Inviato: 22/02/10 12:59
Campania, farsa Cosentino: dimissioni ritiratedi Ma.Ge.tutti gli articoli dell'autore
È davvero paradossale: il premier che giura di voler dare un segnale al paese e invoca «pulizia e trasparenza nelle liste» è lo stesso che chiede di persona a Nicola Cosentino, indagato per concorso esterno in associazione mafiosa, di restare al suo posto e di comporre, da coordinatore del Pdl campano, le liste per le prossime regionali in Campania. «Mi raccomando le liste - appunto - pulite e trasparenti», gli avrebbe detto Berlusconi - secondo la vulgata - durante l’incontro, ieri mattina, a Palazzo Grazioli.
Un braccio di ferro proprio sulle candidature regionali. Poi l’annuncio di Berlusconi che le dimissioni, sbattute da Cosentino sul tavolo dopo aver perso il braccio di ferro con l’Udc sul candidato alla Provincia di Caserta, erano state ritirate. «Resto in sella, al mio posto», conferma in serata il sottosegretario circondato dai giovani del Pdl campano. In mezzo, un giallo che dura alcune ore in cui ancora dopo l’incontro a Palazzo Grazioli il suo entourage faceva capire che le dimissioni erano ancora sul tavolo. Alla fine, il risultato è che Cosentino, alla lettera un «impresentabile» secondo le regole scandite dallo stesso Berlusconi, resta al suo posto e, dopo che la maggioranza parlamentare gli ha già fatto scudo di fronte alla richiesta dei magistrati partenopei di procedere all’arresto, nelle sue mani il premier, che lo ha rimesso in pista, consegna il Pdl campano. Caldoro, il candidato che il Pdl gli ha preferito, non può fare a meno di lui e dei suoi voti.
E nemmeno Berlusconi. «Ripescato come a Sanremo», commenta con amara ironia il segretario del Pd campano, Enzo Amendola. Una «permanenza» la sua che indebolisce e non di poco la credibilità degli annunci del governo in ordine alla lotta alla malavita organizzata e alla corruzione», fa notare il responsabile Giustizia del Pd Andrea Orlando.
Ma non è che la prima «deroga» annunciata. Nel basso Lazio, per non allontanarsi troppo, Claudio Fazzone, ras di Fondi e del basso Lazio. uomo chiave nella decisione di non sciogliere Fondi per mafia, indagato per una vicenda di raccomandazione in campo sanitario, non dovrebbe avere chance. in base alla regola di Berlusconi. Contro di lui l’editore di Latina Oggi Ciarrapico invoca «il giudizio del capo». Ma nel Pdl laziale sono convinti che più che la ragione etica sarà la ragione elettorale a regolare i conti nel basso Lazio, che promette uno scarto di almeno 80mila voti.UNITA'
È davvero paradossale: il premier che giura di voler dare un segnale al paese e invoca «pulizia e trasparenza nelle liste» è lo stesso che chiede di persona a Nicola Cosentino, indagato per concorso esterno in associazione mafiosa, di restare al suo posto e di comporre, da coordinatore del Pdl campano, le liste per le prossime regionali in Campania. «Mi raccomando le liste - appunto - pulite e trasparenti», gli avrebbe detto Berlusconi - secondo la vulgata - durante l’incontro, ieri mattina, a Palazzo Grazioli.
Un braccio di ferro proprio sulle candidature regionali. Poi l’annuncio di Berlusconi che le dimissioni, sbattute da Cosentino sul tavolo dopo aver perso il braccio di ferro con l’Udc sul candidato alla Provincia di Caserta, erano state ritirate. «Resto in sella, al mio posto», conferma in serata il sottosegretario circondato dai giovani del Pdl campano. In mezzo, un giallo che dura alcune ore in cui ancora dopo l’incontro a Palazzo Grazioli il suo entourage faceva capire che le dimissioni erano ancora sul tavolo. Alla fine, il risultato è che Cosentino, alla lettera un «impresentabile» secondo le regole scandite dallo stesso Berlusconi, resta al suo posto e, dopo che la maggioranza parlamentare gli ha già fatto scudo di fronte alla richiesta dei magistrati partenopei di procedere all’arresto, nelle sue mani il premier, che lo ha rimesso in pista, consegna il Pdl campano. Caldoro, il candidato che il Pdl gli ha preferito, non può fare a meno di lui e dei suoi voti.
E nemmeno Berlusconi. «Ripescato come a Sanremo», commenta con amara ironia il segretario del Pd campano, Enzo Amendola. Una «permanenza» la sua che indebolisce e non di poco la credibilità degli annunci del governo in ordine alla lotta alla malavita organizzata e alla corruzione», fa notare il responsabile Giustizia del Pd Andrea Orlando.
Ma non è che la prima «deroga» annunciata. Nel basso Lazio, per non allontanarsi troppo, Claudio Fazzone, ras di Fondi e del basso Lazio. uomo chiave nella decisione di non sciogliere Fondi per mafia, indagato per una vicenda di raccomandazione in campo sanitario, non dovrebbe avere chance. in base alla regola di Berlusconi. Contro di lui l’editore di Latina Oggi Ciarrapico invoca «il giudizio del capo». Ma nel Pdl laziale sono convinti che più che la ragione etica sarà la ragione elettorale a regolare i conti nel basso Lazio, che promette uno scarto di almeno 80mila voti.UNITA'