Scendere in piazza per la banda larga
No che non c’era da aspettarselo. E no che non va bene. Tutti i siti di ieri mettevano in evidenza che Berlusconi ha risposto finalmente alle famose domande di "Repubblica",
solo che invece di rispondere a "Repubblica" ha risposto a Vespa. E va bene. A qualcuno comunque il premier risponde. Peccato che non è così determinante che Berlusconi dica di non avere mai avuto una relazione con Noemi e di essere in buona salute. Perché la notizia di ieri non è questa, ma un’altra, infinitamente più importante, e infinitamente più strategica per il futuro di tutti noi e dei nostri figli.L’annuncio è stato netto e persino un po’ distratto, come fosse una cosa inevitabile, visto che c’è la crisi. Gianni Letta, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio ha dichiarato che "i soldi per la banda larga li daremo quando usciremo dalla crisi".
Stiamo parlando di una delle poche sensate e moderne previste da questo governo. Gli 800 milioni di euro che il governo avrebbe dovuto dare dentro un progetto da un miliardo e mezzo di euro. Insomma quello che viene chiamato come "piano Romani" - da Paolo Romani, viceministro per lo Sviluppo con delega alle Comunicazioni. Il piano avrebbe reso il nostro paese un po’ meno disallineato dagli altri paesi europei. Avrebbe portato una banda larga a 20 Megabit perlomeno al 95 per cento della popolazione italiana entro due anni e mezzo, e portato a 2 Megabit quel che restava. Un progetto indispensabile per un paese che vuole crescere, ma soprattutto per un paese che nel turismo e nel turismo culturale vuole
investire per il futuro. La banda larga serve a poco se fabbrichi tondini metallici (e seppure), ma serve moltissimo se sei un paese che arranca con quello che un tempo veniva chiamato terziario avanzato.
La situazione della banda e della rete in Italia è drammatica. E se non cambierà qualcosa, il nostro destino sarà ancora meno roseo di quanto già si può immaginare. Il destino di un paese vecchio, privo di una vocazione alla ricerca e alla modernità, dove il motore dell’economia è nell’indifferenza e nel day by day della piccola industria, il destino di un paese che ha altri interessi, non certo quello di metterci al centro del mondo con la tecnologia e il digitale. Questa rinuncia la pagheremo pesantemente. Ma se anziché rincorrere agli scandaletti ipotetici di Berlusconi si pensasse a cose più serie, su una punto come questo i giovani dovrebbero scendere in piazza. Perché il loro futuro in questo modo è ancora più a rischio. Ma tanto non ci andranno, visto che nessuno glielo spiega, e nessuno li aiuta a capire.
(UNITA')