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Nella vita penso si debba provare tutto tranne due cose: i culattoni e la droga Renzo Bossi, detto “Trota”, intervista a Vanity Fair, 21 aprile
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kimikalli ha scritto:Nella vita penso si debba provare tutto tranne due cose: i culattoni e la droga Renzo Bossi, detto “Trota”, intervista a Vanity Fair, 21 aprile
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#3018
QUATTRO SCENARI PER UNA RIFORMA
Le incognite del federalismo
QUATTRO SCENARI PER UNA RIFORMA

Le incognite del federalismo


All’inizio la Lega parlava di secessione, poi è passata al federalismo, e ora dice «federalismo fiscale». L’ultima dizione è uno specchietto per le allodole? In gran parte sì. Il «fiscale» piace al Nord (che lo legge: più soldi da tenere per sé), e inoltre la qualifica di fiscale dà l’idea di un federalismo circoscritto, più modesto. Ma non è così. Se sarà, sarà completo e, temo, micidiale. Il collega Angelo Panebianco, sulle colonne di «Sette» è tranquillo. Per lui le riforme istituzionali saranno chiacchiere che non arriveranno a nessuna conclusione. Io sono meno tranquillo, confesso.

A Berlusconi restano tre anni di governo per i quali non può più addurre il pretesto — anche se continua a invocarlo — di non avere il potere di governare. In realtà nessuno, dopo l’infausto regime, ne ha avuto quanto lui. Si vede che il Nostro non è forte in storia, nemmeno recente. Il fatto è però che Berlusconi non ha soldi (s’intende, soldi pubblici) e che Tremonti non glieli può dare perché, vedi caso, il fisco non piace agli italiani (Berlusconi incluso) e lascia le casse dello Stato a secco. Invece le riforme inizialmente non costano nulla, sono pezzi di carta. Dopo costeranno, ci scommetto, moltissimo. Ma après moi le déluge, dopo me venga pure il diluvio. Tra tre anni Berlusconi medita di insediarsi al Quirinale, da dove il diluvio lo può guardare al sicuro dall’alto. Intanto, ripeto, le riforme sarebbero a costo zero. I problemi sollevati dal nostro rifacimento federalistico esauriscono il mio pallottoliere. Qui li raggrupperò sotto quattro stringatissime voci. Primo, il costo finanziario: nuove sedi, nuovo personale, nuovi stipendi. Questa cosiddetta devolution quanto verrà a costare? Nessuno lo sa, nemmeno all’incirca (come è stato onestamente ammesso da Tremonti).

In passato l’impavido Calderoli diceva: niente. Niente, tra l’altro, perché a suo dire il personale «federalizzato » verrà trasferito da quello statale. Si è visto. Man mano che le Regioni si consolidavano i «trasferiti» sono stati quattro gatti (salvo che da una sede romana all’altra) e contestualmente il personale centrale ha continuato a crescere. Dunque costi crescenti, sicuramente ingenti, e ignoti. In un’altra sua esternazione il faceto Calderoli ha asserito che il problema non esiste perché «tutti gli Stati federali costano meno di quelli centrali». Questa è davvero una perla.
Tutti gli Stati federali in funzione, e che funzionano, sono nati federali. Pertanto non possiamo sapere quanto costavano prima quando erano (non erano) centralizzati. Secondo, i costi decisionali: quanto si allungheranno i tempi, e anche quanto aumenteranno i veti, i blocchi sui permessi di fare qualcosa. Di regola, più sono i passaggi di una pratica da una scrivania all’altra, più tempo ci vuole perché arrivi in porto.

Però i costi decisionali sono anche dovuti alla incompetenza e al menefreghismo del personale che gestisce i papelli. E purtroppo il reclutamento del personale regionale è soprattutto clientelare, e anche, man mano che si scende al Sud, sfacciatamente familistico e pericolosamente infiltrato dalla malavita. Comunque sia, il punto è che il grosso delle nuove assunzioni non avviene per merito e capacità ma per alleviare la disoccupazione e allevare clientele elettorali. Federalismo clientelare? Sarebbe un bel risultato. Terzo, il costo della frammentazione localistica. Il mondo reale è sempre più interconnesso e richiede strutture diciamo «lunghe» e allungabili: strade e ferrovie di migliaia di chilometri, oleodotti e gasdotti che traversano i continenti, linee di trasmissione dell'energia davvero globali, e così via. Invece da noi, un comune blocca un traliccio elettrico (spesso solo per farsi pagare, per fare cassa), il grande Nichi Vendola blocca da anni il rigassificatore di Brindisi (per l'Italia una riserva vitale), e Firenze non riesce ad avere un aeroporto decente perché il comune limitrofo nega da sempre qualche centinaio di metri del suo preziosissimo territorio per allungare la pista. Eccetera, eccetera, eccetera.

