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Inviato: 19/06/09 8:22
da kimikalli
L'Economist: Berlusconi fa pressioni e denunce a stampa estera

LONDRA (18 giugno) - «Il primo ministro italiano fa campagna contro i media stranieri». Lo scrive l'Economist nel numero in edicola domani, ricordando ad esempio il tentativo di non far pubblicare le foto scattate alla sua residenza in Sardegna, che «egli considera un'invasione della sua privacy», ma che la «la stampa estera vede come qualcosa che tradisce un'avversione per la libera stampa».

Ricordando poi le critiche alla stampa estera, l'Economist scrive che «alcuni ambasciatori italiani hanno fatto pressione sui media ostili a Berlusconi. L'ambasciatore italiano a Madrid ha scritto al quotidiano El Pais per lamentare “una sistematica campagna di demolizione dell'immagine dell'Italia”. Un giornalista straniero a Roma è stato recentemente convocato al ministero degli Esteri. Lo staff di Berlusconi ha tentato di convincere un ambasciatore straniero a mettere in riga i giornalisti del suo paese. Ma Berlusconi e i suoi sostenitori si rifiutano di discutere direttamente con chi è critico. I corrispondenti stranieri si lamentano che è spesso impossibile assicurarsi un'intervista con qualsiasi ministro».

«Alcuni giornalisti - prosegue l'Economist - credono che i loro telefoni siano intercettati. E la minaccia di azioni legali è costante. L'avvocato di Berlusconi sta lanciando un'azione legale contro El Pais perchè ha pubblicato le foto della Sardegna. Fino a Berlusconi i primi ministri italiani tendevano a non fare causa ai giornali. Berlusconi fa causa in abbondanza (compreso all'Economist)».

«Mentre si prepara a presiedere il vertice del G8 all'Aquila - conclude il settimanale - Berlusconi potrebbe voler considerare l'effetto che i suoi attacchi sulla stampa straniera hanno sulla sua immagine e quella del suo Paese».

Allora GHEDINI ha ripreso la sua attività di avvocato sopspesa a causa del Lodo alfano... :wink:
Le faticose giornate dell'on. avv. Ghedini
di Marco Travaglio Un anno fa l'on. avv. Niccolò Ghedini era un uomo distrutto: il cliente più lucroso del mondo, rendendosi immune dai processi col lodo Alfano, gli aveva sottratto il pane di bocca. Lui infatti s'era detto contrario al Lodo, confidando di «vincere i processi in aula» (nel senso di tribunale). Il noto cliente, conoscendosi, preferì vincerli in un'altra aula (nel senso di Parlamento). Ma ben presto l'On.Avv. si rivelò uomo di poca fede. L'illustre cliente, per non lasciarlo disoccupato, seguitò a combinarne di tutti i colori, garantendogli una mole di lavoro che fiaccherebbe un rinoceronte. Il divorzio da Veronica ha costretto il penalista a mobilitare le sue due sorelle, per dividere il lavoro. E poi l'inchiesta Saccà, con tutte quelle ragazze da sistemare perché sennò parlano. E poi quella svampita di Noemi da Casoria, che s'è messa addirittura a parlare. E poi la sentenza Mills, su cui il difensore del cliente non-più-imputato ha voluto comunque dire la sua. E poi le foto di Villa Certosa, gnocca e voli di Stato. E ora l'inchiesta a Bari su altri stock di gnocca a prezzi di realizzo, stavolta a Palazzo Grazioli. E poi le comparsate tv per gridare «mavalà» e le dichiarazioni alla stampa per difendere l'indifendibile, prima che il Cliente apra bocca e faccia altri danni. Giorni e notti a scartabellare, denunciare, esternare. Una vita d'inferno. Poi è chiaro che uno perde il filo e non sa più come si chiama. Come quando dice: «Non è casuale che l'avvocato del fotografo Zappadu sia eurodeputato Idv: una doppia veste - avvocato e parlamentare - che non si dovrebbe confondere...». O quando tenta di smentire la versione di Patrizia confermandola (e poi rettificando): «Ancorchè fossero vere le indicazioni della ragazza, e vere non sono, il premier sarebbe l'utilizzatore finale e quindi mai penalmente punibile». Ecco: senza rettifica, ora saremmo autorizzati a definire il premier «utilizzatore finale» di ragazze a tassametro. E a sospettare Ghedini artefice del complotto ai suoi danni. In ogni caso: grazie, avvocato.

