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#2386
Una vera reggia, dove si moltiplicano dipendenti e sprechi. Con oltre un miliardo di euro l'anno bruciato per alimentare una burocrazia di corte che si allarga a dismisura e conta già 1.400 persone più del previsto. Mentre per allestire i set televisivi degli show del sovrano si spendono cinque milioni e si arriva a pagare 250 euro il noleggio di un computer per una sola giornata. E dove ci sono segretarie con la stessa qualifica e retribuzione dei grandi capi. Una follia, impossibile da immaginare nell'Italia normale dove aziende ed enti pubblici tagliano e licenziano a tutto spiano per fare quadrare i conti. Ma non alla presidenza del Consiglio dove il miracolo si ripete nei piani più alti della nomenklatura berlusconiana. Prendete Marinella Brambilla, storica segretaria del Cavaliere che da oltre vent'anni custodisce la sua agenda. E confrontate il suo curriculum con Manlio Strano, autore di saggi su riviste giuridiche e persino del regolamento interno del Consiglio dei ministri, appena nominato dal governo consigliere della Corte dei Conti. Manlio Strano, dopo una lunga trafila al servizio dello Stato, è diventato segretario generale di Palazzo Chigi lo scorso aprile. La sua qualifica? Dirigente generale di prima fascia, il top della carriera pubblica. E indovinate qual è la qualifica della fedelissima Brambilla? Anche lei direttore generale. E la Brambilla non è la sola miracolata. Come lei sono state graziosamente elevate al rango di superdirigenti generali anche Lina Coletta, segretaria di Gianni Letta; Maria Serena Ziliotto, che assiste il sottosegretario alle Politiche per la famiglia Carlo Giovanardi e Patrizia Rossi, che tiene invece l'agenda del sottosegretario allo Sport Rocco Crimi.
omnia munda mundis

#2387
"Siamo in uno stato di polizia!" tuona Berlusconi a proposito delle intercettazioni.

"Partono solo secchiate di fango e si risolveranno solo in secchiate di fango perché non ci sono reati che emergono con certezza", continua il Presidente del Consiglio.

Gli fa eco Capezzone "Il presidente Berlusconi ha totalmente ragione. Al contrario, mi pare che il Pd, ancora una volta, ceda al giustizialismo, e si prepari a difendere uno stato di cose indecente in materia di intercettazioni"

e ancora "E` una follia, che richiede un giro di vite a tutela del diritto dei cittadini italiani a non essere spiati e schedati. E` gravissimo che l`opposizione non capisca o faccia finta di non capire".

Come se i cittadini Italiani (onesti) si dovessero mai preoccupare di essere intercettati.

Tutto questo, proprio mentre un senatore della repubblica, tale Nicola Paolo Di Girolamo, in quota, ovviamente, PDL è colpito da un'inchiesta giudiziaria che indaga sulla sua elezione al senato grazie ai voti della 'Ndrangheta.

Fanno "sorridere" le intercettazioni telefoniche relative ai contratti tra il senatore Di Girolamo e quella perla d'uomo di Gennaro Mokbel, legato al clan calabrese di D’Inzillo. Il buon Gennaro si rivolge al senatore dicendogli testualmente: "Conti come un portiere, capito?" e ancora "tu sei uno schiavo mio".

Ora, c'è bisogno di ulteriori commenti?
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Casa Spozilli

#2388
Più complicato è invece il caso Saccà. Quella è davvero una brutta storia che lede l’immagine dell’Italia. Le intercettazioni (inviate per competenza dal gup di Napoli al quale la procura partenopea aveva chiesto il rinvio a giudizio degli imputati) sono esplicite. E, quel che peggio, secondo i pm napoletani, dal loro ascolto emerge anche l’ipotesi che una delle attrici raccomandate, Evelina Manna, abbia ricattato il premier. In pratica potrebbe averlo minacciato di svelare i retroscena della loro amicizia se non avesse ricevuto un aiuto (e per questo Napoli ha suggerito a Roma di aprire un’inchiesta per concorso in estorsione). Il tutto però finisce in archivio.