Il federalismo andrà a spezzettare un paese già troppo spezzettato. Se ne dovrebbe quantomeno discutere a fondo, sul serio. Ma la tv è imbavagliata, e la partita sembra oramai aggiudicata. Dimenticavo: gli italiani sono buoni, il nostro sarà un federalismo «solidale». Vorrei vedere prima di credere. Quarto, e brevissimo. Esiste, o può esistere, una qualsiasi organizzazione senza punizioni? La Sicilia fa da gran tempo tutto quel che vuole, eppure non è mai punita. Altrove esistono ancora i «commissariamenti»; ma andranno a sparire. Negli Stati Uniti (un sistema federale serio) la città di New York può fallire; e proprio per questo non fallisce. Ma in Italia Palermo, Napoli, Catania, saranno libere, come meriterebbero, di fallire? Oppure costringeranno le banche delle quali si andranno a impadronire, a fallire per loro? Sarei curioso di sapere dal ministro Calderoli (Bossi e Berlusconi non lo sanno di certo) se il federalismo leghista contempla sanzioni, e quali. Grazie, se ci sarà, dell'attenzione.

Giovanni Sartori
15 aprile 2010
omnia munda mundis

#3019
Il COmMENTO

Il federalismo e il mistero
del silenzio tombale


L’altro giorno scrivendo su queste colonne su le «Incognite del federalismo» mi sono detto: questa volta mi massacrano. Mi sono sbagliato alla grande. La risposta è stata un silenzio tombale. Chi mi ha letto saprà che ponevo quattro quesiti, appunto sul federalismo: quanto costerà, quanto complicherà le decisioni, quanto spezzetterà le cose che non sono da spezzettare, e chi punirà, e come, chi sgarra.


Non dico che i suddetti fossero quesiti facili; ma erano e restano quesiti sine qua non, senza i quali nulla, senza i quali «non si può». Mi era stato annunziato che mi avrebbe risposto il ministro Roberto Calderoli. Del che ero lietissimo perché l’uomo è intelligente (la sua legge elettorale lo è, pur nella sua orrendezza). Invece Calderoli si è sfilato, a quanto pare. Così mi ha risposto domenica soltanto La Padania trovando come vittima— immagino—Stefano Bruno Galli, che mi risulta essere ricercatore di Storia delle dottrine politiche all’Università di Milano. Il buon Galli se la cava come può. Non affronta e tantomeno risponde in alcun modo a nessuna delle mie domande. Curiosamente mi rimprovera di aver citato con favore, alcuni anni fa, La Casta di Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella. Farei lo stesso, oggi, per almeno una dozzina di altri libri loro, di Peter Gomez, di Marco Travaglio e altri, tutti di devastante documentazione. Dico curiosamente perché se i suddetti diffamassero un’Italia regionale che prefigura l’Italia federale (sembra così anche a me), allora sarebbe strettissimo dovere della Lega di controbattere e smontare queste calunnie. Invece anche rispetto a questo il silenzio è tombale.


Ma vengo al nocciolo. Il Nostro cita, in favore della tesi che il federalismo costa meno del centralismo, un solo autore, Buchanan. Ma siccome su Buchanan ho lavorato e scritto, posso assicurare il valoroso Galli che il suo teste gli darebbe torto. Senza scomodare venerati maestri, anche io saprei escogitare sulla carta un buon sistema federale. Ma tutto dipende dalle condizioni di attuazione e da quel che troviamo di già fatto (malfatto) e incancrenito in loco. Gira e rigira —sempre a vuoto— il buon Galli approda a questa sensazionale scoperta: che «il federalismo è responsabilità». A dire così non si sbaglia mai; ma non si dice nulla. Responsabilità è in primis un concetto etico, a proposito del quale si distingue tra etica delle buone intenzioni (redente dalla loro bontà intrinseca, anche se risultano disastrose nei loro effetti pratici) ed etica della responsabilità, e cioè consapevole delle conseguenze e quindi per ciò stesso responsabile. In politica, invece, essere responsabile vuol dire, in primissimo luogo, essere tenuto a rispondere dei propri atti; e in questo contesto un responsabile che si rivela «irresponsabile» deve essere cacciato e se del caso punito.