Inviato: 19/06/09 8:45
da kimikalli
l’editoriale di 13/06/09 di Angelo Panebianco sul Corriere della Sera.
Mario Segni

Sistema elettorale
Referendum, antidoto ai troppi partiti
Gli italiani saranno chiamati il 21 giugno a votare per un referendum che propone di modificare la legge elettorale in vigore. Come risulta dai sondaggi, tanti italiani sono ancora disinformati, non sanno nulla dei quesiti referendari. E, inoltre, una gran parte delle forze politiche li incita alla astensione. Anche in queste sfavorevoli circostanze è però giusto continuare a discuterne.
La mia prima osservazione è che diversi critici del referendum hanno avanzato una obiezione che non sembra leale. Hanno sostenuto che quello che uscirebbe da una vittoria dei «sì» nel referendum non sarebbe comunque un buon sistema elettorale. L'obiezione non mi pare leale perché in Italia non esiste l'istituto del referendum propositivo. Non si può dunque sottoporre al voto popolare il sistema elettorale che si preferisce (io, per esempio, preferisco di gran lunga i sistemi elettorali maggioritari, con collegi uninominali). Col referendum abrogativo si può solo incidere su leggi esistenti. Il referendum tenta semplicemente di migliorare quella che in tanti giudichiamo una pessima legge elettorale. Non può fare nulla di più. Per onestà nei confronti dei lettori devo precisare che mentre scrivo questo articolo mi trovo in flagrante conflitto di interessi. Faccio parte del comitato promotore del referendum e certamente intendo difendere, insieme al referendum, la coerenza e la validità della mia scelta.
Intendevano (intendevamo) contrastare l'aspetto più grave e pericoloso della legge elettorale in vigore: il fatto che essa non contiene alcun anticorChe cosa intendevano (intendevamo) fare i proponenti del referendum, soprattutto con il quesito più importante, quello che chiede di spostare dalla coalizione di partiti alla singola lista il premio di maggioranza? po contro la frammentazione partitica (e ricordo che fra tutti i pericoli che può correre una democrazia quelli che vengono da un eccesso di frammentazione partitica sono di gran lunga i più gravi). Ma, si obietterà: alle ultime elezioni, nonostante la legge in vigore, la frammentazione partitica è stata drasticamente ridotta. E’ vero ma la causa è stata esclusivamente una decisione politica: la scelta di Walter Veltroni di sbarazzarsi dell'antica coalizione di centrosinistra e di puntare sul «partito a vocazione maggioritaria».
Fu quella decisione che, ricompattando la sinistra (anche se non del tutto: Veltroni commise poi il gravissimo errore di allearsi con Di Pietro), obbligò anche la destra a un analogo ricompattamento (con la nascita del Popolo della Libertà). Ma ora Veltroni è fuori gioco e anche il partito a vocazione maggioritaria è stato messo in soffitta.
Alle prossime elezioni il Partito democratico tornerà, presumibilmente, a una più tradizionale politica delle alleanze (ed è plausibile che, per diretta conseguenza, si manifestino tendenze disgregative anche a destra). La legge elettorale in vigore tornerà allora a sviluppare le sue letali tossine, alimenterà di nuovo la frammentazione partitica. Se non si fa qualcosa (e l'unico «qualcosa » possibile è, al momento, il referendum) il sistema politico italiano sarà di nuovo tra pochi anni, come è stato negli ultimi decenni (fino al 2008), il più frammentato dell'Europa occidentale.Come sempre quando si ragiona di sistemi elettorali le critiche più serie e argomentate alla proposta referendaria sono state avanzate