Come? Grazie a molte acrobazie giuridiche e un accorto uso dei media. Della storia dell’ipotetico ricatto non si saprà infatti mai niente. Anche perché un sunto delle 14 pagine della richiesta di archiviazione viene fatto arrivare (opportunamente depurato dalla parte riguardante le pressioni della Manna) nelle mani di alcuni cronisti. Già quello che si legge basta comunque per capire che aria tira in procura. Berlusconi dice, per esempio, a Saccà: "Aiuta Elena Russo è come se aiutassi me e io poi ti ricambierò dall’altra parte quando sarai un libero imprenditore”. Sembra una corruzione in piena regola. Ma per la procura la frase prova il do ut des. E poi, sostengono gli uomini di Ferrara, Saccà, “non è un incaricato di pubblico servizio".

La tesi è bizzarra (tanto che il gip la farà propria solo in parte) e contrasta pure con una sentenza della Cassazione. Ma non importa. Meglio essere prudenti. Col risultato che, a volte, il caso ti deflagra in mano. Come è accaduto con la Protezione civile o come è successo, nel 2005, con l’indagine Storace. Cinque anni fa i carabinieri si rendono conto che degli investigatori privati in contatto con l’ex governatore del Lazio stanno spiando Marrazzo durante la campagna elettorale. Chiedono a Toro d’intercettare i telefoni. Ma lui dice di no. Finisce che tutto viene scoperto dai pm di Milano e scattano le manette. Lo smacco è grande, ma Toro viene lo stesso considerato affidabile. Sia in procura sia dalla politica.
http://antefatto.ilcannocchiale.it/glam ... blog=96578
omnia munda mundis

#2389
http://www.repubblica.it/cronaca/2010/0 ... a-2420925/
C'è una galassia nera che ruota attorno agli affari oscuri del senatore Nicola di Girolamo, alla truffa da 2 miliardi delle compagnie di telefonia e al riciclaggio di capitali dell 'ndrangheta. Imprenditori, manager e avvocati con alle spalle una militanza nelle file dell'estrema destra e un presente "ripulito" grazie alle amicizie nel Popolo della Libertà, vicine al sindaco Gianni Alemanno, e sponsor di Renata Polverini nelle regionali nel Lazio.
omnia munda mundis

#2390
evelina manna è la stessa che si è comprata pagando in un anno (2008/2009) in contanti un appartamento da un milione di euro nel centro di roma, se non ricordo male.

Ma ha giustificato tale disponibilità economica dicendo che "ha la sua vita privata"....

Mancuso cita quattro telefonate che avrebbero potuto configurare un ricatto ai danni del Cavaliere. In quei colloqui, ora tutti distrutti perché invece ritenuti irrilevanti dai giudici della capitale, l'attrice diceva infatti a Berlusconi che avrebbe fatto una piazzata sotto palazzo Grazioli. Salvo poi placarsi quando lui le garantisce un aiuto sul lavoro. Ma per i magistrati romani quello è soltanto uno sfogo, più che una minaccia. E nella loro richiesta di archiviazione, poi accolta, sostengono che non c'è reato perché le parole e i comportamenti della Manna non erano mai stati in grado di intimorire realmente un uomo come Silvio Berlusconi. L'attrice, contattata da "L'espresso", di questa vicenda non vuole parlare.

Il 19 febbraio del 2008, del resto, anche davanti ai pm era stata piuttosto evasiva. "Conosco Berlusconi da circa un paio d'anni", ha detto, "e gli sono legata da un rapporto di affetto e di amicizia. Per ragioni personali preferisco non indicare modalità e circostanze della mia conoscenza con lui". Da allora Evelina Manna si è messa in stand by e dal suo nuovo appartamento di via Giulia a Roma, con vista sui tetti del centro, valuta contratti e proposte. Evelina lo ha acquistato il 24 aprile di un anno fa, dopo aver versato, qualche settimana prima, una caparra da 10 mila euro alla vecchia proprietaria.

