. Nessun sofismo, per Enzo Ciconte, su Rosarno.
Scrittore e politico italiano, docente di Storia della criminalità organizzata a Roma Tre, è tra i massimi esperti di dinamiche delle grandi associazioni mafiose e più volte consulente della Commissione Antimafia. È nato a Soriano Calabro.

Da dove nasce questa necessità di riaffermare un ruolo?


È fondamentale analizzare i mutamenti economici della zona. Un tempo gli extracomunitari erano necessari per la raccolta degli agrumi, mentre da un paio di anni a questa parte, grazie ai finanziamenti della Comunità europea, conviene lasciarli sugli alberi, e poi farli marcire a terra. Tanto i soldi arrivano ugualmente.
Quindi niente più lavoro?


Esatto. Già un paio d’anni fa ci sono stati i prodromi di quanto accaduto giovedì, con scontri e denunce. Oltre a un ampio servizio giornalistico della Bbc. Ma nessuno ha fatto niente.

http://antefatto.ilcannocchiale.it/glam ... erche_sono
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#2166
12 gennaio 2010
In tv dice che i bimbi nati in Italia sono esclusi dal tetto del 30 per cento, nella circolare ufficiale no

di Vittorio d’Almaviva

Una tempesta in un bicchier d'acqua. Se il limite del 30 per cento per classe non vale per i bambini stranieri nati in Italia, come Mariastella Gelmini ha giurato in tv, allora poco o nulla cambierebbe rispetto ad oggi. Le scuole da cui periodicamente si levano lamenti di genitori italiani sono infatti quelle frequentate dai più piccini.

Ma, secondo stime dello stesso ministero dell'Istruzione, ben il 70 per cento dei bimbi stranieri che frequentano gli istituti dell'infanzia e quasi il 50 per cento di quelli delle scuole elementari, è nato in Italia. Per loro, dunque, non cambierebbe un bel nulla. Pura propaganda e basta.

"Ma nella circolare spedita l'8 gennaio dal ministro a tutte le scuole non si dice affatto che gli stranieri nati in Italia sono automaticamente esclusi dal tetto – osserva Massimiliano Fiorucci, docente di Intercultura all'Università di Roma tre – E io sono del parere che le disposizioni scritte valgano ben più di una dichiarazione domenicale del ministro in tv. A meno che non venga modificata la circolare. In ogni caso, un bel pasticcio".

Nel documento ministeriale si dice esattamente che "il limite del 30 per cento può essere innalzato – con determinazione del Direttore generale dell'Ufficio scolastico regionale – a fronte della presenza di alunni stranieri (come può frequentemente accadere nel caso di quelli nati in Italia) già in possesso delle adeguate competenze linguistiche". Si decide volta per volta, dunque. L'ufficio scolastico regionale "potrà" alzare il limite, ma non sarà obbligato a farlo.
C'è almeno un'altra discrepanza, fra quello che ha detto la Gelmini e le dieci pagine di circolare firmate dal suo direttore generale, Mario G. Dutto. Nel documento non si quantificano i fondi necessari a organizzare l’intervento, che scatterà dall'inizio del prossimo anno scolastico.
Il ministro, invece, ha parlato di 20 milioni di euro, senza specificare da dove verranno presi. Ma a che cosa serviranno c'è scritto chiaro e lo ha ripetuto il ministro: alle "classi di inserimento".

Torna così in auge, senza peraltro specificare come, un progetto della Lega Nord che sembrava essersi fermato in Parlamento: quello di creare delle classi ad hoc per gli stranieri che non conoscono bene la lingua.
"Chiamiamole pure classi differenziali – chiosa il professor Fiorucci – Una soluzione banale, costosa e inattuabile. Solo assieme agli altri ragazzi si impara l'italiano. Si prevedano laboratori linguistici nel pomeriggio, ma collegati alla normale attività di classe. Per giunta,il ministero dell'Istruzione aveva calcolato che solo il 10 per cento dei ragazzi stranieri nella nostra scuola ha reali problemi linguistici".

Al di là delle correzioni televisive, per Fiorella Farinelli, direttore generale al ministero dell'Istruzione prima che arrivasse la Gelmini, il messaggio che il ministro ha lanciato è che "la presenza di ragazzi stranieri nelle nostre scuole è un flagello, come l'inquinamento dell'aria. Produce difficoltà agli altri e bisogna contenerlo".
Fa notare che sul sito del ministero è apparso prima il comunicato stampa della circolare, che anzi è costruita con una certa abilità e fa tutti i riferimenti possibili al testo unico sull'immigrazione.