da Giovanni Sartori. Sartori fa due obiezioni. La prima: con il sistema elettorale che uscirebbe dal referendum un partito che raggiungesse, poniamo, solo il trenta per cento dei voti potrebbe aggiudicarsi il premio di maggioranza conquistando la maggioranza assoluta dei seggi. La seconda: poiché il premio di maggioranza va alla lista più votata la legge verrebbe aggirata con la formazione di liste-arlecchino formate da tanti partiti che si metterebbero insieme solo per conquistare il premio di maggioranza e si dividerebbero di nuovo il giorno dopo le elezioni. Si tratta di obiezioni serie ma mi permetto di fare due osservazioni. La prima è che, certamente, è in teoria possibile che un partito con solo il trenta per cento dei voti conquisti il premio di maggioranza e quindi la maggioranza assoluta dei seggi. Però, questo è vero anche nel caso dei sistemi maggioritari: nulla vieta, in teoria, che un partito si aggiudichi la maggioranza dei collegi (e quindi la maggioranza dei seggi) ottenendo però, su scala nazionale, un numero di voti limitato. In un sistema maggioritario ciò può accadere se nei collegi sono presenti molti partiti. Più in generale, nei sistemi maggioritari, è quasi sempre la minoranza elettorale più forte che si aggiudica la maggioranza dei seggi.
In pratica, però, non credo che se si votasse con il sistema elettorale che uscirebbe dal referendum correremmo questo rischio: gli elettori sarebbero portati a concentrare i loro voti sulle due formazioni più forti (è l'effetto del cosiddetto «voto utile» o strategico). Mi azzardo addirittura a fare una previsione: se si votasse con il sistema elettorale proposto dal referendum ci sarebbe un duello all'ultimo voto fra Popolo della Libertà e Partito democratico, e il partito che fra i due uscisse perdente supererebbe comunque la soglia del quaranta per cento dei voti (per effetto, appunto, del «voto utile»).
E vengo al problema delle liste-arlecchino. Sartori ha ragione: molti piccoli partiti si aggregherebbero al carro dei due partiti più grandi. Però, la loro libertà d'azione dopo il voto verrebbe compromessa. Una cosa, per un piccolo partito, è disporre di un proprio simbolo e di autonomo finanziamento pubblico. Una cosa completamente diversa è rinunciare al simbolo (e, con esso, a un rapporto diretto, non mediato, col proprio elettorato) e dover per giunta fare i conti, per la spartizione dei finanziamenti, con il gruppo dirigente del grande partito a cui ci si è aggregati. Non credo che, dopo le elezioni, quei piccoli partiti disporrebbero ancora di molta libertà d'azione. Se così non fosse, d'altra parte, perché mai la Lega dovrebbe essere, come è, così ferocemente contraria al referendum? E perché mai Di Pietro (oggi politicamente molto più forte rispetto a quando vennero raccolte le firme del referendum) si sarebbe ora schierato per il «no» dopo avere sostenuto per tanto tempo il «sì»?I nemici di Berlusconi temono che, con il nuovo sistema, egli possa rafforzarsi ulteriormente. Osservo che è sbagliato giudicare i sistemi elettorali alla luce di preoccupazioni politiche contingenti. Prima o poi, Berlusconi dovrà comunque lasciare il campo. Invece, il rischio, esasperato dall'attuale legge elettorale, di un'eccessiva frammentazione partitica peserà a lungo su di noi. Se non riusciremo, con il referendum, ad aiutare la classe politica a porvi rimedio.
Angelo Panebianco

Inviato: 19/06/09 10:44
da Anna73
fedelyon ha scritto:Ecco! Ho trovato i fac-simili delle schede su questo sito
Ok grazie, ora mi è + chiaro :wink:

Inviato: 19/06/09 11:49
da Cla'
Mercury ha scritto:[
dovremmo riflettere anche del fatto che nessuno parla di questo referendum! fosse stato vantaggioso per qualsivoglia fazione politica, i media avrebbero pompato l'evento... e invece no...
Questo mi fa arrabbiare.
Anch'io sono indecisa sui primi due quesiti e mi scoccerebbe invalidare la scheda o non ritirarla.
Mi piacerebbe che in televisione ci fosse un dibattito, o almeno una parvenza, per spiegarli meglio e non solo i 3 minuti canonici di spot che spiegano dove mettere la x e come piegare la scheda. Magari non mi chiarirebbe le idee e magari sì.
Invece no, anche il giorno prima del referendum, il problema sono le zoccole di Berlusconi e le scosse di D'Alema. Non possono fare una pausa e riprendere il discorso lunedì sera? :evil:

Inviato: 19/06/09 12:11
da Roby:MI
.... qui qualcosa sta cambiando ... anche l'Avvenire ... ora fa domande e chiede spiegazioni ....

mi piace pensare che anche le fette di salame sugli occhi che alcuni si ostinano a portare ... possano nel breve lasciare spazio alla vista reale di un "puttaniere del consiglio" immorale ed indegno a governare ....

Inviato: 19/06/09 12:13
da Art69
Anna73 ha scritto:
Art69 ha scritto: In alto, in senso orizzontale, sono indicati i mesi da maggio a dicembre (segno che da sempre questa è la reale e definitiva data di consegna) e, nella riga sotto, i giorni necessari per la conclusione del progetto CASE, 250 giorni in tutto.
Siamo su un forum di arredamento, dove la maggioranza degli utenti ha acquistato case in costruzione e hanno potuto seguire i lavori fin dalle fondamenta.
Sarei curiosa di fare un sondaggio tra questi utenti... per vedere quanti, tra di loro, hanno avuto la casa pronta in 250 giorni :roll:
Altra curiosità: quanto tempo sono rimasti i terremotati nelle tende, in occasione di terremoti altrettanto devastanti, avvenuti nel passato?
Quelle che saranno messe sono case prefabbricate, che si costruiscono in 3 mesi.
Ora, 250 giorni per dare le case chiavi in mano non è un tempo scandaloso, tutto sommato.
Ma mi ricordo che, nel turbinio di cifre in libertà che piace tanto al nostro premier, aveva parlato di case consegnate prima dell'inizio dell'estate....

In Umbria, per avere tutto ricostruito, ci sono voluti dieci anni, anzi a 12 anni dal sisma ci sono ancora cose da sistemare.
In Friuli credo abbiano fatto prima.

Inviato: 19/06/09 12:33
da Art69
Mercury ha scritto:
difra64 ha scritto:gli ultimi 21 referendum (ovvero dal 1997) sono andati tutti disattesi per mancanza di raggiungimento del quorum

direi che questo dovrebbe far riflettere su un sacco di cose
bell'articolo Difra :)
dovremmo riflettere anche del fatto che nessuno parla di questo referendum! fosse stato vantaggioso per qualsivoglia fazione politica, i media avrebbero pompato l'evento... e invece no...

sottolineo che, proprio allo scopo di farlo fallire, la Lega ha minacciato la crisi di governo ed ha imposto un notevole esborso ai contribuenti per evitare l'accorpamento dei referendum alle elezioni europee. La bellezza di 600 milioni di euro delle nostre tasse.
Che sarebbero stati disponibili per i terremotati dell'Abruzzo, per esempio.
Siamo già andati a votare 2 settimane fa, non sarebbe stato più semplice farci segnare una scheda in più?

L'attuale legge elettorale è, per ammissione del suo primo firmatario, una porcata.
Sono molto favorevole all'abolizione delle candidature multiple.
Circa l'esito dei due primi quesiti, sull'abolizione del premio di maggioranza, i miglioramenti saranno minimi ma almeno è un primo passo in direzione di una riforma decente per la quale ci sono ancora margini di discussione.