Tutto il resto, 950 mila euro, è arrivato invece con assegni circolari appoggiati su un conto corrente della Banca Roma, filiale di Santi Apostoli. Ma se le si chiede come abbia fatto a mettere da parte quel tesoro, taglia corto: "Ora basta. Berlusconi non c'entra niente. Anch'io ho la mia vita privata" (28 Maggio 2009 da "l'Espresso".


l'articolo intero lo trovate qui:
http://www.facebook.com/note.php?note_id=105391282215
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Casa Spozilli
Babyzillo

#2391
Per l’appartamento offerte fino a 1,3 milioni, ma tra mediatori e buoni uffici alla ministra ne bastano 930 mila.

Mara Carfagna ha comprato uno splendido appartamento a due passi da Fontana di Trevi. Da quando si è sparsa la voce, soprattutto tra i colleghi del Pdl, fioriscono i pettegolezzi. “Il fatto quotidiano” è andato a verificare carte alla mano cosa c’è di vero. Scoprendo che Mara Carfagna ha comprato effettivamente un appartamento che sul mercato vale molto di più del prezzo dichiarato nel suo atto. Una strana vendita a un prezzo sottocosto rispetto a quello pagato per l’acquisto e inferiore a quello offerto, anni prima, da altri potenziali acquirenti. Ma partiamo dal Catasto. Dalle visure risulta che Mara Carfagna ha acquistato un appartamento di 7,5 vani a pochi metri dal suo ufficio al ministero. Si tratta di un quinto piano in un palazzo nobile, con affaccio su via della Stamperia, vicino al Quirinale che fino al 2001 era di proprietà di una società di Berlusconi, la Edilnord.

Il Cavaliere però non c’entra. Il ministro più apprezzato da Silvio ha comprato molti anni dopo la vendita da parte delfratello del premier, Paolo Berlusconi. L’appartamento misura circa 160 metri quadrati e fa parte di uno stabile che rappresentava uno dei gioielli del portafoglio Edilnord, venduto alla Pirelli di Tronchetti Provera, nel 2001. La Pirelli, a sua volta, lo conferì in una società del gruppo Aedes (la Dixia Spa) nella quale ottenne una quota di minoranza. Dixia nel 2005 mette in vendita lo stabile a un buon prezzo. Una società immobiliare salernitana con buoni agganci a Roma si accaparra due appartamenti. Si chiama Promozione e Sviluppo ed è controllata da un avvocato, Mario Santocchio, che è stato candidato al consiglio regionale campano con Forza Italia nel 2000 e che oggi è assessore del Pdl nel comune di Scafati. Santocchio compra nel dicembre del 2005 e sgancia 1 milione e 728 mila euro per due case: l’appartamento che poi sarà del ministro Carfagna e un altro più piccolo, che si trova al civico accanto. Nell’atto i prezzi sono distinti chiaramente. La futura casa di Mara Carfagna costa un milione e 92 mila euro: 910 mila euro più Iva.
Santocchio compra bene e realizza subito. Sul portone appare il cartello vendesi. Si fanno avanti i compratori. Il primo è Luciano Onder, il giornalista della RAI che conduce le trasmissioni più autorevoli in campo sanitario racconta: “Tentai di comprare perché era molto bello: tre grandi stanze affacciate su via della Stamperia, verso il Quirinale, altre due sul cortile. Era luminoso, anche se le stanze erano sghembe e bisognava eseguire una profonda ristrutturazione”, ricorda Onder, “trattavamo sul prezzo quando a un certo punto il venditore mi disse che si era presentato un magistrato che offriva di più e avrebbe comprato a 1 milione e 100 mila”. “Il Fatto Quotidiano” ha rintracciato il magistrato. Si è occupato di indagini di mafia e vive sotto scorta e chiede l’anonimato. A “Il Fatto Quotidiano” racconta: “Sì ho visto quell’appartamento con mia moglie. Abbiamo trattato a lungo ma non siamo riusciti a comprarlo. Avevamo offerto 1 milione e 200 mila euro ed eravamo disposti a salire ancora ma ci hanno detto che avrebbero venduto a un’altra persona a 1 milione e 320 mila euro. Eravamo nell’ultimo scorcio del 2006”.