"Ma in altri due punti chiave introduce elementi peggiorativi rispetto alle norme attuali – spiega l'ex direttore che fu anche assessore alle politiche scolastiche del Comune di Roma – Dà infatti la possibilità di inserire gli stranieri in classi inferiori rispetto alla propria età anagrafica, aggravando così il dramma del ritardo scolastico, e prevede addirittura la possibilità di classi con una quota di stranieri inferiore al 30 per cento. Non va dimenticato che il Direttore scolastico della Lombardia proponeva un tetto del 20".

Interessante, invece, l'osservazione che le indicazioni del documento non vanno intese come vincoli posti ai genitori che iscrivono il ragazzo, ma come un criterio organizzativo assunto dalla scuola. Se è così, però, una famiglia si potrebbe opporre alla deportazione del figlio in un'altra parte della città.
C'è poi il riferimento ai ragazzi che arrivano in Italia in seguito ai ricongiungimenti familiari, quando hanno già 13 o 14 anni. Sono i casi più complicati. Dovrebbero essere presi in gestione da delle "scuole polo", ma non si capisce bene come funzioneranno e se i ragazzi dovranno finirci senza il consenso dei genitori.

Vero è che quasi tutti i problemi verranno scaricati sulle spalle dei singoli dirigenti scolastici.

Elio Gilberto Bettinelli, ex dirigente scolastico di Milano, fra gli animatori del sito scuolaoggi.com  , è preoccupato per quanto poco si spenda per l'insegnamento dell'italiano come lingua due: "É mai possibile che in provincia di Milano negli ultimi dieci anni c'è stato un aumento esponenziale di alunni stranieri, ma gli insegnanti “facilitatori” sono passati da 700 a novanta?". Sono queste le risorse da non lesinare, se davvero si vuol fare integrazione.

Da Il Fatto Quotidiano del 12 gennaio
omnia munda mundis

#2167
http://www.voglioscendere.ilcannocchiale.it/
In vista dell’imminente ostensione della Sacra Sindone, proseguono gli studi degli specialisti venuti da tutto il mondo sul sacro volto del Divino Amore finalmente liberato dalle bende dopo tre settimane di indicibili sofferenze infertegli dal Partito dell’Odio. Il viso dell’uomo, dall’apparente età di 73 anni, si presenta liscio come il culetto di un neonato, privo di cicatrici e di qualsiasi altro vestigio dell’indicibile violenza subita durante il martirio in piazza Duomo. La circostanza ha scatenato la fantasia dei soliti complottisti negazionisti che, a furia di vederlo finto e rifatto e di sentirlo mentire, non credono nemmeno alle poche cose vere che lo riguardano. Così, su Internet, è tutto un fiorire di ipotesi di autoattentato e di attentato fasullo. Ipotesi che respingiamo in radice, anche perché, se di complotto si fosse trattato, il Tartaglia sarebbe risultato abbonato al Fatto e all’Espresso e nelle sua tasche sarebbero stati rinvenuti un autografo di Santoro, un dvd di Grillo e una tessera dell’Italia dei Valori.

Resta il mistero di quelle guanciotte paffute e intonse. Tre le possibili spiegazioni.1) I danni inferti al Sacro Volto dal lancio del piccolo Duomo erano fortunatamente molto meno gravi di quelli descritti da battaglioni di medici, infermieri e badanti al seguito: una botta al naso senza fratture, un graffio alla guancia e un paio di denti rotti, peraltro non originali. 2) Durante la breve degenza al San Raffaele, lo staff sanitario ha provveduto a un trapianto cutaneo integrale, grazie a massicci prelievi di pelle da un ignaro donatore neonato, che ora si ritrova il sederino tutto rugoso e tagliuzzato, tipo mela renetta. 3) Don Verzè ha fatto il miracolo, rimarginando ogni ferita con la sola imposizione delle mani sull’illustre infermo, già da lui definito “dono della Provvidenza all’Italia”.

Resta da capire la spropositata prognosi di 90 giorni per un soggetto che dopo due settimane già zampettava giulivo tra la Brianza e il Sud della Francia, agghindato come un agente nano della polizia segreta dell’amico Putin. Ma qui una spiegazione c’è: le prognosi sono due. Una, quella mignon, a uso della politica, per consentire al Divino Amore di tornare a far danni fin da domani senza incorrere nei fulmini di Brunetta, noto cacciatore di malati immaginari. L’altra, quella extra-large, è a uso del Tribunale di Milano, dove il Cavaliere risulterà legittimamente impedito a presenziare alle udienze dei processi Mills e Mediaset per altri due mesi abbondanti, cioè finchè non sarà legge il legittimo impedimento gentilmente offerto dal feroce oppositore Piercasinando.