Andate a votare domenica, è importante, anche se vogliono farci credere di no........
Si deve SEMPRE andare a votare ai referendum, mai astenersi... è, per ora, l'unico strumento di democrazia diretta che ci rimane... tutt'al più, se uno è contrario ai quesiti in un referendum abrogativo, può sempre votare NO per il mantenimento della legge. Purtroppo, da diversi anni, tutti i referendum sono falliti solo per mancanza del quorum, e questo non è un buon segno in democrazia.

Al terzo quesito sono stra-favorevole, almeno la finiamo con quelli che si candidano alla Camera in tutte le circoscrizioni e al Senato in tutte le Regioni (e non penso solo a S.B., visto che come diceva Segni a Rai3 stamattina con questo giochino alle scorse politiche 150 persone tra Camera e Senato hanno lasciato il posto ad un'altro).

Non sono convinto di votare SI ai primi due quesiti, perchè non credo che lo spostare un premio di maggioranza dalla coalizione al singolo partito faccia bene al nostro sistema elettorale, che non è comunque arrivato al bipolarismo, e non so se ci arriverà, e sicuramente non arriverà al bipartitismo e credo che molto difficilmente al bipolarismo.

C'è da dire però che il referendum è nato quando c'era una maggiore frammentazione politica sia nel centrosinistra che nel centrodestra, e quindi lo scopo dei primi due quesiti è in parte superato.

C'è un problema che però questo referendum non risolve, se non indirettamente nel terzo quesito, ed è un male del nostro sistema elettorale alle elezioni politiche: la mancanza delle preferenze.

Inviato: 20/06/09 15:07
da Roby:MI
.... non per infierire ... ma visto che alcuni si ostinano nel tenersi belle strette le fette di salame che qualcuno gli ha ben posizionato sopra gli occhi ... ecco qui ... una chiarissima intervista che illustra la vera natura del nostro "puttaniere" del consiglio ... la persona che governa il nostro paese ... e che incide come tale sul nostro futuro e su quello dei nostri figli .....


http://tv.repubblica.it/copertina/cosi- ... 4132?video

Inviato: 20/06/09 15:15
da Gianfry
Nessuno ha ancora postato questo link, allora lo faccio io.....

http://www.youtube.com/watch?v=F4i52SDk ... re=popular

Inviato: 21/06/09 10:09
da gebo*
A tutto c'e' un limite :lol: :lol: :lol:

Da Repubblica (Il resto dell'articolo e' la solita zuppa, ma nasconde una "perla" ....)



http://www.repubblica.it/2009/06/sezion ... gazza.html


Ricevette dei regali quella sera?
"Sì. Dei gioielli a forma di farfallina e tartarughina. E anche delle statuine".

Che statuine?
"A Palazzo Grazioli, il presidente ha un Colosseo di pietra in cui ci sono delle figurine tipo bamboline di Thun. Io mi ero avvicinata per guardare e il presidente mi disse: 'Ti piacciono? Dai, prendine una'".

E cosa raffigurano queste statuine?
"Dei guerrieri. Tipo gladiatori".

Inviato: 21/06/09 14:49
da sunset
in questo articolo
http://www.corriere.it/politica/09_giug ... aabc.shtml una frase inquietante
L’amica risponde: «Tutto davanti alle guardie del corpo. Uno schifo. Tu sei un’altra come Noemi che gli può fare male».

in che senso?