Poco dopo, il 15 dicembre del 2006 Santocchio vende a una famiglia di gioiellieri salernitani, i Troncone. Nell’atto i contraenti indicano un prezzo più basso, molto più basso di quello trattato dal magistrato e da Onder. Addirittura più basso di quello d’acquisto. Santocchio vende a 850 mila più Iva quello che aveva comprato a 910 mila più Iva. “L’appartamento non era in ottime condizioni e accettai di vendere a un prezzo più basso”, dice Santocchio oggi, negando i ricordi di Onder e del pm: “Non hanno documenti per riscontrare le loro parole. Se avessi avuto un’offerta a 1,2 milioni avrei venduto. Il prezzo è quello dichiarato”. Passano ancora due anni e l’appartamento torna in vendita. Sul mercato vale almeno un milione e mezzo. Santocchio propone l’affare a Mara Carfagna, che conosce, essendo sua concittadina e compagna di partito. Nel palazzo si dice che l’appartamento era in vendita a 1 milione e 700 mila euro, prima che lo comprasse il ministro. Se avesse davvero sborsato quella cifra, la mannaia dell’aliquota del venti per cento avrebbe portato via ai Troncone un quinto del guadagno: 150 mila euro di tasse. Ma non è andata così. La famiglia Troncone di Salerno si è accontentata di 930 mila euro. Molto meno di quello che avrebbero pagato volentieri il giornalista e il pm due anni prima. il 18 febbraio 2009 davanti al notaio D’Aquino, il padre del ministro, Salvatore Carfagna, e il padre della venditrice, Aniello Troncone, dichiarano che il prezzo di vendita è 930 mi-la. Circa 450 mila euro sono pagati accollandosi il mutuo a tasso fisso,(per una rata di circa 4 mila euro al mese) mentre il resto è versato mediante assegni tratti sulla Banca della Campana. Dove ha preso i soldi il ministro? Circa 200 mila euro vengono dalla vendita di un monolocale che aveva comprato a Roma quando era un’attrice alle prime armi. Escludendo i 450 mila euro del mutuo, e considerando i 200 mila euro che presumibilmente serviranno per la ristrutturazione, Mara Carfagna ha avuto a disposizione circa mezzo milione cash.
Non c’è da stupirsi troppo. Mara Carfagna è parlamentare dal 2006. Il suo stipendio lordo supera i 140 mila euro e quello netto ammonta a 90 mila euro circa. Mentre, quando era una stellina dello spettacolo, almeno stando alla dichiarazione presentata nel 2005, guadagnava poco di più. Il mezzo milione che sembra una cifra notevole ai comuni mortali, per lei non è una somma irraggiungibile. Cosa diversa sarebbe stata se avesse pagato davvero 1 milione e settecento mila euro. In quel caso, mancherebbe un milione di euro all’appello. Alla fine, insomma, la domanda che rimane sul tavolo è questa: il prezzo dichiarato nell’atto, 930 mila euro, è quello reale di acquisto? A “Il Fatto Quotidiano” il ministro replica: “Si è occupato di tutto mio padre. Non conosco i dettagli di quella compravendita. Ma certamente sarà stato fatto tutto nella legalità e nella trasparenza”. Al termine di questa inchiesta si possono formulare tre ipotesi. La prima è che il venditore non sopporta le toghe e i giornalisti e ha preferito vendere sotto costo a un ministro.