Gli studi sul Sacro Volto comunque proseguono nelle migliori università del pianeta, dove il premier italiano è usato come cavia umana per avanzatissime lezioni di scienze naturali. Un vivace dibattito fra gli esperti si sta sviluppando a proposito del misterioso avallamento riscontrato nel centro della fronte, decisamente incompatibile con le conseguenze del vile attentato. Secondo alcuni luminari, lì fu impiantato il tirante di un precedente lifting, poi coperto alla bell’e meglio con un po’ di stucco che l’impatto di piazza Duomo ha fatto saltare. Ma alcuni geologi e speleologi che l’hanno in cura attribuiscono la fossetta frontale a un residuo delle trivellazioni che gli vengono praticate a scopo di carotaggio esplorativo, per stabilire l’esatto spessore dei vari strati di cerone accumulatisi negli anni e ormai calcificati, dunque impossibili da rimuovere. Anche perché un’asportazione non controllata potrebbe portare alla fuoriuscita di petrolio e fossili quali alghe, conchiglie e pesci pietrificati, ma anche grembiulini mesozoici, scheletri di stallieri e mazzette marmorizzate. Per la datazione delle varie stratificazioni è in corso in alcuni laboratori internazionali l’esame al Carbonio-14, anche per dissipare certe voci malevole: alcune sostengono addirittura che il premier sia un falso di epoca medievale
:lol: :lol:
omnia munda mundis

#2168
http://www.lastampa.it/redazione/cmsSez ... girata.asp#
Tutto quanto sta scuotendo il Palazzo, compreso il decreto «blocca-processi» che il governo mette in campo, risulta inspiegabile senza un’occhiata al foglio che da giorni Berlusconi si gira e si rigira tra le mani. Porta un’intestazione: «Udienze già fissate avanti al Tribunale di Milano nei processi cosiddetti Mills e Diritti Mediaset.
Berlusconi si trova nell’insostenibile posizione di giocare a rimpiattino coi magistrati per i prossimi tre mesi, inventandosi volta a volta impegni di governo che ne giustifichino l’assenza. O viceversa, deve prendere il coraggio a due mani e presentarsi davanti ai giudici, come farebbe qualunque cittadino senza responsabilità di governoEd ecco perché, misurando l’impraticabilità dell’una e dell’altra via, è spuntato fuori dal suo cilindro questo coniglio del decreto «blocca-processi», Napolitano permettendo e con la mediazione di Fini (i due co-fondatori del Pdl si vedranno domani a pranzo): per Berlusconi, sarebbero tre mesi garantiti di tregua pre-elettorale. Qualcuno dice che in contraccambio il governo affonderebbe il «processo breve», cruccio del Colle. Può essere. Ma il premier non pare del tutto convinto. In mente ha un altro piano: far approvare il «processo breve» dal Senato in prima lettura, e poi tenerlo in caldo alla Camera fin dopo le Regionali, un po’ come «pistola puntata» contro i giudici, sempre pronta all’uso.

Nel frattempo sarà andato avanti il «legittimo impedimento». E soprattutto, la Corte di Cassazione si sarà pronunciata sulle due condanne all’avvocato Mills. Anche qui, occhio alla data scritta sul foglietto: 25 febbraio. L’aspettativa del premier è che la Suprema Corte spazzi via l’intero processo. A via del Plebiscito coltivano la «ragionevole speranza». A quel punto, getta avanti lo sguardo Berlusconi, «potremo fare le riforme della giustizia con serenità, dopo le Regionali. E avremo quasi 3 anni di tempo, senza elezioni di mezzo, per riscrivere la Costituzione».
omnia munda mundis