Inviato: 23/06/09 8:36
da Roby:MI

Inviato: 24/06/09 8:41
da kimikalli
UNITA'
Gnocca continua
Non gliene va bene una, alle Eve Braun che si accalcano nel bunker del fuhrerino da fureria. Denunciano il complotto di D’Alema, poi si scopre che il pm barese Pino Scelsi che indaga su Puttanopoli è lo stesso che indagò su una mazzettina a D’Alema (prescrizione). Allora ecco un altro scoop del Giornale: «È cresciuto in Lotta continua il pm che insegue il premier». Panico negli altri house organ: erano in Lotta continua anche Marcenaro e Panella del Foglio, Briglia della Mondadori, Capuozzo del Tg5, Liguori del Tgcom. Ora il Giornale è costretto a scrivere che la nota toga rossa indaga sull’assessorato alla Sanità della giunta Vendola e sulla frequentazione tra il vicepresidente Frisullo e il noto Tarantini, «utilizzatore iniziale» delle ragazze. E le due testimoni che inguaiano Reo Silvio sono forziste sfegatate: la “escort” Patrizia e la “ragazza immagine” Barbara, candidate nella lista Fitto («La Puglia prima di tutto»). Pare pure che nell’allegra brigata si sniffasse coca, si importassero ragazze dall’Est, si molestassero telefonicamente minorenni, si sfruttasse la prostituzione. Cioè si violassero contemporaneamente il pacchetto sicurezza Maroni per l’arresto dei clandestini, la Fini-Giovanardi per l’arresto dei tossici, la legge Carfagna per l’arresto di squillo e clienti, la legge Carfagna-2 per l’arresto degli “stalker”. Non vorremmo che Al Pappone finisse dentro per una legge fatta da lui. Per intanto Calderoli, che aveva proposto la castrazione fisica dei pedofili («un bel colpo di forbici, e zac!»), non lo fanno più entrare a Palazzo Grazioli. Non si sa mai.
8)
8) 8) :lol:

Inviato: 24/06/09 8:46
da kimikalli
direttore Don Antonio Sciortino parla di "emergenza morale"
Il settimanale cattolico era intervenuto anche sul caso Noemi
Famiglia Cristiana contro il premier
"Indifendibile, ora parli la Chiesa"


Il direttore di Famiglia Cristiana, don Antonio Sciortino
ROMA - "E' stato superato il limite della decenza". Scrive così il direttore del settimanale Famiglia Cristiana, don Antonio Sciortino rispondendo alle lettere dei lettori e definendo "indifendibile" il comportamento del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. La Chiesa italiana, continua Sciortino "non può ignorare l'emergenza morale" di fronte allo scandalo-escort. "Non si può far finta che non stia succedendo nulla, i cristiani (come dimostrano le lettere dei nostri lettori) sono frastornati da questo clima di decadimento morale, attendono dalla Chiesa una valutazione etica meno disincantata".

Don Antonio Sciortino è duro anche nei confronti di chi pensa "di barattare la morale con promesse di leggi favorevoli alla Chiesa: è il classico piatto di lenticchie da respingere al mittente. La Chiesa non può abdicare alla sua missione, nessuno pensi di allettarla con promesse o ricattarla con minacce perchè non intervenga e taccia". E critica il comportamento "gaudente e libertino" di chi considera le donne come "merce" di cui "si potrebbe averne quantitativi gratis". "Che esempio si dà alle giovani generazioni?" chiede don Sciortino.

Già nelle scorse settimane Famiglia Cristiana era intervenuta sulle vicende del presidente del Consiglio. Sempre don Antonio Sciortino, in un editoriale di fine maggio, aveva esortato il premier a dire la verità sui suoi rapporti con Noemi Letizia, parlando di "incongruenze e contraddizioni". E il settimanale cattolico a gennaio aveva lanciato anche un attacco a tutto tondo contro un governo accusato di vivere "fuori dalla realtà. "Siamo un paese incredibile, metà fiaba e metà incubo" si legge nell'articolo, che ritraeva un Silvio Berlusconi preoccupato più dai sondaggi per la cessione di Kakà e del passaggio di Fiorello a Sky che dalle sfide della crisi economica.