Come? Da chi? Il nostro non ne ha la minima idea, e perciò lascia anche me senza nessuna idea. Peccato che io non sappia il padano e quindi che non possa tradurre. In inglese la nostra vicenda è già prevista, temo, da Shakespeare (in Macbeth): It is a tale told by an idiot full of sound and fury signifying nothing.


Giovanni Sartori
21 aprile 2010
omnia munda mundis

#3020
Diretta da Bologna il 22 aprile
La Montalcini compie 101 anni
Internet la festeggia su 150 web-tv
Interviste ai ricercatori italiani nel mondo e collegamenti webcam in diretta. Gli auguri di Clio Napolitano

Una età impressionante ma soprattutto sorprendente che chi conosce la verve di Rita Levi Montalcini. Di professione scienziata, senatrice a vita, torinese, figlia di un ingegnere elettrotecnico e matematico e di una pittrice, la Montalcini giovedì compirà dunque 101 anni. La senatrice si sta riprendendo dalla brutta caduta di un paio di mesi fa e le farà sicuramente piacere sapere che in tanti si preparano a festeggiarla
omnia munda mundis

#3021
beyoncé ha scritto:
kimikalli ha scritto:Nella vita penso si debba provare tutto tranne due cose: i culattoni e la droga Renzo Bossi, detto “Trota”, intervista a Vanity Fair, 21 aprile
che classe innata
:lol: :lol: :lol: :lol: infatti potrebbe essere paragonato al più noto delfino...John Elkann :lol: :lol:

Più che timido, è riservato. E attento a soppesare le parole. Un po' perché la sua abitudine è quella di pensare e ragionare in inglese, un po' perché ha imparato che ogni sua frase è destinata a non cadere inascoltata. John Elkann, nuovo presidente di Fiat Group, ha compiuto 34 anni due settimane fa e da più di 12 siede nel consiglio di amministrazione della Fiat, quando – nel dicembre 1997 – è subentrato a Giovanni Alberto Agnelli.
http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLi ... iew=Libero
omnia munda mundis

#3022
Spinoza.it
Berlusconi-Fini, pranzo sulle riforme. Certo che se la potrebbero permettere una tovaglia.

Il clima si preannuncia teso: Fini si è presentato con l’assaggiatore.

Il presidente della Camera ha chiesto a Berlusconi “Un Pdl più moderno, democratico, civile e legalitario”. In pratica, senza Berlusconi.

Il pranzo si è concluso senza sorprese: con l’amaro.

Il premier si è limitato a dire: “Ho mangiato benissimo”. Riferendosi agli ultimi dieci anni.

(Dopo Veronica, altro divorzio in vista per Berlusconi. Se se ne va anche Leonardo si puo’ pensare a una class action)

In un comunicato stampa, Fini dichiara di attendere serenamente le valutazioni del premier. E di non voler essere bendato.

Fini ha comunque riconosciuto alcuni meriti a Berlusconi: da quando è al governo nessun asteroide si è schiantato sull’Italia.

Pare che Fini abbia chiesto a Berlusconi la testa di Gasparri. Si accontenta di poco.

Berlusconi convoca i vertici del Pdl. Vuole starsene un po’ da solo.

Riunione straordinaria del Pdl. Sbuffa Berlusconi. Sono quel tipo di riunioni senza figa.

Il premier incontra La Russa, Verdini e Bondi. Vuole sentirsi dire quanto ha ragione.

La Russa, Verdini e Bondi scrivono una nota congiunta sulla vicenda: uno teneva ferma la penna e gli altri due muovevano il foglio.

Il Secolo d’Italia parla di “generico sloganismo”. Non sono d’accordo, l’amore vince sempre sull’invidia e sull’odio.

Fini sarebbe pronto a costituire un gruppo autonomo. Si chiamerà “Il presidente della Camera avrà più fan di quello del Consiglio”.

Fini: “Berlusconi scatenerà i cani per sbranarmi. Già mi aspetto Feltri”. Ecco perché da un po’ di tempo lo tenevano a digiuno.

Secondo Bersani “il Pdl ha un grosso problema”. E non è certo lui.

Il segretario del Pd: “Non mi sembra che la presidenza della Camera sia nella disponibilità di Berlusconi”. Controlla meglio.

Bersani teme le elezioni anticipate. Gli elettori potrebbero votare.