La seconda è che la crisi si sia abbattuta con forza solo sul quinto piano del palazzo in questione, risparmiando il resto del centro di Roma. L’ultima spiegazione, che però riportiamo solo come ipotesi di scuola, quasi per assurdo, è che il ministro, o meglio il padre, abbia dichiarato un prezzo di vendita simile a quello di acquisto e diverso a quello reale solo per evitare al venditore di pagare le tasse sulla plusvalenza.

di Marco Lillo (da Il Fatto Quotidiano n°7 del 30 settembre 2009)
omnia munda mundis

#2392
Scandalo Sanjust-Berlusconi
http://quotidianonet.ilsole24ore.com/go ... just.shtml
. A partire dalla strana storia della sua casa di Campo de’ Fiori, dove lo 007 viveva dal 1998. Quando la proprietà vende, lui non ha i soldi per acquistare. La casa finisce a un produttore americano, Stephen Joel Brown, e Armati deve lasciarla. Pochi mesi dopo Virginia si presenta da Brown dicendo che conosce dei milanesi che cercano una casa con cinque finestre su Campo de’ Fiori. Brown capisce cosa sta accadendo e spara: o mi date 2 milioni e 250 mila più Iva (l’aveva pagata un milione e 50) o non vendo. Il sì è immediato. A comprare è Salvatore Sciascia, ex responsabile fiscale Fininvest, condannato per le mazzette alla Finanza e oggi onorevole. In sua rappresentanza stipula il contratto Francesco Magnano, geometra di fiducia di Berlusconi. Subito dopo l’acquisto l’appartamento passa nella disponibilità di Virginia che lo lascerà solo pochi mesi fa.
omnia munda mundis

#2393
vediamo chi sono i "duri" e """puri"""... :lol:

D’Alema spegne Red tv: 14 a casa

La triste parabola dell'emittente, ex Nessuno tv. Parla Adinolfi (Pd): "Giornalisti in cassa integrazione, co.co.co fatti fuori senza tutele

Triste il destino di Red tv, già Nessuno tv, che dal 1 marzo chiude i battenti e manda a casa 14 giornalisti: «Questa è l’ultima settimana di lavoro, è stato bello» scrive sul suo blog uno dei neo disoccupati, l’ex candidato alle primarie del Pd Mario Adinolfi. Colpa della crisi? No, di Massimo D’Alema, che della televisione, anzi era, il padre padrone. Parola di Adinolfi, che al Giornale si lamenta così: «I miei tredici colleghi, assunti a tempo indeterminato, saranno in cassa integrazione. I quattro co.co.co sono già stati fatti fuori a gennaio, senza nessuna tutela».

Il presidente del Cda di Red Tv, Luciano Consoli, prova a minimizzare, con esiti disastrosi: «Non è vero che chiudiamo. La cassa integrazione è stata presa in accordo con i sindacati come misura cautelativa. E comunque vada i programmi proseguiranno con le produzioni inedite realizzate in questi mesi». Insomma, mandando in onda la roba d’archivio. In realtà tutto dipende dai fondi per l’editoria 2010, inseriti nel decreto Milleproroghe che sarà approvato in settimana. «Sarà pure colpa del ministro Giulio Tremonti e dei suoi tagli ma qualcuno mi deve ancora spiegare la tv di D’Alema sia l’unica delle testate coinvolte dal taglio a mandare subito i suoi dipendenti in cassa integrazione».

Un licenziamento «preventivo», insomma. La risposta alla domanda la da lo stesso Adinolfi: «Chi ha messo i soldi aveva la copertura dell’anticipazione bancaria in cambio dei soldi pubblici, e ora nessuno vuole mettere un euro e rischiare di non vederlo mai più». Una brutta fine per l’ex Nessuno tv, «gioiellino fatto in casa e comprato a zero euro da D’Alema solo per fare un dispetto alla Youdem», il network televisivo voluto dall’allora segretario Walter Veltroni e sul quale, stando alle indiscrezioni, dovrebbero convergere gli sforzi della macchina da guerra Pd in vista delle Regionali.