Le reazioni. Da Daniela Santanchè, leader del Movimento per l'Italia, la prima risposta all'attacco del settimanale cattolico: "Famiglia Cristiana rappresenta solo un gruppetto eversivo all'interno della Chiesa, Berlusconi non si deve preoccupare". :?: Dello stesso tenore anche il ministro del Lavoro Maurizio Sacconi ("Per fortuna la Chiesa è altra cosa e normalmente non esprime giudizi sommari sulle persone") e il vicepresidente dei senatori del Pdl Gaetano Quagliariello, che biblicamente avverte: "A furia di sostituire il moralismo alla morale si rischia di fare la fine dei farisei". "Grottesco che chi fino a qualche
settimana fa su altre vicende si proponeva come interprete e campione delle fede cattolica, oggi si produca in un attacco così scomposto nei confronti di un giornale che costituisce un importante punto di riferimento per milioni di famiglie italiane come Famiglia Cristiana" E' invece il commento del portavoce del Pd, Andrea Orlando.

Inviato: 24/06/09 10:27
da kimikalli
Quel rischioso gusto della battuta (IL CORRIERE)
Il ruolo istituzionale prevalga sull'istinto guascone
Si sarà mangiato la lingua in questi giorni, Silvio Ber­lusconi, ripensando alla battuta fatta sulla Freccia Rossa nel viaggio inaugurale da Milano a Roma. A un certo punto, come scrisse Tommaso Abate sul Riformista poi ripreso senza smentite da «Dago­spia», si avvicinò con una piccola corte al seguito all’allora primo cittadino di Firenze Leonardo Domenici che era ac­canto a Vasco Errani: «Adesso facciamo divertire il sinda­co ». Si toccò il berrettino con la visiera col quale sarebbe apparso il giorno dopo su tutti i giornali e ammiccò: «Allo­ra, vi piace il presidente ferroviere?». E, mentre quelli ab­bozzavano una risposta, li fulminò con una risata: «Io inve­ce preferisco il presidente puttaniere». Parole che, a rileggerle adesso... :shock: :shock:
Per carità, era solo una battuta. Forse un po’ greve e scalo­gnata, visto il seguito, ma una battuta. E può darsi che, a dispetto di Domenici che sorridendo conferma tutto, il Ca­valiere si possa affrettare ora a smentire. Sono passati tre mesi? Niente paura. «Le smentite non hanno scadenza» dis­se qualche anno fa Gianfranco Fini negando a distanza qua­si di un decennio di aver mai detto alle Iene non solo che «Mussolini è stato il più grande statista del secolo» ma an­che che Berlusconi «per egua­gliare il Duce dovrà pedalare parecchio...». «Una smentita è una notizia data due volte» spiegava Giulio Andreotti: in genere lui preferiva lasciar per­dere. Il fatto è che il premier, que­sto suo amore per le battute do­vuto a un carattere che Gianni Baget Bozzo definiva «gioco­so », l’ha già pagato caro più volte. Basti ricordare le polemi­che seguite alle sue parole a Martin Schulz: «Signor Schulz, so che in Italia c'è un produt­tore che sta montando un film sui campi di concentramen­to nazisti. La suggerirò per il ruolo di kapo». Polemiche che liquidò, infischiandosene delle riprese televisive che mo­stravano lo sconcerto degli europarlamentari, dicendo: «Era solo una battuta per cui è scoppiato a ridere l'intero Parlamento».
Per non dire di altre sortite quali quella sui suoi sforzi per portare a Parma l’authority alimentare: «Ho rispolvera­to le mie doti di playboy con il presidente finlandese Tarja Halonen». Spiritosaggine seguita ancora da polemiche ro­venti: «Purtroppo c'è in giro una generale mancanza di umorismo». È possibile che lo dica di nuovo. È difficile però dissenti­re da quanto scrisse Giuliano Ferrara, che lo stima e gli vuo­le bene, dopo la battuta su Obama abbronzato: «Dovrebbe più spesso subordinare l'istinto guascone al proprio ruolo istituzionale, sedimentato sull'esperienza personale e sul consenso di chi lo ha votato perché faccia il premier e non il battutista. Quando insomma il Cavaliere la smetterà di credersi al di sopra della cretineria, sarà un vantaggio per lui e per tutti». :twisted:

Gian Antonio Stella
24/06/09