Secondo Bersani “parlare di elezioni anticipate è una pazzia”. Dategli un po’ di tempo per godersi la recente vittoria.

(Il problema del centrosinistra è che non ha un suo Berlusconi. Per questo appoggia quello che c’è già)

Bossi: “Temo che la cosa non si rimetta a posto”. Eh sì, è dura, dopo un ictus.
omnia munda mundis

#3023
Analizzando i profitti della nostra compagnia di bandiera SKY TG24 ha tentato di capire se Alitalia è competitiva sul mercato. La risposta data da Luca Arrigo, docente alla Bicocca di Milano è desolante: "La nuova Alitalia, in percentuale, perde come la vecchia, forse anche qualcosa di più. In assoluto perde di meno perché è più piccola".
Tirando le somme, una buona privatizzazione non dovrebbe pesare sulle tasche dei contribuenti e convenire ai consumatori. Attualmente Cai non ha soddisfatto nessuna di queste due condizioni. E chi esulta è Air France, che un anno fa non si è aggravata con i debiti, lasciandoli alla cordata voluta in nome dell’italianità. Oggi i francesi sono gli azionisti di maggioranza con il 25% e quando scadranno i vincoli di vendita saranno, se lo vorranno, proprietari unici della nostra compagnia di bandiera
http://tg24.sky.it/tg24/economia/2010/0 ... o_cai.html
omnia munda mundis

#3024
interessante lettera di cristina comencini, qui il testo intero

http://www.corriere.it/cronache/10_apri ... aabe.shtml

e qui il pezzo di cui, se vi va, potremmo discutere oggi...
...dov'è finita federinik?

com’è possibile che in un paese che ha visto già nel dopoguerra la nascita di una grande associazione femminile come l’Udi e un potente movimento femminista negli anni 70, l’immagine della donna italiana sia quella trasmessa dalla televisione, riportata dagli scandali, che la sessualità e la relazione uomo donna sembrino tornate indietro di decenni, che la libertà che il movimento femminista ha conquistato non serva alle donne per sentirsi libere veramente? La televisione, al contrario di quello che pensa Susanna, non crea nulla, ma riprende e amplifica ciò che è già presente nella società. È lì, nella società, che dobbiamo guardare e cercare di capire cosa è successo. Perché in Italia c’è il tasso di lavoro femminile più basso d’Europa? Perché la tivù pubblica italiana trasmette programmi in cui il corpo delle donne è esposto come non accade in nessun paese europeo? Perché la natalità è così bassa? Perché le donne vengono pagate a parità di preparazione e mansioni meno degli uomini? Perché nessun governo si è mai occupato veramente delle donne? Io credo che questo sia accaduto perché il movimento femminista non è andato fino in fondo, non ha trasformato le grandi scoperte di quegli anni in diritti acquisiti e sorvegliati, non ha preteso dalla politica l’attuazione concreta non solo della parità, ma della differenza femminile, che implica una società a misura delle donne, del loro lavoro, dei bambini, del compito doppio che hanno sempre svolto nel silenzio.
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Casa Spozilli
Babyzillo

#3026
beyoncé ha scritto:
kimikalli ha scritto:Nella vita penso si debba provare tutto tranne due cose: i culattoni e la droga Renzo Bossi, detto “Trota”, intervista a Vanity Fair, 21 aprile
che classe innata

A leggere la prima parte di quest'affermazione mi venivano in mente riflessioni "inurbane", poi penso che forse ha ragione... se deve diventare come Gasparri ancora traumatizzato tredici anni dopo essere capitato, per sbaglio, nella zona dove hanno incastrato Pietro Marrazzo... :lol:
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#3027
Volevo dire, brevemente, la mia sulla comunione del Banana al funerale di Vianello.

Innanzitutto sarebbe ora che sulla questione "comunione ai divorziati" come su altre questioni, la Chiesa facesse finalmente chiarezza.
Altrimenti si rischia di sentire "censured" (scusate) come quelle proferite da Mons. Fisichella "E' solo al fedele separato e risposato che è vietato comunicarsi" ...per cui ora che il Banana è separato da Veronica potrebbe di nuovo fare la comunione.
Da come la sapevo io, era il divorzio in sè che impediva la partecipazione al sacramento, non certo un matrimonio civile con un'altra persona.