Ma l’annessione imposta dal Líder Maximo non ha dato i frutti sperati. Anzi, sin da subito la manina dell’ex premier si è affrettata a staccare qualche mela considerata bacata. Un esempio? Il primo a perdere il posto è stato Massimo Caprara, direttore e fondatore. Cacciato per far posto all’embedded Francesco Cundari detto Ciccio, uno dei giornalisti nati nella culla del Riformista, dalemiano d’acciaio e, a dire di Adinolfi che lo conosce bene «imitazione vivente di Baffino, nonché fratello di latte di Matteo Orfini», consigliori di D’Alema e capataz dell’informazione Pd. «Cundari è stato bocciato all’esame da giornalista e senza uno straccio di laurea, come il suo capo».

A garanzia della «copertura politica» di Red tv D’Alema aveva promesso una selva di volti noti come Lucia Annunziata. Per far loro posto sono stati cancellati, a colpi di bianchetto televisivo, tutti i programmi «politici». «Siamo diventati un rosario televisivamente inguardabile», è l’amaro sfogo dell’ex redattore di Red tv. Senza contare alcuni episodi di presunto mobbing messi nero su bianco: come le dimissioni del redattore non allineato e i due tecnici cacciati con toni maoisti dall’allineato Cundari («La prossima volta ne caccio quattro», è la frase riportata da Adinolfi nel suo blog) e mortificazione generale delle maestranze. «Si sa, comunisti e preti sono i padroni peggiori», sibila. E alla fine non rimase nessuno.
è possibile trovare soddisfazione in piaceri visivi che non sono complicati da teorie (P.C.Johnson)
Non discuto più con gli stupidi, prima ti trascinano al loro livello, poi ti battono per esperienza :)

#2394
il Fatto quotidiano ne ha parlato.. :wink:
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Questo è il nostro segreto profondo: il tuo cuore lo porto con me, lo porto nel mio. <3

#2395
ma a me va benissimo che cali l'accetta su programmi/emittenti tv di questo tipo, e sulle radio. Non capisco però perchè salvare i finanziamenti ai giornali di partito (di tutti i partiti, incluso il ceppalonico "Il Campanile", che stipendia e pubblica gli articoli della famiglia Mastella).

Il punto è: se il decreto milleproroghe è passato e i finanziamenti ai giornali di partito non sono stati tagliati, io cittadino, cosa posso fare?
un referendum costa tempo e soldi, non darebbe garanzie di risultato e tempo 2 mesi farebbero un'altra legge per ripristinarlo...

a me fanno schifo le sabbie mobili in cui siamo impantanati, non ne faccio un discorso di destra/sinistra....

poi certo, riconosco che mi fa schifo la figura umana, politica e professionale di Berlusconi, ma questo è un altro discorso :wink:
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Casa Spozilli
Babyzillo

#2396
chiaretta ha scritto:.

a me fanno schifo le sabbie mobili in cui siamo impantanati, non ne faccio un discorso di destra/sinistra....

poi certo, riconosco che mi fa schifo la figura umana, politica e professionale di Berlusconi, ma questo è un altro discorso :wink:
quoto...esattamente com'è nella mia testa :?
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“Non ho mai pagato una donna in vita mia”. Dunque erano stagiste.

