Onu, Berlusconi non ascolta Gheddafi
e corteggia il "socialista" Obama
Gli sproloqui del Colonnello non commentati dal nostro leader
che è uscito all'inizio del lungo discorso del leader libico
dal nostro inviato Marco Conti
NEW YORK (24 settembre) - Imbarazzante. Solo la forza della democrazia americana, travasata ieri a piene mani nei ministeriali corridoi del Palazzo di Vetro, poteva sopportare l'arringa del leader libico Muhammar Gheddafi che per un'ora e trentacinque ha sequestrato l'Assemblea dell'Onu.
Uno sproloquio di parole con le quali il Colonnello pensa di averle cantate all'Occidente, a nome di tutto il popolo arabo, addossando agli Stati Uniti le peggiori malefatte, attaccando duramente le Nazioni Unite e il suo consiglio di sicurezza. Arrivando a difendere persino i talebani. Un'ora e trentacinque di discorso, secondo per durata a quello di un altro campione di democrazia come Fidel Castro che anni fa tenne inchiodata la platea per quasi quattr'ore.
Stavolta però le porte della sala conferenze del palazzo delle Nazioni Unite, non erano chiuse. Così poco dopo l'inizio, non pochi leader occidentali hanno lasciato la sala.
Tra i primi ad andarsene Silvio Berlusconi che ieri mattina ha guadagnato in tutta fretta l'hotel Millennium e ciò gli ha permesso di sostenere in serata che non poteva dare un giudizio sul discorso del Colonnello perchè «non l'ho sentito». Eppure sarebbe bastato farsi raccontare qualche passaggio per pesare il tenore della parole pronunciate ieri da Gheddafi che, per l'occasione, aveva fatto tirar su un megascherno antistante il Palazzo in modo che qualche centinaio di supporter potessero sfogare tutta la gioia per la riammessione del Colonnello in un contesto internazionale. Il discorso di ieri dimostra invece quanta strada debba ancora fare Tripoli e i toni concilianti nei confronti della giovane aministrazione di Obama, non coprono quelli adottati dal presidente del Consiglio italiano nel corso del soggiorno a New York. Imbarazzante anche dover incassare i complimenti da parte di colui che sino a qualche mese fa guidava un Paese inserito nell'elenco dei paesi canaglia.
Alla fine però Berlusconi, che ha cercato di tenere a debita distanza il leader libico, recupera, incensando a piene mani Obama «che ha detto ciò che avrei voluto sostenere» e che «parla con il cervello e il cuore». Tra Gheddafi e Obama, Berlusconi non ha dubbi e si schiera in maniera netta a difesa delle Nazioni Unite e del Consiglio di sicurezza messo a dura prova dagli affondi del leader libico.
Se Gheddafi è l'amico da presentare solo in alcune occasioni, Obama è per Berlusconi l'alleato naturale per collocazione geopolitica e scelta occidentale. Poco importa se la politica del nuovo presidente degli Stati Uniti venga tacciata di socialismo.