#2169
http://www.ilfoglio.it/soloqui/4199
La giacca Russa
Il tribunale del buon senso non conosce legittimi impedimenti, sopra tutto quelli di un presidente del Consiglio. L’Amor nostro circola da troppo tempo, come niente fosse, con indosso una bandiera russa cucita sulla manica sinistra dello spolverino e all’altezza del cuore l’aquila bicipite degli zar moscoviti. I simboli contano anche quando a elargirli è un amico. Il fatto che il soprabito del Cav. sia un regalo dell’amico Putin di certo non migliora le cose. Al contrario. Nella migliore delle ipotesi si potrebbe volentieri accogliere il contegno berlusconiano come un cedimento alla moda degli ultras
Ma bisognerà ricordare al Cav. che esiste una gerarchia in nome della quale l’incarico istituzionale viene prima della tifoseria e delle amicizie internazionali? Oltretutto, in mancanza di reciprocità, diventa legittimo il timore di una sottomissione per lo meno psicologica. Quasi una sudditanza, opportunamente rilevata da chi di minorità altrui se ne intende: Financial Times e Wall Street Journal ieri esibivano in prima pagina la stessa foto che immortala il Cav. russificato. Siccome non risulta che Putin vada in giro per l’ex Unione sovietica indossando la mimetica della Folgore o la divisa della Brigata Sassari (e se lo facesse, siamo sicuri che ci piacerebbe?), gli antipatizzanti più fantasiosi ora vanno propalando il sospetto che Berlusconi ami mostrarsi in veste putiniana per lanciare messaggi occulti ai presunti sodali dell’ex Kgb o minacce meno occulte ai propri nemici. Perché attirarsi tale fanghiglia?Prodigi della grandeur. Nel Millequattrocento il turco Maometto II espugnò Bisanzio, “altera Roma” di Costantino, illudendosi di trarne la legittimazione per dirsi Cesare. Nell’Ottocento Napoleone cercò invano di abbeverare i propri cavalli a Mosca con l’idea di vincere la terza Roma e riportarsi a Parigi il diritto di rappresentare il quarto simulacro della Città Eterna. E il nostro Cav. tricolore? Ha la fortuna di governare nella prima Roma, che se ne fa delle bandiere esotiche?
omnia munda mundis

#2170
Che cosa è un processo giusto
http://www.corriere.it/editoriali/10_ge ... aabe.shtml
E se gli aspiranti riformatori della giustizia facessero prima un salto a Cassano d’Adda, sezione distaccata del Tribunale di Milano? Qui non la carenza, ma l’assenza ormai da mesi di cancellieri sta totalmente bloccando la registrazione di 450 sentenze civili e 520 decreti ingiuntivi già fatti: tutti provvedimenti di giustizia ordinaria, spicciola ma importante per la vita delle persone, che i giudici hanno già deciso, ma che formalmente non esistono e dunque non possono dispiegare i loro effetti per i cittadini che li attendono. Ma non sembra essere questa «la durata indeterminata dei processi» dai quali proclama di volerli «tutelare » il riscritto disegno di legge sul «processo breve», soave etichetta che dovrebbe rendere digeribile «la tagliola» sui processi (diritti d’autore al pdl Gaetano Pecorella): quasi che un cittadino dovesse felicitarsi di veder garantito il proprio diritto a constatare in breve l’estinzione del processo penale da cui attende giustizia, e non invece di ottenere in breve il risultato dell’accertamento.
Solo che la risposta del governo alla «regola di Ponzio»—processo breve, rincorsa a 18 mesi di quasi automatico legittimo impedimento per il premier, e nel frattempo decreto legge per fermare subito e per 2 mesi i processi nei quali, proprio come i suoi, vi sia stata una modifica delle imputazioni — è sbagliata. Per il clima che compromette, proprio quando pareva potersi avviare in Parlamento una limpida discussione tra le coalizioni almeno sui corretti termini di una costituzionalizzazione di prerogative delle cariche istituzionali. Per le distorsioni che introduce nel merito, ad esempio applicandosi nell’ultima versione anche alle imprese indagate, e così avvantaggiando Impregilo nel processo a Napoli sui rifiuti, o Telecom e Pirelli nel processo a Milano sui dossier illegali. E per il consueto sapore agro del metodo, restituito anche stavolta dalla permanenza della norma transitoria che, estinguendo tutti i processi senza sentenza di primo grado a due anni dalla richiesta di rinvio a giudizio, conclama la volontà del premier di liberarsi in questo modo dei due nei quali è imputato di corruzione in atti giudiziari del teste Mills e di frode fiscale sui diritti tv Mediaset. :shock: :wink:
Luigi Ferrarella
omnia munda mundis

#2171
Più finiani noi di loro
La ministra Meloni non si vede spesso in tv, anche se ha già la sua controfigura satirica a Parla con me. Comunque, giudicando la sua partecipazione a Ballarò, la giovane ex An sembra aver dedicato il suo impegno ministeriale più allo sforzo di adattare il suo look all’estetica berlusconiana vigente che alla condizione dei giovani. I quali, infatti, per opera del governo, restano una generazione allo sbando e senza futuro. Ma, ovviamente, non è di questo che ha parlato la Meloni in tv. Si è dedicata invece anima e corpo alla difesa del premier, aggiungendosi così alla carica dei seicento avvocati che già lo rappresentano. Ma pazienza. Anche se il solito Pagnoncelli ci ha ancora una volta dimostrato quanto Fini sia più popolare di Berlusconi, i finiani in tv appaiono sempre molto allineati (al Pdl) e coperti. A furia di vederli nei talk show (soprattutto Bocchino), possiamo dire tranquillamente che sono meno finiani loro di noi.
14 gennaio 2010
Fronte del video di Maria Novella Oppo-Unità
:wink:
omnia munda mundis