#2398
ROMA - Il Tg1 di Augusto Minzolini ha dato notizie false sul caso Mills. E l'Ordine dei giornalisti e la Rai dovrebbero reagire in modo esemplare. E' quello che affermano e chiedono più di 60mila cittadini, che nelle ultime ore hanno sottoscritto un appello indirizzato a Lorenzo Del Boca, presidente dell'Odg, e Paolo Garimberti, presidente della Rai. Oggetto: segnalazione di una grave violazione della deontologia professionale. "Non si tratta di destra e sinistra, Minzolini ha il diritto di esprimere le proprie opinioni", scrive Arianna Ciccone, prima firmataria della lettera. Ma nell'edizione delle 13 e 30 del Tg1 del 26 febbraio "è stata data una notizia falsa". David Mills non è stato assolto, come per ben due volte è stato ripetuto al Tg1. Ma ha commesso un reato che è stato prescritto.http://www.repubblica.it/politica/2010/ ... 1-2460213/
http://temi.repubblica.it/micromega-onl ... assazione/
Ma la conferma della condanna dell'avv. Mills al risarcimento del danno ci dice anche che la Cassazione ha condiviso il giudizio di colpevolezza dell'imputato a cui sono pervenuti i giudici di merito. La colpevolezza dell'avv. Mills accertata dal Tribunale di Milano e confermata dalla Corte d'appello è stata definitivamente sancita, con l'autorità del giudicato, dalla sentenza della Cassazione che, in tanto ha potuto confermare la responsabilità civile di costui in quanto ha ritenuto che la corruzione effettivamente c'è stata.

Quindi la sentenza delle Sezioni Unite, anche se ha annullato le due sentenze di condanna emesse a carico di Mills, essendo decorso il termine di prescrizione del reato, non ha sconfessato l'operato dei giudici di merito, né tanto meno l'accertamento di verità posto a base delle due condanne. E per il Presidente del Consiglio si è trattato di una vera e propria batosta, una disfatta giudiziaria a cui i telegiornali di regime hanno cambiato natura per neutralizzarne la portata di fronte all'opinione pubblica.
E' stata la prescrizione del reato, maturata dopo la sentenza della Corte d'appello del 27/10/2009, a determinare il proscioglimento dell'imputato. La prescrizione è maturata grazie alla legge ex Cirielli del 2005, che ha ridotto la prescrizione per il reato di corruzione in atti giudiziari da 15 a 10 anni. Una riforma provvidenziale!
omnia munda mundis

#2399
il sito della britannica BBC titolando il suo articolo "L'Italia indifferente al processo per corruzione di Berlusconi".

"Immaginate la stessa situazione in altri paesi, dove il capo di un Governo è coinvolto in un'enorme truffa per corruzione. Non ci si potrebbe neanche muovere fuori dal tribunale a causa dei microfoni e degli obiettivi delle telecamere. Ma non in Italia. Qui la maggioranza degli italiani è silenziosamente rassegnata a vedere il loro capo muoversi ai confini della legalità; una bufera ogni tanto mostra solo che è umano. È persino una caratteristica della sua personalità eccentrica", scrive la BBC. E in effetti la notizia ha fatto molto più scalpore all'estero.
Il New York Times ha titolato "L'Italia condanna un avvocato che ha preso dei soldi per proteggere il Premier".


"In Italia, la sentenza non era nemmeno una delle notizie principali al telegiornale della sera.... Così la storia del giorno (le dimissioni di Veltroni, ndr) non era sulla corruzione, ma sulla presa di potere sempre più asfissiante di Berlusconi in Italia", scrive Rachel Donadio, corrispondente da Roma. Sempre dagli Stati Uniti, il Washington Post ha titolato "Avvocato britannico condannato in un processo legato a Berlusconi" e commentato "la condanna crea imbarazzo politico per Berlusconi, uomo d'affari miliardario, il cui governo lo scorso anno ha approvato una legge che gli concede l'immunità giudiziaria".

Molto diretto come sempre il quotidiano spagnolo El Pais: "Azienda di Berlusconi corruppe l'avvocato Mills". L'articolo parla di "un'ombra inquietante sui comportamenti giudiziari del Cavaliere. Secondo il tribunale, i 600.000 dollari pagati a Mills dalla Fininvest nel 1998, sono serviti a comprare la testimonianza favorevole dell'avvocato nei processi per corruzione alla Guardia di Finanza e nel caso "All Iberian", con lo scopo di discolpare Berlusconi". "Quattro anni di prigione per l'avvocato corrotto da Berlusconi" è il titolo di El Mundo.
http://vistidalontano.blogosfere.it/200 ... sconi.html
omnia munda mundis