Detto questo, il prete che ha comunicato B. si è giustificato dicendo che se lo è trovato davanti e non gli è sembrato il caso di fare questioni durante la cerimonia...
Bene, da un punto di vista "di opportunità" io il prete lo posso anche capire.
Dal punto di vista della fede no.
Perchè se pensi di maneggiare, in quel momento, un pezzo di pane, bene o male ci puoi fare quello che vuoi, restando semmai la questione su un piano meramente "politico" o, appunto, di opportunità.
Ma se pensi di maneggiare il Corpo di Cristo (e un prete dovrebbe fondare su questo buona parte della sua fede), il discorso cambia. Non ne puoi fare un discorso di opportunità, di politica o di costume.
Puoi, anzi devi fare una scelta di fede. Rifiutarti di concedere un sacramento a chi non lo può ricevere. Altrimenti, senza fare questioni di preferenza o altro, sei semplicemnete un pessimo pessimo prete.

.... che tanto, al limite, cosa rischi? Che il Banana si dichiari capo della Chiesa d'Italia, entrando in guerra con il Papato, come fece Enrico IIX quando non gli concessero di sposare Anna Bolena?
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Casa Spozilli

#3028
Per la questione divorzio e sacramenti: cio' che impedisce di accostarsi al sacramento e' lo status di peccatore (non riconciliato).
Il peccato che la chiesa contesta ai divorziati risposati e' l'adulterio.
Quindi: se una persona si separa e divorzia, non e' peccato.
Se si innamora e va a convivere con un altra persona in castita', non e' peccato.
Se ha rapporti sessuali con persone diverse dal coniuge con cui ha contratto matrimonio religioso, commette adulterio e di conseguenza non dovrebbe accostarsi ai sacramenti.

Il divorzio non ha alcuna relazione col matrimonio religioso, perche' esso permane al di la di divorzi e separazioni.

Ciononostante, che una persona si penta, smetta di peccare, si confessi e si riaccosti ai sacramenti rientra nella religione cattolica.
Conseguentemente, un sacerdote che distribuisce la comunione durante la messa non puo' sapere quale sia lo stato della coscienza di chi si mette in fila per riceverla.
Quindi, mi dispiace, ma non biasimo il prete che non l'ha respinto.
Non sta a lui, bensi al buongusto (!) e all'onesta (!!!!!!!!!!) di SB non accostarsi a un sacramento se non si e' in grazia di Dio.
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Baby is coming shopping e approvvigionamenti per il nuovo arrivo...
Vi presento... con pwd

#3029
chojin ha scritto:da un punto di vista "di opportunità" io il prete lo posso anche capire.
Dal punto di vista della fede no.

Puoi, anzi devi fare una scelta di fede. Rifiutarti di concedere un sacramento a chi non lo può ricevere. Altrimenti, senza fare questioni di preferenza o altro, sei semplicemnete un pessimo pessimo prete.

.... che tanto, al limite, cosa rischi? Che il Banana si dichiari capo della Chiesa d'Italia, entrando in guerra con il Papato, come fece Enrico IIX quando non gli concessero di sposare Anna Bolena?
quoto e concordo alla virgola sulla scelta di fede

molto nel pratico forse, questo parroco, ha ritenuto come Don Abbondio di essere un vaso di terracotta tra vasi di ferro.... meglio compiacere il Don Rodrigo di turno.....

Ma se avesse avuto il coraggio di dire no, sarebbe diventato la Serracchiani della CEI :lol: :lol: :lol: :lol:
Nell'Italia dei Borgia ci sono stati massacri, terrore, assassinii e hanno prodotto da Vinci, Michelangelo e il Rinascimento. In Svizzera hanno avuto 500 anni di pace e amore fraterno, e cos'hanno fatto? L'orologio a cucù.

#3030
Federinik ha scritto: Il peccato che la chiesa contesta ai divorziati risposati e' l'adulterio.
Quindi: se una persona si separa e divorzia, non e' peccato.
Se si innamora e va a convivere con un altra persona in castita', non e' peccato.
Non sono molto d'accordo. Da come l'hanno spiegatio a me (l'ultima volta al corso per fidanzati) è il rompere il legame matrimoniale che ti pone in condizione di non ricevere il sacramento. Il famoso "l'uomo non osi dividere ciò che dio ha unito ecc ecc".
A poco vale quindi il fatto che uno abbia o meno rapporti sessuali una volta divorziato.
Una timida apertura vi era stata, sempre a sentire il parroco che ci ha fatto il corso, per quei fedeli che SUBIVANO il divorzio, essendo contrari ad esso e mantenendosi comunque al di fuori da relazioni sentimentali, caste o non caste che fossero.
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Casa Spozilli