#2174
Autismi
Non solo a destra, Ciancimino jr ci svela che anche fra ex dc gli autisti arrivano in Parlamento
Bisogna ringraziare infinitamente il signor Ciancimino jr. Tra tanta probabile fuffa, nelle complicate deposizioni sulle conoscenze mafiose di suo padre Vito, Massimo Ciancimino incastona un dettaglio che ci conferma una vecchia idea maturata nelle frequentazioni delle catacombe nere. Il dettaglio è questo: ai tempi belli del proprio romanzo di formazione politica, sia l’ex presidente della regione Sicilia sia l’attuale presidente del Senato facevano gli autisti di altolocati uomini della Repubblica. Totò Cuffaro scarrozzava il ministro Calogero Mannino, Renato Schifani il senatore Giuseppe La Loggia. Nelle occasioni mondane o istituzionali, sotto i palazzi del potere, a motore spento, se ne stavano fuori ad aspettare i loro uomini o andavano assieme al bar per ingannare il tempo. Fino a ieri questa curiosa pratica di mobilità sociale sembrava confinata soltanto nel mondo della destra post catacombale o nelle trincee dei radicali, e soltanto i duri di cuore potevano commiserarla.

Il camerata Francesco Storace va ancora fiero d’aver fatto l’autista per il ras Michele Marchio, mentre del parlamentare (non camerata) Francesco Proietti Cosimi alcuni pallidi snob ricordano, maliziosi, antiche e lunghe traversate di Roma alla guida dell’auto di un Gianfranco Fini non ancora riserva della Repubblica. Su tutti svetta Teodoro Buontempo, lui la militanza decise di portarla così all’estremo da abitarci, dentro l’automobile. Erano anni gloriosi, non esisteva soluzione di continuità tra un passaggio al ciclostile, una telefonata rubata in federazione e un attacchinaggio notturno, coi manifesti stipati nella stessa auto che l’indomani sarebbe servita per mettere in mostra i primi boccioli della nascente nomenclatura di destra.

Perché poi quel paesaggio orgoglioso con rovine esigesse una militanza talmente integrale, una donazione completa di sé, è un interrogativo anche amaro, visti alcuni prodotti contemporanei. Ma comunque non soltanto a destra. Un altro attuale ministro, il campano e berlusconiano Elio Vito, già radicale, s’incaricava negli anni Ottanta di trasportare Marco Pannella da Roma al consiglio comunale di Napoli. E chissà quanti altri, chi ha cancellato le tracce e chi no. Figure di un disagio generoso, eroi dell’arte d’arrangiarsi, più spesso vittime ben ripagate di un meccanismo di selezione un po’ antisindacale in uso perfino nel notabilato dc. Come nei film di Natale, per ogni autista militante c’è stata la speranza di un lieto fine. Sembra il titolo di una commedia (mai scritta) di Aristofane: gli autisti al Parlamento. Mestieri che scompaiono.
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#2175
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Un pasticcio, un grave errore, una scelta che non si capisce. “Il Giornale” di famiglia e l’altrettanto allineato “Libero” stamattina sparano ad alzo zero contro Berlusconi. Lo sbaglio imperdonabile, secondo i fogli di Feltri e Belpietro, è il repentino dietrofront sulla riforma fiscale. Prima annunciata e poi rapidamente rimessa nel cassetto delle buone intenzioni.

I titoli: “Il pasticcio delle tasse”, strilla il Giornale, che si chiede in prima pagina perché il premier abbia illuso gli italiani. “Stavolta non ci stiamo”, titola invece Libero, con tanto di commentino acido: “Una giravolta degna di Peppone”.

Un sussulto di indipendenza? Oppure un modo indiretto di prendersela con i “rigoristi” del Pdl, Tremonti in prima fila? O, ancora, un’acrobazia per poter dire nei giorni di battaglia che non si prendono ordini da Berlusconi?Il retroscena impazza. Ma di certo, le prime pagine dei due house organ del centrodestra dicono che nell’esecutivo resta aperto un problema grosso come una casa, che solo il movimentismo berlusconiano sulla giustizia riesce – non del tutto – a coprire. Un problema che si chiama politica economica che non c’è, e nemmeno si intuisce all’orizzonte, se per vederla perfino Feltri e Belpietro devono spostare il mirino dalle parti di casa loro :wink:
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