Inviato: 05/03/10 15:07
http://www.corriere.it/politica/special ... aabe.shtml
Tre punti persi in una sola settimana. Tanto è costato al Pdl il caos delle liste. Tre punti secchi in meno su scala nazionale, come uno sbrego sul volto di Berlusconi, che ieri si è presentato così ai dirigenti del partito. Perché più dell’inchiesta sugli appalti del G8, più degli strascichi del processo Mills, più delle polemiche con l’opposizione sulle leggi ad personam, «la causa che ci ha fatto precipitare nei sondaggi » è stata la settimana di passione tra Roma e Milano, le disavventure sulle candidature, gli errori, le omissioni, «ma soprattutto il rimbalzo di responsabilità, lo scambio di accuse tra di noi», quell’immagine devastante dell’uno contro l’altro.
Tre punti, «il Pdl dal 40,8% è passato al 37,9%», secondo Berlusconi. Quella ferita è stata rimediata «perché noi non abbiamo difeso, come dovevamo invece fare, i nostri dirigenti locali», mentre c’era da scaricare ogni responsabilità «sui nostri avversari e sulla magistratura che usa ogni mezzo pur di colpirmi». Secondo il premier si è trattato di un errore di strategia comunicativa, «abbiamo fatto passare l’idea che noi, che siamo al governo, non siamo nemmeno capaci di presentare delle liste».
Tutto ruota attorno al duello Berlusconi- Fini, «e se possibile bisogna che il rapporto si sani», dice il ministro Matteoli, preoccupato dalla piega degli eventi. Non sono chiari i motivi che hanno provocato una ripresa del conflitto, ma non c’è dubbio che il calo di consensi è stato determinato anche dalla rinnovata ostilità tra i due. Nell’immaginario collettivo degli elettori del Pdl resterà impresso lo scontro tra i «cofondatori » che si è giocato proprio mentre in Lazio e in Lombardia stava per scoppiare il caos delle liste: con Berlusconi da una parte, che lanciava i Promotori delle libertà, quasi un partito parallelo al Pdl; e con Fini dall’altra che - a un mese dal voto - introduceva l’idea di riformare il sistema pensionistico. Tre punti sotto. Ecco il risultato. Senza che nel Pdl si capisca fino a che punto i due vogliano arrivare. Perché il Cavaliere sostiene di non avere «intenzione di salire su un altro predellino», non se lo può permettere, dato che sta al governo.
E perché Fini ripete che «non c’è alternativa al Pdl», a meno che non intenda sconfessare il suo credo di bipolarista. Ma il conflitto resta, e non solo ha generato una lotta senza quartiere sul territorio, rischia di riflettersi sul governo. Il risultato delle Regionali influirà sul restante percorso della legislatura, ma l’impressione nella maggioranza è che - per dirla con il segretario del Pri, Nucara - «il centrodestra abbia la stessa sindrome che afflisse l’Ulivo nel ’97, quando iniziarono a litigare per il potere, pensando che Berlusconi fosse stato definitivamente sconfitto, e che loro avrebbero governato per vent’anni. Non andò così e tutti persero tutto».Francesco Verderami
Tre punti persi in una sola settimana. Tanto è costato al Pdl il caos delle liste. Tre punti secchi in meno su scala nazionale, come uno sbrego sul volto di Berlusconi, che ieri si è presentato così ai dirigenti del partito. Perché più dell’inchiesta sugli appalti del G8, più degli strascichi del processo Mills, più delle polemiche con l’opposizione sulle leggi ad personam, «la causa che ci ha fatto precipitare nei sondaggi » è stata la settimana di passione tra Roma e Milano, le disavventure sulle candidature, gli errori, le omissioni, «ma soprattutto il rimbalzo di responsabilità, lo scambio di accuse tra di noi», quell’immagine devastante dell’uno contro l’altro.
Tre punti, «il Pdl dal 40,8% è passato al 37,9%», secondo Berlusconi. Quella ferita è stata rimediata «perché noi non abbiamo difeso, come dovevamo invece fare, i nostri dirigenti locali», mentre c’era da scaricare ogni responsabilità «sui nostri avversari e sulla magistratura che usa ogni mezzo pur di colpirmi». Secondo il premier si è trattato di un errore di strategia comunicativa, «abbiamo fatto passare l’idea che noi, che siamo al governo, non siamo nemmeno capaci di presentare delle liste».
Tutto ruota attorno al duello Berlusconi- Fini, «e se possibile bisogna che il rapporto si sani», dice il ministro Matteoli, preoccupato dalla piega degli eventi. Non sono chiari i motivi che hanno provocato una ripresa del conflitto, ma non c’è dubbio che il calo di consensi è stato determinato anche dalla rinnovata ostilità tra i due. Nell’immaginario collettivo degli elettori del Pdl resterà impresso lo scontro tra i «cofondatori » che si è giocato proprio mentre in Lazio e in Lombardia stava per scoppiare il caos delle liste: con Berlusconi da una parte, che lanciava i Promotori delle libertà, quasi un partito parallelo al Pdl; e con Fini dall’altra che - a un mese dal voto - introduceva l’idea di riformare il sistema pensionistico. Tre punti sotto. Ecco il risultato. Senza che nel Pdl si capisca fino a che punto i due vogliano arrivare. Perché il Cavaliere sostiene di non avere «intenzione di salire su un altro predellino», non se lo può permettere, dato che sta al governo.
E perché Fini ripete che «non c’è alternativa al Pdl», a meno che non intenda sconfessare il suo credo di bipolarista. Ma il conflitto resta, e non solo ha generato una lotta senza quartiere sul territorio, rischia di riflettersi sul governo. Il risultato delle Regionali influirà sul restante percorso della legislatura, ma l’impressione nella maggioranza è che - per dirla con il segretario del Pri, Nucara - «il centrodestra abbia la stessa sindrome che afflisse l’Ulivo nel ’97, quando iniziarono a litigare per il potere, pensando che Berlusconi fosse stato definitivamente sconfitto, e che loro avrebbero governato per vent’anni. Non andò così e tutti persero tutto».Francesco Verderami